Gruppo Solidarietà
Via Fornace, 23
- 60030 Moie di Maiolati Sp. AN- ITALY
tel/fax 0731703327
grusol@grusol.it
 
Il materiale presente nel sito può essere ripreso citando la fonte
Home page - Indietro

(indice Voce sul sociale)

 

Gruppo Solidarietà, Via S. D’acquisto 7, 60030 Moie di Maiolati (AN), Tel. e fax 0731.703327. grusol@grusol.it



25 aprile 2005

- Presidente Comitato dei Sindaci Ambito 9
- Coordinatore Ambito sociale 9


Oggetto: Piano di Zona 2005-2007. Osservazioni e proposte al documento politico del 13 aprile 2005.


In allegato le osservazioni al documento in oggetto. Le proposte fanno riferimento ai seguenti principi:

1) La necessità che il documento politico identifichi con chiarezza le priorità di risposta con l’obiettivo di assicurare interventi e servizi da assicurare ad alcuni soggetti (vedi riferimento art. 2, comma 3, legge 328) che necessitano con continuità di interventi e servizi socioassistenziali. Riteniamo pertanto importante che tale indicazione sia assunta come linea di indirizzo per il lavoro dei tavoli tecnici.

2) Chiarezza in tema di integrazione sociosanitaria (competenze e responsabilità anche finanziaria nei servizi). Le criticità di molte risposte riguardo prestazioni, interventi e servizi sociosanitari rivolti ai soggetti deboli non possono prescindere da chiare scelte dell’ASUR-Zona territoriale 5 a partire dagli obiettivi fissati nei Piani zonali e distrettuali, come anche indicato dalla normativa nazionale e anche dalle Linee Guida regionali. Il Piano di Zona - attraverso una chiara indicazione del documento politico - non può rinunciare ad assumere questo impegno. Se l’integrazione sociosanitaria intende passare da uno slogan ad una effettiva prassi operativa devono essere sciolti nodi essenziali riguardanti la progettazione, l’organizzazione, le modalità erogative dei servizi sociosanitari, con l’assunzione da parte della Conferenza dei sindaci del ruolo che le compete in tema di raggiungimento dei risultati di salute.

3) dare voce agli utenti e delle organizzazioni che li rappresentano; riconoscerne un ruolo essenziale nella costruzione della rete dei servizi.

Da ultimo alcune considerazioni sulla struttura delle osservazioni che seguono e che rendono ragione della necessità dei punti sopra indicati. Si è scelto di integrare in modo sintetico il documento politico raccogliendo l’invito rivoltoci nella riunione del 13 u.s.; ciò ha posto alcune difficoltà data la struttura dello stesso nel quale sono presenti, in particolare al punto 7, indicazioni differenziate (analisi piuttosto che proposte, dati piuttosto che criticità, ecc…). Considerato che questa associazione pur lavorando su alcuni temi specifici ha sempre cercato di collocare gli stessi all’interno della cornice più generale delle politiche e dei servizi, sempre ai fini dell’elaborazione del documento politico, si allegano, come parte integrante di questa nota, alcuni documenti predisposti in questi anni che contengono analisi e proposte in tema di servizi sociosanitari.

Distinti saluti

Gruppo Solidarietà



Allegati
1) Ripensare i servizi. Luglio 2001
2) Piattaforma inviata alla Nuova Amministrazione Comunale di Jesi, 25 agosto 2002
3) Lettere (maggio-giugno 2003) sul Piano di Zona 2003
4) Lettera Conferenza dei sindaci aprile 2004
5) Lettera Comuni Associati, novembre 2004.



