Data di pubblicazione: 10/03/2024
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Cura e presenza: coś abbiamo abolito la contenzione

Lo psichiatra Vito D'Anza ha diretto a lungo un Spdc in cui è riuscito per quasi vent'anni a non legare nessuno. In occasione del centenario di Franco Basaglia, ha raccontato a VITA la sua esperienza, fatta di vicinanza, ascolto e servizi attenti ai bisogni di cura delle persone. Una rarità, in un sistema in cui si aggira ancora lo spettro della psichiatria tradizionale. Per approfondire 100 Basaglia, La Salute Mentale per tutti: Riprendiamoci i diritti.

"Ci tengo a sottolineare, però, che non legare non è una questione che dipende solo dall’Spdc. Quello che avviene all’interno del reparto è determinato da quello che sta fuori, dal resto dei servizi, se c’è un centro di salute mentale che funziona, se ci sono appartamenti supportati, una rete territoriale. Alla contenzione ci si arriva più facilmente se i servizi non hanno protocolli con il 118 e se mancano gli interventi nei luoghi di vita delle persone. All’epoca, per esempio, abbiamo fatto un protocollo con il 118, in cui abbiamo stabilito che in orario di apertura dovesse sempre essere avvisato il servizio prima di qualsiasi intervento di natura psichiatrica, in modo che un medico o un infermiere potesse recarsi sul posto, per cercare di ridurre il numero di Tso (trattamenti sanitari obbligatori, ndr) e di Aso (accertamenti sanitari obbligatori, ndr). Così noi, per 18 anni abbiamo fatto solo quattro/cinque Tso ogni 100mila abitanti, credo uno dei numeri più bassi in Italia. Poi, in questo modo, chi arrivava in ospedale accompagnato dagli operatori dei servizi, che già conosceva, tendeva a essere più rassicurato e tranquillo. Così, anche se non abbiamo mai legato, non abbiamo nemmeno avuto degli episodi aggressivi eclatanti o più numerosi rispetto ad altri reparti. Possiamo quindi testimoniare che evitare la contenzione è possibile. (...) Nei servizi ormai c’è un modo molto sbrigativo di seguire le persone. Troppo spesso gli psichiatri stanno con i pazienti cinque o dieci minuti e liquidano la situazione dicendo che non collaborano e che quindi è necessario un Tso, perché sono resistenti a qualsiasi forma di condivisione della scelta terapeutica. Invece, come dice il collega romano Piero Cipriano, bisogna stare accanto alle persone che hanno un momento di crisi, fino allo sfinimento, per far decantare la situazione e rassicurarle. Bisogna starci vicino in una relazione che può durare anche ore. Il problema è che ci stiamo concentrando sempre di più sulle prestazioni, che sono puntiformi e più brevi e richiedono di essere sbrigativi. La questione decisiva è dare alle persone il tempo necessario. In questo modo potremo avere anche Spdc a porte aperte – che è l’altra caratteristica del reparto che ho diretto –, durante il giorno, dalle 8:00 alle 20:00. Si tratta di un elemento importante perché quando le persone sono tenute in cattività è più facile che sviluppino aggressività: una porta chiusa va sfondata, bisogna scappare. Se invece ci si può allontanare quando si vuole si tenderà a rimanere. Su questo non esistono ricerche attendibili, ce n’è solo una fatta a Trento, in cui si affermava che mediamente si allontanavano – scappavano, come dicevano loro – tre persone al mese dall’Spdc, quindi circa 36 all’anno. Da noi se ne sono andate credo una ventina in 18 anni, perché c’era una dimensione rispettosa dei diritti dei pazienti, che a volte vengono dimenticati, come succedeva nei manicomi e come può succedere anche oggi. La maggior parte delle persone pensa che l’obiettivo di Franco Basaglia fosse la chiusura degli ospedali psichiatrici. Era una questione decisiva, ma il punto centrale era un altroLa trasformazione della psichiatria tradizionale, quella rimasta immutata dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, sia dal punto di vista metodologico che epistemologico. Vedo una malattia, faccio una diagnosi, a cui corrisponde un farmaco o una terapia. Lui invece voleva impostare una presa in carico che significava presenza, interventi a domicilio, ma anche operatori formati in modo da condurre un discorso che andasse in questa direzione. Il problema è che le università non si sono mosse di un millimetro dall’impostazione tradizionale." Approfondisci in vita.it.

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