Gruppo Solidarietà
Via D'Acquisto, 7
- 60030 Moie di Maiolati Sp. AN- ITALY
tel/fax 0731703327
grusol@grusol.it
 
Il materiale presente nel sito può essere ripreso citando la fonte

http://www.associazioneantigone.it/
Associazione Antigone: Indagine sulla qualità della vita dei detenuti In Italia
20 settembre 2005 - Associazione Antigone

(torna all'indice informazioni)

Da oggi il sistema penitenziario italiano è in parte fuorilegge. In un cdrom dell’associazione Antigone viene pubblicata la mappa delle illegalità. Carcere per carcere le violazioni alla legge. Il lavoro di osservazione diretta ha riguardato le condizioni di vita materiale di un numero di detenuti superiore al 50% dell’intera popolazione reclusa.

Ecco alcuni dati:
L’89,4% dei detenuti non ha doccia nella propria cella.
Il 69,31% dei detenuti non ha acqua calda in cella.
Il 60% delle detenute non ha il bidet nella propria cella.
Il 12,8% dei detenuti vive in carceri dove nelle celle il bagno non è situato in un vano separato ed è invece collocato vicino al letto.
L’82,6% dei detenuti vive in carceri dove non vi sono cucine ogni 200 persone ristrette.
Il 55,6% dei detenuti vive in carceri dove non sono consentiti colloqui in spazi all’aria aperta.
Il 29,3% dei detenuti non può direttamente accendere le luci dall’interno della propria cella in quanto vive in camere dove gli interruttori sono situati solo all’esterno.
Il 7,69% dei detenuti vive in carceri dove nelle celle non c’è sufficiente luce naturale in quanto vi sono schermature alle finestre.
Il 18,4% dei detenuti vive in celle dove anche durante la notte vi è luce intensa e non c’è luce fioca o attenuata.
Il 64,39% dei detenuti vive in carceri dove non c’è neanche un mediatore culturale.
Era il 20 settembre del 2000 quando entrava in vigore il nuovo Regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario. Niente di rivoluzionario, solo norme di buon senso che avevano lo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone detenute. La qualità del vitto, la vivibilità degli spazi, l’igiene personale, la pulizia dei locali, la supervisione del magistrato di sorveglianza erano solo alcuni dei punti affrontati in questa chiave dal nuovo testo. In particolare, due articoli transitori finali, il 134 e il 135, fissavano in cinque anni il tempo lasciato a disposizione dell’amministrazione penitenziaria per eseguire una serie di lavori strutturali sugli edifici carcerari in modo da adeguare questi ultimi ad alcuni parametri fissati all’interno del Regolamento stesso (art. 7 e art. 13 commi 1 e 3). Si richiedeva cioè che si ristrutturassero le carceri italiane, quasi sempre collocate in edifici inadeguati a garantire una qualità della vita soddisfacente, così da eliminare ovunque i servizi igienici delle celle dal medesimo vano in cui è situato il letto, collocandoli in un’apposita stanzina annessa; da fornire i servizi igienici stessi di acqua calda, di doccia e anche di bidet nel caso si trattasse di istituto o sezione femminile; da dotare ogni istituto di un numero di cucine tale che ognuna di esse non dovesse servire più di duecento detenuti, nonché di locali idonei alla consumazione dei pasti. Ovvie considerazioni di igiene e di riservatezza spinsero gli estensori del nuovo Regolamento a formulare l’articolo relativo ai servizi igienici, così come ovvie considerazioni di efficienza e pulizia, in un ambito tanto primario quanto quello alimentare, portarono alla previsione di un numero limitato di utenti per cucina. A fronte di tanto buon senso, molto poco è stato fatto nei cinque anni trascorsi dall’entrata in vigore del Regolamento per eseguire nelle carceri i lavori di ristrutturazione previsti. Negli scorsi mesi l’associazione ha svolto un lavoro di monitoraggio che ha portato a produrre un cd rom che verrà presto inviato a tutte le autorità istituzionali e le forze politiche.

Il cd rom è pubblicato in occasione della scadenza dei cinque anni per l’adeguamento. Sono state monitorate con visite dirette tutte le carceri italiane che ospitano più di 400 detenuti, per un totale che supera già di per sé il 50% della popolazione penitenziaria complessiva. Per non trascurare totalmente la rilevazione relativa a quelle regioni nelle quali non si trova alcun istituto che superi la soglia numerica prescelta, abbiamo comunque valutato il carcere più popoloso della regione stessa, compilando le relative schede. Ne emerge un quadro generale di illegalità diffusa, con piccole e fortunate oasi nelle quali il Regolamento viene, ma mai del tutto, rispettato.