1. Premessa.
(..) Lo strumento Piano di Zona è la risposta strategica all’esigenza di passare da una cultura assistenziale di erogazione di prestazioni alla persona bisognosa ad una politica positiva di servizi, fra loro integrati, a favore della comunità locale. Il Piano di Zona dovrà quindi contestualizzare le finalità e gli obiettivi definiti dalle Linee guida Regionali, in alcune aree ritenute strategiche, con riferimento alle esigenze e ai bisogni locali. Con il PdZ l’ambito territoriale si impegna a dare attuazione, attraverso l’identificazione dei soggetti e dei rispondenti interventi e servizi alle indicazioni contenute nell’art. 2, comma 3 della legge 328/2000 nel quale si stabilisce chei soggetti in condizioni di povertà o con limitato reddito o con incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico e psichico, con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedono prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali”.

3. Natura giuridica dell’ambito sociale (azienda consortile)
(.. ) In questo percorso circa lo studio di fattibilità dell’Azienda Consortile sono previsti dei Seminari di approfondimento e accompagnamento rivolti sia ai tecnici che ai politici. Si prevede inoltre il coinvolgimento di tutti gli attori sociali del territorio (organizzazioni del terzo settore, sindacati, ecc…)

4. Processi di gestione e partecipazione
(..) Il Piano di Zona 2003 aveva inoltre già attivato Tavoli tematici di partecipazione che hanno registrato una positiva partecipazione da parte dei vari organismi invitati. Nell’anno 2004 alcuni di questi tavoli sono stati riconvocati per il monitoraggio del P.d.Z. 2003 e l’individuazione di ulteriori obiettivi e ora verranno riproposti anche per la definizione del piano triennale per la condivisione dei macroobiettivi triennali e successivamente per la declinazione operativa annuale degli stessi. Questa affermazione non appare corretta. In alcuni ambiti non è stato attivato alcun tavolo (vedi handicap); così come non risulta chiara la modalità organizzativa ed operativa con cui i Tavoli attivati. Sarebbe opportuno dunque specificare quali tavoli sono stati attivtai nel 2003 e quali, nel 2004, riconvocati per il monitoraggio.

5. Il lavoro sociale e le aree integrate

Integrazione socio-sanitaria

La questione dell'integrazione socio sanitaria sarà certamente la grande scommessa di questo piano di zona. L’integrazione socio-sanitaria rappresenta infatti un obiettivo prioritario per promuovere il benessere complessivo dei cittadini: secondo quanto indicato dalle Linee Guida per l’attuazione del Piano regionale “Per promuovere scelte finalizzate all’integrazione socio-sanitaria è necessario garantire unitarietà al processo programmatorio rendendo tra loro compatibili e complementari le scelte previste dal Piano di Zona e dal Programma territoriale delle attività di Distretto, nonché dal Piano Strategico aziendale per le materie non di competenza del Distretto che comunque hanno una ricaduta significativa negli Ambiti Territoriali”.

In particolare il Programma territoriale delle Attività di Distretto (PAD) rappresenta il Piano di salute distrettuale in cui sono definiti i bisogni prioritari e gli interventi di natura sanitaria e socio-sanitaria.
Il Piano di Zona è lo strumento per definire le strategie di risposta ai bisogni sociali e sanitari. E’ necessario qundi che i due strumenti siano gestiti all’interno di un’unica strategia programmatoria attuata in modo integrato in una stretta collaborazione tra Aziende Sanitarie ed Enti Locali, tra Distretto e comunità territoriale. Nel Piano di Zona, così come nel Programma delle Attività Territoriali di Distretto, verranno previsti i protocolli operativi e le modalità tecnico-organizzative con le quali i servizi sanitari e socio-assistenziali svolgono in modo coordinato e unitario compiti dedicati a problemi di comune competenza con particolare riferimento alle aree materno-infantile, anziani, handicap, patologie psichiatriche e dipendenze da droga, alcool e farmaci, patologie per infezioni da HIV e patologie in fase terminale, inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico-degenerative (D.Lvo 229/99 e DPCM 14.02.2001 “atto di coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie)”. (vedi par. prec. 4.2).
Sarà compito del Comitato dei Sindaci, nel rispetto delle indicazioni del D. lgs 229/99 (art. 3, quater, comma 3, lettera c), concorrere alla verifica del raggiungimento dei risultati di salute definiti dal Programma delle attività territoriali il quale determina le risorse per l’integrazione socio sanitaria, previo parere del comitato dei sindaci di distretto.
Al fine dell’assolvimento del compito di pianificazione zonale previsto dalla legge 328/2000, diventa pertanto essenziale che il PdZ si realizzi a partire dalla definizione partecipata dei Programmi delle attività territoriali nei quali devono essere determinate le risorse per l’integrazione socio-sanitaria e le quote rispettivamente a carico dell’azienda e dei comuni. In tal modo i Comitati dei sindaci di possono adottare “sul piano territoriale gli assetti più funzionali alla gestione, alla spesa ed al rapporto con i cittadini per consentirne l’esercizio del diritto soggettivo a beneficiare delle … prestazioni” (Vedi art. 4, DPCM 14.2.01).

