Il disastro carcerario e la disattenzione
della politica
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Chiunque viva o lavori in carcere o comunque di esso si interessi
e occupi, sa che questi ultimi anni sono stati particolarmente devastanti
dal punto di vista di aggravamento delle condizioni di vita e di lavoro,
di mancato rispetto dei diritti minimi, di peggioramento complessivo del
sistema penitenziario.
A fronte del crescente sovraffollamento, della mancanza cronica di personale,
specie sul versante sanitario ed educativo, della fatiscenza delle strutture,
dell’inceppamento di quella valvola di sfogo costituita dalle misure alternative
– architrave della riforma penitenziaria – da sempre negate ai detenuti
immigrati e sempre più dispensate con il contagocce anche nei confronti
dei detenuti italiani; davanti alla mancanza di lavoro sia all’interno
sia come opportunità all’esterno, nonostante la legge cd. “Smuraglia”;
al permanere in carcere di decine di bambini e delle loro madri, a dispetto
della legge cd. “Finocchiaro”; alla costante privazione di ogni spazio
indispensabile al mantenimento delle relazioni famigliari e dell’affettività,
ad onta del Regolamento penitenziario varato nel 2000 (in questi giorni
scade il termine indicato dalla legge per gli adempimenti strutturali,
ma la realtà dimostra inadempienze pressoché generalizzate) e della proposta
di legge cd “Boato” sull’affettività; a condizioni sanitarie da Terzo
mondo, nonostante la legge del 1999 che disponeva il passaggio al sistema
sanitario nazionale.
Ebbene, davanti a questa montagna di problemi, spesso drammatici e sempre
impellenti, nell’attuale legislatura, il governo e l’amministrazione penitenziaria
hanno puntato tutto sull’edilizia penitenziaria, togliendo risorse e attenzioni
indispensabili sia per gli adempimenti del Regolamento, sia per i progetti
finalizzati al reinserimento, sia, soprattutto, per tutelare la salute
(così è cresciuto anche il disastro sanitario, con il 7,5% dei detenuti
sieropositivi, il 38% positivi al test per l’epatite C e il 50% a quello
dell’epatite B, mentre il 7% presenta l’infezione in atto e il 18% risulta
positivo al test della TBC, dati peraltro probabilmente sottostimati.
E sono cresciuti i gesti di disperazione: con almeno 52 suicidi, 1.110
tentati suicidi, 6.450 scioperi della fame, 4.850 episodi di autolesionismo
avvenuti nelle carceri nel 2004).
In compenso, in parlamento si è arenata la legge tesa a istituire l’Ufficio
del Garante nazionale dei detenuti, norma indispensabile per consentire
effettiva agibilità e poteri reali ai Garanti che meritoriamente alcuni
(pochi) enti locali hanno istituito.
Di fronte allo sfascio, la maggioranza parlamentare sinora ha saputo e
voluto partorire nell’intera legislatura un’unica legge in materia carceraria:
la “Delega al governo per la disciplina dell’ordinamento della carriera
dirigenziale penitenziaria”, cd. “Meduri”, che produrrà risvolti negativi
per il trattamento penale esterno e per i Centri di servizio sociale.
Per non dire della legge conosciuta come “Salva-Previti”, imperniata sulla
logica del “doppio binario” e di una visione classista della giustizia
e della pena, in base al quale verranno garantite attenuanti e prescrizioni
agli incensurati, specie se abbienti e in grado di garantirsi una difesa
efficace, mentre verranno pesantemente aumentate le pene e ridotte le
possibilità di misure alternative nei confronti dei recidivi, vale a dire
per la gran parte dei detenuti, costituita da tossicodipendenti e immigrati.
In questi anni non si sono volute creare le condizioni di applicazione
del nuovo Regolamento, però si è reso permanente il carcere duro del 41
bis e si è introdotta una normativa che allarga le possibilità di censura
sulla corrispondenza, mentre con i CPT per gli immigrati (già introdotti
dal centrosinistra e peggiorati dal centrodestra) si è esteso il carcere
anche nei confronti di chi non ha commesso alcun reato.
Insomma, massimo del rigore verso gli emarginati, impunità per i potenti.
Nulla di nuovo, forse. Ma la misura è ormai pericolosamente colma, come
l’affollamento delle celle.
Una situazione intollerabile e ingiusta, che richiede mobilitazione e
iniziativa. Franco Corleone – già artefice, assieme ad Alessandro Margara,
del Regolamento penitenziario nel 2000 e attualmente Garante dei detenuti
del Comune di Firenze – ha annunciato oggi a Firenze un digiuno «per non
essere complici» di questa situazione e per richiedere la messa all’ordine
del giorno in parlamento di alcuni provvedimenti positivi su queste materie.
Altre iniziative sul tema del carcere sono previste nei prossimi giorni
(a Venezia, isola di San Servolo il 17 e 18 settembre, con la Festa del
volontariato penitenziario; a Roma il 19, con l’incontro promosso dai
Radicali “Il carcere è illegale?”).
Il mio invito e impegno è quello di moltiplicare le iniziative, mettendo
però in rete le energie e le disponibilità, anche organizzando un digiuno
a staffetta assieme a Corleone, per sollecitare le forze politiche
dell’attuale governo a una concreta se pur tardiva resipiscenza e quelle
di opposizione, che si candidano a governare nella prossima legislatura,
a prendere posizione e impegni precisi per riportare dignità e diritti
nelle carceri, a smettere di considerare la pena reclusiva come la scorciatoia
privilegiata per ogni problema e lacerazione sociale, rafforzando invece
le politiche sociali e riprendendo quel “piccolo Piano Marshall”
per le carceri, teso a rafforzare il reinserimento sociale e le opportunità
lavorative, la formazione e la prevenzione, che avevamo proposto nel 2000
e che, dopo le iniziali promesse, era stato disatteso dall’allora governo,
nonostante fosse sostenuto da un amplissimo cartello di forze sociali,
sindacali, associative.
Il carcere è stanco di parole. Occorrono impegni sinceri, puntuali e misure
urgenti
Sergio Segio
per adesioni e contatti: sergiosegio@libero.it
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