(indice Voce sul sociale)
- Al Gruppo di lavoro "Residenzialità - Handicap"
Lì, 22.4.2001
Oggetto: Servizio residenziale per l'handicap nella Vallesina
Quale contributo all'attività del Gruppo di Lavoro sulla questione in oggetto,
puntualizziamo, se pur in modo schematico, le nostre posizioni, al fine di poter
definire un percorso condiviso e nella speranza di realizzare il miglior servizio
possibile a fronte di esigenze verificate.
Anche in riferimento a quanto emerso nell'incontro dello scorso 31 marzo, riteniamo
possibile affrontare la risposta al problema della residenzialità con due soluzioni,
in tempi diversi:
La risposta alle emergenze (residenzialità temporanee e/o permanenti)
E' ipotizzabile la realizzazione di una struttura per un massimo di 5-6 posti
letto (con i requisiti della civile abitazione, con l'adeguamento (servizi igienici)
in caso di presenza di carrozzine). Tale risposta, riteniamo possa essere messa
in atto in tempi brevi (qualche mese) e risponderebbe come emerso dall'incontro
del 31 marzo, alle situazioni che richiedono urgentemente la risposta (circa
4). Riteniamo tale soluzione la più naturale e meno traumatizzante per ogni
tipo di soggetto. Vale la pena ricordare che queste persone vivono da sempre
in famiglia e a quel modello pensiamo importante riferirci.
2) L'ulteriore e successiva risposta
Una seconda risposta riguarda sia il "dopo di noi", che il "durante noi".
Ha tempi di realizzazione più lunghi pur rimanendo necessario definire subito
progetti e percorsi.
Ribadiamo la nostra preferenza per una struttura da 8-10 posti letto (compresi
2 posti per le emergenze) in rete con gli altri servizi della gestione associata
(stessa titolarità), anch'essa da realizzare nei normali contesti abitativi.
Si può pensare ad un'utenza con diversi livelli di gravità e dunque livelli
diversi di autonomia. Fissati standard minimi di funzionamento, essi dovranno
poi essere successivamente rapportati alle diverse situazioni dei soggetti ospitati
(la valutazione in ingresso andrà a ridefinire, in particolare, i bisogni assistenziali).
Pensiamo dunque ad una realtà abitativa vicina al modello comunitario/famigliare
che eviti il più possibile il pericolo del cronicario omogeneo e spersonalizzante
(vedi RSA o la più in generale riposta marchigiana che richiama le strutture
ex. art. 26/833). Il modello di riferimento dovrebbe essere quello delle comunità
alloggio realizzato nel progetto biennale della regione Marche.
Per tale motivo pensiamo non sia opportuno che a tale residenza siano annessi
altri servizi (CD, laboratori ecc.); che rischierebbero di produrre un luogo
nel quale si concentra la risposta ad ogni esigenza della persona. Siamo naturalmente
consapevoli che dimensionamento ed ubicazione, ecc.. sono condizioni necessarie
ma non sufficienti ad evitare una logica istituzionalizzante (mancanza di progetto
personalizzato, presenza di rapporti interpersonali significativi, effettivo
radicamento nel territorio, ecc ….).
Ovviamente, per quanto ci riguarda abbiamo a cuore che vengano rispettati alcuni
elementi che riteniamo fondanti (progetto, obiettivo, dimensionamento, formazione
degli operatori, ecc..); è del tutto evidente che, nessuna preclusione abbiamo
(ne potremmo averla) riguardo il soggetto che andrà poi a gestire direttamente
la struttura.
Disponibili a per quanto riterrete opportuno porgiamo cordiali saluti.
Gruppo Solidarietà
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