Il Comitato dei Sindaci, attraverso il lavoro del Coordinatore di Ambito, in raccordo con l’ASUR zonale definisce le modalità dell’integrazione socio-sanitaria andando a rafforzare gli strumenti e andando ad attuare i piani (Piano Comunitario della Salute) al quale sono stati chiamati i Dirigenti e gli operatori della Asl e dei Comuni nonché i rappresentanti del tavolo della Concertazione (attori sociali individuati nell’art. 1 della L. 328/00).
Occorre quindi prioritariamente individuare nel Piano di Ambito Sociale e nel Piano Comunitario della Salute gli strumenti di programmazione concertati con tutte le parti sociali, dei servizi sociali e sanitari del territorio (Distretto e Ambito). La partecipazione del Coordinatore di Ambito ai Comitati di Direzione dell’ASUR Z.T. 5 diviene così scelta strategica e luogo privilegiato in cui poter concretamente discutere l’integrazione ed in cui potere incidere con una nuova cultura di collaborazione tra lavoro sociale e sanitario.

Particolarmente significativo per questo è l’Accordo di Programma per il governo e la gestione dei Piani Comunitari di Salute, già siglato nella Conferenza dei Sindaci del 22.12.04 e il regolamento del Dipartimento Integrato SocioSanitario approvato nel Comitato dei Sindaci del 01.03.2005. Da esso sono partite tutte le azioni di collaborazione operativa con l’ASUR per la realizzazione congiunta dei due strumenti.

6. Altri obiettivi di programmazione triennale

I livelli essenziali e l’ISEE

La necessità di operare affinchè si stabiliscano dei livelli essenziali di servizi e interventi nel territorio secondo criteri e principi condivisi e regolamentati è emersa ormai in numerose occasioni.
Si riafferma l’impegno (punto 1 - Premessa) di individuare i soggetti di cui all’art. 2 comma 3 della legge 328/2000 che accedono prioritariamente al sistema integrato degli interventi e servizi sociali, assicurando loro - tenuto conto delle indicazioni delle linee guida regionali - la fruizione di essenziali interventi e servizi ricompresi all’interno della rete territoriale dei servizi essenziali.
Nel dibattito sui livelli essenziali andrebbe sviluppato non un mero elenco di prestazioni standard minimo uniforme ma il concetto di esigibilità delle prestazioni e degli interventi come definito dal titolo V della Costituzione (diritti civili). E' importante infatti non solo stabilire quali sono i livelli essenziali, ma definirne i parametri relativi alle modalità di erogazione delle risposte per garantirli, oltre che il loro dimensionamento sul territorio. Diventa quindi necessario sviluppare una analisi dei processi assistenziali e dei relativi requisiti essenziali che garantiscano la qualità nell'intero percorso, a partire dalla fase di accesso ai servizi.
Si propone quindi di istituire un gruppo di lavoro istituzionale attraverso l'Ufficio di Piano in merito allo studio dello stato dell'arte sull'applicazione dell'ISEE nella zona (analisi dei casi sperimentati) per la redazione di proposte da sottoporre al Comitato dei Sindaci. Le proposte saranno sottoposte a confronto con le organizzazioni sindacali, di volontariato e degli utenti


