Deliberazione del Consiglio
Regionale 22 luglio 2008, n. 207 - 33457
Approvazione Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione Triennio 2007-2009.
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IL CONSIGLIO REGIONALE
Visto il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle
disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero) e, in particolare l’articolo 45, secondo comma,
che prevede che le Regioni adottino, nelle materie di propria competenza,
programmi annuali o pluriennali, relativi a proprie iniziative e attività
concernenti l’immigrazione;
visto il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394
(Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero;
vista la legge 30 luglio 2002, n. 189 (Modifica alla normativa in materia
di immigrazione e asilo);
vista la legge regionale 8 novembre 1989, n. 64 (Interventi regionali
a favore degli immigrati extracomunitari residenti in Piemonte) la quale
prevede, all’articolo 3, che la Giunta regionale proponga al Consiglio
Regionale il programma degli interventi previsti dalla legge;
vista la legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 (Norme per la realizzazione
del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino
della legislazione di riferimento);
vista la deliberazione del Consiglio regionale 411-5578 del 16 febbraio
2005 con cui veniva approvato il “Programma triennale degli interventi
a favore degli immigrati extracomunitari per il triennio 2004-2006";
valutata la necessità, anche per il triennio 2007-2009, di predisporre
un atto di programmazione triennale in materia di immigrazione che si
configuri come supporto ed orientamento dei diversi strumenti della programmazione
regionale e costituisca riferimento per la definizione degli obiettivi
e delle strategie degli enti locali;
preso atto che nell’ambito di tale piano è previsto che con provvedimento
deliberativo di Giunta Regionale annualmente vengano individuate le priorità
di intervento e le relative risorse finanziarie;
preso atto che il “Piano Integrato Regionale dell’Immigrazione 2007-2009"
è stato predisposto in collaborazione con le Direzioni Regionali competenti;
preso atto che, in continuità con il precedente documento del triennio
2004-2006, il Piano Integrato Regionale dell’Immigrazione 2007-2009, intende
consolidare le politiche nel settore in un’ottica di programmazione concertata,
ponendo a fondamento della propria attività il concorso con le Province,
in conformità alla vigenti norme regionali in materia di deleghe agli
enti locali e nel rispetto delle rispettive normative di settore;
preso atto che le linee e i principi ispiratori del documento di programmazione
triennale sono stati illustrati sul territorio regionale attraverso incontri
organizzati dalle Province sul loro territorio nelle date qui di seguito
riportate (3 maggio 2007 Provincia di Biella; 8 maggio Provincia di Cuneo;17
maggio Provincia di Alessandria; 22 maggio Provincia di Verbania; 23 maggio
Provincia di Novara e Provincia di Vercelli; 28 maggio Provincia di Torino;
4 giugno Provincia di Asti);
preso atto che in data 9 maggio 2007 ha ottenuto il parere positivo della
Consulta Regionale per i problemi dei lavoratori extracomunitari e delle
loro famiglie come previsto dall’art. 8 legge regionale 64/89, alla lett.
a);
preso atto che in data 15 giugno 2007 è stato acquisito il parere favorevole
della Conferenza Permanente Regione - Autonomie Locali;
visto il parere favorevole espresso a maggioranza dalla VII Commissione
in data 11 ottobre 2007.
delibera
di approvare il “Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione triennio
2007-2009" relativo alla l.r. 64/1989 e al d.lgs. 286/1998, così come
riportato nell’Allegato A, parte integrante della presente deliberazione.
Allegato A)
PIANO REGIONALE INTEGRATO DELL’IMMIGRAZIONE - TRIENNIO 2007-2009
Premessa
Il presente atto fa seguito alla D.C.R. n. 411-5578 del 16 febbraio 2005
con cui il Consiglio Regionale approvò il Programma triennale degli interventi
a favore degli immigrati extracomunitari per gli anni 2004-2006 e intende
dare continuità e consolidare le politiche nel settore in un’ottica di
programmazione concertata e di integrazione delle competenze tra soggetti
diversi, sia pubblici che privati.
Il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione regionale - triennio 2007-2009,
intende rispondere in modo unitario ai bisogni ed alle esigenze delle
cittadine e dei cittadini stranieri immigrati, promuovendo una politica
regionale unitaria e coerente su questa tematica attraverso un coordinamento
delle politiche di settore.
Occorre porre all’attenzione delle politiche il tema della crescente presenza
di migranti nel territorio regionale, nella logica di un approccio complessivo
ed unitario, che non intende semplicemente “aggiungere” uno specifico
per “gli immigrati” in ciascun ambito settoriale, bensì richiamare l’insieme
delle politiche ad una riflessione costante sui bisogni emergenti e sulle
possibili risposte.
In un contesto in cui cresce costantemente la presenza di cittadine e
di cittadini stranieri che risiedono e lavorano nel nostro territorio,
la Regione deve, infatti, intervenire per assicurarne, nel rispetto delle
regole e del principio di pari opportunità e accesso ai servizi l’inserimento
nella nostra società.
Questo documento programmatico è ispirato dalla consapevolezza che l’immigrazione
è una realtà e richiede decisive politiche, di inserimento sociale e di
integrazione, in quanto comporta la sfida di costruire una convivenza
fatta di dialogo, di confronto, di rispetto delle diverse culture, partendo
dal comune riconoscimento dei valori fondamentali della persona e dell’ordinamento
democratico.
La nostra legislazione riconosce agli stranieri regolari il godimento
dei diritti sociali a condizioni di parità rispetto ai cittadini. L’effettivo
accesso può essere, a volte, ostacolato dalla diversa capacità dei servizi,
erogati a livello locale, di “agganciare” e interagire con questa nuova
utenza nel rispetto delle norme.
Sulla base di queste premesse risulta evidente che le risposte ai diversi
bisogni dei nuovi cittadini vanno incardinate nelle politiche ordinarie
dei diversi assessorati regionali e dei diversi enti.
Si ritiene però che al momento risulti ancora necessario adottare misure
“dedicate” alle cittadine e ai cittadini stranieri mirate a colmare il
gap che spesso sussiste nella fruizione dei servizi tra cittadini italiani
e stranieri, ma con l’obiettivo di più lungo periodo di incentivare e
facilitare la loro inclusione nei servizi generali destinati alla totalità
della popolazione.
