Si tratta di principi e criteri che governano la spesa pubblica, solo apparentemente ispirati dal buonsenso e che non sono attualmente in discussione: l’osservazione della realtà, in particolare di chi si occupa di tutelare i diritti delle persone con disabilità fa emergere come la loro applicazione limiti o escluda dall’accesso ai sostegni sociali migliaia di persone con disabilità che vivono in condizione di disagio e di discriminazione.

Nel novembre del 2023 CBM e Fondazione Zancan hanno pubblicato un accurato studio[1] sul rapporto tra disabilità e povertà in Italia che ha raccolto e analizzato le fonti disponibili, effettuando in aggiunta uno studio analitico sulle condizioni di vita di quasi 300 persone con disabilità. Si tratta di un lavoro che prova a colmare una grave lacuna di dati e informazioni e analisi sulle condizioni di vita delle persone con disabilità che vivono nel nostro paese.

I principali esiti della ricerca. La disabilità, fattore di rischio di vivere in una condizione di disagio socio-economico

La ricerca conferma e descrive nel dettaglio il noto rapporto di causa ed effetto tra povertà e disabilità che è registrabile in tutto il mondo. Anche in Italia le persone con disabilità e i loro caregiver familiari hanno meno accesso al lavoro e vanno incontro a maggiori spese connesse alla loro compromissione e condizione sociale per l’assistenza, la cura, gli ausili, il trasporto, la casa ecc.
Lo studio contiene però un’informazione inaspettata e, per certi versi, sorprendente:

“È interessante notare come, sul piano strettamente reddituale in Italia non si osservino sostanziali differenze (in media) tra le persone con disabilità e il resto della popolazione.” (pag. 21)

Nel nostro paese, al contrario che nel resto d’Europa, infatti l’incidenza del rischio di povertà reddituale tra le persone con gravi limitazioni è pari al 19.7% in linea con l’incidenza nella popolazione complessiva (19,4%). Sarebbe interessante indagare sulle radici e le ragioni di questo fenomeno.

Il secondo dato, altrettanto sorprendente, che emerge dallo studio è che questa condizione non evita alle persone con disabilità di rischiare di vivere in condizioni di povertà. Da questo punto di vista, il rapporto con le situazioni presenti negli altri paesi europei si inverte: infatti nel 2022 la media europea delle persone con gravi limitazioni che vivevano in famiglie in difficoltà ad arrivare a fine mese era del 60,1 % mentre in Italia la percentuale era del 76,4%. In generale, secondo i dati di Eurostat, il 32,5% delle persone con disabilità che vive in Italia, corre il rischio di vivere in una condizione di povertà ed esclusione sociale contro il 22,9 % delle persone senza disabilità. Il 10,1% delle persone con disabilità vive una condizione di grave deprivazione materiale contro 4,4 delle persone senza disabilità.

La conferma del fatto che la disabilità pone le persone in una condizione di forte rischio di vivere in una condizione di disagio socio-economico e di deprivazione materiale arriva anche da altri indicatori raccolti da altri lavori, sempre citati nel “Rapporto”. In particolare uno studio condotto nelle province di Padova e Rovigo – che ha coinvolto 1600 famiglie con persone con disabilità – ha fatto emergere come l’85% del campione dichiari una qualche forma di difficoltà di arrivare a fine mese e il 18,6% indichi una grave difficoltà: andando in un maggior dettaglio, il 61,8% non riuscirebbe a far fronte ad una spesa imprevista di € 500, il 65% vive in una famiglia che non può permettersi una settimana di vacanza all’anno lontano da casa, il 27,3% non può alimentarsi in modo adeguato e il 22% non può riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Che si tratti di cibo, vestiti, medicine o esami sanitari, scuola o trasporti, lo studio fa emergere la difficoltà di queste famiglie di sostenere le spese per beni e servizi rilevanti.

“Nonostante i trasferimenti sociali contrastino il rischio di povertà delle famiglie con disabili, le risorse economiche disponibili risultano insufficienti a garantire loro uno stile di vita adeguato” (ISTAT 2019)

 La natura multidimensionale della povertà delle persone con disabili

Il Rapporto fa emergere con chiarezza la natura multidimensionale della povertà delle persone con disabilità che ha a che fare, certamente, con le condizioni materiali di vita ma anche – e forse in modo determinante – con le condizioni di isolamento sociale, la carenza di relazioni amicali e familiari, la difficoltà di accedere, sia da parte delle persone con disabilità che dei loro caregiver, alle opportunità ricreative e di socializzazione offerte dal territorio ed alla persistenza di uno stigma sociale ancora significativo che rende difficile e complessa la partecipazione alla vita sociale. Non stupisce quindi che l’appartenenza ad una associazione compaia tra i fattori di riduzione del rischio di povertà.

