Data di pubblicazione: 13/03/2022
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La crisi ucraina ha impresso una svolta alle politiche dell’asilo. Ma non per tutti

Il 3 marzo l’Unione europea, di fronte alle drammatiche conseguenze della guerra in Ucraina, ha assunto una decisione che segna una svolta nelle politiche dell’asilo: ha per la prima volta attivato la direttiva 55 del 20 luglio 2001, relativa alla “concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati” e alla “promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati”. L’innovazione delle politiche europee sembra procedere per strappi, sotto l’urgenza di crisi impreviste e sconvolgenti. Così è stato per il superamento dei dogmi relativi ai limiti della spesa pubblica e alla solidarietà europea, in risposta all’impatto economico della pandemia, e così accade ora per le regole sull’accoglienza dei profughi, di fronte agli arrivi, secondo le stime, di circa 100.000 persone al giorno, perlopiù donne, anziani e bambini, in fuga dall’offensiva russa. Va ricordato che la direttiva del 2001 non era stata attivata neppure di fronte ai consistenti ingressi di profughi dal Medio Oriente nel 2015-2016: rispettivamente 1.321.000 domande di asilo nel 2015 e altre 1.259.000 nel 2016, rivolte prevalentemente alla Germania. Approfondisci in welforum.it.


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Adempimenti legge 4 agosto 2017, n. 124


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