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COMUNICATO STAMPA - INVITO a partecipare

Carcere, un disastro annunciato

conferenza stampa
Lunedì 18 aprile alle ore 11.00
davanti alla sede del CSSA
Piazza Venino 1, - MILANO

DALLE POLITICHE DI WELFARE ALLE POLITICHE DI CONTENIMENTO

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A distanza di tre mesi dalle iniziative attuate, i promotori dell’appello “CARCERI, UN DISASTRO ANNUNCIATO” sentono l’urgenza di far sentire ancora una volta la loro voce per denunciare le politiche che il Governo intende perseguire nei confronti delle persone private della libertà e al mondo del carcere in generale.
La popolazione detenuta in questi ultimi anni è cambiata profondamente: l’emarginazione e il disagio sociale rappresentano la quasi totalità delle presenze all’interno degli istituti di pena lombardi e italiani.
Si tratta di persone, nel rispetto dello spirito e della lettera della Costituzione, che devono essere aiutate nella costruzione di un progetto di reinserimento sociale.
Oggi tutto ciò è seriamente minacciato.
Iniziative e progetti di legge tendono a risolvere le manifestazioni del disagio sociale con interventi di natura esclusivamente di contenimento fisico e penali, con un cambiamento culturale che s’incentra solo sul provvedimento restrittivo piuttosto che sulla funzione di reinserimento sociale.
Tutto questo accompagnato da processi di privatizzazioni della custodia (c.d. business penitenziario) come si evince dalla nascita della Casa Lavoro per tossicodipendenti di Castelfranco Emilia, e da uno stravolgimento del trattamento dei detenuti tossicodipendenti. Ci si riferisce ad alcuni articoli del disegno di Legge n° 2953 (la c.d. proposta Fini, comunicata alla Presidenza del Senato il 10 maggio 2004) che dimostrano che si tratta di una legislazione finalizzata a radicare la penalità più a fondo, fino alle condotte inoffensive per l’elefantiasi della carcerazione prevista ed auspicata, ma ancor più dalla modifica di norme penali sostanziali e processuali.
Un apparato disciplinare speciale per i tossicodipendenti, perbenista ed autoritario sul piano sociale, caratterizzato da paternalismo e privatizzazione, al punto da alterare alcuni nodi teorici della concezione dello Stato Sociale, ad esempio al mutamento del rapporto tra il medico e la Legge, in generale, e al mutamento della concezione della terapia (art. 84 ddl. modif. art.122, II ter T.U.), laddove si prevede soltanto la terapia a scalare, escludendo quella di mantenimento.

Per contro si registra un investimento pressoché inesistente sull’area pedagogica-trattamentale: appena 50 educatori recentemente inseriti a tempo determinato che vanno ad aggiungersi ai 400 educatori presenti in tutte le carceri italiane.
Pari noncuranza è riservata al settore contabile ed amministrativo, carente nei mezzi e nelle persone, schiacciato di responsabilità normative/burocratiche a cui riesce ad attendere solo a prezzo di gravi compressioni dei diritti dei lavoratori e delle famiglie di riferimento (ferie, trasferimenti, carico di lavoro, sede di servizio – che al nord si traduce nei necessari servizi di missione).

Le preoccupazioni che denunciavamo nel precedente appello in merito alla trasformazione dei CSSA (Centri di servizio Sociale per gli Adulti) in “Uffici di esecuzioni penale”, con l’approvazione già avvenuta al Senato del disegno di legge n° 1184 ora n° 5141 e con la discussione che avverrà alla Camera nelle prossime ore sono diventate certezze (cd. ddl Meduri).
Tale proposta di legge, tra l’altro, azzera le norme che hanno regolato dal 1975 il funzionamento dei CSSA: si accentuano le funzioni di controllo della pena rischiando di negare, o di porre in second’ordine, gli interventi realizzati dalle assistenti sociali per un efficace inserimento sociale, nella funzione di accompagnamento alla persona e alla famiglia.
E’ un atto grave che nega il rispetto dei diritti e della dignità della persona e restringe gli spazi per un percorso di recupero sociale.

Destano ulteriori preoccupazioni altri progetti di legge tesi a definire il mondo della detenzione esclusivamente come ambito privo di diritti e sottoposti a regimi fortemente sicuritari.
Lo si evince dal tentativo di sottrarre all’autorità dei direttori delle carceri il personale della Polizia Penitenziaria istituendo una autonoma Direzione Generale del Corpo di Polizia Penitenziaria all’interno del Ministero (proposte di legge Pecorella e Ascierto n° 2867 e n° 971 all’esame della Commissione Giustizia della Camera)
Cosi come è evidente il tentativo della Lega con il progetto di legge n° 3458, primo firmatario Guido Rossi, di negare i più elementari diritti in merito alla legislazione sul lavoro introducendo il lavoro non retribuito per i detenuti.
L’impianto normativo che sorge da una tale interpretazione del sistema penitenziario è di marcata chiusura del carcere e di prevalenza della risposta reattivo-securitaria a quella rieducativa, ridimensionata sia nei numeri degli operatori che nelle occasioni di confronto sociale, incuneata nei meccanismi gerarchici di un unico comparto.
Il preoccupante percorso finora tracciato riporta, di fatto, indietro di parecchi anni, e si impoveriscono e o si annullano, in termini di autonomia e progettualità, il linguaggio comune e le buone prassi instaurate fra Enti ed Istituzione, fra operatori e privato sociale.
La dignità del ruolo della polizia penitenziaria, solo per citare un esempio, viene vista da questo nuovo impianto normativo, solo nella capacità di sedare e comprimere negli spazi del penitenziario e non anche nella corresponsabilità con tutti gli operatori del sistema della giustizia alla definizione di un servizio pubblico utile e riconoscibile nella sua peculiarità.