Il presente Piano si configura come supporto ed orientamento all’azione
coordinata in tema di immigrazione nell’ambito dei diversi strumenti della
programmazione regionale e costituisce riferimento per la definizione
degli obiettivi e delle strategie degli Enti locali.
Contesto regionale
I dati relativi alla presenza delle cittadine e dei cittadini stranieri
evidenziano che il fenomeno dell’immigrazione straniera è un fenomeno
articolato, territorialmente diffuso e in crescita costante.
La presenza dei migranti nella nostra regione rappresenta il 5,5 % del
totale della popolazione residente (secondo una stima fornita dal Dossier
Statistico Caritas 2006 sui dati del Ministero dell’Interno).
I permessi di soggiorno registrati al 31/12/2005 erano in Piemonte 238.161.
Si è, inoltre, di fronte ad un fenomeno che presenta caratteri di stabilità,
di inserimento definitivo e familiare, come da qualche anno a questa parte
indicano gli incrementi delle pratiche di ricongiungimento familiare e
di inserimenti scolastici, che porta di fatto alla crescita della domanda
di servizi sanitari, sociali ed educativi.
Principi ispiratori e finalità generali del Piano Regionale Integrato
dell’Immigrazione
Con la riforma del Titolo V della Costituzione realizzata mediante l’entrata
in vigore della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 la competenza
sulla “materia dell’immigrazione” si è frammentata. La nuova formulazione
dell’articolo 117, secondo comma, Costituzione stabilisce che: “Lo Stato
ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: a) politica estera e
rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione
europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati
non appartenenti all’Unione europea; b) immigrazione”.
Il comma 3 dello stesso articolo 117 Costituzione include nelle materie
di legislazione concorrente, tra le altre, le materie della “tutela e
sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni
scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale;
professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione
per i settori produttivi; tutela della salute”. Infine il comma 4 stabilisce
che “spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni
materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato”.
Il quadro costituzionale così sommariamente sintetizzato induce a ritenere
che siano di competenza esclusiva statale quegli aspetti dell’immigrazione
più strettamente legati ad esigenze unitarie e di certezza di status sull’intero
territorio nazionale: ingresso e soggiorno sul territorio nazionale, accordi
internazionali di cooperazione riguardanti la condizione giuridica dello
straniero, rilascio dei visti di ingresso e la regolazione dei flussi
migratori, provvedimenti di allontanamento dello straniero, accoglienza
dei richiedenti asilo, ecc.
Per altro verso devono intendersi di competenza regionale concorrente
o esclusiva materie di forte impatto sulla vita dei migranti quali l’edilizia
residenziale pubblica, la formazione professionale, l’accesso al lavoro,
l’accesso alle professioni, i servizi sociali ecc.
D’altra parte la Regione, come Ente costitutivo della Repubblica ai sensi
dell’articolo 114 Costituzione, è soggetto responsabile del pieno sviluppo
della persona umana.
Infatti come previsto dallo Statuto della Regione Piemonte (ex articolo
11 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1) la Regione riconosce
e promuove i diritti di tutti e, in particolare, delle fasce più deboli
della popolazione, promuove il rispetto di tutti i diritti riconosciuti
dall’ordinamento agli immigrati, agli apolidi, ai profughi e ai rifugiati,
e opera per rimuovere le cause che determinano le disuguaglianze e il
disagio.
La Regione Piemonte, quindi, nell’esercizio delle proprie competenze,
ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione e del Testo unico emanato
con decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 concernente la disciplina
dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, nel rispetto
dei diritti fondamentali della persona umana e in armonia con la Costituzione,
i principi e le convenzioni di diritto internazionale, la normativa comunitaria,
la normativa statale e quella regionale (legge regionale 8 novembre 1989,
n. 64 “Interventi regionali a favore degli immigrati extra-comunitari
residenti in Piemonte”) nel promuovere l’integrazione sociale delle cittadine
e dei cittadini stranieri, individua le seguenti finalità di ordine generale
alle quali ispirare l’insieme delle politiche regionali:
* concorre alla tutela delle cittadine e dei cittadini stranieri, presenti
nel proprio territorio, riconoscendo loro i diritti fondamentali della
persona umana previsti dalle norme di diritto interno, dalle convenzioni
internazionali in vigore e dai principi di diritto internazionale generalmente
riconosciuti;
* promuove iniziative rivolte a garantire alle persone straniere regolarmente
soggiornanti in Piemonte condizioni di uguaglianza nel godimento dei diritti
civili e sociali con i cittadini italiani ed a rimuovere le cause che
ne ostacolano l’inserimento nel tessuto sociale, culturale ed economico
(così come stabilito dall’articolo 3, comma 5, d.lgs. 286/1998);
* promuove il coordinamento delle diverse politiche regionali sui temi
dell’immigrazione al fine di creare una positiva sinergia tra i settori
di intervento;
* indirizza l’azione amministrativa nel territorio regionale, al fine
di rendere effettivo l’esercizio dei diritti;
* contrasta ogni forma di discriminazione, razzismo e xenofobia;
* assicura la partecipazione alla vita pubblica locale delle cittadine
e dei cittadini stranieri;
* favorisce il reciproco riconoscimento e la valorizzazione delle identità
culturali, religiose e linguistiche;
* garantisce forme di tutela dei diritti con riferimento a particolari
situazioni di vulnerabilità (minori, richiedenti asilo e rifugiati, detenuti,
vittime di sfruttamento sessuale e lavorativo);
* promuove e sostiene le pari opportunità;
* assicura un efficace coordinamento degli interventi in materia di immigrazione
collaborando con le competenti autorità centrali e periferiche dello Stato,
con le Province, con i Comuni e con il privato sociale;
* promuove la conoscenza e l’applicazione dei diritti e dei doveri connessi
alla condizione di cittadino straniero immigrato;
* favorisce la reciproca conoscenza delle diverse identità culturali,
religiose e linguistiche, ivi comprese le specificità del territorio piemontese.
Sistema di governance
Programmazione regionale
La Regione Piemonte persegue l’obiettivo dell’integrazione sociale delle
cittadine e dei cittadini stranieri, sulla base dell’osservazione del
fenomeno migratorio e l’esercizio delle funzioni di programmazione, coordinamento
e monitoraggio degli interventi, fatte salve le competenze programmatorie
attribuite alle Province.
