Umberto Galimberti. Tra natura
e individuo. Una riflessione laica sull'aborto
www.feltrinellieditore.it riprendiamo il seguente articolo apparso sul
settimanale "L'Espresso", n. 2, 2008, col titolo "Aborto, diritto delle
donne".
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Giuliano Ferrara, non so se in accordo preventivo con le gerarchie ecclesiastiche,
o con le gerarchie ecclesiastiche subito al seguito della sua iniziativa,
ha approfittato della recente approvazione all'Onu della
moratoria sulla pena di morte per estendere analoga moratoria alla pratica
dell'aborto. In questo modo ha rimesso in discussione la legge 194, approvata
con un referendum degli italiani trent'anni fa, trascurando il
fatto che questa legge, oltre a rendere drasticamente marginali gli aborti
clandestini, ha ridotto del 40% le pratiche abortive.
Ora, se consideriamo che compito dello Stato non e' costruire la "citta'
ideale", ma ridurre il piu' possibile il male nella "citta' reale", dobbiamo
dire che questa legge ha funzionato ed e' entrata nella sensibilita' comune
degli italiani e soprattutto nel vissuto delle donne, sul cui corpo lo
Stato non puo' decidere, ne' nella forma dell'aborto forzato come accade
in Cina, ne' nella forma della proibizione dell'aborto come si vorrebbe
da noi, perche' in entrambi i casi significa considerare la donna non
come "persona" e quindi come soggetto di libere scelte, ma come semplice
"funzionaria della specie", quindi sotto un profilo che non esitiamo a
definire di "bieco materialismo", in barba a tutti i valori spirituali
che si vorrebbero difendere con la proibizione generalizzata della pratica
dell'aborto.
La grande contraddizione
Per rendercene conto e' sufficiente considerare l'insanabile contraddizione
che esiste tra la "natura" e l'"individuo". La natura quasi sempre rifiuta
l'aborto perche', per la conservazione della specie, ha bisogno di tanta
vita. Non perche' la vita sia "sacra". Alla natura non appartengono giudizi
di valore. Per questo essa spreca tante vite senza rimpianto. Nel suo
ciclo crudele e innocente di vita e di morte, alla natura i singoli
individui interessano solo in quanto riproduttivi. Le loro biografie,
le loro storie, i loro progetti, i loro sogni, il senso che essi cercano
nel breve tragitto della loro esistenza, alla natura non interessano proprio
nulla perche', come vuole l'immagine di Goethe: "Nel vortice della sua
danza sfrenata la natura si lascia andare con noi, finche' siamo stanchi
e le cadiamo dalle braccia. La vita e' la sua invenzione piu' bella e
la morte e' il suo artificio per avere molta vita. Sembra che abbia puntato
tutto sull'individualita', eppure niente le importa degli individui".
Questa, tra natura e individuo, e' la grande contraddizione che nel corpo
della donna, dove le esigenze della natura e quelle della propria soggettivita'
confliggono, diventa la grande lacerazione che non consente sempre alla
donna di coincidere con l'istanza materna e all'istanza materna
di essere sempre compatibile con la realizzazione della propria individualita'.
L'aborto e' solo il drammatico epilogo di questa lacerante contraddizione,
che viene prima di tutte quelle giustificazioni razionali, assolutamente
da non trascurare, che sono l'eta' in cui si resta incinte, il numero
dei figli gia' nati, le risorse economiche della famiglia, il costo delle
abitazioni, la scarsa disponibilita' di nidi e di asili, la sempre maggior
difficolta' delle famiglie nucleari di oggi di farsi aiutare.
Tutte queste ragioni vengono dopo, molto dopo. Prima di queste, inconfessatamente,
segretamente, incosciamente, c'e' il rifiuto della donna di consegnarsi
ineluttabilmente e incondizionatamente alle richieste della natura, che
guarda gli individui esclusivamente come fattori riproduttivi per la sua
autoconservazione. Nella donna, infatti, tra la sua soggettivita' e il
suo essere madre puo' non esserci coincidenza, e l'aborto e' il gesto
drammatico che sancisce questa lacerante distanza.
I rappresentanti dei vari "movimenti per la vita", oggi impegnati nei
consultori a dispensare i loro consigli, non conoscono questa lacerazione.
Con la parola "vita" essi pensano alla vita della "natura" non a quella
dell'"individuo", dimenticando che e' stato proprio il cristianesimo a
far nascere e a far crescere il concetto di "individuo". E lo ha fatto
emancipando la persona dall'ordine naturale, per instaurarla come compiuta
soggettivita', a cui compete capacita' di discernimento e libero arbitrio.
