Mentre le politiche sociali attendono una svolta radicale nella programmazione
e nei finanziamenti, in ambito di accertamento della disabilità e della
presa in carico delle persone e dei loro bisogni, avanzano invece proposte
e tentativi che vanno in tutt'altra direzione: quella del mero contenimento
della spesa
Con repentini “colpi di mano” si stanno tentando manovre che inciderebbero
pesantemente sulle procedure di accertamento delle invalidità civili e
sulla concessione delle provvidenze economiche a migliaia di persone disabili.
Ma non solo...
Attualmente l'impianto generale si basa sulla differenziazione tra quattro
momenti: l’accertamento degli stati invalidanti, la verifica
di tali accertamenti, la concessione delle provvidenze e l’erogazione
delle stesse.
L’accertamento (effettuato da Commissioni operanti in tutte
le Aziende USL) e la concessione sono state trasferite alle
Regioni. La verifica formale e sostanziale dei verbali di
accertamento viene effettuata dal Ministero dell’Economia tramite proprie
Commissioni. L’erogazione, infine, è affidata all’INPS.
Che l’INPS da parecchio tempo tenti di allargare le sue competenze
è fatto noto e piuttosto contestato da più parti. Ora ci riprova, con
l’appoggio politico del Governo. Infatti, nel Decreto legge 203, del
30 settembre 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 230, del 3 ottobre) viene
previsto il trasferimento all’INPS di tutte le competenze fino
ad oggi attribuite al Ministero dell’Economia.
Ma di quali funzioni si tratta? Della verifica formale e sostanziale
di tutti gli accertamenti di invalidità, handicap e disabilità ai fini
dell’integrazione lavorativa, della verifica a campione della sussistenza
degli stati invalidanti, della presenza in giudizio nei casi di ricorso
giurisdizionale al posto del Ministero dell’Economia.
Assieme alle competenze viene trasferito, dal Ministero all’INPS,
il personale attualmente dipendente e impegnato in questi procedimenti,
oltre a risorse strumentali ed economiche da individuare.
Se quel Decreto venisse convertito in legge, il ruolo dell’INPS sarebbe
ancora più determinante di quello che già riveste.
Non possiamo non notare come già ora, l’Istituto condizioni negativamente,
con l’avallo del Ministero e della Ragioneria dello Stato, la concessione
di provvidenze economiche.
Pensiamo ad esempio ai limiti di redditi per le pensioni degli
invalidi civili, computando la prima casa e le spese deducibili, contro
le stesse indicazioni del Legislatore e del Consiglio di Stato.
Oppure alla prassi adottata per l’indennitàdi frequenza
che, contrariamente a quando previsto dal Parlamento, viene concessa per
un numero di mensilità inferiore a quello dell'effettiva frequenza a corsi
e alla scuola.
Ma andiamo al di là dell'INPS. I risultati prevedibili di questa
e di altre manovre paventate sono alquanto perversiper le persone
con disabilità: allungamento dei tempi per ottenere una qualsivoglia
certificazione per accedere a diritti, prestazioni e servizi che soddisfino
persino i bisogni fondamentali e moltiplicazione dei costi a livello
centrale nella somma del personale del Ministero del Tesoro e dell'INPS
a fronte di paventate tassazioni o riduzioni delle indennità di accompagnamento
e comunicazione.
Ricordiamo che tali prestazioni sono state dichiarate dal Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali come l'unico livello essenziale di
assistenza garantito e, nella fattispecie, l’offensiva somma da colpire
è di 443 euro mensili!
Questa manovra va in una direzione opposta a quanto da sempre auspicato
dalle Associazioni delle persone con disabilità. Lo sintetizziamo in modo
semplice: - L’INPS deve mantenere meramente la funzione di erogazione e deve
erogare senza interferenze ciò che le Regioni hanno deciso di concedere. - La funzione di verifica sui verbali di accertamento di invalidità,
handicap e disabilità rilasciati dalla Commissioni USL dev'essere attribuita
(assieme a personale e finanziamenti) alle Regioni, per completare razionalmente
il quadro dei trasferimenti di competenze. - Devono essere rivisti i criteri di accertamento dell’invalidità
e dell’handicap, come previsto già da cinque anni, a partire dalla Legge
di riforma dell’assistenza (328/2000). - Alle Commissioni di verifica del Ministero dell’Economia può
essere lasciata l’eventuale competenza dei controlli a campione. - Devono essere introdotti dei correttivi perevitare la ripetizione
di visite inutili nel caso di disabilità stabilizzate.
Si tratta di riforme di sostanza che non possono certo avere come
interlocutori l’INPS o il Ministero dell’Economia, ma piuttosto le
Regioni e i Ministeri del Welfare e della Salute.
Stiamo parlando di politiche sociali: forse è ora che almeno le indicazioni
di principio tornino ad essere discusse innanzitutto nella loro sede più
consona, il Parlamento e sui tavoli di confronto che questo vorrà
attivare, e non preconfezionate altrove.
Quest'ultimo atto rappresenta un’ulteriore "spallata" contro gli impegni
sottoscritti dal ministro del Welfare Roberto Maroni a conclusione
del 2003,Anno Europeo delle Persone con Disabilità, tra
i quali ricordiamo la revisione di criteri e modalità dell’accertamento
di invalidità, handicap e disabilità verso la presa in carico globale
nel luogo più prossimo alla persona e alla famiglia e l’aumento delle
pensioni e delle indennità di accompagnamento e comunicazione.