Audizione del Ministro Maroni sulle nuove misure che il governo intende adottare a sostegno delle persone con disabilità COMMISSIONE XII - AFFARI SOCIALI RESOCONTO STENOGRAFICO AUDIZIONE 18. SEDUTA DI GIOVEDI' 17 FEBBRAIO 2005 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO (torna all'indice informazioni) INDICE PAG. Sulla pubblicità dei lavori: Palumbo Giuseppe, Presidente..................... Audizione del ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Roberto Maroni, sulle nuove misure che il Governo intende adottare a sostegno delle persone con disabilità (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento): Palumbo Giuseppe, Presidente........................... Battaglia Augusto (DS-U)............................... Caminiti Giuseppe (FI)............................... Di Virgilio Domenico (FI)............................. Giacco Luigi (DS-U)............................... Lucchese Francesco Paolo (UDC).......................... Maroni Roberto, Ministro del lavoro e delle politiche sociali................. Martini Francesca (LNFP)............................. Mosella Donato Renato (MARGH-U).......................... Valpiana Tiziana (RC)............................... Zanotti Katia (DS-U)............................... PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE PALUMBO La seduta comincia alle 14,05. Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati. (Così rimane stabilito). Audizione del ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Roberto Maroni, sulle nuove misure che il Governo intende adottare a sostegno delle persone con disabilità.
Do immediatamente la parola al ministro Maroni per il suo intervento. ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor
presidente, oltre alle considerazioni sul punto da lei richiamato, vorrei
svolgerne anche alcune, più generali, sullo stato di salute delle
politiche sociali, visto che il ministero che ho l'onore di dirigere è
il primo ad aver accorpato misure di intervento su mercato del lavoro,
previdenza e politiche sociali. In proposito, le osservazioni da svolgere
La situazione che si è venuta a creare a seguito della prima attuazione
della riforma previdenziale apre delle prospettive interessanti proprio
in materia di welfare. Come sapete, la legge delega sulle pensioni prevede
una serie di decreti legislativi attuativi - da emanare entro 12 o 18
mesi dalla sua entrata in vigore -, inerenti al sistema previdenziale
(testo unico, riforma degli enti previdenziali, attuazione della previdenza
complementare secondo il terzo pilastro), su cui ci stiamo adoperando,
contiene anche delle norme immediatamente operative; una parte di esse
entrerà in vigore dal 1° gennaio 2008, con l'elevazione dell'età
pensionabile, l'altra è entrata in vigore immediatamente, a far
data dal 6 ottobre 2004, ed è relativa al cosiddetto "superbonus",
cioè l'incentivo a rimanere al lavoro previsto per i lavoratori
che In tre anni - questo incentivo venne introdotto nel 2000 - aderirono
non più di 50 lavoratori, con nessuna utilità e nessun effetto
finanziario. Il nostro incentivo, introdotto dalla legge di riforma, ha
mostrato invece da subito un altissimo gradimento, se è vero che
dal 6 ottobre 2004 al 31 gennaio 2005 vi hanno aderito Ad oggi, a distanza di soli quattro mesi dall'entrata in vigore, l'INPS
stima, anche se in modo ancora grezzo, risparmi di spesa previdenziale
rilevanti già per il 2005, attorno al miliardo di euro. Ho suggerito
all'INPS di operare con la massima prudenza, perché quattro mesi
sono pochi anche se il dato è molto confortante e, Se la cifra sarà di questa entità o, addirittura, superiore,
si porrà la questione di come utilizzare queste risorse. Rimanendo,
quindi, nell'ambito del sistema del welfare ed escludendo che esse possano
andare ad incrementare i livelli di prestazione pensionistica, perché
il meccanismo di incremento è fissato dalla legge n. Si può pensare, quindi, di utilizzare questa somma per interventi
di carattere assistenziale nei confronti delle persone non autosufficienti
o delle persone affette da grave disabilità. In qualche modo abbiamo
ipotizzato già nella legge delega un intervento a sostegno di quei
lavoratori che, decidendo di accudire un familiare Queste risorse potrebbero anche essere utilizzate per interventi coordinati
con le regioni sulla disabilità grave, il cosiddetto tema del "dopo
di noi", ossia nel caso di persone disabili non autosufficienti che
sopravvivono ai propri genitori e improvvisamente si trovano senza il
sostegno della propria famiglia. Esistono, infatti, iniziative meritorie
da parte di comuni, province e regioni che hanno dato vita a Vi è però una questione alla base di questa decisione:
la competenza sulla spesa riguardante le politiche sociali in base alla
riforma della Costituzione. Su questo punto si è generato un fortissimo
contenzioso su iniziativa di alcune regioni, in particolare l'Emilia-Romagna,
la Toscana e l'Umbria, che ha determinato ricorsi alla Corte costituzionale
nei confronti di iniziative del Governo e del Parlamento in materia di
politiche sociali che destinavano risorse per alcune finalità.
Questi ricorsi alla Corte costituzionale hanno portato alla dichiarazione
di incostituzionalità di questi interventi, con ritardi anche di
due anni, il che determina problemi interpretativi circa il fatto che
parte di questi interventi è già stata compiuta. Si pone
Vorrei citare alcuni casi significativi. Ricorderete certamente tutti
le iniziative prese dal Parlamento per la costituzione di un fondo per
gli asili nido: 300 milioni di euro per il triennio 2002-2004, destinati
agli asili nido e ai micronidi nei luoghi di lavoro. Su ricorso della
regione Emilia-Romagna la Corte costituzionale ha sancito l'illegittimità
costituzionale dell'istituzione di questi fondi. La stessa cosa è
accaduta per il fondo di rotazione di 10 milioni di euro, la Corte ne
ha dichiarato l'incostituzionalità, sempre su ricorso della regione
Emilia-Romagna. Lo stesso dicasi per il fondo di 161 milioni di euro destinato
al sostegno delle giovani coppie nella ricerca di una abitazione: la disposizione
è stata dichiarata incostituzionale sempre su Da ultimo, vi è stata la sentenza del 19 dicembre 2004 - la più
recente e anche la più rilevante da questo punto di vista -, pronunciata
in conseguenza di un ricorso presentato dalle regioni Emilia-Romagna,
Umbria e Toscana. Nello specifico, su ricorso della regione Emilia-Romagna,
sono state dichiarate incostituzionali alcune norme di minor rilievo,
una delle quali concerneva, ad esempio, un finanziamento alla In ogni caso, la norma più rilevante cassata dalla Corte costituzionale
è stata quella relativa al cosiddetto reddito di ultima istanza.