La Regione si attiene al metodo della programmazione per l’impiego delle
risorse a sua disposizione. Attraverso il metodo e gli strumenti della
programmazione individua gli obiettivi, seleziona le priorità, indica
le scelte e definisce le risorse corrispondenti secondo il principio della
responsabilità politica e amministrativa.
La Regione, attraverso la programmazione e nel rispetto del principio
di sussidiarietà, valorizza e coordina in una prospettiva unitaria l’azione
dei soggetti pubblici e privati.
Il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione è uno strumento di programmazione
ad approccio integrato, teso a valorizzare i collegamenti tra politiche
settoriali rivolte alle medesime categorie di destinatari, tenendo conto
degli effetti reciproci di tali politiche.
Fornisce un quadro generale di obiettivi strategici di valore pluriennale
che dovranno essere recepiti dalla programmazione territoriale, incardinandosi,
anche, in un quadro di programmazione unitaria ed integrata prevista dai
Piani di Zona (di cui alla legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 “Norme
per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi
sociali e riordino della legislazione di riferimento”).
Inoltre vuole favorire un approccio multisettoriale degli interventi attraverso
un coordinamento tra le politiche sociali, sanitarie, dell’istruzione
e della cultura, abitative, formative e del lavoro, delle pari opportunità
sul territorio regionale e le politiche di cooperazione allo sviluppo
e di formazione nei paesi d’origine.
Le Province concorrono alla predisposizione e alla realizzazione del Piano
Regionale Integrato dell’Immigrazione.
Il presente Piano promuove un costante monitoraggio tecnico al fine di
verificare che le indicazioni in esso contenute trovino concreta e specifica
attuazione.
La Regione intende raggiungere gli obiettivi individuati nel presente
Piano attraverso la promozione e il coordinamento diretto di iniziative
ritenute di prevalente interesse regionale, nonché attraverso la realizzazione
di altre iniziative afferenti al Piano medesimo attraverso il concorso
delle Province, quali enti che, per dimensione territoriale e per funzioni
conferite dalla l.r. 1/2004, nonché dalla legge regionale 14 dicembre
1998, n. 41 (Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia
di mercato del lavoro) e dalla legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (di
attuazione del d.lgs. 112/1998), meglio rispondono alle esigenze di programmazione
locale.
Secondo i principi previsti dall’articolo 7, comma 1, lettera d) della
l. 328/2000 e dagli articoli 5-16 della l.r. 1/2004 e in continuità con
quanto stabilito dai precedenti Programmi regionali degli interventi a
favore degli immigrati extracomunitari (deliberazione del Consiglio regionale
209-35411 del 13 novembre 2001 e deliberazione del Consiglio regionale
n. 411-5578 del 16 febbraio 2005), la Regione, Assessorato al Welfare
e Lavoro, stabilisce le modalità di concorso e cooperazione con le Province
attraverso la stipula di uno specifico Protocollo d’intesa, previa approvazione
della Conferenza Permanente Regione e Autonomie Locali e approvato con
deliberazione della Giunta regionale.
In attuazione degli indirizzi di cui al presente Piano, la Giunta regionale
adotta annualmente gli atti volti a definire le priorità di intervento
e le risorse destinate ad assicurare l’attuazione delle relative azioni.
La Regione promuove, inoltre, la diffusione delle informazioni in merito
all’insieme delle azioni riferite al Piano e assicura il previo confronto
con le Province in merito agli interventi di iniziativa regionale.
La Regione riconosce la funzione sociale e culturale svolta da associazioni
ed enti del terzo settore, promuove il loro coinvolgimento nei processi
decisionali e, con le Province, sostiene l’attuazione di interventi del
privato sociale per il raggiungimento di obiettivi condivisi.
Appare, quindi, opportuno declinare l’insieme delle politiche regionali
su queste prospettive:
* l’attivazione di un sistema di governance tra più soggetti nell’ottica
dell’integrazione delle politiche e del principio di sussidiarietà verticale
tra istituzioni pubbliche, e orizzontale tra le stesse e la società civile,
che permetta di coinvolgere nella programmazione una pluralità di attori;
* il superamento della frammentazione delle numerose iniziative, spesso
scoordinate tra loro, ed il passaggio da un’ottica puramente emergenziale
ad una programmazione più strutturata e di lungo periodo, più adeguata
a rispondere alle esigenze di una popolazione ormai stabile sul territorio;
* l’effettiva rispondenza della programmazione e realizzazione degli interventi
ai bisogni delle cittadine e dei cittadini stranieri attraverso un loro
coinvolgimento;
* il superamento della logica assistenziale, che realizzi non solo specifici
interventi mirati a rispondere ai bisogni delle cittadine e dei cittadini
stranieri, ma anche a fornire servizi a tutti i cittadini, immigrati e
non, volti a rispondere ad esigenze e problemi comuni.
La Regione, in particolare la Direzione Politiche Sociali, ai sensi dell’articolo
4 della l.r. 1/2004, nell’ambito delle proprie funzioni di programmazione,
indirizzo, coordinamento e verifica promuove e realizza iniziative di
interesse regionale, anche sperimentali e innovative, ovvero concorre
alla realizzazione di quelle promosse da altri soggetti, anche a livello
europeo e internazionale, e organizza momenti di confronto e informazione
sui progetti regionali con le Province.
La Regione, per quanto attiene alle scelta di tali progetti, si attiene
ai seguenti criteri:
* dimensione dell’area territoriale di riferimento;
* collaborazione tra più istituzioni, enti o soggetti pubblici e privati;
* coinvolgimento di soggetti con comprovata professionalità ed esperienza
nel settore;
* capacità innovativa del progetto;
* partecipazione e coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini stranieri
o delle loro associazioni;
* rapporto ottimale costi/ benefici in relazione al numero di persone
destinatarie;
* capacità di moltiplicare i risultati dell’intervento;
* consolidamento di esperienze già avviate con il precedente Piano che
hanno dato risultati positivi.