“E’ evidente – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - da tutto ciò come gli interventi diretti a migliorare la vita dei detenuti, quali quelli richiesti dal Regolamento del 2000, non abbiano occupato i pensieri dell’attuale amministrazione della giustizia".
Per riepilogare in Italia ci sono 207 carceri. Al 31 agosto 2005 erano presenti 59.649 detenuti, di cui 56.806 uomini e 2.843 donne, a fronte di una capienza regolamentare di 42.959 unità. Ci sono quindi 16.690 detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari. Gli immigrati sono 19.071, di cui 3.346 tossicodipendenti. I detenuti tossicodipendenti costituiscono, invece, il 28% circa della popolazione carceraria, di cui il 3% risulta essere in trattamento metadonico. I detenuti alcool-dipendenti sono il 2,4% e quelli affetti da Hiv il 2,6. I poliziotti penitenziari sono 45.126, di questi 36.268 lavorano nelle carceri. 551 sono gli educatori, rispetto ai 1.376 previsti nella pianta organica ministeriale. Il rapporto educatore/detenuto è pari a 1 a 107. Di recente sono stati assunti un centinaio di educatori a tempo determinato (per un anno). Gli assistenti sociali in servizio risultano essere 1.223, rispetto ai 1.630 previsti dalla pianta organica. Il rapporto è di 1 assistente sociale ogni 48 detenuti. Gli psicologi risultano essere circa 400, con una media di circa 2 per ogni istituto, ma questi sono impegnati per un numero molto limitato di ore al mese. Il rapporto psicologo/detenuto risulta comunque di 1 a 148.
L'indagine verrà presentata il:

25 SETTEMBRE 2005 ore 21:30
FESTA NAZIONALE DI LIBERAZIONE
Via Ostiense, ex Mercati Generali

“CARCERI: UN SISTEMA FUORI LEGGE”

Ne discutono:
Carmen BERTOLAZZI
Patrizio GONNELLA
Luigi MANCONI
Sandro MARGARA
Giuliano PISAPIA

