Data di pubblicazione: 29/05/2022
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In ricordo di Andrea Canevaro

Sono tanti i contributi di Andrea Canevaro che, negli ultimi due decenni,  sono comparsi nella nostra rivista, Appunti sulle politiche sociali, nel nostro sito o nei nostri libri. Ci piace ricordarlo riprendendo da tre suoi contributi a sostegno di alcune iniziative territoriali del Gruppo Solidarietà. Mai ha declinato questi  inviti. Come ha scritto un comune amico, Salvatore Nocera, "dove vedeva che gruppi di cittadini si adoperavano per i diritti fondamentali, si metteva a disposizione e donava il suo tempo, la sua competenza e la sua autorevolezza".  Pubblicato nel n. 2/2022 di Appunti sulle politiche sociali

La prima riguarda la mobilitazione promossa, da diverse organizzazioni marchigiane, contro delibere regionali emanate a cavallo del 2013 e 2014 riguardanti i servizi diurni e residenziali sociosanitari.  Provvedimenti che hanno aperto il campo allo sviluppo di servizi di grandi dimensioni e concentrazioni, dunque sempre più slegati dalla comunità di appartenenza, e modellati sul concetto di “nucleo accorpato”. Servizi concepiti e pensati nella prospettiva dell’efficienza gestionale. Della sostenibilità mai declinata in termini inclusivi.

Il contributo è intitolato, La vista corta. Riflessioni su una delibera della Regione Marche. Riprendiamo dalla prima parte. La delibera della Regione Marche a proposito delle persone non autosufficienti è un errore grave, dovuto alla vista corta. Un errore per almeno due ragioni: - l’idea, sbagliata, che si risparmi (..); l’idea, pericolosa, che delle persone non autosufficienti non possano occuparsi che strutture “di contenimento”. Che, con numeri rilevanti, producono un effetto di produrre una dinamica sociale di lontananza con conseguenze che possono facilmente diventare tragiche. Al contrario, occorre sottolineare l’esigenza di costruire una dinamica di produzione sociale di vicinanza. Un welfare di prossimità. Questa linea di continuità nella vicinanza è la dinamica che porta a passare da istituzioni che allontanano ad altre, che avvicinano. I grandi contenitori mascherano le differenze all’interno di categorie riduttive basate su elementi che sarebbero da intrecciare a storie diverse, in persone diverse, che invece vengono cancellate da una sola indicazione, in questo caso non autosufficienza. Questo probabilmente viene fatto, ma non forse con una piena coscienza. La produzione sociale di lontananza è particolarmente pericolosa, perché - la storia è chiara, in proposito - può permettere decisioni con ricadute
tragiche
.

La seconda, è riferita alla vicenda (2018) della Scuola speciale all’interno dell’Istituto Bignamini della Fondazione don Gnocchi a Falconara Marittima (AN). Paventata una riduzione dell’organico si sono levate proteste da parte dei familiari e di rappresentanti istituzionali a sostegno e difesa della scuola. Ritenemmo necessario intervenire a sostegno dell’inclusione nella scuola di tutti e promuovemmo il documento, Alunni con disabilità nella scuola di tutti. Una conquista di civiltà da perseguire con determinazione. Contemporaneamente, Andrea intervenne con la riflessione, Alunni con disabilità. Alleanze virtuose per una prospettiva inclusiva, sui temi delle competenze, dello specialismo, della delega, della separazione. Successivamente, ritornammo sulla questione con un numero speciale della nostra rivista, Inclusione scolastica degli alunni con disabilità e scuole speciali e titolò il suo contributo: “Un sistema unico inclusivo che include le competenze”. Riprendiamo alcuni passaggi: L’avvio della scuola inclusiva era e rimane chiaro: un solo sistema scolastico. Superamento dei due sistemi, quello normale e quello speciale, basati su criteri selettivi. Sembrava evidente che questo avrebbe definitivamente fatto superare il didattismo basato sull’insegnamento-apprendimento lineare e simultaneo. Tutti, insegnanti e alunni, procedono, avanzano, negli stessi tempi e modi. Il superamento non è stato definitivo e completo. È stato possibile. La Fondazione Agnelli, come ogni anno, aiuta nella scelta della scuola superiore, fornendo informazioni sugli sviluppi dei percorsi di studio e le correlazioni positive con gli esiti universitari. Dalle informazioni del 2018 risulta la conferma che le buone scuole sono quelle non selettive, inclusive, e quindi efficaci. È un risultato da sottolineare. Permette di insistere, con buone ragioni per tutti, sull’unico sistema. E di notare alcuni punti critici nell’impiego del “sostegno”. In sintesi e schematicamente, c’è il rischio della ricostruzione, rinnovata, dei due sistemi. La moltiplicazione dei corsi per insegnanti di sostegno specializzati per una specifica diagnosi potrebbe e a volte è essere un prezioso contributo all’evoluzione di un unico sistema scolastico, inclusivo. Però può restaurare meccanismi selettivi e ripristinare i due sistemi.

La terza, riguarda un’iniziativa ancora in corso. Un appello contro la realizzazione di una nuova struttura sociosanitaria di 175 posti in provincia di Fermo. Un mega contenitore, all’interno di una logica di tipo commerciale, destinato a persone con disabilità, anziani non autosufficienti e con demenza, soggetti con disturbi psichici, malati nella fase post acuta della malattia. Dopo che ebbe sottoscritto l’appello gli chiedemmo un contributo di riflessione. Ce lo inviò con in il titolo, Virtute e conoscenza. Riflessioni a partire dalla vicenda “Rapagnano”. Qui alcuni passaggi: La dittatura degli esperti è collegata alle difficoltà di dialogo fra Virtute e Conoscenza, il cui rapporto è antagonista per ciascuna vorrebbe escludere l’altra ed essere la sola consigliera del Decisore, considerato non tanto come chi si pone al servizio di un progetto, ma come chi ha il potere. Si scatenano i giochi di potere, fatti di seduzioni, scambi di favori, clientelismi, ... a volte mascherati come virtù e altre volte come conoscenze. Riteniamo che la vicenda “Rapagnano”, così come è delineata, faccia parte delle soluzioni miracolo di triste memoria, e quindi possa collocarsi nell’economia esclusiva, che sembra più efficiente dell’economia inclusiva, incerta, e apparentemente costosa. Ma l’economia dell’esclusione costa, e le voci di spesa sono senza ritorni se non l’esclusione.

 

[1] I testi citati sono consultabili sul sito del Gruppo Solidarietà, www.grusol.it.


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