Programmazione provinciale per l’integrazione delle cittadine e dei cittadini
stranieri
La Regione Piemonte, secondo quanto previsto dal proprio Statuto, ispirandosi
al principio di sussidiarietà, pone a fondamento della propria attività
di programmazione il concorso con le Province, in conformità alle vigenti
norme regionali in materia di deleghe agli enti locali e nel rispetto
delle rispettive normative di settore.
Le Province, nell’ambito delle previsioni della legislazione nazionale
e regionale, nonché degli atti di programmazione, indirizzo e coordinamento
regionali, concorrono alla programmazione del sistema integrato di interventi
e servizi sociali per l’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri,
quali enti intermedi e soggetti di programmazione decentrata delle politiche
regionali e di coordinamento del territorio, attraverso il concorso all’elaborazione
del presente Piano mediante proposte coordinate a livello provinciale.
All’amministrazione provinciale è pertanto demandata, nell’ambito degli
obiettivi stabiliti a livello regionale in tale materia: la programmazione
locale delle priorità di intervento, attraverso il confronto con il territorio
(Enti Locali, Consigli territoriali per l’Immigrazione, Enti gestori delle
funzioni socio assistenziali, Istituzioni scolastiche, Aziende Sanitarie
Locali, associazioni di stranieri, soggetti del terzo settore e rappresentanze
delle forze economiche e sociali, ecc.); la realizzazione di altri interventi
a livello provinciale per la promozione e l’integrazione delle cittadine
e dei cittadini stranieri; il coordinamento e il supporto degli interventi
territoriali anche in accordo con gli altri soggetti, pubblici e privati,
che operano nel settore.
Le Province, per l’integrazione delle cittadine e dei cittadini stranieri,
esercitano, così come verrà stabilito dal Protocollo d’intesa, le funzioni
di programmazione locale, mediante la predisposizione di piani provinciali
annuali o pluriennali, coerenti con la programmazione dei Piani di Zona
previsti dalla l.r. 1/2004.
Obiettivi, azioni e interventi
La dimensione del fenomeno migratorio e la sua costante espansione pone
la necessità di costruire una strategia che, coordinandosi con la normativa
nazionale vigente in tema di immigrazione, eviti situazioni di emarginazione
che minacciano la sicurezza e la coesione sociale, e affermi principi
universali come il valore della vita umana e della dignità della persona,
la valorizzazione e la tutela dell’infanzia, e il riconoscimento del principio
di pari opportunità tra uomo e donna.
Una politica d’integrazione deve principalmente favorire la costruzione
di relazioni positive tra cittadini autoctoni e stranieri e individuare
e rimuovere gli ostacoli, che impediscono alle persone straniere e/o a
particolari segmenti della popolazione straniera (es. minori, richiedenti
asilo e rifugiati, detenuti) l’effettivo utilizzo del sistema dei servizi
pubblici, allo scopo di garantire pari opportunità di accesso all’abitazione,
al lavoro, all’istruzione ed alla formazione professionale, alla conoscenza
delle opportunità connesse all’avvio di attività autonome e imprenditoriali,
alle prestazioni sanitarie ed assistenziali nel rispetto delle norme vigenti.
A seguito dell’ingresso nell’Unione Europea della Romania e della Bulgaria,
dal 1 gennaio 2007 ai cittadini appartenenti a questi Paesi non si applicano
le disposizioni del d.lgs. 286/1998; si applicano, invece, le procedure
di cui al decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30 (Attuazione della
direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei
loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio
degli Stati membri).
Si ritiene comunque opportuno che gli interventi di seguito previsti continuino,
per un periodo transitorio, ad essere a loro indirizzati.
La Deliberazione della Giunta Regionale che definisce annualmente le priorità
da perseguire tiene conto dei bisogni di questa fascia di popolazione.
Nel presente Piano vengono individuati i diversi obiettivi che la Regione
intende perseguire. In relazione ai differenti ambiti di intervento sono
citate le normative e i documenti programmatici di settore considerati
strumenti privilegiati nell’attuazione delle politiche strutturali.
Come anticipato nella premessa, è però ancora necessario prevedere la
possibilità di attuare interventi specifici, dedicati alle cittadine e
ai cittadini stranieri, e mirati ad agevolare l’accesso ai servizi, che
non si sovrappongano agli interventi previsti dalle politiche ordinarie.
La Regione organizza, quindi, un sistema di tutela e promozione sociale
delle persone straniere attraverso iniziative, quali:
1. Promuovere il coordinamento di istituzioni, enti e associazioni
In un’ottica di qualificazione, continuità e progressivo consolidamento
territoriale delle politiche rivolte alle cittadine e ai cittadini stranieri
si ritiene necessario operare per sostenere una programmazione concertata
e per l’integrazione delle competenze tra soggetti diversi.
Interventi
* programmare il coordinamento di istituzioni, enti e associazioni, attivando
strumenti e pratiche di governance a tutti i livelli, promuovere azioni
di coordinamento e concertazione sia a livello istituzionale che con le
organizzazioni socio-economiche, anche attraverso la predisposizione di
reti e gruppi tematici specifici;
* collaborare con il Governo centrale nell’elaborazione di pareri relativi
a testi di legge, e fornire indicazioni per il governo dei flussi migratori,
nell’ambito delle limitate competenze assegnate alla Regione dalla normativa
nazionale, al fine di individuare e rappresentare i fabbisogni quantitativi
e qualitativi della nostra Regione;
* promuovere iniziative mirate alla comunicazione, allo scambio e al confronto
di esperienze, e alla diffusione di buone prassi, sia a livello locale,
che nazionale ed europeo.
2. Sviluppare la conoscenza e la sensibilizzazione del fenomeno migratorio
Una conoscenza approfondita, costante, sistematica e tempestiva dei movimenti
migratori e dei fenomeni sociali collegati è condizione indispensabile
per un’efficace azione di governo sia a livello regionale che locale,
nonché condizione per la razionalizzazione degli interventi anche attraverso
un maggior coordinamento tra tutti i soggetti che si occupano di immigrazione.