Metodi e strumenti di qualità

Osservatorio

Per monitorare la qualità della rete occorrono punti con funzioni da osservatorio, che hanno il compito di misurare l’incontro tra bisogni e risposte in un dato territorio. Nell’ottica della qualità partecipata, occorre che tali uffici, non si limitino a registrare servizi realizzati e bisogni espressi, ma sappiano far emergere i bisogni sommersi anche attraverso il coinvolgimento ed il raccordo permanente con le associazioni che operano nella promozione e tutela dei diritti. Tale funzione sarà svolta dagli UPS, che rappresenteranno un primo significativo elemento di qualità, in ordine alla raccolta, verifica ed analisi della domanda e dell’offerta dei servizi sociali. Inoltre tali Uffici, ubicati in tutto il territorio dell’ambito, serviranno a misurare la qualità della rete, in termini di efficacia ed efficienza per la programmazione socio-sanitaria. Fondamentale sono, inoltre, il raccordo costante e le sinergie da sviluppare con l’Osservatorio Provinciale per le Politiche Sociali.


Accreditamento

La formulazione non pare corretta in quanto la scadenza riguarda le domande di autorizzazioni di strutture già operanti. Le norme riguardanti l’accreditamento non sono state ancora emanate.


Regolamenti, Carta dei servizi, Indagini e Reclami
Sarà cura dell’Ambito IX promuovere e sostenere lo sviluppo omogeneo di tale strumento presso i servizi di tutto il territorio ed eventualmente gestire in modo uniforme il sistema dei reclami ed eventuali indagini sulla soddisfazione dell’utenza, anche attraverso la valutazione e l’adozione di appositi sistemi informatizzati su piattaforma web che agevolino il più possibile la comunicazione diretta con il cittadino e l’aggiornamento costante. Sarà inoltre promossa la partecipazione delle organizzazioni degli utenti nella valutazione, controllo e vigilanza - come già previsto in alcuni Regolamenti vigenti - al fine del miglioramento continuo della qualità dei servizi.

I trend oggettivi

E’ interessante inoltre rilevare che, rispetto ai legami con la comunità, e quindi ai meccanismi di appartenenza sociale, mentre da un lato aumentano le persone anziane che contribuiscono alla vita sociale, dall’altro permangono situazioni di debolezza e fragilità dipendenti anche dall’indebolimento dei ruoli sociali.
Un forte impegno ed impulso dovrà essere dato alla risposta sociosanitaria riguardo alle esigenze degli anziani non autosufficienti, attraverso un forte sostegno agli interventi alternativi all’istituzionalizzazione (interventi domiciliari, assegni di cura, centro diurno) alla chiara definizione dei percorsi (sistema di valutazione) e alla appropriatezza della risposta in regime residenziale.
Particolare attenzione dovrà essere posta sulla valorizzazione delle assistenti familiari domiciliari delle persone anziane, ruolo spesso ricoperto da donne immigrate Sarà strategico promuovere iniziative per monitorare il fenomeno e per attivare percorsi informativi formativi che garantiscono i diritti delle persone assiste e i diritti dei lavoratori/lavoratrici

Disabilità (vedi note allegate)
- Completamento della rete dei servizi sociosanitari con la realizzazione della risposta residenziale (CoSER) e l’attivazione del Servizio di aiuto alla persona.
- Realizzazione di un effettivo coordinamento del servizio associato.
- Sistema di valutazione degli interventi realizzati (CD – AED) per verificarne l’appropriatezza
- Realizzazione del servizio trasporto (sistema buoni taxi).