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Il Geranio Terri
Firmato: il geranio Claudio Imprudente

OGGETTO: TERRY SCHINDLER SCHIAVO

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Sta arrivando la primavera e un geranio come me sente il bisogno di uscire allo scoperto, respirare i profumi nell'aria, godere dei primi raggi di sole, colorare i davanzali e le piazze, annunciare che le rondini stanno arrivando, mentre le spiagge cominciano ad essere frequentate da gente desiderosa di prendere un po' di sole e di gustare i primi gelati della stagione e un geranio a cosa serve se non a questo, a richiamare l'attenzione di tutti sull'arrivo della primavera?

Ma cosa sta succedendo in questi giorni in America? C'è un geranio come me, di nome Terri, che da diversi giorni non viene innaffiato e non riceve più la luce del sole. Questa storia mi pone molti interrogativi e mi fa riflettere. Sono temi complessi, che ci mettono in crisi. La vicenda di Terri Schiavo mi ha fatto pensare innanzitutto ad una storia di poteri in contrapposizione, ad un fenomeno mediatico enfatizzato e strumentalizzato, sia dall'una che dall'altra parte, uscendo dai contorni di una responsabilità e del limite "naturale" dato dalle persone più care a Terri, la famiglia e il marito. Entrambe le parti in questo caso mi sembrano animate dallo stesso spirito di compassione e di pietà, dalla stessa logica che vede i due lati della medaglia. Io mi schiero con i genitori, ma perché penso che nel dubbio, in una storia dai contorni così sfumati, non ci sia la possibilità di prendere decisioni nette, che hanno la conseguenza ineluttabile di una morte, il cessare del respiro, del battito cardiaco e di tutte le funzioni di un corpo, solo perché il cervello è stato danneggiato gravemente, come se il cervello "normodotato" fosse tutto, fosse la sede del valore di una persona, come se un essere umano fosse identificato solo con la sua coscienza-consapevole e non anche con la sua corporeità, con la sua pelle che sente, con i suoi muscoli anche involontari che si muovono. A questo proposito ritengo anche che la nozione di "accanimento terapeutico" sia inapplicabile al caso di Terri. Infatti, se intendiamo per accanimento terapeutico tutti quei trattamenti medici che non producono in alcun modo miglioramenti nel paziente o, peggio, potrebbero arrecargli ulteriore sofferenza, come si può paragonare la sommistrazione di acqua e cibo, indispensabili alla vita di ognuno, alla mera somministrazione di un farmaco? Siamo forse tutti sottoposti a trattamento ogni volta che mangiamo o beviamo qualcosa nella vita di tutti i giorni? Ovviamente la risposta è no. E questo vale anche per Terri. Nutrire e nutrirsi è un'esigenza vitale per tutti non riconducibile a nessun tipo di trattamento. Per questo ritengo naturale ed umano il desiderio dei genitori di Terri a non veder staccato quel tubicino che nutre la loro figlia. E questo desiderio andrebbe rispettato anche da chi è favorevole all'eutanasia perché un conto è la "dolce morte" procurata tramite iniezione, un conto è far morire di fame e di sete una piccola pianta. Questo è innaturale e inumano.

Ma c'è dell'altro: lo scontro dei poteri evocato da questa vicenda molto umana e dolorosa rischia di fuorviare, di farci perdere la bussola. Trovi ad esempio un presidente americano, che ha scatenato una guerra, da sempre per la pena di morte, abituato quindi a staccare la spina e senza tanti complimenti, che si schiera per Terri assieme ai molti fondamentalisti che l'hanno votato e che attraverso questo caso si sono fatti avanti come i paladini della vita, cercando di acquisire credibilità. Dall'altra c'è probabilmente la seconda faccia della medaglia, quella mentalità statunitense che non è abituata anch'essa ai dubbi, alla fatica del dialogo, e che vede in quella di Terri una non-vita perché non segue gli standard di qualità. Mi sembra giusto non lasciarsi fuorviare da queste prese di posizione, per tornare ad un punto di vista che ha il coraggio del dubbio, del dialogo, della riflessione e che nel frattempo dia il tempo a Terri di continuare la sua storia, di continuare ad urlare con le sue miliardi di cellule. Chiediamoci anche: dov'è Terri in questo momento? Dove si trovi una persona abbandonata dalla sua coscienza-consaspevole è un mistero: ma è lo stesso senso di mistero che provo quando mi chiedo: dove sono io adesso?

Oppure anche: dov'è Bush adesso? In quale mondo vive? E' questa la qualità della vita? Qual è il valore di una vita? E una vita può avere più valore di un'altra? Perché il Potere si sente in diritto di difendere (Bush) o annientare (il giudice) una vita? Il Potere cerca sempre di autoaffermarsi, il Potere vuole potere di più, vuole non essere messo in discussione: l'anello del potere del Signore degli Anelli fa scomparire, rende invisibili, permette di togliersi dal controllo ma rende anche schiavi delle proprie convinzioni, delle proprie idee. Questa violenza del Potere, del controllo che non vuole essere controllato, della giustizia che è serva solo della legge, e non degli esseri umani che l'hanno creata: in una parola questa assenza di valore è messa in crisi proprio dalla presenza di Terri Schiavo, da lei che è l'immagine del mistero che si fa carne ed abita in mezzo a noi.