Codice della strada, una legge
che deve essere uguale per tutti
La Cassazione ha recentemente emesso due sentenze con cui si annullano
altrettante decisioni di giudici di pace che avevano ritenuto illegittime
delle contravvenzioni fatte a persone che trasportavano persone disabili
perché intralciavano la circolazione. Ma avere un contrassegno non dà
diritto a infrangere le regole, se davvero si vuole essere considerati
uguali agli altri.
di Salvatore Nocera
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'Cassazione: trasporti un invalido? Tolleranza zero se intralci il
traffico'. Con questo titolo alcune agenzie di stampa hanno dato notizia
di due recenti sentenze della Cassazione che hanno annullato sentenze
di giudici di pace che avevano ritenuto illegittime delle contravvenzioni.
Le fattispecie riguardano un parcheggio in doppia fila effettuato dalla
mamma di un bimbo con disabilità per accompagnarlo e la sosta di un autoveicolo
con contrassegno di invalidi davanti ad un negozio impedendo il passaggio
per l'ingresso nello stesso.
Il tono della notizia è un po' scandalistico e i fatti oggetto della decisione
della Cassazione, così come descritti, sembrerebbero indulgere ad una
certa forma di pietismo.
La questione va esaminata alla luce della normativa in vigore. Esistono
dei contrassegni che consentono alle autovetture che trasportano persone
con disabilità di penetrare anche in zone pedonali ed esistono dei posti
riservati, specie in prossimità di pubblici servizi, per consentire soste
a tali autovetture.
Non esistono norme che consentono altre deroghe al codice della strada
o ai regolamenti urbani circa la sosta di tali autovetture in deroga alle
norme generali.
Pertanto la Cassazione che è il giudice della corretta interpretazione
delle leggi non poteva giudicare diversamente le infrazioni alla normativa
comune operata da autovetture munite dal contrassegno di invalidi.
Invocare, in ogni caso, un trattamento di favore per le autovetture con
contrassegni di invalidi non è coerente col principio di legalità e con
quello, sempre invocato da noi persone con disabilità, di eguaglianza.
Ora comunemente tale principio di non discriminazione viene giustamente
invocato da noi contro le discriminazioni da noi subite; ma, se vogliamo
essere coerenti, dobbiamo tenerlo presente anche quando , qualche volta,
siamo noi a creare discriminazioni per gli altri.
Piuttosto sarebbe interessante sapere se i multati hanno potuto dimostrare
lo stato di necessità che li ha costretti a parcheggiare l'auto in modo
irregolare, ad es. urgenza di recarsi in un ospedale per cure improvvise,
urgenza di raggiungere immediatamente un treno o un mezzo di trasporto
in immediata partenza, urgenza di ingresso a scuola, pena la perdita delle
lezioni della giornata a causa del regolamento di istituto, etc. Infatti
lo stato di necessità non rende punibile la violazione di una norma penale.
Sarebbe inoltre più utile, invece di gridare alla mancanza di pietà delle
guardie municipali, verificare se in prossimità di certi uffici pubblici
o di luoghi aperti al pubblico, come ad es. un supermercato o un cinema,
sono stati riservati dal Comune un adeguato numero di posti riservati
alle persone con disabilità o se il Comune fa rispettare, anche con multe
salate, l'esclusiva destinazione di tali posti riservati. Infatti, capita
assai spesso che tali posti siano illegittimamente occupati da persone
non disabili senza scrupoli e incuranti dei diritti altrui. E' consentito,
infatti, a una vettura con persona con disabilità, di fermarsi in doppia
fila per il tempo necessario a fare scendere la persona e quindi ripartire.
Ma ormai ci sono molte persone con disabilità che guidano da soli la propria
macchina e devono comunque parcheggiare l'auto in prossimità del luogo
dove poi si recano, utilizzando autonomamente la propria sedia a ruote.
Mi permetto quindi di invitare gli organi di comunicazione a non guardare
a questi problemi con il tradizionale occhio compassionevole quando si
tratta di persone con disabilità, ma di sollecitare l'opinione pubblica
e le istituzioni al rispetto della normativa di tutela delle persone con
disabilità, in modo da non costringere queste a commettere infrazioni.
Se tutto ciò viene garantito, mi permetto di dire a noi persone con disabilità,
che, se vogliamo essere rispettati come tutti coi nostri diritti, dobbiamo
rispettare anche i diritti degli altri, che per noi costituiscono dei
doveri. Noi parliamo giustamente sempre dei nostri diritti; tutti dovremmo
anche tener presente che la convivenza ci impone pure dei doveri reciproci
che debbono essere rispettati innanzi tutto per legge e, quando si sedimentano
nella coscienza collettiva, anche per rispetto e cortesia reciproca.
(5 settembre 2005)
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