VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
- Numero 144 del 4 febbraio 2008 e-mail: nbawac@tin.it
Gandhi a sessant'anni dalla morte
Emilio Butturini. Gandhi, Un santo di religione
Indù
Dal quotidiano "L'Arena" di Verona del 30 gennaio 2008.
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Sessanta anni fa, il 30 gennaio 1948, a poco piu' di 78 anni, veniva
ucciso Mohandas Karamchand Gandhi, che l'India considera "il Padre
della Patria" (o, piu' familiarmente, "papa'", bapu), "la
grande anima", Mahatma. Era nato il 2 ottobre 1869 a Portbandar,
nella casta dei mercanti ("droghieri", come indica il nome Gandhi)
da un padre gia' ministro di un governo locale e da una madre analfabeta,
ma dal carattere forte e dalla profonda religiosita'
jaina. Sposato a 13 anni, secondo consuetudini indiane, da lui piu' volte
criticate, ad una coetanea, Kasturbai, le rimase sempre fedele, nonostante
atteggiamenti di sospettosa gelosia e di maschilista autoritarismo, ammessi
con molta semplicita' nell'autobiografia (tradotta in italiano con il
titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton). Dall'unione nacquero
quattro
figli: Harilal, Manilal, Ramdas e Devandas e nel 1906, all'eta' di trentasette
anni, d'accordo con la moglie, consultata pero' solo all 'ultimo momento,
Gandhi fece il voto di castita' assoluta, per meglio ricercare Dio-Verita'
e praticare l'amore verso tutti (Brahmacharya).
Si era frattanto laureato in legge a Londra nel 1891 e stava compiendo
numerosi "esperimenti con la Verita'" in Sudafrica, dal 1893
al 1914, combattendo contro la discriminazione razziale, di cui erano
vittime in quel Paese neri e indiani. Negli anni londinesi, piu' che i
testi del dibattito culturale del tempo, come quelli di Darwin o di Marx,
Gandhi conobbe la Bibbia e gli stessi testi sacri dell'induismo, per cui
si puo' dire con il famoso monaco americano Thomas Merton (1915-1968)
- nell'importante introduzione ad un'antologia di scritti gandhiani, ora
anche in italiano, per le edizioni Feltrinelli - che "Gandhi riscopri'
la propria tradizione e
il proprio Dharma" attraverso il confronto con la tradizione biblica
e con quella di autori cristiani (Ruskin, Tolstoj, Thoreau, ecc.).
Fu all'inizio della sua lotta contro il razzismo inglese che Gandhi adotto'
il termine di Satyagraha (fermezza nella verita') che esprimesse in positivo
la volonta' di azione e di lotta nonviolenta rispetto ai termini di "disobbedienza
civile" o di "resistenza passiva" o allo stesso termine
indiano Ahimsa. Nel 1914 abbandono' il Sudafrica per l'Inghilterra, dove
- anche in vista di riconoscimenti sempre piu' decisi dell'autonomia dell'India
- non esito' ad invitare i suoi connazionali ad arruolarsi nell'esercito
britannico, gia' impegnato nella prima guerra mondiale, che avrebbe poi
definito "orgia fraticida negatrice di ogni valore cristiano",
contrapposta a Cristo e al suo "puro stile di vita", per la
quale "molti Cristi dovevano offrire se stessi in sacrificio sul
terribile altare dell'Europa".
Seguirono le varie lotte in India contro gli inglesi negli anni del primo
dopoguerra, con periodi di carcere ("gli alberghi di Sua Maesta'"),
fino alla famosa "marcia del sale" (dal 12 marzo al 6 aprile
1930), con migliaia di indiani uniti a lui per percorrere a piedi circa
400 chilometri fino alla spiaggia di Dandi, dove Gandhi compi' l'atto
simbolico di raccogliere l'acqua marina in un secchio e farla evaporare
per rivendicare la proprieta' indiana del sale. Segui' un nuovo periodo
di prigione fino al patto del 4 marzo 1931, che consenti' almeno alle
popolazioni costiere di estrarre il sale, oltre a revocare altre misure
repressive e a liberare molti prigionieri. Ci fu poi il "Programma
costruttivo" fra gli anni 1933 e 1939, fino alla seconda guerra mondiale,
durante la quale Gandhi fu investito di pieni poteri dal Congresso per
attuare campagne di lotta nonviolenta, diffuse a livello individuale,
in nome dell'indipendenza indiana, con nuovi
arresti e prigionie e con il nuovo forte impegno per iniziative che portassero
ad un'intesa indo-musulmana, che evitasse la divisione dell'India.
Fu questo il motivo di fondo delle sue ultime lotte, destinate al fallimento,
perche' lo stesso Congresso indiano fini' per approvare la costituzione
dei due Stati separati dell'India e del Pakistan. Proprio mentre con la
parola, l'esempio, il digiuno tentava ancora una volta
di riconciliare le due comunita', fu colpito a morte con tre colpi di
pistola da un giornalista indu', "un fratello che non era riuscito
a convincere", della casta dei brahmini, la sera del 30 gennaio 1948
a Nuova Delhi. Il Mahatma cadde al suolo giungendo le mani nel tradizionale
saluto indiano (Pranam) e invocando il nome di Dio ("He Ram!").
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