Come certamente saprete, il reddito di ultima istanza è stato introdotto
nella legge finanziaria per il 2003 a seguito di una disposizione contenuta
nel Patto per l'Italia del 5 luglio 2002. Ciò è Di fronte a questo scenario interpretativo ed avendo a disposizione delle
risorse, ci si è posti il problema di come utilizzarle, ossia di
quali interventi realizzare senza che questi ultimi risultino contrari
alle decisioni della Corte costituzionale poiché individuati nel
rispetto delle giuste, legittime e sacrosante competenze della La seconda soluzione consiste nell'utilizzare lo strumento della Conferenza
unificata per negoziare questa destinazione con le regioni. Noi l'abbiamo
fatto in più di un'occasione per quanto concerne la destinazione
del fondo nazionale per le politiche sociali. Tra l'altro, le regioni
si erano impegnate per iscritto a destinare una certa quantità
di quote a sostegno della famiglia; successivamente, però, ci siamo
accorti che tale impegno veniva disatteso. Quindi, se Governo e Parlamento
decidono di destinare una certa somma di denaro a sostegno della famiglia,
neppure la via pattizia - tra virgolette - può garantire loro che
tale risorsa venga effettivamente utilizzata per quel dato scopo. Questo
è il quadro di riferimento da tenere presente Come sapete, il fondo nazionale per le politiche sociali raggruppa, ormai
senza più vincolo di destinazione, somme che debbono essere trasferite
in parte all'INPS (per i cosiddetti diritti soggettivi), in parte alle
regioni, in parte ai comuni e in parte al ministero per le spese di sua
competenza. Nel 2000 - anno in cui il fondo è In conclusione, di fronte - in particolare - all'ultima sentenza della Corte costituzionale, datata dicembre 2004, credo si ponga un problema istituzionale. Ad oggi ha ancora un senso il fondo nazionale per le politiche sociali, che pure ha svolto un'importante funzione ordinando la spesa sociale? Mi chiedo, invece, se tutto non si riduca semplicemente ad un negoziato tra il sottoscritto e le regioni per trasferire una certa quantità di risorse senza che il Governo abbia alcuna possibilità di verifica. Se così è, se cioè non sussiste la possibilità di vincolare queste risorse, tanto vale allora che ad occuparsi di tutta questa faccenda sia il Ministero dell'economia e delle finanze o la Ragioneria generale dello Stato. Noi abbiamo fornito risorse alle regioni con l'indicazione di spenderle per lo sviluppo delle politiche sociali, ma la Corte costituzionale ha sentenziato che neppure questo tipo di vincolo è più sostenibile; le regioni, quindi, sono libere di fare quello che vogliono, anche di spendere questo denaro in altro modo. Questo, al momento, è il quadro della situazione in vista della prima attuazione - nei prossimi mesi - della legge delega sulle pensioni.
Do la parola ai colleghi per la formulazione di quesiti ed osservazioni. AUGUSTO BATTAGLIA. Signor presidente, in primo luogo desidero ringraziare
il ministro Maroni per la sua presenza in Commissione anche se, a dire
il vero, lo aspettavamo ormai da tempo: in ogni caso, meglio tardi che
mai. Ripeto, ringrazio sinceramente il ministro perché, per la
prima volta, abbiamo l'opportunità di Intanto debbo dire che le parole pronunciate dal ministro mi fanno pensare
in qualche modo ad un ripensamento relativamente alla devolution. Il Governo,
di cui il signor ministro fa parte, ci ha proposto una legge sulla devolution
grazie alla quale materie come la sanità diventano di competenza
esclusiva delle regioni. Ora lei si lamenta del fatto che la Corte costituzionale
abbia contestato una serie di provvedimenti. È normale che ciò
accada quando il Parlamento pretende di concedere somme a solo vantaggio
degli asili nido aziendali, non prendendo affatto in considerazione coloro
che fanno ricorso ad asili nido pubblici o anche ad altri tipi di nidi.
Forse questa è una prerogativa che non è più del
Governo. Avete voluto il federalismo, c'è il federalismo, lo abbiamo
voluto insieme, abbiamo approvato una legge, successivamente confermata
da un referendum popolare, addirittura il Governo pensa di andare oltre,
arrivando alla cosiddetta devolution, e poi lei viene qui a lamentarsi
del fatto che le regioni voglio fare per conto loro. Mi sembra un po'
Sono deluso da quello che ho sentito. Avevo letto sui giornali che il
ministro del welfare, avendo riscontrato che, grazie ai 31 mila lavoratori
aderenti al bonus, esisteva un risparmio di circa un miliardo di euro,
destinava quella somma all'assistenza ai disabili gravi e alla non autosufficienza.
