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Finanziaria 2005, un polpettone indigesto
Sono serviti quattro passaggi alle
Camere e lunghe discussioni prima di arrivare all'approvazione di una
legge che, seppur contiene elementi positivi, delude le aspettative di
molti. Troppi interventi a favore delle
categorie più disparate e troppo pochi a vantaggio delle fasce di popolazione
più bisognose.
di Salvatore Nocera
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Dopo quattro passaggi nelle due Camere, ad ognuno dei quali il testo risultava
notevolmente diverso, il Governo è riuscito a fare approvare la Finanziaria
2005, composta da un solo articolo e ben 572 commi, appena in tempo per
evitare l'esercizio provvisorio che avrebbe comportato un costo economico
folle.
La diversità dei testi su cui il Governo ha preteso la fiducia ha stimolato
il perfido umorismo dell'opposizione che ha chiesto al Governo se la fiducia
ottenuta sul testo successivo volesse significare la sfiducia data al
testo precedente.
L'assurdo ha toccato l'apice quando nell'ultima stesura il Governo ha
inserito una miriade di piccoli interventi a favore delle più disparate
pressioni preelettorali, che il presidente della Camera aveva dichiarato
inammissibili nella precedente stesura. E infatti, accanto alle norme
ritenute dal Governo una 'novità epocale', come la riduzione delle aliquote
Irpef, (comma 349), si trovano disseminate norme sulle agevolazioni per
i raccoglitori di tartufi (c.109), su contributi a favore della federazione
tra gli istituti speciali per ciechi (c.111), a favore delle squadre di
calcio femminili (c. 530), per il condono delle contravvenzioni per illecita
affissione di manifesti preelettorali e l'esclusione della responsabilità
dei partiti (c. 482), solo per segnalare le perle più vistose.
Il guazzabuglio regna sovrano, non riuscendo però ad impedire la valutazione
politica negativa del risultato. Così, accanto a norme positive come l'esclusione
dal blocco della spesa pubblica relativa rispettivamente alle assunzioni
degli insegnanti (c.94) e delle persone con disabilità (c.95), il rimborso
delle spese per le adozioni internazionali (c.152), la volontà di determinare
i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie (c.
169), contributi per acquisto di computer da parte di studenti anche di
scuole private, di docenti, di dirigenti scolastici e pubblici dipendenti
(c. 204 -208), si rinvengono norme illusorie e negative.
Infatti, la riduzione delle imposte dirette (c. 249) si opera proporzionalmente
molto più sui redditi più alti ed è coperta con un notevole aumento di
un'infinità di imposte indirette che, come tutti i manuali di scienze
delle finanze spiegano, colpiscono di più i ceti meno ricchi. Così si
ha un aumento delle imposte di bollo e di registro (300 e seguenti) ed
un proliferare di ulteriori possibilità di giocate al lotto, anche con
una nuova 'ruota n' , giochi fortemente frequentati dai più poveri in
cerca di fortuna. Ma l'insalata russa diviene indigesta quando si perviene
all'aumento delle tasse giudiziarie anche per il ricorso al Giudice di
pace ( c. 307), motivato, sarcasticamente, da qualche politico della maggioranza
con la necessità di ridurre la proverbiale litigiosità degli italiani.
Ed ancora più grave è la riduzione della tutela dei diritti delle persone
con disabilità, in quanto per la tutela dei propri diritti esse non possono
più avanzare ricorsi amministrativi senza spese giudiziarie e di avvocato,
ma dovranno ormai necessariamente rivolgersi al giudice civile e per giunta
entro sei mesi dalla decisione negativa delle commissioni di accertamento.
Infatti la Finanziaria, smentendo le promesse fatte lo scorso anno dal
ministro del Welfare, non ha abrogato la recente norma che ha radicalmente
modificato il regime della tutela giuridica.
Questi aspetti della Finanziaria, fortemente contrari ai ceti più deboli
danno ragione ai 'Rapporti sull'emarginazione in Italia', curati dalla
Caritas italiana e dalla fondazione E. Zancàn e pubblicati dalla Feltrinelli
per gli anni 2003 e 2004, rispettivamente intitolati 'I cittadini invisibili'
e 'Vuoti a perdere'.