I dati confermano quindi che la connessione tra disabilità e povertà ovviamente riguarda prima di tutto le persone con disabilità che hanno redditi medio bassi ma che, in realtà, può riguardare una popolazione molto più ampia di persone e di nuclei familiari: la condizione di disabilità, proprio per la sua dimensione sociale, rende difficile, in alcuni casi arduo, “tradurre le risorse economiche di cui dispongono in beni servizi necessari nel godimento di beni e servizi necessari per uno stile di vita soddisfacente” (pag. 20).

Si tratta di una ulteriore conferma di come le compromissioni e le menomazioni influiscano nelle condizioni di vita delle persone per i loro effetti relazionali e sociali prima ancora che per le problematiche sanitarie e funzionali. La rarefazione delle relazioni familiari e amicali, la persistenza di stigmi e pregiudizi e la persistenza di barriere, ambientali e comportamentali, hanno un effetto dirompente nelle condizioni di vita complessive delle persone con disabilità e dei loro familiari: condizionare l’accesso delle persone con disabilità ai sostegni pubblici alla “prova dei mezzi”, cioè alla condizione di povertà, non sembra essere una scelta adeguata ed efficace.

Disabilità e povertà, anche in Lombardia

Si tratta di una fotografia nazionale che trova corrispondenza a quanto avviene ancora oggi in Lombardia. La lettura dei regolamenti comunali di accesso ai servizi sociali, confermano un’impostazione complessiva che tratta la disabilità, con poche variazioni sul tema, con dei criteri facilmente sovrapponibili con quelli che governano le politiche di contrasto alla povertà. Dovendo stabilire la priorità di accesso ai servizi pubblici, la quasi totalità degli Enti Locali lombardi privilegia le persone in condizione di “handicap grave”, quelle con un basso livello reddituale e patrimoniale (misurato con l’ISEE), ulteriori elementi che descrivano la “gravità” della compromissione unita alla fragilità della rete familiare. La scarsità delle risorse disponibili fa sì che, in molti casi, la “presa in carico” pubblica avvenga solo in presenza di uno o più di queste condizioni. Peccato che la presenza di un bisogno di sostegno non elevatissimo, di una certa consistenza reddituale e patrimoniale e di una rete familiare ancora attiva non escluda la possibilità di vivere in una condizione di povertà, di disagio, isolamento sociale e discriminazione.

La semplice osservazione della realtà, oggi confermata dallo studio condotto da CBM e Fondazione Zancan, dovrebbe portare all’archiviazione definitiva dell’approccio che considera l’intervento pubblico, in senso lato, sempre come integrativo e complementare a quello personale e familiare. I servizi sociali dovrebbero essere messi invece nelle condizioni di poter “prendere in carico” tutte le persone con disabilità che lo richiedano, indipendentemente dalla tipologia di compromissione, dal bisogno di sostegno, dall’età e dalla ricchezza.

Questo del resto è lo spirito dell’articolo 3 della Legge Regionale 25/2022[2]che prevede come il sostegno alla elaborazione e implementazione del Progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato debba essere garantito a tutte le persone con disabilità[3].

Tutte le realtà che formano il welfare sociale regionale per la disabilità hanno oggi il compito e la responsabilità di mettersi in ascolto di tutte le persone con disabilità che bussano alle loro porte, indipendentemente dalle loro condizioni funzionali, familiari e sociali: la possibilità di esprimere i propri desideri, preferenze e richieste, il diritto di scegliere in modo libero cosa fare della propria vita, le opportunità di sviluppare relazione e di partecipare alla vita delle società devono essere offerte a tutte le persone e anche a tutte le persone con disabilità. Le risorse personali e familiari entrano in gioco in momento successivo, come opportunità e non come limite, nella elaborazione e implementazione del proprio Progetto di vita.

Un’idea di welfare sociale per le persone con disabilità universalistico, inclusivo e comunitario che sta solo muovendo i primi passi nel nostro territorio ma che deve ancora fare breccia nella programmazione delle politiche regionale e territoriali così come nella pratica quotidiana del lavoro sociale.

[1] Fondazione E. Zancan e CBM Italia ETS, Disabilità e povertà nelle famiglie italiane. Indicazioni da uno studio. Il primo rapporto di CBM sulla disabilità in Italia, novembre 2023.
[2]L.r. 25/22 – art. 3 (Destinatari): Le disposizioni della presente legge si applicano, indipendentemente dalla tipologia di compromissione funzionale, dal livello di intensità del bisogno di sostegno, dal reddito e dal patrimonio posseduti, alle persone con disabilità residenti nel territorio regionale che sono in possesso di una certificazione di invalidità civile non inferiore al quarantasei per cento, rilasciata ai sensi della normativa vigente, o di una certificazione ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 (Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), che hanno compiuto quattordici anni d’età o che frequentano la scuola secondaria di primo grado.
[3] Per approfondimenti, alcuni contributi pubblicati su LombardiaSociale.it:
Mozzanica R., Il diritto alla vita indipendente di tutte le persone con disabilità, 3 marzo 2023
Plebani R., Voglio una vita … di quelle fatte così, 29 maggio 2023


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