Questo avevo letto sulla Lei chiederà ciò ad un Governo che probabilmente in quell'epoca sarà tutto intento ad organizzare una manovra da 10 miliardi di euro, come ci viene richiesto dall'Europa, dal Fondo monetario internazionale e dalla realtà economica del paese, a maggior ragione dopo i dati sul PIL resi noti ieri. Questi ultimi sono stati commentati dal ministro del tesoro come dati deludenti. Per quanto riguarda il fondo per le politiche sociali, devo contestare alcune cifre, perché quando lei, nel conteggio del fondo per le politiche sociali, comprende gli incentivi per gli affitti, il contributo all'università, il contributo alle società sportive,... ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. No, no, non è così. AUGUSTO BATTAGLIA. È proprio così: legga, ministro, la
finanziaria dell'anno scorso e quella di due anni fa. Mi riferisco anche
agli aiuti alle scuole private. È chiaro che poi le cifre cambiano.
Non mi sbaglio. Gli uffici della Camera possono fornire i relativi tabulati,
a dimostrazione del fatto che non mi sbaglio. ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Ha letto male la finanziaria.
Il ministro Siniscalco, che era seduto proprio dove si trova lei adesso,
ha detto che il fondo per la non autosufficienza non è tra le priorità
di questo Governo. In questi giorni lei può quindi confrontarsi con i suoi colleghi di Governo sulla nostra proposta di copertura finanziaria; se il Governo vuole istituire il fondo, approva questo tipo di orientamento. Dopo quattro anni (non siamo più ai primi mesi di vita di questo Governo) in cui si parla del fondo, in cui ne abbiamo discusso, in cui tutti ci siamo dichiarati d'accordo sul fondo, rimane da dire solo un sì o un no. Noi diciamo sì e ci auguriamo che anche il Governo lo faccia. Questo è un obiettivo sul quale ci possiamo tutti ritrovare. Abbiamo individuato una possibile fonte di finanziamento; possiamo decidere già da subito. Se poi i risparmi non saranno nella entità prevista, utilizzeremo comunque le quantità che risulteranno. Le regioni condividono il testo che noi abbiamo definito. Abbiamo svolto
audizioni in materia, abbiamo concordato con le regioni, per filo e per
segno, tutti gli articoli, sia il meccanismo di finanziamento, sia i criteri
di valutazione, di organizzazione e così via. Ribadisco che le
regioni sono d'accordo, quindi anche il KATIA ZANOTTI. Ringrazio anch'io il ministro per essere intervenuto in
Commissione. Ricordo favorevolmente e con piacere che, quando in Commissione
predisponemmo il testo in sulla non autosufficienza, il ministro nell'ottobre
2003 dichiarò, insieme al ministro Sirchia, sul Il Sole 24 ore,
che salutava con plauso l'iniziativa del Parlamento che istituiva il fondo
sulla non autosufficienza; affermò altresì che egli, insieme
al ministro Sirchia, avrebbe contribuito al miglioramento della legge
attraverso la Non ho ragione di dubitare di ciò che lei ha detto a proposito delle sentenze della Corte costituzionale, soprattutto dell'ultima, che fa riferimento al reddito di inserimento. Esprimo naturalmente una condivisione sui ricorsi di alcune regioni per quanto riguarda i servizi di asilo nido, gli aiuti alle giovani coppie, e così via, perché in questo caso la destinazione vincolata di risorse taglia fuori completamente la programmazione regionale, la quale, ai sensi del titolo V, per questi servizi, rappresenta una titolarità esclusiva delle regioni. Non condivido, invece, lo stato attuale della questione dei servizi agli anziani: in questo momento, faccio fatica a comprendere una situazione che rimane ancora oggi totalmente sospesa, alla luce appunto di una condivisione delle regioni. Penso che le questioni del rapporto fra Stato centrale e federalismo non passano solo attraverso il riequilibrio dei fondi finanziari, ma passano anche attraverso una modalità e una possibilità di relazione. In questa relazione abbiamo la certezza che le regioni erano in attesa dell'istituzione del fondo nazionale, del quale ne avevano bisogno sia per sostenere l'aumento consistente dei servizi sia per aiutare le famiglie in termini monetari a causa della forte implementazione del numero degli anziani non autosufficienti, di cui oggi si occupano prevalentemente solo le famiglie, a volte con l'ausilio delle badanti; quindi continua a sussistere la possibilità di condivisione di questo tema specifico con le regioni. Rispetto all'istituzione del fondo per la non autosufficienza non ci
sono mai state rigidità dell'opposizione; difatti il dissenso si
è registrato da parte del Governo riguardo alle modalità
di copertura del fondo, cioè sull'ipotesi di fiscalità generale
con l'addizionale IRPEF, per cui oggi noi ci aspettavamo una controproposta
Su questa ipotesi abbiamo espresso la nostra contrarietà - che
confermo in questa sede - perché in tal modo rimane tutto a carico
delle famiglie e non si consente agli incapienti di dedurre le spese,
ma soprattutto perché in questa maniera non si procede ad un potenziamento
della rete dei servizi che rappresenta l'esigenza fondamentale per i non
autosufficienti, come è dimostrato persino dai sondaggi svolti
Per quanto riguarda il fondo sociale, io faccio fatica, signor ministro,
a sentire questa sua contrarietà e questo suo profondo dissenso
nei confronti dei pronunciamenti della Corte costituzionale che accolgono
i ricorsi di alcune regioni. Noi avevamo previsto che tutto ciò
