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Salvatore Nocera - Vicepresidente della F.I.S.H. Disabilità. I rischi delle statistiche (torna all'indice informazioni) La cosa diviene definitivamente discutibile se si decide di utilizzare gli stessi soggetti di un precedente campione, allargando però i requisiti di questi per valutarli. E' quanto è avvenuto per la rilevazione statistica dell'ISTAT relativa alle persone con disabilità che vivono in famiglia effettuata per il 2004, pubblicata il 4 Luglio 2005, la quale ha utilizzato lo stesso campione della precedente rilevazione del 1999, che però riguardava esclusivamente i disabili che dichiaravano di avere "difficoltà nelle funzioni o attività della vita quotidiana", mentre , adesso sono state considerate quelle che dichiaravano di "avere difficoltà nelle funzioni (motorie, sensoriali o nelle attività della vita quotidiana) o di essere affetti da una invalidità o di avere una riduzione di autonomia". In apertura del rapporto, l'ISTAT evidenzia chiaramente che i requisiti attuali sono più ampi di quelli considerati nella precedente rilevazione. Quindi metodologicamente, nessun appunto può muoversi alla scientificità della ricerca ed alla sua correttezza. Quello che , mi preme sottolineare è però che il valore politico della rilevazione è discutibile. Infatti "annacquando" i requisiti del campione, i risultati attuali si presentano decisamente migliori di quelli precedenti, ingenerando in chi non ha letto la precedente rilevazione che attualmente le cose sono abbastanza buone. Così infatti sembra cogliersi dalla lettura del paragrafo conclusivo, nel quale l'ottimismo è appena temperato dalla considerazione che i dati divengono meno positivi se si considerano le persone con disabilità grave. Io ho commentato i dati della rilevazione del 1999 nel volume "Cittadini invisibili" pubblicati nell'Ottobre 2002 dalla Feltrinelli nel capitolo da p. 51 a 96 e mi permetto quindi , pur apprezzando l'importanza e la ricchezza dell'attuale rilevazione, di evidenziare le differenze con la precedente che possono ingenerare valutazioni più ottimistiche di quanto non stiano in realtà le cose. Così nella nuova composizione del campione i disabili fisici sono
circa il 38%, quasi il doppio dei mentali pari al 18%, mentre, le rilevazioni
dell'ISTAT relative solo alle persone con disabilità, accertata
a livello medico legale ci segnalano una presenza di disabili intellettivi
molto maggiore di quelli fisici. Così pure i laureati dell'attuale
rilevazione risultano pari a circa il 30%, mentre è notorio che
attualmente gli studenti universitari con disabilità accertata
non superano annualmente le diecimila unità , di fronte agli oltre
centosessantamila alunni disabili frequentanti le scuole di ogni ordine
e grado. E' pure interessante conoscere che poco più del 50% non ha potuto fruire di servizi e prestazioni (ovviamente non rientranti in quelli forniti gratuitamente dal sistema sociosanitario) per difficoltà economiche e circa il 20% per l'assenza di questi sul territorio. Questo è un aspetto allarmante giacchè per un verso queste percentuali aumenteranno a causa della crisi economica in atto e per altro verso a causa dell'endemica inesistenza o insufficienza di servizi alla persona nel Sud d'Italia, dove i crescenti tagli alla spesa pubblica non garantirà la realizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie che la recente modifica dell'art 117 della costituzione vuole siano garantiti egualmente su tutto il territorio nazionale. Ma per tornare alle discrepanze fra i disabili accertati e quelli indicati
nella nuova rilevazione, fra gli studenti con disabilità iscritti
nelle scuole nel 2004 ci sarebbe un'equa ripartizione pari ad un terzo
ciascuno fra il gruppo di alunni con disabilità motoria, intellettiva
e sensoriale. Ora basta consultare le statistiche del Ministero dell'Istruzione,
pubblicate pure dall'ISTAT e si rileverà che gli alunni con deficit
sensoriale non raggiungono il 10%, quelli con deficit motorio raggiungono
il 20% e quindi quelli con deficit intellettivo superano il 70%e sono
soprattutto quelli sui quali la società si deve saper organizzare,
anche tramite i piani di zona, per garantire una buona qualità
dell'integrazione scolastica. Ma ciò che mi ha colpito è il dato del 37% di alunni con disabilità che si avvale di insegnanti per il sostegno didattico. Ora, soprattutto in questi ultimi anni, si è avuta una dura polemica delle famiglie e delle associazioni contro i tagli delle ore di sostegno, che ha costretto, anche con sentenze dei tribunali, il Ministero dell'Istruzione a garantire un rapporto medio di un insegnante ogni due alunni con disabilità. Ora, siccome nel 2004 frequentavano circa 140.000 alunni con handicap certificato, seguiti da circa 70.000 insegnanti per il sostegno, questa discrepanza fra i due dati si spiega pienamente con l'allargamento dei requisiti dei soggetti del campione, ma non dice nulla sull'effettiva consistenza della situazione dell'integrazione scolastica; anzi inavvertitamente la distorce. Ed infine lasciano sconcertati i dati relativi all'occupazione lavorativa. Infatti dall'attuale rilevazione risulterebbe che i disabili occupati siano pari circa al 50%, mentre dalla rilevazione dei disabili certificati effettuata nel 1999, tale percentuale era del 21% e saliva al 32% per i disabili compresi fra i 15 ed i 44 anni. Ora è impossibile che il numero di disabili occupati sia più che raddoppiato in cinque anni. Il dato si spiega correttamente con l'ampliamento dei requisiti dei soggetti compresi nel campione attuale. Però anche se questa rilevazione è corretta, l'impressione che se ne trae è che l'occupazione dei disabili sia enormemente aumentata, cosa che purtroppo non è; anzi essa si è ridotta. Sembra opportuno non andare oltre. Se la rilevazione fosse stata pubblicata
con espresso riferimento alle persone con difficoltà di inserimento
sociale o di svantaggio, non ci sarebbe nulla da eccepire. Quello che
indispettisce è che invece si dice che riguarda le persone con
disabilità, dando l'impressione che la loro situazione in questi
cinque anni sia notevolmente migliorata. E ciò non corrisponde
alla realtà. |