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LIVIO PEPINO: PRIMA CHE
SIA TROPPO TARDI (torna all'indice informazioni) Dopo Napoli, Roma. Campi nomadi in fiamme. Uomini e donne che lanciano
bottiglie molotov contro altri uomini e donne colpevoli di essere nati
altrove e di essere malvestiti e straccioni. Forze di polizia in assetto
di guerra che sgombrano campi, sotterranei e giardini, cacciando via (non
si sa verso dove) una umanità dolente, solo perchè povera
e straniera. E, al seguito della polizia, camion della nettezza urbana
che caricano e avviano alla distruzione materassi sporchi, suppellettili
rotte, vecchi elettrodomestici (cioè le case dei poveri). Il tutto
mentre circolano bozze di disegni di legge in cui si criminalizza un popolo
e si affida al carcere Chiunque ha una esperienza anche minima di questioni sicuritarie sa che
tutto questo non c'entra nulla con la "sicurezza" dei cittadini.
La "sicurezza" a cui legittimamente aspiriamo tutti e' altro:
una prospettiva di vita degna di essere vissuta per noi e per i nostri
figli, vivere in un Ma cio' rappresenta l'inizio, non la fine, del discorso. E', in altri
termini, la base su cui costruire con pazienza e senza demagogia risposte
attendibili: un rilancio del welfare che tenga conto dell'esperienza e
dei fallimenti - anche sull'immigrazione – dei paesi a noi vicini,
dalla Francia all'Inghilterra; una politica alta, che si proponga di governare
fenomeni sociali complessi e non di esorcizzarli seminando odio e paura;
un'informazione che provi a rappresentare la complessità del reale
e non a proporre false equazioni tra immigrazione e criminalità;
politiche di integrazione rigorose lungimiranti; interventi di riqualificazione
del territorio; e anche - certamente - politiche penali rinnovate, purchè
dirette a reprimere in modo giusto i fatti e non a sanzionare il colore
della pelle.
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