Interventi
* monitorare la composizione demografica, sociale, e la distribuzione
territoriale secondo il paese d’origine della popolazione straniera;
* analizzare il rapporto tra la comunità straniera e quella di accoglienza;
* valutare l’inserimento degli stranieri nel contesto lavorativo e scolastico;
* studiare le condizioni di vita e i reali bisogni degli stranieri;*
* promuovere la conoscenza delle tematiche dell’immigrazione
* promuovere campagne informative mirate a contrastare l’immigrazione
clandestina
3. Dare l’informazione relativa all’accesso ai servizi e la formazione
degli operatori che a vario titolo interagiscono con le cittadine e con
i cittadini stranieri
Per facilitare il rapporto delle cittadine e dei cittadini stranieri con
enti, istituzioni e servizi del nostro territorio è necessario favorire
l’informazione e l’accesso ai servizi attraverso i diversi mezzi di comunicazione
o attraverso l’attivazione di appositi sportelli.
Fondamentale è poi che gli stessi servizi territoriali siano in grado
gestire l’utenza straniera, per questo è importante prevedere e predisporre
strumenti formativi per gli operatori pubblici.
Si rende spesso necessario, infine, affiancare a questi ultimi il mediatore
interculturale come agevolatore dei rapporti tra le singole amministrazioni
e gli stranieri con lingue e culture diverse.
Interventi
* sostenere iniziative di formazione e aggiornamento degli operatori (pubblici
e privati) sulle tematiche dell’immigrazione;
* favorire l’utilizzo di mediatori interculturali come facilitatori del
processo di inclusione sociale, e il loro aggiornamento;
* dare compiuta informazione sui servizi pubblici e sulle prestazioni
offerte, e contestualmente sui doveri connessi, attraverso materiali plurilingue,
mezzi di comunicazione e l’attivazione e la messa in rete di sportelli
informativi per stranieri;
* promuovere l’informazione per un migliore accesso ai servizi.
4. Valorizzare la diffusione della lingua e delle cultura italiana e la
comprensione delle culture di provenienza delle cittadine e dei cittadini
stranieri
La Regione Piemonte intende promuovere un nuovo sistema di cittadinanza,
che riconosca alla persona il diritto universale a ricercare il benessere
e la salute, valorizzando la presenza di culture diverse come nuovo elemento
che contribuisce al raggiungimento del benessere locale e di promozione
economica. Al fine di attuare pienamente forme di reciproca inclusione
occorre incentivare la conoscenza della cultura e della lingua italiana
e dei basilari principi di educazione civica al pari delle culture di
provenienze delle cittadine e dei cittadini stranieri.
In questo quadro, particolare attenzione inoltre è dedicata al tema delle
seconde e terze generazioni.
Interventi
* favorire l’apprendimento della lingua, della cultura e delle tradizioni
italiane;
* promuovere la conoscenza e l’informazione sui diritti e doveri dei cittadini;
* pianificare i Centri interculturali, intesi anche come luoghi di confronto
tra le culture;
* favorire interventi di educazione alla convivenza;
* incentivare e pianificare la conoscenza, da parte della nostra società,
delle culture dei paesi di provenienza delle cittadine e dei cittadini
stranieri;
* progettare iniziative volte a conservare i legami delle cittadine e
dei cittadini stranieri con le culture d’origine.
5. Promuovere l’inserimento scolastico
La presenza di alunni stranieri nelle scuole italiane ha assunto negli
ultimi anni dimensioni notevoli e rappresenta uno dei principali fenomeni
che caratterizzano l’attuale sistema scolastico (in Piemonte per l’anno
scolastico 2005-2006 ammontava a 42.573).
Come stabilito dall’articolo 38, comma 3, del d.lgs.286/1998 “la comunità
scolastica accoglie le differenze linguistiche e culturali come valore
da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture
e della tolleranza”.
La scuola rappresenta quindi per i ragazzi, stranieri e italiani, il luogo
ideale e protetto di interazione e integrazione sociale.
Un sereno inserimento dei ragazzi stranieri nella società ospite di cui
un giorno saranno parte importante, è fondamentale non solo per una giusta
consapevolezza dei loro diritti e doveri, ma anche come prevenzione che
mira ad evitare lo sviluppo di forme di esclusione sociale e di problematicità,
attraverso un miglioramento delle condizioni per un’effettiva inclusione.
L’insegnamento e l’apprendimento della lingua italiana nonché della storia
e delle culture locali rappresentano un passaggio essenziale per la facilitazione
del processo di integrazione nella comunità di accoglienza.
In questo ambito occorre realizzare adeguate sinergie tra le direzioni
regionali competenti, le scuole e il Ministero della Pubblica Istruzione.
Interventi
* educare al rispetto delle diverse culture;
* favorire l’apprendimento dell’italiano e della cultura italiana;
* programmare la formazione e l’aggiornamento dei dirigenti, dei docenti
e del personale non docente all’educazione multiculturale
* sostenere iniziative mirate a favorire il rapporto scuola-famiglie;
* sostenere iniziative tese a sensibilizzare gli alunni sui temi dell’emigrazione
e dell’immigrazione;
* migliorare il processo di integrazione e formazione alla cittadinanza;
* favorire le attività di mediazione linguistica e culturale;
* pianificare la creazione o l’ampliamento di biblioteche scolastiche
interculturali, comprendenti testi plurilingua;
* sostenere iniziative che mirino al superamento delle iniziali difficoltà
linguistiche e formative, nonché a contrastare l’abbandono e la dispersione
scolastica.
6. Programmare la formazione, la riqualificazione professionale e l’inserimento
lavorativo degli stranieri
La Regione, costituzionalmente titolare di competenza esclusiva in materia
di formazione professionale, ai sensi del vigente quadro legislativo regionale,
nazionale e comunitario ed attraverso i relativi strumenti di programmazione,
si propone tra l’altro di sviluppare le culture professionali necessarie
a creare per tutti pari opportunità di accesso al mercato del lavoro.
In particolare nell’ambito del Programma Operativo Regionale (POR) inerente
la realizzazione di azioni con il cofinziamento del Fondo Sociale Europeo,
promuove ed assume iniziative per la formazione e riqualificazione professionale
delle cittadine e dei cittadini stranieri.
La Regione programma inoltre tutte le iniziative finalizzate all’acquisizione
delle necessarie competenze e professionalità, e al fine di assicurare
l’effettivo accesso al sistema formativo, per quanto di competenza, opera
per il riconoscimento e la valorizzazione dei titoli, delle professionalità
e delle iniziative finalizzate alla formazione qualificata nei Paesi di
provenienza.