sarebbe potuto accadere, tanto che abbiamo In conclusione, spero che oggi, seppure con risorse ancora indefinite
e che saranno precisate nel prossimo giugno, ci sia da parte sua l'impegno
di istituire il fondo per la non autosufficienza. LUIGI GIACCO. Anch'io ringrazio il ministro Maroni per la sua presenza e per le indicazioni che ci ha fornito, ma vorrei soffermarmi su altre questioni più specifiche, pur condividendo le osservazioni dei colleghi Zanotti e Battaglia. Al Governo è stata assegnata la delega per rivedere i criteri di invalidità e gli emolumenti economici per i disabili di cui all'articolo 24 della legge delega n. 328; quindi - dato che siamo arrivati a febbraio 2005 - vorrei sapere se ci sono novità in proposito, perché ritengo che se non poniamo attenzione e mano a questo tipo di delega avremo dei problemi consequenziali. Spesso abbiamo discusso di questi temi cose cercando di definire la gravità, la non autosufficienza, ma non avendole mai definite chiaramente non sappiamo quantificarle. Ritengo dunque che sia importante fare chiarezza quanto prima. Questo problema è presente anche nell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, dove si parla appunto di disabilità gravi e gravissime senza dare un criterio di valutazione omogeneo, per cui, quando le commissioni delle ASL devono procedere alla certificazione, adottano criteri diversi e disomogenei, con tutto quello che ciò comporta anche dal punto di vista delle politiche familiari. Penso che in mancanza di un chiarimento su tale normativa, ci sarà il rischio che alcune persone se ne approfitteranno, mentre altre, che hanno veramente necessità, non ne beneficeranno. L'altra questione che desidero porle riguarda la legge n. 68 del 1999
per la parte concernente i disabili; infatti, mi sembra che l'articolo
22 della legge n. 30 del 2004, debba essere assolutamente modificato,
perché c'è il rischio che queste tipologie di assunzione,
circa 30-40 tipi (Commenti del ministro aroni).Comunque, Sulla politica in favore della disabilità ritengo che sia necessario, al di là delle disposizioni per il superamento delle discriminazioni come previsto nell'articolo 13 del trattato dell'Unione europea, adottare una politica pratica e attuativa, in cui la disabilità diventi veramente una condizione di non discriminazione. Inoltre, ritengo che abbiate penalizzato enormemente i disabili introducendo nella finanziaria la norma che prevede il ricorso solo per via giudiziaria, escludendo quello amministrativo; quindi, tenuto conto della situazione in cui versa la giustizia in Italia, chiede che ad essi sia data ancora la possibilità di intervenire per via amministrativa. Rispetto agli asili nido soprattutto, vorrei aggiungere un'osservazione.
Al di là di queste contestazioni, o prese di posizione da parte
delle regioni relativamente alle competenze previste sia dal titolo V
sia dalla vostra proposta di riforma costituzionale, occorrerebbe far
sì che l'asilo nido sia considerato un servizio Fatta questa precisazione, vorrei - mi sia consentita la battuta - ricordare
all'onorevole Battaglia la consecutio temporum: alla Costituzione riformata
dalla sinistra hanno fatto seguito numerose sentenze della Corte costituzionale.
La nostra riforma sarà più chiara, perché nella proposta
da noi presentata le competenze di Stato e regioni sono state meglio definite,
quelle concorrenti sono state eliminate. Desidero terminare il mio intervento con un'altra rapida battuta. Mi
sembra di assistere al famoso supplizio di Tantalo: abbiamo i soldi ma
non possiamo spenderli. Il ministro ha manifestato la propria buona volontà
a trovare una soluzione. Invece di girare attorno all'ostacolo, suggerisco
anche alla Commissione affari sociali, dopo l'audizione del ministro e
con l'aiuto dei funzionari del ministero, di studiare come spendere queste
risorse, che pure sono presenti: c'è l'acqua e dobbiamo berla.
Diversamente, assisteremo davvero ad un supplizio di Tantalo. In secondo luogo, vorrei che l'opposizione rivolgesse un minimo apprezzamento - non chiedo lodi, che non mi aspetto - al Governo sul "superbonus" per evitare il pensionamento, iniziativa a mio avviso eccellente. Il fatto che in quattro mesi 31.381 persone mettano in tasca una somma addizionale, corrispondente a circa il 50 per cento della retribuzione netta, dovrebbe quanto meno essere sottolineato! ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Abbiamo fatto meglio dei sindacati.! DOMENICO DI VIRGILIO. Questo non lo so, signor ministro, ma quelli che lei ci ha riferito rappresentano indubbiamente dei dati di fatto. Detto ciò, vengo ad esprimere una perplessità. Vi è infatti il rischio che si verifichi una paralisi gestionale dovuta ad un federalismo che, come ben sottolineava l'onorevole Lucchese, non siamo stati noi ad introdurre ma che certo vogliamo migliorare, affinché non avvenga più quanto ora avviene: avere disponibilità e poi essere bloccati - nell'impiegarle - da organismi che pur rispettiamo - non potrebbe essere diversamente - nelle loro decisioni. Quanto al nodo centrale del mio intervento - la non autosufficienza -,
ricordo che in Commissione è stato adottato un testo unificato
condiviso; io stesso, inoltre, sono il primo firmatario, per la maggioranza,
di un progetto di legge in materia. Il problema degli anziani non autosufficienti
è epocale ed è necessario affrontarlo, ancorché gradualmente.