Bontà sua, però, il Governo ha ritenuto di dover garantire alcuni diritti.
Infatti, sono libere dal blocco dell'aumento della spesa pubblica al 2%
le somme concernenti diritti soggettivi, quali le pensioni di invalidità
(c.6). Anzi si ha il rifinanziamento della normativa sui due anni di congedo
retribuito ai genitori lavoratori di persone con disabilità grave (c.
143 n.3). Però ciò non comporta alcun aumento di spesa o scelta attenta
di politica sociale, in quanto la somma dell'anno precedente è risultata
spesa solo in parte e quindi è stata reimpiegata senza la necessità di
ulteriori mezzi di copertura finanziaria.
L'unica indiscutibile novità positiva riguarda l'aumento notevole delle
deduzioni per carichi di famiglia. Infatti il comma 349 prevede una deduzione
pari a 3.200 euro per il coniuge a carico non legalmente
separato ed effettivamente convivente col contribuente, e di 2.900 euro
per ciascuno dei figli legittimi, naturali riconosciuti, adottivi ed affidati
ed ai familiari conviventi. Tale ultima deduzione è aumentata a 3.450
euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni; a 3.200 euro per
il primo figlio legittimo, naturale, adottivo o affidato che sia a carico
di un solo genitore, in quanto non coniugato o legalmente ed effettivamente
separato; a 3.700 euro per ogni figlio dichiarato con disabilità ai sensi
dell'art 3 l.n. 104/92, anche se non grave.
Un'altra deduzione introdotta riguarda le spese sostenute dal contribuente
per sé o per un familiare a carico per assistenza per la non autosufficienza.
Quanto ai settori sociali, essi subiscono notevoli tagli .Nella scuola
gli organici di diritto per il 2005 non potranno superare quelli del 2004
e ciò comporterà un necessario ricorso a supplenti, con il totale affossamento
del principio della continuità didattica (c. 127). Ma anche alla nomina
di supplenti è fissato un tetto finanziario (c. 129) e così dilagherà
la prassi illegittima di spezzettare le classi, in caso di assenze dei
docenti titolari, distribuendo questi tronconi in altre classi, con quali
risultati per il buon andamento dell'amministrazione scolastica, ognuno
può intuire. E dire che è prevista una notevole spesa per misurare la
qualità del sistema d'istruzione!
La spesa sanitaria viene ridotta e le regioni che sforano il tetto loro
assegnato (c. 174) o ridurranno quantità e qualità delle prestazioni o
dovranno aumentare le imposte locali ed i ticket. In questa situazione
si troveranno certamente molte regioni meridionali, mentre vengono erogati
contributi all'ospedale del Bambino Gesù (c. 164) ed al San Raffaele (c.
187). Il fondo sociale, invece di aumentare, vede accresciute le sue competenze
anche per provvedere alle spese del Forum nazionale e di quelli regionali
dei giovani (c. 183 ).
Per gli anziani non autosufficienti, inoltre, non c'è nemmeno un euro
in più, malgrado il Parlamento all'unanimità avesse dichiarato di voler
approvare una legge sulla costituzione di un fondo apposito, che però
il Governo non ha voluto finanziare in alcun modo, cosa che invece già
avviene da tempo in Germania ed in Alto Adige. Non è possibile analizzare
in dettaglio ed in modo sistematico i 572 commi dell'unico articolo di
cui si compone la legge, a causa della frammentarietà e disorganicità
delle norme.
Qui si è solo voluto dare un piccolo assaggio di un pastone indigesto,contrastante
con le indicazioni di razionali politiche legislative emergenti dall'annuale
Rapporto del Censis sullo stato del Paese e sulla
cui elaborazione e composizione uno dei giornali più critici è stato il
Sole 24Ore, che certamente non può essere accusato di demagogia filocomunista.
(13 gennaio 2005)
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