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Ota de Leonardis: L'eredità di Franco Basaglia

Dal quotidiano “Il manifesto” del 6 luglio 2005

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Durante un soggiorno a Parigi un mese fa, ospite di Luc Boltanski e del suo gruppo all'Ecole des Hautes Etudes, abbiamo ripreso il tema della critica, del destino della critica sociale e artistica degli anni '60/'70 nella metamorfosi del capitalismo, tema aperto da Boltanski stesso con Eve Chiappello in Le nouvel esprit du capitalisme: il capitalismo che ha incorporato la critica, mettendo in valore le rivendicazioni della soggettività e gli argomenti contro l'autoritarismo (con tanti saluti alla sinistra). Volevano che tornassi a ripercorrere la storia del movimento psichiatrico italiano, della critica dei manicomi e delle rivendicazioni della soggettività dei matti, una storia scomoda per loro (ma anche per noi). Intanto, di qua dalle Alpi si preparava l'uscita di una nuova raccolta di scritti di Franco Basaglia (L'utopia della realtà. A cura di Franca Ongaro Basaglia. Introduzione di Maria Grazia Giannichedda, Einaudi, Torino 2005, 327 pp., 22 euro). Non credo alle coincidenze, credo alle insistenze. La critica dell'istituito - per dirla alla francese - ha in questa storia imboccato la strada della pratica, dello smontaggio pratico dell'istituzione, e si è fatta per questa via processo istituente.
Un processo sorvegliato con grandissima cura perchè conservasse della critica la memoria, le ragioni sempre attuali, e la sua intrinseca inconciliabilità con “le soluzioni”, con l'istituito appunto. Basaglia è tutto qui, e non è poco.

Gli operatori e i malati di questa strana storia non sono mai contenti, se si accontentassero per loro sarebbe finita, risucchiati entrambi nella disumanizzazione. Basaglia lo ha detto e ripetuto fino alla nausea, a tutti coloro che si sarebbero accontentati volentieri di ragionevoli compromessi a cominciare dai compagni francesi che non ci pensavano proprio a “distruggere” il manicomio. Semmai si trattava, e si trattò, di introdurvi la psicoanalisi. Non si è salvato neanche Lacan. Peccato, perchè forse nel suo cifrario c'è qualcosa di pertinente, per ragionare sull'“uomo senza gravità“ di oggi). Tornare a scavare in questa storia, riflettere ancora su questo passaggio, sulle “istituzioni inventate” dalla critica, come le ha chiamate Franco Rotelli; e su questo non accontentarsi: è ciò che gli amici francesi mi sollecitavano a fare, e che questo nuovo libro di Basaglia ripropone con forza. Per misurarsi tra l'altro col fatto preciso che Basaglia ha fortemente voluto la legge 180, ha voluto “istituire” appunto.
Contro i radicali che non volevano leggi (il neoliberalismo dello stato minimo era già lì, reaganismo montante) e contro i riformisti che volevano un ammodernamento tecnico del paternalismo autoritario. Era la via del diritto, e dei diritti soggettivi conquistati e praticati su una materia incongrua, la follia, “l'esperienza abnorme” come la chiamava Basaglia; era la scelta di istituire il teatro di una contraddizione insanabile, che la rendesse sopportabile senza nasconderla (“senza chiudere gli occhi”, direbbe Boltanski). L'inconciliabile, appunto, istituito anche con una legge, istituito come un campo di tensioni legittimo e regolato, come un campo di riflessività della convivenza civile: riuscire “a non rinchiudere in una ulteriore oggettivazione l'esperienza abnorme, conservandola legata e strettamente connessa alla storia individuale e sociale” (così si chiude il libro).

La consistenza di questa contraddizione, le ragioni e i modi per portarla allo scoperto, per renderla sopportabile ma non rimuovibile, costituiscono un filo rosso di tutto il libro. E costituiscono un patrimonio collettivo, che ha retto fino ad oggi e ancora regge, malgrado tutto, malgrado la forza e pervasività della normalizzazione di cui molti, anche protagonisti di questa storia, sono tentati di accontentarsi. Pensate ai famigliari: ricordo allora la crisi del rapporto con le famiglie, e con le associazioni di famigliari - investiti com'erano dalla contraddizione portata allo scoperto.
E li ritrovo oggi, famigliari e associazioni, che non si accontentano, che vogliono tutto fuorché l'abolizione della 180. Pensate al lavoro: c'è ancora chi pretende pratica e costruisce opportunità perchè i matti abbiano uno statuto lavorativo, con i tempi che corrono. Questo vuole dire, collettivamente, reggere una contraddizione tenuta scoperta, e tenuta regolata. Cercavo di spiegare agli amici francesi perchè questa storia che regge nel tempo è a mio parere un patrimonio per tutti estremamente attuale. Un patrimonio politico. Ragionando con loro anche su analogie e differenze con la storia dell'aborto. Anche in questo caso ci sono la critica, i movimenti sociali, e una legge, dello stesso segno e degli stessi mesi (1978: il referendum, e in contemporanea l'uccisione di Aldo Moro, come ricorda Giannichedda nell'introduzione al volume).

