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- Presidente e componenti Conferenza dei sindaci Ausl 5
e. p.c.

- Commissario Straordinario Ausl 5
- Assessore regionale alla sanità

8 luglio 2002

Oggetto: Servizi sanitari territorio ASL 5

Come più volte abbiamo sottolineato in questi anni vorremmo rimettere all'attenzione della Conferenza dei Sindaci alcuni problemi attinenti alla tutela della salute della popolazione del territorio; chiedendo una chiara presa di posizione al riguardo. Se si vuole coerentemente adempiere alle indicazioni normative in merito al ruolo dei Comuni nella "verifica dei risultati di salute" di un territorio crediamo necessaria una precisa presa di posizione nei confronti della azienda sanitaria 5 e della regione Marche riguardo la situazione della risposta a gravi malattie, che producono non autosufficienza e che purtroppo non guariscono. Dal nostro punto di vista è tempo di uscire da ogni forma di ambiguità, finora pagata esclusivamente da quei cittadini deboli (adulti e anziani), che continuano a non ricevere - in diverse fasi della malattia - quelle prestazioni che le sono necessarie.
Nei prossimi giorni invieremo un documento più approfondito sui problemi di maggior rilevanza del nostro territorio. In vista della prossima Conferenza dei Sindaci vorremmo ribadire i seguenti aspetti (richiamiamo in proposito le nostre ultime note del 15 e 25 marzo scorso).

1) La ASL 5 ha utilizzato da sempre le nostre tre RSA* come strutture di riabilitazione-lungodegenza, gestendo quasi esclusivamente soggetti in acuzie e post acuzie in dimissione ospedaliera. Strutture affidate nei fatti a medici di guardia e con standard assistenziali assolutamente carenti per la gestione di quel tipo di pazienti; ha di fatto imposto - del tutto illegittimamente - una degenza a termine di 90 giorni; nelle situazioni in cui si sono verificati aggravamenti durante la degenza che hanno impedito la dimissione al 90º giorni - tranne rarissimi casi - è stata comunque fatta scattare la quota alberghiera (50.000 L al giorno) alla quale spesso si è aggiunta l'onere per l'assistenza privata. Dunque non soltanto si è chiesta una partecipazione al costo di 50.000 L. al giorno per soggetti gravemente malati o per riacutizzazioni di patologie croniche, ma si continua a non tollerare comunque che una struttura sanitaria classificata come RSA - pur in presenza di quota alberghiera - possa ospitare permanentemente soggetti gravemente malati. Siccome di ragioni esclusivamente economiche si tratta, vorremmo che si analizzasse per quanti di questi soggetti sopra indicati si è dovuto a pochi giorni dalla dimissione ricorrere a ricoveri ospedalieri anche prolungati e di nuovo a ricoveri in RSA.
La regione Marche, in questi dieci anni - e tutti gli assessori alla sanità che si sono succeduti - da sempre a conoscenza di questa situazione ben si è guardata di intervenire. Il suo silenzio ha avallato così la prassi di un diffuso utilizzo funzionale-strumentale delle strutture. Negli anni sia ai Tavoli di concertazione che alle Conferenze dei sindaci non abbiamo mai ascoltato chiare prese di posizione su questi aspetti da parte degli enti locali; aspetti che pure riguardano la tutela della salute dei cittadini residenti nel nostro territorio. Eppure sindaci e assessori ai servizi sociali ben conoscono queste situazioni considerato che nelle Case di riposo dei Comuni della Vallesina o a domicilio arrivano - in dimissione dalle RSA - pazienti assai gravi che necessitano di cure sanitarie rilevanti. A meno che non si sia dell'opinione che anche il comatoso non abbisogni di particolari cure sanitarie se è vero che anche pazienti di questo tipo vengono dimessi dalle RSA e inviati al domicilio o conseguentemente presso le residenze assistenziali. Ricordiamo inoltre, ancora una volta, che l'Asl non eroga gli interventi di igiene alla persona che pure gli spettano all'interno del servizio ADI (vedi DGR 105/96). Segnaliamo, infine, altri problemi riguardanti i servizi nel nostro territorio. Ne riassumiamo brevemente alcuni:
- attivazione dei posti di riabilitazione e lungodegenza ospedaliera;
- ricoveri presso strutture assistenziali che non hanno autorizzazione per l'ospitalità di malati non autosufficienti. Peraltro l'attivazione di posti Nar (in verità solo Jesi visto che quelli di Cupramontana non sono stati autorizzati) sembra legittimare, del tutto impropriamente, l'Asl a ricoverare presso queste strutture tutti i soggetti gravemente malati e non autosufficienti non curabili a domicilio (vedi malati terminali, stati comatosi, ecc…).
- ricoveri di soggetti con malattia mentale presso le stesse strutture assistenziali. Da tempo nella casa di riposo di Jesi ci sono ricoveri oltre il numero dei posti convenzionati e naturalmente ciò si ripercuote sulla vivibilità all'interno delle strutture (per i sovranumerari il costo retta è a totale carico dell'assistito. Di fatto sono malati solo se rientrano nei posti convenzionati). Indefinita rimane ancora la questione della classificazione-funzione della struttura di Via Tabano.

