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Mio figlio ammalato di spina bifida
di Riccardo Bonacina (r.bonacina@vita.it)
06/09/2004
(indice informazioni)
L'Olanda fa discutere. Ha infatti autorizzato una clinica
l'interruzione della vita di bambini sotto i 12 anni con malattie incurabili.
Luigi Vittorio Berliri, carta e penna, racconta la sua storia
Ieri su La Repubblica è apparsa questa lettera di Luigi Vittorio
Berliri (Consigliere comunale di Roma), padre adottivo di un bimbo disabile,
a proposito del medico che in Olanda pratica l'eutanasia a bambini
handicappati. Si tratta di una bella e istruttiva lettura che proponiamo
a tutti i nostri utenti. Sul prossimo numero di Vita magazine (in edicola
dal 10 settembre) proporremo ai nostri lettori un approfondimento e un
intervista a Luigi Vittorio Berliri.
Caro Direttore,
sdraiato sul letto, mio figlio mi dorme a fianco, stringe tra le mani
il suo cagnolino. Siamo appena tornati dal teatro di Villa Borghese, dove
un gruppo di ragazzi africani recitava uno splendido "Pinocchio nero".
Lui ha seguito lo spettacolo riconoscendo i personaggi, chiedendo della
balena e di Geppetto, della scuola che anche
lui, come Pinocchio, dovrà iniziare tra pochi giorni. Prima elementare.
Anche lui camminava come Pinocchio. I lunghi tutori di metallo, dalla
coscia al piede, snodati al ginocchio, gli davano quell'andatura caratteristica
delle marionette. Oggi lui stesso ride nel vedere Pinocchio che cammina
così. E' nato con una grave malformazione che si chiama spina bifida.
Si è appena addormentato. Io leggo "Repubblica" di giovedì
2 settembre e mi fermo all'articolo in cui si intervista il medico che
in Olanda pratica l'eutanasia ai bambini. Leggo: "Ha mai visto un
bambino con spina bifida?
Ecco, questo è uno di quelli che abbiamo ucciso".
Poso il giornale, mi fermo lì, a pagina 13. Prendo il libro sul
comodino, inizio a leggere mentre lui continua a dormire. Il libro mi
prende, leggo trenta pagine, ma non ce la faccio, dentro di me cresce
rabbia e sgomento. E penso: ma come? Avete mai visto un bambino con spina
bifida? Io sì. E' mio figlio. Ed è bellissimo, vivace e
intelligente. Ha due occhi neri neri. Dorme tenerissimo con la sua schiena
appoggiata alla mia. La mamma e la sorella sono fuori e ha quindi il permesso
di stare nel lettone. E' un bimbo come tutti gli altri. Va a scuola, ha
degli amici che lo cercano per giocare assieme.
Quel medico pensa che bambini così non meritino di vivere. Io penso
il contrario. Lo penso perché è mio figlio. E quando lo
incontrammo per la prima volta in quella stanza di ospedale, dove da troppi
mesi aspettava una mamma e un papà adottivi, le gambe ingessate
e gli occhioni neri che mi scrutavano dritti e silenziosi, non ho pensato
di cercare un medico che gli desse la dolce morte. Ho pensato solo che
da quel giorno sarebbe diventato nostro figlio. E il medico che abbiamo
incontrato, i tanti medici, gli hanno
regalato la "dolce vita". L'ortopedico pian piano gli ha raddrizzato
i piedi. Il neurochirurgo gli ha inserito una piccola valvola per drenare
dalla testa l'acqua in eccesso, evitando che diventasse idrocefalo e
l'urologo gli ha evitato che potesse avere gravi infezioni per la difficoltà
di urinare. Sono questi i medici di cui ha avuto bisogno mio figlio. E
non di chi gli regalasse la morte. E ora vi prego, non immaginate mio
figlio come un bimbo infelice che vive in ospedale. Perché lui
oggi vive esattamente come i suoi coetanei. Con le sue nuove scarpe ortopediche
corre salta e gioca. E' felice, come sua sorella, che di handicap non
ne ha. Mi spaventa l'eutanasia, l'aborto terapeutico, l'eugenetica. A
chi fanno paura i diversi? Chi soffre davvero, i sani o gli handicappati?
Siamo davvero sicuri che dare loro la morte è fare la loro felicità?
O vogliamo solo una società di sani? Io credo che si debba lavorare
per costruire città a misura di tutti, a partire dai bisogni di
chi ha più difficoltà. Ospedali in cui siano medici e infermieri
capaci di guardare negli occhi i loro pazienti, di capire che hanno di
fronte una persona, che potrebbe essere il loro figlio. e io a mio figlio
non voglio regalare la morte.
Per fortuna viviamo in uno Stato in cui secondo la Corte di Cassazione
(sentenza numero 14.488 dell'agosto 2004) "sostenere che il concepito
abbia un diritto a non nascere, sia pure in determinate situazioni di
malformazione, significare affermare l'esistenza di un principio di eutanasia
o di eugenesi prenatale, che è in contrasto con i principi di solidarietà
dell'articolo 2 della Costituzione". E quando mio figlio avrà
l'età per farlo, scriverà lui stesso cosa ne pensa e vi
dirà se avrebbe preferito nascere in Olanda.
Luigi Vittorio Berliri
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