Coordina:
Arturo SALERNI
Responsabile nazionale carceri PRC
Qui di sotto alcune schede:
CASA CIRCONDARIALE DI PALERMO UCCIARDONE Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 693 Capienza regolamentare: 383 La struttura risale al 1832 e, sia esternamente che internamente, mostra tutti i suoi anni. Si prevede la ristrutturazione di intere sezioni e l’adeguamento delle celle alle norme più recenti. Le finestre delle camere di detenzione non consentono il sufficiente passaggio di aria e luce naturale. All’interno delle celle, che versano complessivamente in condizioni precarie, non ci sono gli interruttori della luce. I servizi igienici, ovviamente privi di doccia ma dotati di acqua calda, non sono situati in vani separati rispetto a quelli dove si trovano i letti. Non è prevista un’illuminazione di intensità attenuata durante i controlli notturni. I bagni e le docce denotano condizioni igieniche carenti e problemi idrici. Sono presenti spazi all’aperto per i colloqui. Non ci sono mediatori culturali. Il carcere di Palermo Ucciardone non si è adeguato alle disposizioni del Regolamento.
CASA CIRCONDARIALE DI BARI Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 591 Capienza regolamentare: 311 Tutte le sezioni dell’istituto sono sovraffollate. Le finestre delle celle consentono luminosità e aerazione a sufficienza. Non ci sono interruttori della luce all’interno delle camere di detenzione. I servizi igienici delle celle, naturalmente privi di doccia, sono collocati nei medesimi vani in cui si trovano i letti. Qualche cella ha il bidet. Le docce, esterne alle celle, non funzionano bene e sono in pessime condizioni (su otto postazioni, solo quattro sono utilizzabili). La conta notturna dei detenuti, con apertura delle celle e accensione improvvisa della luce verso le tre di notte, viene effettuata a discrezione della polizia penitenziaria. Il funzionamento della cucina non è buono. La maggior parte dei detenuti consuma infatti cibo acquistato e preparato in cella, nonostante i prodotti che si trovano allo spaccio siano limitati e di scarsa qualità. Non ci sono spazi verdi destinati ai colloqui. Non c’è un servizio di mediazione culturale. In sintesi, il carcere di Bari non si è adeguato al Regolamento né per quanto concerne i servizi igienici né per quanto concerne le cucine.
CASA CIRCONDARIALE DI NAPOLI POGGIOREALE Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 2135 Capienza regolamentare: 1359 L’anno di costruzione dell’istituto è il 1908. Le condizioni generali dell’edificio, sia esterne che interne, sono insoddisfacenti e determinano una scarsa vivibilità. Nell’istituto mancano adeguati spazi per la socialità. Nelle celle convivono fino a 18 persone, con a disposizione un unico bagno e un unico tavolo. Le finestre delle celle non hanno schermature. Gli interruttori della luce sono sia interni che esterni alle camere di detenzione. Non risulta che i controlli notturni vengano effettuati con una luce attenuata. I servizi igienici sono collocati in un vano annesso alla camera, ma le docce sono solo all’esterno. C’è un’unica cucina che serve l’intero istituto. Non c’è un’area verde. Nell’istituto non operano mediatori culturali. In breve, il carcere di Napoli Poggioreale, per quanto riguarda i servizi igienici e le cucine, non si è adeguato al Regolamento.
CASA CIRCONDARIALE ROMA REBIBBIA NUOVO COMPLESSO Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 1603 Capienza regolamentare: 1188 L’istituto è stato consegnato nel 1972. L’edificio necessiterebbe di alcuni interventi di manutenzione, in particolare per quanto concerne l’impianto idraulico e quello elettrico. Le finestre delle celle non hanno schermature. Le celle sono dotate di interruttori interni per la luce. L’illuminazione per i controlli notturni è più attenuata. I bagni delle celle non sempre sono situati in un vano separato, e non sono forniti di doccia né di acqua calda. La cucina unica e molto grande prepara i pasti per tutti i 1.600 detenuti. C’è l’area verde per i colloqui. Nell’istituto non operano mediatori culturali. In sintesi, per quanto riguarda le docce e le cucine nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso il Regolamento non è attuato.
CASA CIRCONDARIALE DI BOLOGNA Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 1.025 Capienza regolamentare: 481 L’edificio è del 1984. Lo stato della facciata esterna è discreto. All’interno però le celle, nate per essere singole, ospitano anche tre o quattro detenuti per volta, determinando un degrado della struttura. Le finestre delle camere di detenzione non hanno schermature. Gli interruttori della luce sono sia interni che esterni alle celle. I controlli notturni avvengono con un’illuminazione di intensità attenuata. I servizi igienici interni alle celle non sono collocati in un vano separato e non sono dotati di acqua calda né di doccia. Le docce servono l’intera sezione. Nell’istituto ci sono due cucine. Sono presenti due mediatori culturali, di lingua araba e albanese. E’ presente un gazebo per i colloqui all’aperto. In sintesi, l’istituto di Bologna non si è adeguato alle disposizioni del Regolamento per quanto riguarda i servizi igienici e le cucine.
CASA DI RECLUSIONE DI MILANO OPERA Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 1.390 Capienza regolamentare: 884 Le finestre delle celle presentano ancora delle schermature, ma sono in corso lavori di ristrutturazione volti a eliminarle. Gli interruttori della luce sono solo esterni alle celle. I controlli notturni non vengono effettuati con una luce attenuata. I servizi igienici sono collocati in un vano annesso alla camera, e solamente in un’unica sezione sono dotati di doccia. Nella sezione femminile, i servizi igienici sono forniti di bidet. Nell’istituto ci sono tre cucine: una per la sezione femminile, una per il centro clinico e una che serve tutti gli altri detenuti. Ci sono spazi all’aperto per i colloqui. Non sono presenti mediatori culturali. Il carcere di Opera risulta parzialmente adeguato al Regolamento per quanto riguarda i servizi igienici ma non per le cucine.
CASA CIRCONDARIALE VERONA MONTORIO Detenuti presenti al 30 giugno 2005: 784 Capienza regolamentare: 564 L’istituto, costruito negli anni ’80 e inaugurato nel 1995, è una delle cosiddette “carceri d’oro”. Costantemente sovraffollato, vede vivere fino a tre detenuti in celle pensate originariamente come singole. Le finestre delle camere di detenzione consentono il passaggio di sufficiente luce naturale. Gli interruttori della luce sono collocati soltanto all’esterno delle celle. I controlli notturni vengono effettuati con una luce di intensità attenuata. I servizi igienici si trovano in un vano annesso alla camera, ma non sono dotati di acqua calda, di doccia né di bidet (neanche per le donne). Nella sezione maschile, una sola cucina funziona per circa 700 detenuti, mentre nella sezione femminile una cucina serve circa 70 detenute. L’area verde per i colloqui, pur essendoci, è in corso di sistemazione e non è stata ancora inaugurata. C’è un servizio di mediazione linguistico-culturale sia nella sezione maschile che in quella femminile. In particolare, nell’istituto operano tre mediatori di lingua rumena, araba e albanese. In sintesi, la casa circondariale di Verona Montorio non si è adeguata alle disposizioni del Regolamento per quanto riguarda le docce, l’acqua calda, il bidet nella sezione femminile e le cucine.

associazione.antigone@tin.it
http://www.associazioneantigone.it/