La partecipazione attiva delle cittadine e dei cittadini stranieri allo
sviluppo economico del nostro Paese è sempre più significativa, ma spesso
si caratterizza per condizioni di impiego precarie e mansioni dequalificate.
Per facilitare l’integrazione sociale, nonché per favorire una presenza
regolare nel nostro Paese e per evitare l’impiego di molte cittadine e
molti cittadini stranieri nell’economia sommersa, si ritiene debbano essere
perseguite in particolare nei loro confronti, adeguate azioni formative
e di sostegno all’inserimento sociale e lavorativo, nonché tutte le azioni
previste nel quadro generale delle politiche attive del lavoro.
Interventi
* orientamento, alfabetizzazione linguistica, approfondimento delle conoscenze
di base in ambito socio culturale e legislativo;
* qualificazione ed aggiornamento professionale, anche attraverso il sostegno
a specifici interventi realizzati nei paesi d’origine, unitamente ad azioni
volte alla valorizzazione dei titoli e delle competenze già acquisite;
* sostegno di azioni mirate a favorire l’incontro tra domanda e offerta
di lavoro, con particolare attenzione agli interventi per l’emersione
del lavoro irregolare.
7. Programmare l’inserimento abitativo degli stranieri
L’accesso ad un’abitazione può essere un problema, in alcune realtà del
territorio, dove vengono segnalate difficoltà nel reperimento di alloggi
soprattutto per le fasce deboli della popolazione sia nativi che stranieri.
La sicurezza della casa rappresenta una delle condizioni per poter programmare
il futuro, sia dal punto di vista lavorativo che affettivo, condizione
necessaria per ricongiungersi con la propria famiglia, secondo i dettami
della vigente normativa nazionale in materia di immigrazione.
Interventi
* iniziative volte a coordinare le azioni comunali mirate a favorire l’incontro
tra domanda e offerta di alloggi per le persone in situazione di svantaggio;
* sensibilizzare la società civile e i proprietari delle case.
8. Promuovere la salute delle cittadine e dei cittadini stranieri
La Regione promuove le azioni necessarie ad organizzare l’accesso ai servizi
sanitari da parte di tutti gli stranieri provenienti da paesi comunitari
e da paesi extra UE presenti sul territorio regionale.
Agli stranieri in regola con le norme relative all’ingresso e soggiorno,
sono applicate le norme previste dalle leggi nazionali vigenti e garantite
le prestazioni previste dalla normativa e dai piani regionali vigenti
in condizioni di parità di trattamento rispetto ai cittadini italiani,
in attuazione dell’ articolo 34 del d.lgs. 286/98.
Per gli stranieri non iscrivibili al Servizio Sanitario Regionale in quanto
non in regola con le norme relative all’ingresso e soggiorno, in attuazione
dell’art. 35 del d lgs 286/98 è prevista la registrazione e la presa in
carico da parte dei Centri ISI (Centri Informazione Salute Immigrati)
già presenti in 13 AASSLL e di cui si prevede l’attivazione presso ogni
Azienda sanitaria locale e sono assicurati programmi di medicina preventiva
e salvaguardia della salute collettiva.
L’assistenza sanitaria e sociosanitaria ai minori stranieri è garantita.
Risulta essenziale garantire la presenza di mediatori interculturali presso
tutti i servizi sanitari, con prioritario riferimento a quelli di primo
livello, con particolare attenzione, considerata l’elevata percentuale
di donna straniere, anche molto giovani, che si rivolgono ai consultori
per l’interruzione volontaria della gravidanza (IVG), ai settori che si
occupano della gravidanza, della nascita e della cura dei figli.
Interventi
* programmare interventi informativi destinati alle persone straniere
al fine di consentire una maggiore conoscenza della struttura e delle
opportunità offerte dal sistema sanitario;
* promuovere l’iscrizione al Servizio Sanitario Regionale di tutti gli
stranieri regolarmente presenti sul territorio regionale;
* promuovere iniziative di formazione all’assistenza di persone straniere
con problemi di salute, rivolte agli operatori dei servizi sanitari presso
i quali è più frequente la richiesta di accesso da parte della popolazione
straniera;
* valorizzare adeguatamente tutte le competenze ed esperienze volte a
facilitare i processi di accoglienza e di inclusione che sono state realizzate
sia nell’ambito dei servizi sanitari pubblici che nell’ambito dei servizi
del privato sociale e del volontariato, migliorando la reciproca conoscenza
e l’integrazione tra tali competenze ed esperienze.
* assicurare nei consultori la presenza di mediatrici/mediatori culturali
in grado di accogliere le donne straniere avendo piena conoscenza non
solo della loro lingua, ma anche della loro cultura e delle loro tradizioni
d’origine;
* operare un progetto di continuità assistenziale sia durante la gravidanza
e dopo la maternità, sia, in caso di IVG, per la prevenzione di altre
gravidanze indesiderate;
* realizzare progetti mirati di educazione sanitaria e sessuale rivolti
alle giovani ed ai giovani delle comunità straniere, anche in collaborazione
con le loro associazioni e con le scuole.
9. Promuovere la partecipazione alla vita pubblica locale delle cittadine
e dei cittadini stranieri e percorsi di cittadinanza attiva
La Regione promuove forme, ambiti e strumenti della partecipazione delle
cittadine e dei cittadini stranieri alla vita sociale e politica. Attiva
modalità finalizzate al riconoscimento di una loro adeguata rappresentanza
come la Consulta regionale per i problemi dei lavoratori extra-comunitari
e delle loro famiglie prevista dall’articolo 4 della l.r. 64/1989.
Interventi
* pianificare percorsi di rappresentanza e percorsi partecipativi delle
cittadine e dei cittadini stranieri alla vita pubblica degli enti locali
nel territorio in cui risiedono, programmando lo sviluppo delle associazioni,
quali soggetti attivi nei processi di integrazione sociale delle persone
straniere;
* regolare, per quanto di competenza, la partecipazione alle procedure
di programmazione e pianificazione delle politiche locali e regionali.
10. Dare impulso all’integrazione delle donne straniere
La Regione garantisce le pari opportunità tra donne e uomini e opera per
rimuovere ogni ostacolo che ne impedisce la piena parità nella vita sociale,
culturale ed economica.