Qualora venisse trascurato, diverrebbe infatti sempre più pesante
da In proposito, vorrei aprire una brevissima parentesi. L'onorevole Zanotti
ha criticato persino quell'emendamento sottoscritto dall'onorevole Martini,
relativo alle deduzioni per le badanti. Comprendo bene che è piccola
cosa, ma ugualmente la ritengo apprezzabile (mi sembra si possa dedurre
fino a 1.860 euro anche per le badanti che emergono dal lavoro nero),
dimostrando una chiara sensibilità verso questo Quanto alle modalità di finanziamento, non condividevo e non condivido
l'ipotesi di una tassa di scopo. Piuttosto, avevo a suo tempo proposto
l'introduzione di un'assicurazione obbligatoria (come avviene in Germania
e mi sembra anche nelle province autonome di Trento e Bolzano), ritenendola
più praticabile, atteso che - secondo un calcolo effettuato da
alcuni specialisti delle società di geriatria - questa si Comunque, al di là delle ulteriori modalità di finanziamento,
vi sono disponibilità economiche da considerare, come quelle di
cui si è parlato. Il ministro è stato chiaro: al momento
si tratta di una cifra non perfettamente valutabile - la si verificherà
nei prossimi mesi -, che una volta quantificata (il ministro ha chiesto
che rimanga nella disponibilità del suo ministero) potrà
rappresentare un'utile fonte di finanziamento, sebbene non sufficiente
ad alimentare il fondo per la non autosufficienza, il quale, se Mi sembra che definire con gradualità gli interventi ed affrontare questo problema costituisca - anche da parte della maggioranza - una richiesta precisa e non più eludibile. DONATO RENATO MOSELLA. Signor presidente, anch'io mi associo ai colleghi che hanno ringraziato il ministro per la sua disponibilità. Su una materia come quella di cui stiamo parlando è difficile fare speculazioni, e noi non ne abbiamo mai fatte, né come gruppo della Margherita né come opposizione. Prendiamo atto dell'esistenza di una disponibilità di fondi risparmiati e della possibilità di dar loro un indirizzo socialmente utile. Noi che abbiamo vissuto l'esperienza, dagli esiti purtroppo noti, della legge sulla non autosufficienza, riteniamo oggi che la strada illustrata dai colleghi al ministro sia percorribile, probabilmente non sufficiente a coprire le esigenze individuate, ma certamente rappresenterebbe un segnale capace di accendere alcune speranze in questo scorcio di legislatura, facendo un po' di chiarezza. Il quadro che il collega Battaglia ha tracciato è reale. Si è riscontrata disponibilità da parte delle regioni e anche a livello parlamentare; potrebbe essere veramente questa l'occasione per riprendere in mano la situazione. Senza sottolineare nulla di nuovo, il Governo non ha lasciato di sé un'immagine positiva rispetto ai problemi più seri del paese, con particolare attenzione alla condizione degli ultimi. Da parte del Governo, del resto, si è riscontrata una totale indifferenza rispetto alle conclusioni ed agli impegni della Conferenza nazionale sulle politiche relative alla disabilità, tenutasi a Bari. Senza voler elencare i motivi di doglianza, preferendo far memoria delle
cose che potrebbero divenire di migliore attualità, mi limito ad
osservare che la mancata istituzione del fondo per le persone non autosufficienti
resta una realtà; la mancata predisposizione del testo unificato
sui disabili è un'altra realtà, rispetto alla quale il Governo
risulta inadempiente. La mancata definizione dei livelli essenziali di
In tutto questo una cosa ci brucia; lo diciamo anche perché nella
passata legislatura il Governo di centrosinistra aveva costruito una larga
intesa con le associazioni di categoria, che ora sono state collocate
fuori dal tavolo della concertazione e non vengono più coinvolte
nelle scelte e nelle decisioni riguardanti il Noi vorremmo evidenziare la disponibilità manifestata dal ministro quest'oggi anche come un'occasione per affrontare in maniera concreta e definitiva, con una larga partecipazione a livello parlamentare, una situazione che vi vede impegnati in un'azione di recupero. Non sono d'accordo con il collega che prima ha affermato che il Governo
ha realizzato tantissimo, perché se guardiamo l'agenda concreta
dei problemi vediamo che sono molti di più i lati negativi che
non quelli positivi. Le associazioni dei disabili e le federazioni sono
state escluse progressivamente e volutamente dalla Crediamo che occorra riaffermare l'appartenenza culturale e sociale delle persone con disabilità e non giocare ad alzare e ad abbassare il prezzo secondo il momento e secondo la convenienza, in quanto costoro hanno diritto ad avere una vita indipendente nel quadro dei diritti costituzionali (uguaglianza, dignità, istruzione, salute, lavoro, famiglia). Su tutti questi temi avete molto da recuperare e quella di oggi può essere una piccola occasione. FRANCESCA MARTINI. Ringrazio il ministro Maroni per la sua presenza e
saluto e ringrazio anche la sottosegretaria Casellati. Senza dubbio alcuno,
la grande criticità della non autosufficienza oggi identifica uno
degli aspetti del vivere sociale più sentiti e, soprattutto, vissuti
come anello debole del vivere civile. Non a caso proprio da pochissimo
tempo è stata formalizzata, da parte mia e del collega Di Virgilio,
una Ecco perché oggi si parla del fondo per la non autosufficienza
come di un provvedimento sospeso; perché è giusto che sia
ancora sospeso! Perché il provvedimento è arrivato in Assemblea
senza una copertura finanziaria condivisa dalla Commissione bilancio e
da tutte le forze politiche. Quando si precede in Siamo invece molto felici che oggi il ministro abbia portato con sé i dati, che io conosco e che mi auguro vengano al più presto pubblicati e divulgati, perché ciò consente di provare come il fondo per le politiche sociali ha avuto un incremento costante, fino a superare il 32 per cento. I dati sono facilmente reperibili sul sito internet del ministero, ma si fa prima a dire bugie, perché queste corrono facilmente strumentalizzando anche l'opinione pubblica. I ricorsi costituzionali rappresentano una realtà che non permette
