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-Al Dott. Zavaglia
Primario Divisione Odontostomatologia Umberto I ANCONA
-Al Dott. Marabini
Direttore Sanitario Azienda Ospedaliera Umberto I ANCONA
-Al Dott. Menichetti
Direttore Generale Azienda Ospedaliera Umberto I ANCONA
-Al Dott. Melappioni
Assessore Regionale alla Sanità
-Ai quotidiani regionali

Oggetto: Divisione Odontostomatologia Umberto I ANCONA

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M.P. è un ragazzo di 17 anni affetto da autismo, praticamente non verbale e non in grado di controllare efficacemente il suo comportamento, come comunemente capita alle persone che soffrono di questo tipo di patologia estremamente complessa. Quello che gli sta capitando in questi giorni è assolutamente emblematico di un problema generalizzato in tutta Italia, e cioè la continua violazione dei più elementari diritti umani in campo sanitario perpetrata ai danni di persone con autismo.
Quando un ragazzo autistico urla, piange, aggredisce violentemente se stesso e gli altri, danneggia tutto quello che ha intorno perché non riesce a controllare le sue reazioni, e soprattutto a comunicare il suo dolore fisico, l’unica modalità di intervento che viene proposta dai sanitari è un massiccio ricorso agli psicofarmaci; in qualche caso si ricorre addirittura al trattamento psicoanalitico, negando di fatto il più elementare diritto alla salute che spetta ad ogni essere umano.
Sappiamo di persone con autismo legate per giorni ai letti nelle psichiatrie per quelli che poi si sono rivelati semplici problemi di calcoli, mal di denti, malesseri intestinali, etc. Sappiamo di un ragazzo morto per abuso di psicofarmaci, e non sarà sicuramente l’unico.
M. P. ormai da tre mesi ha continue crisi molto violente: si sveglia di notte urlando e piangendo disperatamente, aggredisce le persone, e se stesso. Come conclusione di numerosi e faticosissimi consulti specialistici, tempestivamente intrapresi perché M. ha la “fortuna” di avere intorno a sé persone formate sull’autismo, le quali hanno subito messo in primo piano la necessità di dare una spiegazione organica al suo comportamento estremamente disturbato, alla Divisione di Odontostomatologia dell’ Umberto I, i medici hanno deciso di sottoporlo ad un intervento urgente per estrargli i denti del giudizio in anestesia generale. Per queste persone l’anestesia generale è praticamente la prassi per qualsiasi tipo di indagine strumentale. Questo è stato deciso quindici giorni fa, dopo aver già atteso la visita specialistica per quindici giorni.
Al ragazzo, naturalmente, il mal di denti in questi ulteriori quindici giorni non è passato, e a nulla o quasi servono gli antidolorifici che gli vengono somministrati. Le persone autistiche, per loro sfortuna, hanno in genere anche un cattivo rapporto con i farmaci.
M. P. non può più uscire di casa perché non si controlla; non può frequentare la scuola, non può più andare in macchina perché ha già molte volte messo a repentaglio la sua vita e quella degli altri passeggeri, si sveglia di notte urlando e piangendo, si dà dei colpi fortissimi nelle tempie e nelle guance, ha sviluppato tutta una serie di movimenti strani del viso, aggredisce le persone a lui più vicine, ha rotto televisore, computer, vetri di casa, ferendosi in tutto il corpo, e altro ancora.
Oggi alla famiglia è stato comunicato che non solo questo venerdì, l’unico giorno disponibile del Servizio, l’intervento non si potrà fare, ma che non è sicuro neanche il venerdì successivo. Il motivo addotto è: le sale operatorie sono occupate.
Non si discute qui sull’urgenza delle altre situazioni, né di come vengano stabilite le priorità. Sarebbe una patetica guerra tra poveri, ma ci si chiede:

-come mai l’unico Servizio specialistico del genere per i disabili in tutte le Marche faccia ambulatorio solo un giorno la settimana?
-come mai lo stesso Servizio possa usufruire della sala operatoria solo una volta la settimana, e per un tempo limitato dalle altre Unità Operative Ospedaliere?
-come mai una persona qualsiasi possa avvalersi di un Servizio di Pronto Soccorso, mentre non sono minimamente tenute nella dovuta considerazione le esigenze di persone disabili che sono ogni momento fortemente a rischio?
Perché queste persone non hanno visibilità? Perché generalmente è la famiglia che si fa carico di tutti i loro problemi?
-Se M.P. a furia di darsi colpi in testa si provocherà un distacco di retina, e rischierà la cecità, come è già capitato in un altro caso di nostra conoscenza, a chi si dovrà rivolgere la famiglia?
-Se si ferirà gravemente rompendo un altro vetro, di chi sarà la responsabilità? Della famiglia che non lo ha accudito abbastanza?
Spero che qualcuno si degni di darci una risposta.

Antonella Foglia
ANGSA MARCHE (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici)
angsamarche@libero.it
071/907293

Agugliano 11/11/2004