(indice Voce sul sociale)
Gruppo Solidarietà, Via S. D'acquisto 7, 60030 Moie di
Maiolati (AN), Tel. e fax 0731.703327. grusol@grusol.it
- Presidente e componenti Conferenza dei sindaci Ausl 5
e. p.c.
- Commissario Straordinario Ausl 5
- Assessore regionale alla sanità
8 luglio 2002
Oggetto: Servizi sanitari territorio ASL 5
Come più volte abbiamo sottolineato in questi anni vorremmo rimettere all'attenzione
della Conferenza dei Sindaci alcuni problemi attinenti alla tutela della salute
della popolazione del territorio; chiedendo una chiara presa di posizione al
riguardo. Se si vuole coerentemente adempiere alle indicazioni normative in
merito al ruolo dei Comuni nella "verifica dei risultati di salute" di un territorio
crediamo necessaria una precisa presa di posizione nei confronti della azienda
sanitaria 5 e della regione Marche riguardo la situazione della risposta a gravi
malattie, che producono non autosufficienza e che purtroppo non guariscono.
Dal nostro punto di vista è tempo di uscire da ogni forma di ambiguità, finora
pagata esclusivamente da quei cittadini deboli (adulti e anziani), che continuano
a non ricevere - in diverse fasi della malattia - quelle prestazioni che le
sono necessarie.
Nei prossimi giorni invieremo un documento più approfondito sui problemi di
maggior rilevanza del nostro territorio. In vista della prossima Conferenza
dei Sindaci vorremmo ribadire i seguenti aspetti (richiamiamo in proposito le
nostre ultime note del 15 e 25 marzo scorso).
1) La ASL 5 ha utilizzato da sempre le nostre tre RSA* come strutture di riabilitazione-lungodegenza,
gestendo quasi esclusivamente soggetti in acuzie e post acuzie in dimissione
ospedaliera. Strutture affidate nei fatti a medici di guardia e con standard
assistenziali assolutamente carenti per la gestione di quel tipo di pazienti;
ha di fatto imposto - del tutto illegittimamente - una degenza a termine di
90 giorni; nelle situazioni in cui si sono verificati aggravamenti durante la
degenza che hanno impedito la dimissione al 90º giorni - tranne rarissimi casi
- è stata comunque fatta scattare la quota alberghiera (50.000 L al giorno)
alla quale spesso si è aggiunta l'onere per l'assistenza privata. Dunque non
soltanto si è chiesta una partecipazione al costo di 50.000 L. al giorno per
soggetti gravemente malati o per riacutizzazioni di patologie croniche, ma si
continua a non tollerare comunque che una struttura sanitaria classificata come
RSA - pur in presenza di quota alberghiera - possa ospitare permanentemente
soggetti gravemente malati. Siccome di ragioni esclusivamente economiche si
tratta, vorremmo che si analizzasse per quanti di questi soggetti sopra indicati
si è dovuto a pochi giorni dalla dimissione ricorrere a ricoveri ospedalieri
anche prolungati e di nuovo a ricoveri in RSA.
La regione Marche, in questi dieci anni - e tutti gli assessori alla sanità
che si sono succeduti - da sempre a conoscenza di questa situazione ben si è
guardata di intervenire. Il suo silenzio ha avallato così la prassi di un diffuso
utilizzo funzionale-strumentale delle strutture. Negli anni sia ai Tavoli di
concertazione che alle Conferenze dei sindaci non abbiamo mai ascoltato chiare
prese di posizione su questi aspetti da parte degli enti locali; aspetti che
pure riguardano la tutela della salute dei cittadini residenti nel nostro territorio.
Eppure sindaci e assessori ai servizi sociali ben conoscono queste situazioni
considerato che nelle Case di riposo dei Comuni della Vallesina o a domicilio
arrivano - in dimissione dalle RSA - pazienti assai gravi che necessitano di
cure sanitarie rilevanti. A meno che non si sia dell'opinione che anche il comatoso
non abbisogni di particolari cure sanitarie se è vero che anche pazienti di
questo tipo vengono dimessi dalle RSA e inviati al domicilio o conseguentemente
presso le residenze assistenziali. Ricordiamo inoltre, ancora una volta, che
l'Asl non eroga gli interventi di igiene alla persona che pure gli spettano
all'interno del servizio ADI (vedi DGR 105/96). Segnaliamo, infine, altri problemi
riguardanti i servizi nel nostro territorio. Ne riassumiamo brevemente alcuni:
- attivazione dei posti di riabilitazione e lungodegenza ospedaliera;
- ricoveri presso strutture assistenziali che non hanno autorizzazione per l'ospitalità
di malati non autosufficienti. Peraltro l'attivazione di posti Nar (in verità
solo Jesi visto che quelli di Cupramontana non sono stati autorizzati) sembra
legittimare, del tutto impropriamente, l'Asl a ricoverare presso queste strutture
tutti i soggetti gravemente malati e non autosufficienti non curabili
a domicilio (vedi malati terminali, stati comatosi, ecc…).
