Datemi una scuola per mio figlio!
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Giorni fa la mamma di un alunno autistico di un paese del nord d’Europa
si rivolgeva a noi genitori italiani con lo stesso problema, dicendoci
di essere stanca del ‘civilissimo Nord’ dove ancora, si è costretti a
segregare un figlio disabile in una scuola ‘speciale’. Questa mamma diceva
di provare una certa invidia per noi italiani che abbiamo, invece, l’integrazione
scolastica. Vorrei provare a dirle la mia esperienza.
Alla mamma dal “civilissimo Nord”
Cara signora del Nord, io insegno in una scuola pubblica italiana
ed ho un figlio autistico, come il suo, iscritto ad una scuola pubblica
italiana.
Io, come tutti i miei colleghi, ho studiato la brillante ed illuminata
normativa italiana sull’integrazione scolastica (la gloriosa L. 104!).
Ho sostenuto i miei concorsi per entrare in questa scuola dell’art. 3
della Costituzione ( …Lo Stato si impegna a rimuovere ogni ostacolo….)
. E c’ho creduto, sin da molto tempo prima di avere un figlio autistico.
Poi qualche settimana fa sono andata, come gli altri genitori dei compagni
di scuola di mio figlio, a vedere i quadri con i risultati risultati,
ed ho raccolto un’informazione che circola da un po’ di tempo tra i compagni
‘normali’di mio figlio - ma che io ho conosciuto solo ora - e cioè che
in questa classe ‘non si può bocciare’ (la capacità di bocciare,
da noi ancora per molti indica rivela la bravura e la professionalità
di un insegnante) perché c’è ‘lui’ (leggi: l’handicappato, ovvero:
l’impedimento al libero sfogo della professionalità docente). Parole di
stimati colleghi. Qualche genitore, naturalmente, manifesta già una certa
preoccupazione per il livello di preparazione della classe, preoccupazione
che diventa crescente se pensa al futuro…
La Dirigente Scolastica, da me informata, si è prontamente scusata dell’accaduto,
poiché - testuali parole - ‘I docenti devono imparare a tenere il segreto
d’ufficio: ciò che si dice al consiglio di classe non deve trapelare!’.
Grave era, a suo giudizio, non averlo detto, o anche semplicemente
pensato, ma non aver mantenuto il segreto d’ufficio! Ed averlo detto in
classe…. e a quei ragazzini che gli insegnanti (!) stanno formando
come cittadini della Costituzione Italiana… non era grave!
Mi chiedo: è stata soppressa l’Educazione Civica? Sarei proprio curiosa
di vedere cosa c’è scritto a riguardo nella loro programmazione didattica.
Naturalmente a quel consiglio di classe non è passato minimamente in mente
di ‘usare’ l’opportunità di avere un handicappato in classe per educare
alla tolleranza, alla solidarietà, all’incontro con la diversità….
Ma alla Dirigente Scolastica la normativa sull’integrazione probabilmente
sfugge……….
Mi rivolgo all’insegnante coordinatrice di classe: con garbo la avverto
dell’accaduto e la metto a conoscenza delle (legittime?) preoccupazioni
della famiglia e cioè che in questo modo mio figlio rischia di diventare
il capro espiatorio di ogni problema della classe e che così facendo si
potrebbe dare lo spunto a una certa intolleranza delle famiglie, le quali
fino ad ora c’hanno capito poco (grazie anche all’assenza totale di comunicazione
sulla cosa da parte dell’istituzione scolastica), ma se le si porta sulla
cattiva strada (non sarebbe la prima volta!), comunicando in questa maniera….
Non l’avessi mai detto! …Va su tutte le furie e, con una prolissità acida
ed inopportuna, intesse un lungo sermone contro la famiglia che ha gonfiato,
a suo dire, il caso. Infine, alle strette, la povera professoressa conclude:
‘Ma se avessimo bocciato: per voi non sarebbe stato peggio? Cosa
avreste detto a quei genitori che si sarebbero lamentati?’.
…Non ce l’ho fatta a ringraziare per tanta attenzione alla incolumità
della mia famiglia. E questo non mi si potrà mai perdonare. Sicchè a settembre
ci attende un nuovo anno scolastico di trincea e di umiliazioni.
Insomma, la mentalità corrente non mi pare proprio vada verso la direzione
di quell’art. 3 della Costituzione che d. Milani esaltava con l’opera
oltre che con la parola. Nonostante dopo di lui siano venuti il 68, la
Riforma Basaglia, la L.517, la L.104 e molto altro ancora…
A scuola sono molti (decisamente troppi!!!) gli insegnanti e i dirigenti
che pensano che: ‘Se ti capita l’handicappato in famiglia, principalmente
sono cavoli tuoi. E se te lo prendiamo a scuola (leggi: te lo leviamo
per un po’ dalle scatole): ti facciamo un grande favore, quindi: accontentati.
Poi, cerca di non rompere troppo perché già ci sobbarchiamo - e senza
incentivi!- i gruppi H e il P.E.I. (anche se in realtà il PEI è un affare
di quella di sostegno, ma ufficialmente lo facciamo noi)…’ .
E’ mentalità piuttosto consolidata e diffusa, spesso anche platealmente
dichiarata : ‘Per quello che ci danno!’ o ancora come una professoressa
obiettava ad un suo superiore: ‘Quando mi hanno assunto, non me l’hanno
detto che avrei avuto a che fare con gli handicappati…’.
Gentile signora, si fidi sono una professoressa e, purtroppo, conosco
bene i gravi problemi di suo figlio: resti nel suo ‘civilissimo Nord’
almeno saprà dapprincipio e senza ipocrisie che dovrà contare unicamente
sulle sue forze e la capacità di resistenza sua e di suo figlio (i
‘nostri’ ragazzi hanno risorse da vendere…se solo il mondo fosse degno
di loro!).
Un abbraccio
Sophy
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