Il fenomeno migratorio è stato a lungo considerato un processo prettamente
maschile, all’interno del quale gli uomini rappresentavano il primo, e
spesso l’unico, agente decisionale. Negli ultimi anni, invece, studi approfonditi
dimostrano come anche le donne ricoprano sempre più un ruolo da prime
protagoniste negli spostamenti e, soprattutto, mettono in evidenza una
progressiva “femminilizzazione” del processo.
L’attuale composizione sociale della popolazione straniera dimostra oggi
un superamento del divario di genere caratteristico delle prime fasi migratorie
e un’importante presenza di nuclei familiari.
La maggior parte delle donne straniere, seppur in possesso di elevati
titoli di studio, oggi lavora nel settore familiare con compiti di cura
e di assistenza, ma si osservano anche casi di piccola imprenditoria e
di inserimento all’interno di servizi di maggiore qualificazione (ad es.
agenzie di viaggio e traduzioni).
Purtroppo nei loro confronti si registrano i livelli più alti di discriminazione
in tutte le sue forme (inquadramento lavorativo, precarietà, difficoltà
nei rapporti di lavoro).
L’immigrazione femminile, quindi, si fa sempre più complessa e necessita
di essere studiata per la comprensione di tutte le sue peculiari e cangianti
sfaccettature, e sostenuta al fine di riconoscere anche in questa parte
importante della nostra società il ruolo protagonista e attivo della donna.
Interventi
* promuovere l’informazione rispetto ai diritti riconosciuti e alle tutele
offerte dall’ordinamento italiano in tema di pari opportunità, ambito
familiare, cura della salute, ecc.;
* informare le donne straniere rispetto alla possibilità di usufruire
delle opportunità formative e professionali;
* creare occasioni di incontro tra la scuola e la famiglia attraverso
attività mirate alla socializzazione, all’ascolto, alla valorizzazione
delle conoscenze e dei saperi di persone appartenenti a culture diverse
in un’ottica di apprendimento interculturale e sostenere i progetti “Scuola
delle mamme”.
11. Promuovere iniziative volte ad individuare e contrastare forme di
razzismo o di discriminazione a causa dell’origine etnica, geografica
o religiosa
La Regione promuove e sostiene azioni di monitoraggio, assistenza e tutela
per le vittime di ogni forma di discriminazione diretta e indiretta, per
motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, e promuove a livello locale
azioni per garantire un buon svolgimento dei rapporti tra cittadine e
cittadini stranieri e pubbliche amministrazioni, con particolare riguardo
alla trasparenza, all’uniformità ed alla comprensione delle procedure.
Queste azioni sono promosse in attuazione degli articoli 43 e 44 del decreto
legislativo 286/1998, e in conformità al decreto legislativo 9 luglio
2003, n. 215 (Attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento
tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica) e
al decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216 (Attuazione della direttiva
2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di
condizioni di lavoro) e sono attuate in collaborazione con gli Enti locali.
Interventi
* promuovere iniziative contro la discriminazione e agevolare l’effettiva
possibilità di esercizio dei diritti di difesa e tutela.
12. Appoggiare gli interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione
straniera, quali i minori, in particolare non accompagnati, i richiedenti
asilo, i rifugiati politici, le vittime della tratta e le persone con
problemi di giustizia
L’immigrazione non è più un fenomeno i cui protagonisti sono soggetti
adulti, per lo più soli, ma gruppi familiari, e i casi di ragazzi d’origine
straniera nati nel nostro paese, o immigrati in tenera età, sono ormai
una quota significativa e socialmente rilevante.
I minori stranieri si trovano spesso sospesi tra due mondi e due culture:
da un lato il senso della continuità, il legame storico con il paese di
provenienza dei genitori, e la cultura d’origine, dall’altro la cultura
del paese d’accoglienza.
Il complicato rapporto con il proprio passato e con il paese d’origine
si traduce spesso in numerosi ostacoli che rischiano di compromettere
la riuscita dell’inclusione nel nostro paese: ritardo scolastico, disagio
individuale e familiare, maggiore rischio di devianza sociale.
Per queste ragioni è molto importante prevedere, oltre alle misure già
attivate in ambito scolastico, interventi volti a facilitare questo delicato,
ma fondamentale, processo di inserimento, soprattutto nella fase adolescenziale.
La questione dei minori stranieri non accompagnati ha assunto, da diversi
anni, le caratteristiche di un flusso migratorio non programmato, non
governato e quasi sempre espressione di una varietà di situazioni tra
le quali, particolarmente grave è quella riferibile al fenomeno della
tratta e sfruttamento dei minori stranieri non accompagnati nell’ambito
dell’accattonaggio, dei furti, dello spaccio di stupefacenti e della prostituzione.
Si tratta di “bambini-adolescenti” , maschi e femmine, provenienti soprattutto
dal Maghreb e dall’Europa dell’Est (tra cui molti Rom), particolarmente
vulnerabili, privi del sostegno di una famiglia e di una rete di rapporti
parentali che dia sicurezza e rafforzi il senso di identità. Questi minori
non vanno a scuola, vivono in situazioni assolutamente precarie, spesso
subiscono violenze ed abusi.
Per combattere le cause che conducono frequentemente il minore non accompagnato
su percorsi criminali o comunque fortemente a rischio, e per favorire
e promuovere la loro inclusione sociale, occorre, quindi, mettere in atto
azioni rivolte alla prevenzione e offrire loro opportunità di studio,
formazione, e inserimento lavorativo.
L’immigrazione clandestina dovuta alla criminalità organizzata è sempre
più legata anche al traffico di esseri umani e al loro sfruttamento, sessuale
e lavorativo, la gestione dei flussi migratori illegali rappresenta, infatti,
un vero “mercato nero” nelle mani della criminalità organizzata transnazionale.
Occorre pertanto impegnarsi nella lotta al traffico degli esseri umani
e nel recupero e reinserimento delle vittime, anche attraverso azioni
di sostegno della rete territoriale esistente di associazioni che si occupano
di questa tematica, per stimolare la nascita di nuove realtà di accoglienza
e per incentivare la formazione degli operatori.