2) Lo scorso 25 marzo avevamo inviato una lettera in merito ai rischi dell'applicazione del DPCM 29.11.01 riguardante i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nella parte riferita all'integrazione socio-sanitaria. Ricordiamo che contro il decreto alcuni Comuni del Piemonte (Nichelino, Grugliasco, Collegno, Rivoli, ai quali si è aggiunto anche Torino) sono ricorsi al TAR del Lazio chiedendo l'annullamento di alcune parti dello stesso. Il rischio evidente in tempi di necessità di riduzione delle spese sanitarie è quello riguardo i cosiddetti interventi sociosanitari di un travaso di competenze ed oneri dal settore sanitario a quello sociale. La Regione Marche sarà chiamata a breve a dare attuazione sia all'Atto di indirizzo sull'integrazione socio sanitaria (DPCM 14-2-2001) che al suddetto DPCM sui LEA. Ci sembra che in questa fase sia assolutamente importante una presa di posizione della Conferenza dei sindaci.

3) Infine i servizi per l'handicap. Riprendiamo i punti sottolineati nella nostra precedente lettera del 15 marzo.
a) chiarezza sui tempi di attivazione della residenza per persone in situazione di handicap da realizzarsi presso il Comune di Morro D'Alba;
b) definizione della partecipazione al costo dei servizi attualmente erogati (Centri diurni e assistenza educativa) da parte dell'Azienda sanitaria. Inspiegabilmente i Comuni continuano a non pretendere la partecipazione al costo dei servizi; una partecipazione, ricordiamo, dovuta;
c) rinnovo dell'Accordo di Programma (scaduto il 31.12.2000) che oltre a definire le competenze economiche, dovrà ridefinire i termini della programmazione dei servizi, che permangono in una situazione di totale indefinizione
d) Rinnoviamo la richiesta a tutti i Comuni dell'Ambito di voler seguire le indicazioni contenute nella delibera del 18 gennaio scorso del Comune di Jesi, volta ad una prima applicazione del D. lgs 130/2000. Ribadiamo l'inaccettabilità che in un servizio associato vi siano regole diverse riguardo la partecipazione al costo dei servizi a seconda del comune di residenza. Alla stragrande maggioranza dei comuni che non intendono applicare il decreto chiediamo se ritengono equa l'attuale regolamentazione - ma evidentemente si visto che non hanno mai proposto cambiamenti - che prevede partecipazioni al costo dei servizi anche con redditi familiari annui lordi di 20 milioni di lire, che hanno determinato contribuzioni mensili anche a 400-500 mila lire.

Augurandoci che la Conferenza possa assumere un effettivo ruolo di promozione e di indirizzo nella prospettiva della tutela dei soggetti più deboli, inviamo distinti saluti

Gruppo Solidarietà


*Nel nostro territorio formalmente (classificate) ci sono 60 posti di RSA (Dal Piano sanitario regionale "Sono strutture destinate a persone che non possono essere assistite a domicilio per condizioni socio ambientali, familiari o sanitarie sfavorevoli. Sono rivolte: ad anziani non autosufficienti (RSA anziani). Accolgono ospiti che si trovano in una condizione stabilizzata ma che richiedono una intensità assistenziale alta a causa della presenza di patologie croniche multiproblematiche. La durata della degenza è prolungata e può essere permanente") già assolutamente insufficienti per rispondere ai bisogni del territorio (la delibera 2090/2000, sul fabbisogno prevede - cifra anche questa fortemente contratta seguendo le indicazioni del POA che stimava un fabbisogno di p.l. di RSA pari al 2% della popolazione ultrasessantacinquenne - per questa ASL una necessità di 118 posti). Nei fatti pur, come ripetiamo mantenendo la classificazione di RSA, esse hanno sempre funzionato, in relazione alla tipologia di utenza ospitata, come RST/RSR a loro volta assimilabili alla funzione ospedaliera di riabilitazione lungodegenza. Ricordiamo anche che la delibera regionale sul fabbisogno prevede per la nostra ASL (oltre ai 62 posti (31+31) di riabilitazione lungodegenza e ai 118 di RSA) 26 posti di RST e 26 di RSR (int. + est.).