alle persone e alle famiglie di vedere incrementato il panorama dei servizi
a loro disposizione, che mette in crisi un fondo per gli asili nido che
noi, dopo 24 anni di assenza assoluta di destinazione di fondi da parte
dello Stato per questo settore, Vorrei ricordare che tra le idee inizialmente presenti sulla costituzione
di un fondo per la non autosufficienza, che peraltro io condivido nei
principi fondamentali, vi era addirittura quella di drenare le indennità
di accompagnamento dalle persone non autosufficienti e dalle loro famiglie
per infilarle nel calderone del fondo. Ovviamente su questa idea le associazioni
delle persone disabili hanno sollevato le Definirei pretestuose - direi quasi facete - le critiche rivolte nei confronti della deduzione specifica per le famiglie e per le persone che hanno alle loro dipendenze un'assistente per venire incontro alle necessità di individui non autosufficienti. Inoltre condivido in pieno l'entusiasmo manifestato dal ministro nei confronti del "superbonus" anche perché penso che ormai la gente abbia capito da che parte sta chi vuole realizzare qualcosa di concreto. Penso che i maggiori risparmi ottenuti attraverso i "superbonus" debbano essere utilizzati per migliorare le condizioni di vita delle persone non autosufficienti. A tale riguardo credo che si dovrebbe di nuovo prendere in esame la natura del fondo e gli obbiettivi che, attraverso il suo utilizzo, si intendono raggiungere. Vorrei comprendere i cambiamenti che il fondo potrebbe comportare per i soggetti non autosufficienti e per le persone che se ne occupano. Credo che riversare ulteriori economie in direzione delle regioni, senza avere l'esatta percezione di come si intenda incidere sulla vita degli individui non autosufficienti, significhi percorrere alla cieca un intero sentiero. Con questo intendo dire che il tema andrebbe maggiormente approfondito sia in Commissione sia in ambito ministeriale. Tra l'altro, condivido alcune osservazioni tecniche svolte dai rappresentanti dell'opposizione; mi riferisco in particolare all'articolo 24 della legge n. 328 del 2000, relativo alla delega al Governo per il riordino degli emolumenti derivanti da invalidità civile, cecità e sordomutismo. Infatti, attraverso la revisione dei criteri di invalidità si riuscirà ad operare in maniera sempre più efficace, migliorando anche la qualità di vita di individui che presentano disabilità. GIUSEPPE CAMINITI. Ringrazio il ministro Maroni per la sua presenza a
questo incontro dedicato ad un argomento estremamente importante sul quale
ci si è a lungo soffermati in Commissione. Debbo dire che, grazie
a questo confronto, si è raggiunta un'unanimità di vedute;
il tema della non autosufficienza infatti - ci terrei a sottolinearlo
anche in questa occasione - non riguarda, secondo me, solo gli anziani
ma anche altri soggetti. In Italia, per esempio, ogni anno si registrano
circa 7 mila decessi - e un numero ancor maggiore di feriti - causati
da circa 24-30 mila incidenti. Tra l'altro, gli individui più colpiti
sono i giovani che, generalmente, non risultano coperti da nessuna assicurazione.
Questi ultimi, una volta dimessi dai centri Come ripeto, il problema è stato dibattuto in Commissione per un lungo periodo di tempo, al termine del quale l'accordo è stato raggiunto anche se mancavano le coperture. Ovviamente non sono d'accordo quando si afferma che questo Governo lascia indietro gli ultimi: ciò perché la disabilità riguarda tutti, sia a destra sia la sinistra. Essa rappresenta una sofferenza per la società alla quale credo che ogni governo - a maggior ragione quello in carica attualmente - guardi con attenzione ed interesse. Il ministro ci ha fatto sapere che i fondi esistono - mi pare di aver
compreso che si può disporre di circa 1 miliardo di euro -, grazie
anche alla riforma che egli ha attuato e che tutti avevano contestato.
Mi pare si possa dire che tutto sta funzionando a dovere e non che questo
Governo ha lasciato indietro alcuni soggetti TIZIANA VALPIANA. Signor presidente, il mio intervento sarà breve
poiché non avevo intenzione di intervenire. Infatti, mi pare di
aver compreso che le diverse posizioni sono talmente definite e lontane
l'una dall'altra da rendere inutile ogni mio pronunciamento in merito.
In ogni caso, sono rimasta realmente sconcertata dai toni molto aggressivi
usati in alcuni interventi; inoltre mi ha alquanto spiazzato lo Ricordo che l'attuale maggioranza ha deciso, per esempio, di valorizzare solo il fondo per gli asili nido aziendali, dimenticando e lasciando a se stessi i nidi territoriali. La collega Martini prima diceva che le regioni che hanno impugnato non hanno fatto gli interessi dei loro cittadini. Vorrei ricordare a questo proposito che gli asili nido territoriali dell'Emilia-Romagna sono universalmente riconosciuti come esempio di riferimento: vengono dai vostri osannati Stati Uniti a vedere come si istituiscono gli asili nido a Reggio Emilia e in Emilia-Romagna, per cui non credo che questa regione, impugnando la vostra legge, non abbia fatto l'interesse dei cittadini. Al contrario, la regione ha fatto l'interesse dei cittadini, perché noi pensiamo che l'asilo nido sia un servizio sociale che deve essere aperto a tutta la cittadinanza, a tutti i bambini, a tutte le bambine. Non era quindi assolutamente accettabile la discriminazione contenuta nella legge finanziaria (non ricordo adesso se relativa al 2002 o al 2003), per cui potevano essere deducibili fiscalmente solo le rette relative ai nidi aziendali e non quelle dei nidi territoriali. Anche per quanto concerne il fondo per le giovani coppie, non è
pensabile che il diritto alla casa riguardi solo una categoria: è
un diritto che supera il fatto di essere giovane coppia o anziana coppia,
o di non essere per niente coppia, o di essere non coniugati, ma conviventi.