Non sfugge peraltro che, anche quando non ricorrano gli estremi dello
sfruttamento o della riduzione in schiavitù, condizione che consente l’accesso
ai percorsi di inserimento sociale ex art. 18 T.U., per molte donne, uomini,
ragazzi, la prostituzione rappresenta una dolorosa necessità da cui è
difficile uscire. Occorre dunque pensare nuove strategie di occasioni
di inserimento sociale e di percorsi di inclusione lavorativa supportata
da appositi corsi formativi.
E’ inoltre necessario considerare la presenza sul territorio regionale
di rifugiati e richiedenti asilo e la necessità di interventi mirati a
favorire la loro inclusione sociale.
Infine non possono essere tralasciate le problematiche relative alla ricaduta
del fenomeno dell’immigrazione sul mondo carcerario.
Gli stranieri costituiscono una parte significativa della popolazione
carceraria in Italia: in base ai dati del Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria l’incidenza degli stranieri sulla popolazione carceraria
al 31 marzo 2005 ammonta al 31,9%. Poiché la maggior parte di essi è priva
di permesso di soggiorno, spesso ha un’identità incerta, non può certificare
il luogo di residenza, nella pratica è assai limitato il loro accesso
alle misure alternative alla detenzione.
La popolazione detenuta immigrata si trova, inoltre, spesso a dover affrontare
oltre il disagio della privazione della libertà, anche le difficoltà sul
piano linguistico e culturale, e la mancanza di sostegni esterni, oltre
al fatto che i detenuti stranieri spesso dopo l’aver scontato la pena
vengono espulsi, e ciò rende più difficile formulare percorsi di reinserimento
socio-lavorativo.
Interventi
* attivare progetti rivolti a minori stranieri;
* garantire percorsi di assistenza e di tutela a sostegno dei minori non
accompagnati, nonché di reinserimento di minori dimessi da istituti penali
minorili;
* favorire progetti mirati a combattere la tratta e lo sfruttamento sessuale
e lavorativo di persone straniere, e garantire il recupero e il reinserimento
delle vittime;
* sostenere progetti a favore di richiedenti asilo e rifugiati;
* tenere conto, nell’ambito degli interventi promossi a favore delle persone
in esecuzione penale, della specificità della popolazione straniera;
* sostenere percorsi di accompagnamento a favore delle fasce più deboli
della popolazione straniera.
13. Promuovere iniziative nell’ambito delle Relazioni Internazionali con
i Paesi d’origine
Le attività di cooperazione internazionale hanno come scopo lo sviluppo
socioeconomico di Paesi da cui spesso hanno origine flussi migratori.
La mancanza di prospettive di miglioramento delle proprie condizioni di
vita spinge le popolazioni di queste regioni a migrare nei paesi più sviluppati.
La cooperazione internazionale ha come obiettivo generale quello di dare
una risposta in loco alle esigenze delle comunità locali.
Interventi
* promuovere attività di formazione svolte nei paesi d’origine dei flussi
migratori finalizzate ad accrescere la preparazione tecnica e la conoscenza
della lingua e della cultura italiana per rispondere alle esigenze del
mercato del lavoro piemontese e per facilitare l’inserimento lavorativo
nel tessuto economico produttivo e una maggiore inclusione sociale;
* promuovere iniziative di informazione rispetto alle opportunità per
la formazione dei cittadini extracomunitari nei Paesi d’origine previste
dalla normativa nazionale e regionale vigente;
* valorizzare le competenze delle cittadine e dei cittadini stranieri,
relative sia alla conoscenza dei loro territori d’origine, sia alla loro
permanenza in Piemonte e nell’ambito della loro attività professionale;
* favorire attività di accompagnamento delle cittadine e dei cittadini
stranieri che intendono rientrare nel loro Paese d’origine anche per realizzare
piccole e medie imprese, valorizzando, anche, le rimesse degli immigrati.
14. Valutare l’efficacia delle politiche previste dal presente Piano
S’intende favorire la messa in atto di un sistema di monitoraggio e valutazione
che permetta di conoscere l’impatto che il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione
e i Piani Provinciali hanno avuto sul territorio, i risultati conseguiti
in relazione agli obiettivi previsti.
Il sistema deve fornire, inoltre, un’analisi sia qualitativa che quantitativa
dei progetti realizzati e individuare le buone prassi.
Il processo di valutazione che coinvolge gli attori ai diversi livelli,
fornisce elementi utili per rivedere le strategie di intervento e riprogrammare
le politiche del settore.
Interventi
* monitoraggio e valutazione delle politiche e delle azioni attivate sulla
base del presente Piano;
* monitoraggio e valutazione dei Piani territoriali (provinciali) e dei
progetti realizzati in relazione al raggiungimento degli obiettivi.
Risorse finanziarie
Le risorse finanziarie per la realizzazione del suddetto Piano regionale
sono stabilite annualmente, insieme alle priorità annuali, con Deliberazione
della Giunta Regionale (DGR) e derivano dalle risorse regionali afferenti
alla l.r. 64/1989 e da una quota del Fondo Nazionale per le Politiche
Sociali attribuito alla Regione Piemonte.
Le risorse finanziarie da assegnare annualmente alle Province vengono
ripartite secondo i seguenti indicatori:
* una quota fissa ed uguale per ciascuna Provincia;
* 35% dell’importo proporzionalmente alla popolazione residente per Provincia
(BDDE - Banca Dati Demografica Evolutiva);
* 45% dell’importo proporzionalmente agli immigrati extracomunitari residenti
per Provincia (Dati ISTAT);
* 20% dell’importo proporzionalmente agli alunni stranieri nelle scuole
dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado (Dati Regione
Piemonte - Rilevazione Settore edilizia scolastica DaMaSco).
Per l’attuazione degli interventi settoriali della l.r. 64/1989 potranno
essere anche utilizzate le risorse disponibili nei rispettivi capitoli
di bilancio degli Assessorati competenti nelle rispettive materie così
come stabilito dall’articolo 22, l. r. 64/1989.
Per l’attuazione degli interventi la Regione inoltre, potrà avvalersi
di contributi comunitari o di altra fonte internazionale, nonché di altri
contributi o finanziamenti pubblici o privati.
Validità
Il Piano Regionale Integrato dell’Immigrazione per il triennio 2007-2009,
resta in vigore fino all’emanazione del prossimo Piano.
(omissis)
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