Si e' dimenticata la Chiesa di questo suo principio che ha dato forma
alla cultura occidentale, rendendola riconoscibile e differenziandola
dalle altre culture proprio a partire da questo suo dettato? Non e' chi
non vede, infatti, che la vita e gli interessi dell'individuo non coincidono
sempre e in ogni caso con la vita e l'interesse della specie. Non e' una
faccenda di egoismo, quindi una faccenda morale. E' il segno di una
contraddizione insanabile tra la vita della natura e la vita dell'uomo
che, a differenza dell'animale, non coincide perfettamente con l'ordine
naturale. L'aborto, che gli animali non praticano, e' uno dei segni evidenti
di questa non coincidenza.
Per una morale laica
Si dira': non e' necessario arrivare all'aborto, ci sono i contraccettivi
o la pillola del giorno dopo per evitare gravidanze indesiderate. E' vero.
L'obiezione e' ineccepibile e, a parte la riprovazione della morale
cattolica anche in ordine all'uso dei contraccettivi e della pillola RU486,
un'adeguata informazione e una corretta educazione sessuale nelle nostre
scuole sarebbe davvero auspicabile. Certamente piu' utile delle crociate
anti-abortiste, che servono solo a colpevolizzare chi non trova una via
d'uscita nella morsa del conflitto tra individuo e natura. Ma neppure
questo in Italia si riesce a fare per l'intollerabile ossequio
della nostra politica alle indicazioni che provengono dalla gerarchia
ecclesiastica. Per un deficit insopportabile di laicita'. E quindi di
democrazia. Perche' come e' vero che un laico non obbliga un cattolico
a divorziare, ad assumere contraccettivi, ad abortire, cosi' un cattolico
non puo' obbligare chi non la pensa come lui ad attenersi ai suoi principi.
Cosa dice il Partito democratico in proposito? Che posizione ha preso
in ordine al testamento biologico, alla pillola del giorno dopo, alla
fecondazione assistita omologa ed eterologa, alla diagnosi preventiva,
al
rifiuto della tecnica quando si deve nascere per rispetto della "procreazione
naturale" e al ricorso massiccio alla tecnica quando "per natura" si dovrebbe
morire, come nel caso Welby? Non rischia questo partito
di implodere proprio sulle questioni etiche, non assumendo posizione su
nessuno dei problemi qui elencati per non lacerare se stesso? E non e'
in vista di questa implosione che Giuliano Ferrara ha sollevato di proposito
la questione dell'aborto, subito affiancato dalle gerarchie ecclesiastiche,
piu' interessate alla difesa dei loro principi che alle sorti dell'uomo?
Per sentirmi in un paese democratico chiederei alla politica e, se non
a tutta, almeno a quanti si riconoscono nel partito democratico, una chiara
presa di posizione in ordine alla laicita', smascherando la sottile persuasione
che si va diffondendo secondo la quale, senza religione, non e' possibile
darsi una morale. Non e' cosi'. Basta rifarsi a due fondamentali insegnamenti
di Kant. Il primo recita: "La morale e' fatta per l'uomo, non l'uomo per
la morale". Che e' quanto basta per far piazza pulita di tutte quelle
morali fondate sui principi religiosi, che nel nostro tempo sono inapplicabili,
perche' formulati quando la natura era considerata immutabile e non come
oggi in ogni suo aspetto modificabile. I progressi della scienza e della
tecnica, che la chiesa non ha mai smesso di contrastare, rendono quei
principi del tutto inutilizzabili. Il secondo dettato che Kant pone alla
base della morale laica recita: "L'uomo va trattato sempre come un fine
e mai come un mezzo". Un principio questo che, applicato alla questione
dell'aborto, significa: non trattare la donna solo come un "mezzo" riproduttivo,
imponendole in ogni caso la procreazione, ma come un "fine", e quindi
come persona libera e responsabile delle sue scelte.
Credo che bastino questi due principi difficilmente contestabili per ispirare
un'etica laica, come deve essere quella dello Stato se vuoi essere rispettoso
di tutte le opinioni e le credenze, comprese quella cristiana,
perche' neppure il cristiano puo' accettare di trattare la donna come
un "mezzo" e non come una "persona", dal momento che fu proprio il cristianesimo,
lo ripetiamo, a introdurre nella nostra cultura il concetto
di "persona".
Un'ultima parola agli uomini di religione. Se avete bisogno degli strumenti
giuridici per difendere la vostra morale imponendola a tutti, dimostrate
solo la debolezza della vostra fede che, se ricorre al dispositivo
legislativo, vuol dire che piu' non si fida del convincimento delle coscienze.
A me questo pare un problema grave. Ma e' un problema vostro, che pero'
non potete far pagare anche a chi non aderisce al vostro credo.
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