- ricoveri di soggetti con malattia mentale presso le stesse strutture assistenziali.
Da tempo nella casa di riposo di Jesi ci sono ricoveri oltre il numero dei posti
convenzionati e naturalmente ciò si ripercuote sulla vivibilità all'interno
delle strutture (per i sovranumerari il costo retta è a totale carico dell'assistito.
Di fatto sono malati solo se rientrano nei posti convenzionati). Indefinita
rimane ancora la questione della classificazione-funzione della struttura di
Via Tabano.
2) Lo scorso 25 marzo avevamo inviato una lettera in merito ai rischi dell'applicazione
del DPCM 29.11.01 riguardante i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nella
parte riferita all'integrazione socio-sanitaria. Ricordiamo che contro il decreto
alcuni Comuni del Piemonte (Nichelino, Grugliasco, Collegno, Rivoli, ai quali
si è aggiunto anche Torino) sono ricorsi al TAR del Lazio chiedendo l'annullamento
di alcune parti dello stesso. Il rischio evidente in tempi di necessità di riduzione
delle spese sanitarie è quello riguardo i cosiddetti interventi sociosanitari
di un travaso di competenze ed oneri dal settore sanitario a quello sociale.
La Regione Marche sarà chiamata a breve a dare attuazione sia all'Atto di indirizzo
sull'integrazione socio sanitaria (DPCM 14-2-2001) che al suddetto DPCM sui
LEA. Ci sembra che in questa fase sia assolutamente importante una presa di
posizione della Conferenza dei sindaci.
3) Infine i servizi per l'handicap. Riprendiamo i punti sottolineati
nella nostra precedente lettera del 15 marzo.
a) chiarezza sui tempi di attivazione della residenza per persone in
situazione di handicap da realizzarsi presso il Comune di Morro D'Alba;
b) definizione della partecipazione al costo dei servizi attualmente erogati
(Centri diurni e assistenza educativa) da parte dell'Azienda sanitaria. Inspiegabilmente
i Comuni continuano a non pretendere la partecipazione al costo dei servizi;
una partecipazione, ricordiamo, dovuta;
c) rinnovo dell'Accordo di Programma (scaduto il 31.12.2000) che oltre a definire
le competenze economiche, dovrà ridefinire i termini della programmazione dei
servizi, che permangono in una situazione di totale indefinizione
d) Rinnoviamo la richiesta a tutti i Comuni dell'Ambito di voler seguire le
indicazioni contenute nella delibera del 18 gennaio scorso del Comune di Jesi,
volta ad una prima applicazione del D. lgs 130/2000. Ribadiamo l'inaccettabilità
che in un servizio associato vi siano regole diverse riguardo la partecipazione
al costo dei servizi a seconda del comune di residenza. Alla stragrande maggioranza
dei comuni che non intendono applicare il decreto chiediamo se ritengono equa
l'attuale regolamentazione - ma evidentemente si visto che non hanno mai proposto
cambiamenti - che prevede partecipazioni al costo dei servizi anche con redditi
familiari annui lordi di 20 milioni di lire, che hanno determinato contribuzioni
mensili anche a 400-500 mila lire.
Augurandoci che la Conferenza possa assumere un effettivo ruolo di promozione
e di indirizzo nella prospettiva della tutela dei soggetti più deboli, inviamo
distinti saluti
Gruppo Solidarietà
*Nel nostro territorio formalmente (classificate) ci sono 60 posti di
RSA (Dal Piano sanitario regionale "Sono strutture destinate a persone
che non possono essere assistite a domicilio per condizioni socio ambientali,
familiari o sanitarie sfavorevoli. Sono rivolte: ad anziani non autosufficienti
(RSA anziani). Accolgono ospiti che si trovano in una condizione stabilizzata
ma che richiedono una intensità assistenziale alta a causa della presenza di
patologie croniche multiproblematiche. La durata della degenza è prolungata
e può essere permanente") già assolutamente insufficienti per rispondere
ai bisogni del territorio (la delibera 2090/2000, sul fabbisogno prevede - cifra
anche questa fortemente contratta seguendo le indicazioni del POA che stimava
un fabbisogno di p.l. di RSA pari al 2% della popolazione ultrasessantacinquenne
- per questa ASL una necessità di 118 posti). Nei fatti pur, come ripetiamo
mantenendo la classificazione di RSA, esse hanno sempre funzionato, in relazione
alla tipologia di utenza ospitata, come RST/RSR a loro volta assimilabili alla
funzione ospedaliera di riabilitazione lungodegenza. Ricordiamo anche che la
delibera regionale sul fabbisogno prevede per la nostra ASL (oltre ai 62 posti
(31+31) di riabilitazione lungodegenza e ai 118 di RSA) 26 posti di RST e 26
di RSR (int. + est.).
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