Salvatore Nocera
Familismo ed autonomia scolastica
(indice informazioni)
I giornali riportano, in questi giorni, come fosse una
stravaganza estiva, la notizia della costituzione di una classe di sole
allieve musulmane in una scuola statale di Milano.
La notizia è molto più preoccupante di quanto non sembri e sarebbe superficiale
archiviarla come la solita divagazione estiva. Infatti il Dirigente scolastico
giustifica questa (per adesso chiamiamola) “stranezza” con il fatto incontestabile
che ciò sia stato richiesto dalle famiglie delle alunne e che la richiesta
sia stata approvata dal Collegio dei docenti e dal Consiglio di istituto,
organi supremi dell’autonomia scolastica.
Questo democratico Dirigente scolastico, lungi dal subire l’influsso statalista
transalpino del divieto di portare il velo in classe, imposto dal Governo
francese alle ragazze musulmane, ha democraticamente dato ampio spazio
alla volontà della base ed in particolare dei “clienti” della scuola,
costituiti dalle famiglie.Con ciò, egli avrebbe pienamente attuato i principi
della riforma-Moratti che vuole coniugare l’autonomia scolastica con un
accresciuto ruolo in essa delle famiglie, nella logica di una grande libertà
e di soddisfazione dei clienti.
Di questa cultura, già esiste qualche esempio e proprio in Lombardia.
Qualche anno fa il Comune di Seregno, amministrato dal Centro-Sinistra,
si è vantato di aver costruito una scuola “veramente a misura di handicappato”,
cioè una scuola “speciale” per soli alunni con disabilità.Per non essere
da meno gli ha fatto eco il Comune di Lecco, amministrato dal centro-destra,
costituendo una sua scuola ancora più “speciale” sempre per soli alunni
con disabilità. Allora il Comune di Cinisello Balsamo, amministrato dal
centro-Sinistra, volendo mostrare che anche nelle politiche scolastiche
esistono “terze vie”, ha rifiutato di creare una scuola “speciale”, ma
ha deliberato di pagare la retta alle famiglie che vogliono iscrivere
i propri figli con disabilità nelle scuola “speciali “ di Seregno e Lecco.
Ma, in futuro, altri Dirigenti scolastici o amministratori democraticissimi,
ispirandosi alla democrazia “familista”, potrebbero ottenere le delibere
degli organi supremi di autogoverno delle scuole, ad es. sulla costituzione
di classi per soli meridionali o padani o meglio ancora per soli siculi
o brianzoli o, per evitare frequenti liti fra studenti di diverse tendenze
politiche per soli figli dei verdi, dei rossi, dei bianchi…..!
Se il principio supremo è quello di rimettersi alla indiscutibile richiesta
delle famiglie clienti, perché si dovrebbe censurare il risultato che
ne deriva?
Forse c’è qualcosa che non funziona nel presupposto di questo ragionamento.
E’ proprio vero che, nel nostro Stato, con la nostra Costituzione ed alla
luce della riforma della scuola, quanto ha deciso o consentito il Dirigente
di “ rito ambrosiano” è legale?
La nostra Costituzione stabilisce la piena eguaglianza e la non discriminazione
fra tutte le persone, siano o meno cittadini. Anche le modifiche alla
costituzione, introdotte con la L. cost. n. 3/01, pur trasferendo maggiori
poteri alle regioni in materia scolastica, mantiene fermamente nello Stato,
“ i principi generali e la formulazione dei livelli essenziali”.
Anche la L.n. 53/03 di riforma della scuola, nel far propri i principi
dell’autonomia scolastica introdotta dal decreto legislativo n. 275/99,
accentua il ruolo delle famiglie, ma solo nel senso che concorrono a partecipare
più ampiamente alla vita della comunità scolastica , nell’ambito, però
delle leggi vigenti. E queste leggi dicono a chiare lettere che in una
scuola pubblica, nessun organo, monocratico o collegiale che sia, può
adottare decisioni contrarie alle norme.Anche se fossimo in presenza di
una scuola paritaria , i suoi ordinamenti comunque debbono essere riconducibili
ai principi fondamentali del nostro sistema giuridico.
E questi principi stabiliscono che nessuna deliberazione di organi amministrativi
può contraddire le norme di grado superiore, cioè le leggi e la costituzione.
Rivedano quindi gli organi di governo della scuola milanese le loro decisioni
ed, in mancanza, intervenga il Direttore scolastico regionale ed, in ultima
istanza, il ministero dell’istruzione, affinché siano rispettate le leggi
ed il “ comune senso del pudore”, poiché non esiste solo un pudore sessuale,
ma ce n’è uno ancora maggiore che è quello costituzionale e civile.
In questa vicenda, il danno giuridico e civile non è costituito, come
taluno ha paventato, dall’esclusione del Crocefisso dall’aula monoreligiosa,
quanto dall’aver escluso da quella aula il pluralismo, sale millenario
della nostra cultura giuridica, offuscato purtroppo nei tempi più bui
della storia, ma considerato anche in tali epoche un bene irrinunciabile
da quanti hanno fiducia nella ragione, perché il sonno della ragione genera
mostri come questa classe.
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