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L’INPS ci riprova
di Pietro V. Barbieri e Carlo Giacobini

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Mentre le politiche sociali attendono una svolta radicale nella programmazione e nei finanziamenti, in ambito di accertamento della disabilità e della presa in carico delle persone e dei loro bisogni, avanzano invece proposte e tentativi che vanno in tutt'altra direzione: quella del mero contenimento della spesa

Con repentini “colpi di mano” si stanno tentando manovre che inciderebbero pesantemente sulle procedure di accertamento delle invalidità civili e sulla concessione delle provvidenze economiche a migliaia di persone disabili. Ma non solo...
Attualmente l'impianto generale si basa sulla differenziazione tra quattro momenti: l’accertamento degli stati invalidanti, la verifica di tali accertamenti, la concessione delle provvidenze e l’erogazione delle stesse.
L’accertamento (effettuato da Commissioni operanti in tutte le Aziende USL) e la concessione sono state trasferite alle Regioni. La verifica formale e sostanziale dei verbali di accertamento viene effettuata dal Ministero dell’Economia tramite proprie Commissioni. L’erogazione, infine, è affidata all’INPS.
Che l’INPS da parecchio tempo tenti di allargare le sue competenze è fatto noto e piuttosto contestato da più parti. Ora ci riprova, con l’appoggio politico del Governo. Infatti, nel Decreto legge 203, del 30 settembre 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 230, del 3 ottobre) viene previsto il trasferimento all’INPS di tutte le competenze fino ad oggi attribuite al Ministero dell’Economia.
Ma di quali funzioni si tratta? Della verifica formale e sostanziale di tutti gli accertamenti di invalidità, handicap e disabilità ai fini dell’integrazione lavorativa, della verifica a campione della sussistenza degli stati invalidanti, della presenza in giudizio nei casi di ricorso giurisdizionale al posto del Ministero dell’Economia.
Assieme alle competenze viene trasferito, dal Ministero all’INPS, il personale attualmente dipendente e impegnato in questi procedimenti, oltre a risorse strumentali ed economiche da individuare.
Se quel Decreto venisse convertito in legge, il ruolo dell’INPS sarebbe ancora più determinante di quello che già riveste.
Non possiamo non notare come già ora, l’Istituto condizioni negativamente, con l’avallo del Ministero e della Ragioneria dello Stato, la concessione di provvidenze economiche.
Pensiamo ad esempio ai limiti di redditi per le pensioni degli invalidi civili, computando la prima casa e le spese deducibili, contro le stesse indicazioni del Legislatore e del Consiglio di Stato.
Oppure alla prassi adottata per l’indennità di frequenza che, contrariamente a quando previsto dal Parlamento, viene concessa per un numero di mensilità inferiore a quello dell'effettiva frequenza a corsi e alla scuola.
Ma andiamo al di là dell'INPS. I risultati prevedibili di questa e di altre manovre paventate sono alquanto perversi per le persone con disabilità: allungamento dei tempi per ottenere una qualsivoglia certificazione per accedere a diritti, prestazioni e servizi che soddisfino persino i bisogni fondamentali e moltiplicazione dei costi a livello centrale nella somma del personale del Ministero del Tesoro e dell'INPS a fronte di paventate tassazioni o riduzioni delle indennità di accompagnamento e comunicazione.
Ricordiamo che tali prestazioni sono state dichiarate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali come l'unico livello essenziale di assistenza garantito e, nella fattispecie, l’offensiva somma da colpire è di 443 euro mensili!
Questa manovra va in una direzione opposta a quanto da sempre auspicato dalle Associazioni delle persone con disabilità. Lo sintetizziamo in modo semplice:
- L’INPS deve mantenere meramente la funzione di erogazione e deve erogare senza interferenze ciò che le Regioni hanno deciso di concedere.
- La funzione di verifica sui verbali di accertamento di invalidità, handicap e disabilità rilasciati dalla Commissioni USL dev'essere attribuita (assieme a personale e finanziamenti) alle Regioni, per completare razionalmente il quadro dei trasferimenti di competenze.
- Devono essere rivisti i criteri di accertamento dell’invalidità e dell’handicap, come previsto già da cinque anni, a partire dalla Legge di riforma dell’assistenza (328/2000).
- Alle Commissioni di verifica del Ministero dell’Economia può essere lasciata l’eventuale competenza dei controlli a campione.
- Devono essere introdotti dei correttivi per evitare la ripetizione di visite inutili nel caso di disabilità stabilizzate.
Si tratta di riforme di sostanza che non possono certo avere come interlocutori l’INPS o il Ministero dell’Economia, ma piuttosto le Regioni e i Ministeri del Welfare e della Salute.
Stiamo parlando di politiche sociali: forse è ora che almeno le indicazioni di principio tornino ad essere discusse innanzitutto nella loro sede più consona, il Parlamento e sui tavoli di confronto che questo vorrà attivare, e non preconfezionate altrove.
Quest'ultimo atto rappresenta un’ulteriore "spallata" contro gli impegni sottoscritti dal ministro del Welfare Roberto Maroni a conclusione del 2003, Anno Europeo delle Persone con Disabilità, tra i quali ricordiamo la revisione di criteri e modalità dell’accertamento di invalidità, handicap e disabilità verso la presa in carico globale nel luogo più prossimo alla persona e alla famiglia e l’aumento delle pensioni e delle indennità di accompagnamento e comunicazione.