Questo numero

Il numero si apre con un contributo di Roberto Mancini che ci parla di umiltà e normalità che “non deve essere confusa con una generica remissività, quasi fosse una specie di rassegnazione preventiva di fronte a ogni circostanza della vita e di fronte alle pretese altrui. Piuttosto, l’umiltà è uno sguardo specifico, un modo d’essere rigoroso e una maniera d’agire precisa. Che può essere così riassunta: l’umiltà è, insieme, sentire il dovere di fare la propria parte, farsi piccolo con i piccoli, farsi critico con i potenti”. L’articolo di Roberto Franchini affronta il tema della cura educativa nei servizi e negli interventi rivolti alle persone con disabilità intellettiva; tale approccio -in linea anche con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della sanità - non si identifica con la relazione educativa ma diventa quella particolare disposizione che l’educare, inteso come promozione del progetto di vita, assume quando si ha a che fare con il limite. Il terzo contributo di Luca Fazzi si sofferma ad analizzare gli scenari e l’evoluzione del terzo settore in Italia. Il terzo settore, ma in particolare come in questo caso la cooperazione sociale, è l’oggetto di una riflessione che intreccia ruolo e funzione in relazione al rapporto con le pubbliche amministrazione ma anche e soprattutto con il territorio in cui operano. Molte cose sono cambiate in questi anni nel rapporto tra le organizzazioni, i servizi ed i “committenti”. E’ importante alimentare la riflessione e chiedersi con rigore cosa c’è di “aggiunto” nei tanti servizi gestiti da enti non profit. Salvatore Nocera nella sua riflessione ripercorre il percorso più che trentennale della integrazione scolastica in Italia evidenziando le difficoltà dell’attuale momento; ciò che pare ineludibile recuperare è la spinta ideale che ha determinato il diritto all’istruzione per tutti. In questo recupero “ritornare” al messaggio di Barbiana, a quaranta anni dalla “Lettera ad una professoressa” può essere di grande utilità. L’ultimo contributo di Fabio Ragaini ripercorre infine il percorso che ha portato all’approvazione del Piano sanitario nelle Marche e dei suoi deludenti contenuti per quanto riguarda le risposte alla cosiddetta “non autosufficienza”.