Boltanski ha appena pubblicato un libro - inopportuno quanto fondamentale - sull'argomento (La condition foetale, Gallimard 2005: fondamentale, sì, ma io ho a che fare nel frattempo con il referendum sulla legge della fecondazione assistita. Pochi dubbi, molto sconforto, e molte preoccupazioni sul futuro della legge sull'aborto).
Anche in questo caso si è trattato di legalizzare una pratica intrinsecamente tragica; di portarla allo scoperto rendendola individualmente e collettivamente sopportabile. Le analogie sono molte, e andrebbero seriamente esplorate (Basaglia preferiva, allora, le analogie con la legge Merlin che aveva abolito le “case chiuse” per l'esercizio della prostituzione. C'è un'aria di famiglia, in questo confronto con le dimensioni tragiche del vivere sociale, con questa pretesa di portarle e sopportarle allo scoperto, non vi pare?) Non sono arrivata a dirlo agli amici francesi, ma lo dico qui: questo patrimonio politico - l'esperienza di nominare contraddizioni - è propriamente della sinistra (anzi, del centro-sinistra, in quanto vi sia in gioco la democrazia): salvaguardarlo è un dovere primario; investire su di esso è forse l'ultima possibilità che abbiamo per non essere travolti dalle contraddizioni ridotte ad antinomie, e dalle guerre che suscitano. L'abbraccio mortale della sinistra francese col lepenismo e affini sul referendum europeo sta lì a testimoniarlo.


* Ota de Leonardis è docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università di Milano Bicocca ed è membro del Consiglio scientifico nazionale del Centro per la Riforma dello Stato. A partire dalla rielaborazione dell'eredità del welfare state, ha analizzato le nuove forme di integrazione tra sfera pubblica e attività privata nello sviluppo dei servizi sociali, concentrando l'attenzione sulle questioni del “terzo settore” (dal volontariato all'impresa sociale e al non profit).
Tra le opere di Ota de Leonardis: (a cura di), Il sapere della crisi: per una storia della sociologia, Roma 1982; (a cura di), Curare e punire. Problemi e innovazioni nei rapporti tra psichiatria e giustizia penale, Milano 1988; Il terzo escluso. Le istituzioni come vincoli e come risorse, Milano 1990; con D. Mauri e F. Rotelli, L'impresa sociale, Milano 1994; con L. Bifulco, L'innovazione difficile. Studi sul cambiamento organizzativo nella pubblica amministrazione, Milano 1997; In un diverso welfare, Milano 1998; Le istituzioni, Roma 2001.

*Franco Basaglia, nato a Venezia nel 1924 e deceduto nel 1980, è la figura di maggiore spicco della psichiatria italiana contemporanea; ha promosso la restituzione di diritti e il riconoscimento di dignità umana ai sofferenti psichiatrici precedentemente condannati alla segregazione e a trattamenti disumani e disumanizzanti; è stata una delle più grandi figure della teoria e della pratica della solidarietà e della liberazione nel XX secolo.
Opere di Franco Basaglia: vi è una pregevole edizione in due volumi degli Scritti, Einaudi, Torino 1981-82. Tra i principali volumi da lui curati (e scritti spesso in collaborazione con la moglie Franca Ongaro Basaglia, e con altri collaboratori) sono fondamentali Che cos'è la psichiatria, L'istituzione negata (sull'esperienza di Gorizia), Morire di classe, Crimini di pace, La maggioranza deviante, tutti editi da Einaudi; insieme a Paolo Tranchina ha curato Autobiografia di un movimento, editori vari, Firenze 1979 (sull'esperienza del movimento di psichiatria democratica); una raccolta di sue Conferenze brasiliane è stata pubblicata dal Centro di documentazione di Pistoia nel 1984, una nuova edizione ampliata è stata edita da Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; una recente raccolta di scritti è L'utopia della realtà., Einaudi, Torino 2005. Opere su Franco Basaglia: assai utile il volume di Mario Colucci, Pierangelo Di Vittorio, Franco Basaglia, Bruno Mondadori, Milano 2001, con ampia bibliografia; cfr; anche Nico Pitrelli, L'uomo che restituì la parola ai matti, Editori Riuniti, Roma 2004. Un fascicolo monografico a lui dedicato è Franco Basaglia: una teoria e una pratica per la trasformazione, “Sapere” n. 851 dell'ottobre-dicembre 1982. Si veda inoltre la collana dei “Fogli di informazione” editi dal Centro di documentazione di Pistoia. A Basaglia si ispira tutta la psichiatria democratica italiana e riferimenti a lui sono praticamente in tutte le opere che trattano delle vicende e della riflessione della psichiatria italiana contemporanea]