Desta infine forte preoccupazione l’approvazione della legge “ex Cirielli” che, affossando completamente o in parte gli effetti della legge Gozzini, con un inasprimento delle pene, porterà ad un aumento della popolazione carceraria (si stimano circa 20.000 persone in più), poiché nei fatti si propone di togliere i benefici alternativi alla pena ai detenuti recidivi (circa l'80% delle persone oggi in carcere), e rischia di paralizzare il già disastrato sistema carcerario italiano, annullando e vanificando le esperienze che tanto coraggiosamente sono state tentate pur nel gravissimo contesto che conosciamo. Togliere all'80% della popolazione carceraria la possibilità di accedere ai benefici, significa riversare disperazione e violenza dentro le carceri con pesanti ricadute nel nostro livello di civiltà, nei confronti anche di chi (come direttori, agenti di custodia, psicologi, educatori, volontari ed operatori di Enti pubblici e privati) in carcere e con il carcere vi lavora.

Da ultimo è di questi giorni la proposta del Governo di cambiare la legge sul volontariato con due percorsi separati ed utilizzando un atto unilaterale come il Decreto Legge sullo sviluppo dell’economia e sulla competitività, prevedendo anche l’utilizzo del voto di fiducia. Mentre tutto il mondo del volontariato, e quello penitenziario in particolare, chiede un percorso parlamentare partecipato e unitario per la riforma della legge: un percorso di conferma dei principi e dell’esperienza della legge 266/91.

Per riaffermare la nostre ragioni e denunciare questi tentativi tesi a negare:
• la dignità delle persone detenute
• la possibilità di espiare la pena nel pieno rispetto dei diritti costituzionali
• gli strumenti e le occasioni atti a ricostruire una vita nella legalità alle persone con problemi penali,
• la contaminazione della società civile al mondo del carcere

è convocata:

una conferenza stampa
Lunedì 18 aprile alle ore 11.00
davanti alla sede del CSSA
Piazza Venino 1, - MILANO

Milano 14 aprile 2005


Vanacore Giuseppe
Segretario CGIL Lombardia
Mandreoli Corrado Responsabile Politiche Sociali CGIL Milano
Vanzati Franco Segretario CGIL Pavia
Villa Danilo Ufficio Politiche Sociali CGIL Brianza
Vazzana Francesco Ufficio Politiche Sociali CGIL Como
Roversi Giorgio
Coordinatore Dip. Welfare CGIL Lombardia
Segio
Sergio Responsabile Gruppo Abele Milano

PRIME ADESIONI

Villa Alberto
– Responsabile FP CGIL regionale comparto Stato
Corso Francesca – Assessora Provincia di Milano
Saldi Alberto –
Responsabile “Progetto carcere” UISP Brescia
Pizzinato Antonio
– Senatore DS
Saletti Achille – Presidente Associazione Saman
Muschitiello Anna – Segreteria Nazionale CASG
Colmegna Virginio
Fanzago Andrea –
Capogruppo Margherita Comune di Milano
Capitelli Piera – Parlamentare DS
Baruffi Maurizio –
Consigliere Verdi Comune di Milano
Redazione di Dignitas
Baraldi Gloria –
Segr. Gen. FP CGIL Brescia
Campagna Barbara
– coordinatrice regionale FP CGIL DAP
Roselli Licia
– Direttrice Age.sol
Cristoffanini Giulio – Emergency Milano
Greco Dino – Segr. Gen.CGIL Brescia
Carneri Graziella – Segr.CGIL Milano
Fracassi Graziano
– Segr.CGIL Brescia
Bertazzini Giorgio –
Presidente Antigone Milano
Zoli Franca –
Resp. Uff. Diritti e Pol.Sociali CGIL Brescia Pacrami Ardjan – Responsabile CLASS CGIL Como
Operatrici/tori carcere Vigevano:
ØSilvia Scandaluzzi – insegnante
ØRiccardo Rossi – istruttore yoga
Ø Luisa Broli – insegnante
Ø Carmen Montanari – volontaria
Ø Monica Talpo – volontaria
Ø Elena Gorini – insegnante
Mammoliti Alberto – volontario Age.sol
Donegà Guerrino – Resp. Politiche Sociali CGIL Lecco
Carrera Stefania –
operatrice Age.sol
Patrizia Bugatti –
operatrice Age.sol