Il problema è che voi ragionate per categorie, E' evidente pertanto che, finché le vostre leggi saranno prodotte in questo modo discriminante e categorizzante, prescindendo dai diritti costituzionalmente garantiti, ci sarà chi le impugna e ci sarà la Corte costituzionale, che speriamo mantenga la libertà di emettere le proprie sentenze. Circa il fondo per la non autosufficienza, chi ha lavorato in Commissione sa quanto Rifondazione comunista non fosse favorevole a questa scelta, per le stesse ragioni cui facevo cenno prima quando parlavo degli altri problemi: noi pensiamo che il diritto alla salute sia costituzionalmente garantito per tutti cittadini e che la cura debba essere fornita indipendentemente dalla durata della malattia. Il collega Caminiti prima ha parlato di pazienti. Se di pazienti si tratta, allora essi rientrano nel Servizio sanitario nazionale e hanno diritto ad un sostegno fornito dalla sanità o dall'assistenza sociale, indipendentemente dalla durata della malattia o della acuzie, e soprattutto a carico del Fondo sanitario nazionale, con prelievo operato sulla fiscalità generale e non su un fondo specifico. Questo era e rimane il nostro parere; non ci entusiasmava il tema della costituzione del fondo, ci entusiasma ancora meno la proposta di assicurazione, alla quale siamo anzi decisamente contrari. Abbiamo tuttavia collaborato e siamo disponibili ancora a farlo per trovare una soluzione, perché quella della non autosufficienza è realmente una priorità non eludibile. Si è molto discusso sui numeri. Credo che il numero, la definizione della quantità delle persone che hanno diritto ad un aiuto in quanto non autosufficienti (sia per ragioni di età, sia per malattie, od anche per problemi presenti fin dalla nascita) non ci debba riguardare, perché a tutti dobbiamo assistenza. Considero importante valutare il tipo di aiuto che dobbiamo offrire alle persone e alle famiglie (e quando parliamo di famiglie con questi problemi, dobbiamo ricordare che sono poi le donne ad affrontarli all'interno delle famiglie), per raggiungere soluzioni non di tipo privatistico e non di abbandono. Contestiamo radicalmente l'impostazione contenuta nell'ultima legge finanziaria, in riferimento alla deduzione fiscale di 1.820 euro; la contestiamo perché inefficace dal punto di vista quantitativo, in quanto esclude una serie di persone. La contestiamo per la ratio stessa della scelta, quella di lasciare ancora una volta i problemi a chi li vive. La famiglia, con 1.820 euro in più, non risolve i propri problemi rappresentati da anziani a carico, da disabili, e così via. Un problema di questo tipo va affrontato collettivamente, va affrontato dalla società, va affrontato con l'offerta di una rete di servizi. Introdurre invece una deduzione fiscale vuol dire lasciare sole le famiglie. La vostra è una politica di abbandono: si dà loro una mancia. C'è una differenza tra fare la carità e dare un'assistenza reale, riconoscendo ad ogni persona il diritto di vivere nella maniera migliore e più dignitosa rispetto alla situazione in cui si trova. Considero pertanto fondamentale trovare delle risorse, che vengano dalla
fiscalità generale. Non abbiamo mai affrontato in questa legislatura,
per esempio, il tema fondamentale dell'evasione fiscale. Attraverso una
lotta all'evasione fiscale potremmo elevare il Fondo sanitario nazionale
ben al di sopra del livello dell'8 per DOMENICO DI VIRGILIO. Non si può non replicare, seppure brevemente, all'intervento della collega Valpiana, la quale dice delle cose inesatte, si richiama alla Costituzione per aspetti che le fanno comodo e poi dimentica la Costituzione per altri aspetti. Perché non avete fatto voi tutte queste cose quando eravate al Governo? TIZIANA VALPIANA. Noi eravamo all'opposizione! DOMENICO DI VIRGILIO. Bisogna intervenire in maniera corretta! PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, onorevole Valpiana, vi prego. Abbiamo svolto una discussione proficua, che aspettavamo da tempo e per la quale ringrazio il ministro Maroni, che ci ha fornito molti suggerimenti. Do quindi la parola al ministro per la replica. ROBERTO MARONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Ho ascoltato
con attenzione tutti gli interventi. Rispetto ovviamente le opinioni di
chiunque, anche se mi pare che i toni usati da alcuni di voi siano stati
francamente al di sopra delle righe, sebbene legittimamente espressi da
chi ha opinioni che io non condivido. Non posso condividere nemmeno le
valutazioni sull'azione del Governo. E' stato posto il tema delle competenze
e delle risorse, di ciò che il Governo ha fatto o non ha fatto.
