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Alex Zanotelli
Diamoci da fare perché vinca la
vita
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Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra calabra, lavorando
con i giovani nelle cooperative del vescovo Brigantini (Locride) e dell’Arca
di Noè (Cosenza), mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la
notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell’acqua.
Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo
23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma
1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle
regole dell’economia capitalistica. Tutto questo con l’appoggio
dell’opposizione, in particolare del Pd, nella persona del suo corrispettivo
ministro-ombra Lanzillotta. (Una decisione che mi indigna, ma non mi sorprende,
vista la risposta dell’on. Veltroni alla lettera sull’acqua
che gli avevo inviata durante le elezioni!)
Così il governo Berlusconi, con l’assenso dell’opposizione,
ha decretato che l’Italia è oggi tra i paesi per i quali
l’acqua è una merce. Dopo questi anni di lotta contro la
privatizzazione dell’acqua con tanti amici, con comitati locali
e regionali, con il Forum e il Contratto Mondiale dell’acqua, queste
notizie sono per me un pugno allo stomaco, che mi fa male.
Questo è un tradimento da parte di tutti i partiti! Ancora più
grave è il fatto, sottolineato dagli amici Rosario Lembo e Riccardo
Petrella, che il “Decreto modifica la natura stessa dello Stato
e delle collettività territoriali. I Comuni, in particolare , non
sono più dei soggetti pubblici territoriali responsabili dei beni
comuni, ma diventano dei soggetti proprietari di beni competitivi in una
logica di interessi privati, per cui il loro primo dovere è di
garantire che i dividendi dell’impresa siano i più elevati
nell’interesse delle finanze comunali“.
Ci stiamo facendo a pezzi anche la nostra costituzione!
Concretamente cosa significa tutto questo? Ce lo rivelano le drammatiche
notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina) dimostrandoci quello che
avviene quando l’acqua finisce in mano ai privati. Acqualatina,
(Veolia, la più grande multinazionale dell’acqua ha il 46,5per
cento di azioni) che gestisce l’acqua di Aprilia, ha deciso nel
2005 di aumentare le bollette del 300per cento! Oltre quattromila famiglie
da quell’anno, si rifiutano di pagare le bollette ad Acqualatina,
pagandole invece al Comune. Una lotta lunga e dura di resistenza quella
degli amici di Aprilia contro Acqualatina! Ora nel cuore dell’estate,
Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes armati e carabinieri per
staccare i contatori o ridurre il flusso dell’acqua. Tutto questo
con l’avallo del Comune e della provincia di Latina! L’obiettivo?
Costringere chi contesta ad andare allo sportello di Acqualatina per pagare.
E’ una resistenza eroica e impari questa di Aprilia: la gente si
sente abbandonata a se stessa. Non possiamo lasciarli soli!
L’ estate porta brutte notizie anche dalla mia Napoli e dalla regione
Campania.
L’assessore al Bilancio del Comune di Napoli, Cardillo lancia una
proposta che diventerà operativa nel gennaio 2009. L’Arin,
la municipalizzata dell’acqua del Comune di Napoli, diventerà
una multi-servizi che includerà Napoligas e una compagnia per le
energie rinnovabili. Per far digerire la pillola, Cardillo
promette una “Robintax” per i poveri (tariffe più basse
per le classi deboli). Con la privatizzazione dell’acqua si creano
necessariamente cittadini di seria A (i ricchi) e di serie B (i poveri),
come sostiene l’economista M. Florio dell’università
degli studi di Milano.
Sono brutte notizie queste per tutto il movimento napoletano che nel 2006
aveva costretto 136 comuni di ATO 2 a ritornare sui propri passi e a proclamare
l’acqua come bene comune. Invece dell’acqua pubblica, l’assessore
Cardillo sta forse preparando un bel bocconcino per A2A (la multiservizi
di Brescia e Milano) o per Veolia, qualora prendessero in mano la gestione
dei rifiuti campani? Sarebbe il grande trionfo a Napoli dei potentati
economico-finanziari.
A questo bisogna aggiungere la grave notizia che a Castellamare di Stabia
(un Comune di centomila abitanti della provincia di Napoli), 67 mila persone
hanno ricevuto, per la prima volta, le bollette dalla Gori, (una SPA di
cui il 46 per cento delle azioni è di proprietà dell’Acea
di Roma). Questo in barba alle decisioni del Consiglio Comunale e dei
cittadini che da anni si battono contro la Gori, che ormai ha messo le
mani sui 76 Comuni Vesuviani (da Nola a Sorrento).
“Non pagate le bollette dell’acqua!”, è l’invito
del Comitato locale alle famiglie di Castellamare. Sarà anche qui
una lotta lunga e difficile, come quella di Aprilia. Mi sento profondamente
ferito e tradito da queste notizie
che mi giungono un po’ dappertutto.
Mi chiedo amareggiato: Ma dov’è finita quella grossa spinta
contro la privatizzazione dell’acqua che ha portato alla raccolta
di 400 mila firme di appoggio alla Legge di iniziativa popolare sull’acqua?
Ma cosa succede in questo nostro paese? Perché siamo così
immobili? Perché ci è così difficile fare causa comune
con tutte le lotte locali, rinchiudendoci nei nostri territori? Perché
il Forum dell’acqua non lancia una campagna su internet, per inviare
migliaia di sollecitazioni alla Commissione Ambiente della Camera dove
dorme la Legge di iniziativa popolare sull’acqua? Non è giunto
il momento di appellarsi ai parlamentari di tutti i partiti per far passare
in Parlamento una legge-quadro sull’acqua?
Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna
e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano,
che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale
pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere SPA.
“L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere
concesso di appropriarsene per trarne “illecito” profitto–ha
scritto l’arcivescovo emerito di Messina G. Marra. Pertanto si chiede
che venga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società
pubblica, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione
per tutti al costo più basso possibile”.
Quando ascolteremo parole del genere dalla Conferenza Episcopale Italiana?
Quand’è che prenderà posizione su un problema che
vuole dire vita o morte per le nostre classi deboli ma soprattutto per
gli impoveriti del mondo? (Avremo milioni di morti per sete!)
E’ quanto ha affermato nel mezzo di questa estate, il 16 luglio,
il Papa Benedetto XVI: ”Riguardo al diritto all’acqua, si
deve sottolineare anche che si tratta di un diritto che ha un proprio
fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva bisogna esaminare
attentamente gli atteggiamenti di coloro che considerano e trattano l’acqua
unicamente come bene economico”.
Quand’è che i nostri vescovi ne trarranno le dovute conseguenze
per il nostro paese e coinvolgeranno tutte le parrocchie in un grande
movimento in difesa dell’acqua?
L’acqua è vita. “L’acqua è sacra, non
solo perché è prezioso dono del Creatore - ha scritto recentemente
il vescovo di Caserta, Nogaro - ma perché è sacra ogni persona,
ogni uomo, ogni donna della terra fatta a immagine di Dio che dall’acqua
trae esistenza, energia e vita.”
Sull’acqua ci giochiamo tutto! Partendo dal basso, dalle lotte in
difesa dell’acqua a livello locale, dobbiamo ripartire in un grande
movimento che obblighi il nostro Parlamento a proclamare che l’acqua
non è una merce, ma un diritto di tutti.
Diamoci da fare perché vinca la vita!
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