|
Gruppo
Solidarietà Via Fornace, 23 - 60030 Moie di Maiolati Sp. AN- ITALY tel/fax 0731703327 grusol@grusol.it |
|||
Il
materiale presente nel sito può essere ripreso citando la fonte |
||||
Gruppo Solidarietà, Via S. D'acquisto 7, 60030 Moie di
Maiolati (AN), Tel. e fax 0731.703327. grusol@grusol.it 24 ottobre 2003 - Presidente Conferenza dei sindaci AUSL 5 - Commissario Straordinario AUSL 5 - Presidente e direttore Istituzione Centro Servizi Sociali - Coordinatore d'Ambito e p.c. - Assessore regionale alla sanità - Direttore Dipartimento Servizi alla Persona Oggetto: Assistenza residenziale per adulti e anziani malati non autosufficienti. Infinite volte, negli ultimi dieci anni, questa associazione ha richiamato alla direzione dell'azienda sanitaria 5 e alla Conferenza dei sindaci la grave situazione dei servizi di assistenza residenziale per adulti e anziani gravemente malati e non autosufficienti. Si tratta di una situazione di una gravità estrema che si continua con la massima lucidità e pervicacia a non voler affrontare; non lo si fa e ciò rende ancora più gravi le responsabilità (comprese, ovviamente, quelle regionali) perché gli utenti e i loro familiari sono così deboli da non essere in grado di difendersi e tutelare i loro interessi. Come già indicato nelle nostre ultime lettere del 28 gennaio e 23 giugno, alle quali ci permettiamo di rimandare anche in riferimento ai servizi domiciliari e al ruolo e alle funzione delle Unità Valutative, ci si trova di fronte ad un totale stravolgimento della normativa con un susseguirsi di funzioni improprie delle strutture in una completa incoerenza tra classificazione e funzione. In questo sistema a pagarne le tragiche conseguenze sono proprio i soggetti più gravi, totalmente dipendenti in tutte le funzioni, che si vedono, spesso brutalmente, scaricati, dopo un determinato tempo anche dalle RSA impropriamente e illegalmente utilizzate come lungodegenze ospedaliere. Anzi, più i soggetti sono gravi meno sembrerebbero avere bisogno di interventi sanitari, ritenendo che anche strutture assistenziali con qualche ora di infermiere per decine di malati non autosufficienti ricoverati possano essere adeguate per l'accoglienza di queste persone. Chiediamo e vorremmo una risposta: condizioni come ad esempio gli stati vegetativi permanenti o situazioni similari possono essere legittimamente ricoverati in strutture assistenziali (comprese le residenze protette)? Queste strutture sono in grado di garantire una adeguata assistenza sanitaria? A questo si aggiunga che, sempre in violazione della normativa vigente, si ritiene che nei posti cosiddetti protetti presenti nelle Case di riposo di Jesi e di Cupramontana si possa ricoverare qualsiasi malato solo per il fatto che in queste strutture è presente una assistenza infermieristica e riabilitativa maggiore rispetto alle altre. Il fatto che la Asl intervenga finanziariamente con una quota del costo retta non legittima la dimissione verso questi presidi di qualsiasi malato non autosufficiente. Vogliamo ricordare le indicazioni del recente Piano sanitario regionale, ma per gli anni passati si potrebbe far riferimento anche al precedente, che pur tra ambiguità, distingue chiaramente le funzioni. Lungodegenze per la gestione (a termine) della fase della post-acuzie; RSA per la "gestione di pazienti non autosufficienti, non curabili a domicilio, che si trovano in una condizione stabilizzata ma che richiedono una intensità assistenziale alta a causa della presenza di patologie croniche multiproblematiche. La durata della degenza è prolungata e può essere permanente, previa valutazione periodica delle UVD", Residenze protette (RP) per l'accoglienza, anche permanente, di "pazienti non autosufficienti cronici e stabilizzati con basso carico sanitario". Il PSR specifica che il "passaggio da un setting operativo all'altro deve avvenire sulla base del criterio delle necessità assistenziali e deve essere fondato su un piano di assistenza individuale, codificato e concordato tra i vari care giver. Il criterio del limite cronologico è puramente indicativo e non deve mai essere preposto, d'altronde come in ogni fase dell'utilizzo delle strutture sanitarie, alla valutazione clinica dello stato di salute del paziente". Una situazione ben lontana dalla realtà del nostro territorio a partire dalla mancanza dei posti letto di lungodegenza. Ma tutto ciò non sembra creare problemi di alcun tipo; Sia il Programma delle attività territoriali che il Piano di zona, non si sono preoccupati più di tanto di questa situazione. Come indicavamo nella lettera dello scorso gennaio "con estrema amarezza dobbiamo constatare che ben poco è cambiato in questi anni; anzi negli ultimi periodi, sembra che un imbarazzante silenziatore sia stato messo ad ogni dibattito e discussione in merito alla tutela della salute di alcune fasce di cittadini"; alle responsabilità della azienda sanitaria si accompagna quella della Conferenza dei sindaci, che continua a non voler assumere alcuna posizione riguardo la tutela della salute della popolazione residente; non riusciamo, con tutti gli sforzi a comprenderne le ragioni; i Comuni sono i primi a pagare gli effetti di questa situazione dovendo assumere oneri che dovrebbero ricadere sul fondo sanitario (è poi vero che gli stessi scaricano gran parte dei costi dell'assistenza sugli utenti e i familiari); non vorremmo e non possiamo pensarlo che tra le preoccupazioni ci sia anche quella di mettere in difficoltà l'assessorato alla sanità della regione marche richiamandone le pesanti responsabilità. Distinti saluti Gruppo Solidarietà |