Riconosco innanzitutto a questo Governo il merito di avere aumentato,
per la parte di competenza delle politiche sociali, gli stanziamenti e
i trasferimenti alle regioni, in quattro anni, del 32 per cento. Questo
è un dato di fatto, Si accusa il Governo di non aver trovato le risorse necessarie (certo non è facile reperire 7-8 miliardi di euro, per cui abbiamo messo a disposizione risorse minori) per il fondo delle politiche sociali, di non finanziare gli interventi sulla disabilità, sull'assistenza e sulla famiglia, ma poi quando questi provvedimenti vengono adottati è sufficiente un ricorso delle regioni alla Consulta per annullare tutte queste misure. Per quanto riguarda gli asili nido, non è scritto da nessuna parte che si trattava solo di asili nido aziendali, per cui il ricorso presentato dalla regione Emilia- Romagna non è stato accolto per questo motivo; infatti, il finanziamento era possibile anche per gli enti locali, anzi per i nidi aziendali sussisteva il vincolo di estendere l'ingresso al nido anche ai bambini abitanti nel territorio. Il motivo del ricorso è stato del tutto ideologico: si è voluto dimostrare che lo Stato e il Parlamento non possono decidere di assegnare risorse per gli asili nido, per la disabilità e quant'altro e questo - a mio avviso - è il fatto grave e vergognoso. Non si può decidere di stanziare soldi per la famiglia, quella che la Costituzione definisce come società naturale fondata sul matrimonio; la nostra Costituzione, infatti, riconosce i diritti di questo tipo di famiglia, non esclude i singoli e i cittadini, ma stabilisce (la Costituzione, non il Governo Berlusconi) che la famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio, possiede dei diritti in quanto tale. Noi abbiamo voluto destinare risorse per attuare questo diritto costituzionale e il ricorso delle regioni ha reso nulla questa iniziativa del Governo. Lo stesso vale per l'attuazione di quelle norme che sono anteriori alla riforma del titolo V della Costituzione. Stiamo discutendo - lo dico con rammarico - da tre anni con le regioni
per l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni perché,
ormai, non prendiamo nessun provvedimento senza l'accordo di tutte le
regioni; infatti, l'esperienza di questi ultimi anni ci insegna che, in
assenza di un accordo scritto, non verbale, di Capisco che ci sia un atteggiamento a volte forse troppo pregiudizialmente ostile di una parte dei confronti dell'altra - non dico dell'attuale opposizione contro questo Governo perché, probabilmente, è stato così anche nella passata legislatura da parte nostra - ma credo che quando si discute di problemi che riguardano i cittadini italiani di ciascuna regione, almeno a livello istituzionale, cioè nei rapporti tra Governo e regioni, ci debba essere un atteggiamento di collaborazione che, purtroppo, su questi temi io non ho riscontrato. Anzi, ho notato, da parte di alcune regioni, un comportamento di netta e pregiudiziale chiusura che ci ha impedito fino ad oggi di dare attuazione alle norme citate dal collega Giacco e che ha invalidato quasi tutte le proposte volte a finanziare iniziative come il sostegno alla disabilità, alla famiglia, alla donna lavoratrice (perché gli asili nido sono principalmente questo); quindi, quasi tutte le iniziative che il Governo e il Parlamento hanno preso rispetto a questo settore sono state vanificate dai ricorsi delle regioni. Non mi rammarico di questo, come invece ha sottolineato il collega Battaglia, perché è giusto che sia così; considero legittimo che le regioni abbiano queste competenze, però mi rammarico del fatto che, invece di negoziare con il Governo l'utilizzo delle risorse, abbiano preferito il ricorso giurisdizionale che ha annullato provvedimenti importanti, vanificando gli interventi e impedendo di utilizzare le risorse. Invito la Commissione e il presidente a leggere con attenzione la sentenza
della Corte costituzionale n. 423 del 19 dicembre 2004, perché
stabilisce dei principi importanti che interferiscono anche con il provvedimento
sulla non autosufficienza; Tutto ciò mi mette in apprensione e mi fa ritenere che, prima di poter decidere di finanziare in modo cospicuo interventi come quello sulla non autosufficienza, bisognerà valutare approfonditamente le conseguenze della sentenza della Corte costituzionale. Mi sembra una forma non di tutela dei diritti, ma quasi di masochismo istituzionale il contrastare ogni iniziativa del Parlamento e del Governo per cancellare qualsiasi intervento; questo è ciò che è successo con il reddito di ultima istanza. Il presidente della regione Campania mi ha scritto recentemente annunciandomi che la sua regione, sulla base dell'articolo 3, comma 101, della legge finanziaria 2002, ha dato attuazione al reddito di ultima istanza mettendo a disposizione una serie ingente di risorse e chiedendo al Governo in base a quell'articolo di avere lo stesso importo. Sono stato costretto a rispondergli che quella norma non esiste più e che non posso mettere a disposizione quelle risorse perché la Corte costituzionale, dietro ricorso della regione Emilia-Romagna, ha cancellato quella disposizione. Ora per poter cofinanziare un intervento regionale direttamente in quella regione - cosa possibile con la norma che avevamo approvato - occorrerà un'altra legge e, forse, alla luce di questa interpretazione non sarà possibile neanche farlo. Assicuro che l'impegno preso dal Governo di mantenere all'interno del
welfare i risparmi di spesa derivanti dal "superbonus" è
una promessa che sarà confermata. La mia preoccupazione è
di evitare di creare un provvedimento che metta a disposizione tante risorse
ma che poi - così come è avvenuto per il reddito di Confermo questo impegno, ma ritengo che aspettare che l'INPS e il Ministero
dell'economia accertino la consistenza di questi risparmi non significhi
dilazionare; infatti, siamo stati spesso accusati di fare della finanza
creativa, per cui dare per certo, in questo momento, un risparmio che
viene ipotizzato per tendenza, senza aspettare quattro o cinque mesi per
verificare se questa sia confermata dai fatti, mi sembra opera di serietà
e non dilazionamento dei tempi. Ritengo tuttavia che prima di adottare
decisioni sul progetto di legge in discussione e sulle modalità
di finanziarlo sia opportuno, anzi indispensabile, sciogliere il nodo
interpretativo istituzionale delle competenze istituzionali, in base alla
sentenza n. 423 del 19 Inoltre, sono ancora le regioni, come sapete, dal 2001, a decidere a
chi spetta il diritto alla pensione di invalidità civile, salvo
poi essere l'INPS a pagare. Vi è un'altra osservazione da svolgere,
riguardo ai contrasti istituzionali: la definizione di parametri che,
senza ridurre le prestazioni, garantiscano l'oculatezza della spesa, eliminando
tutti gli abusi sinora compiuti, viene di fatto attualmente ostacolata
e resa In conclusione, nel riconfermare la disponibilità del ministero,
reputo però preliminarmente opportuno che la Commissione e gli
uffici della Camera, non solo su questo tema ma per tutto ciò che
concerne gli interventi più generali in materia di politiche sociali,
svolgano un attento esame del contenuto della sentenza del 2004 e degli
effetti da essa derivanti, esame che gli uffici legislativi del mio ministero
stanno PRESIDENTE. Ringrazio vivamente il ministro per la sua disponibilità; sicuramente faremo tesoro dei suoi suggerimenti. Dichiaro conclusa l'audizione. La seduta termina alle 15,50.
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