Da La nonviolenza e' in cammino Centro
di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza-
e-mail: nbawac@tin.it - Numero 1162 del primo gennaio 2006
Maria Grazia Giannichedda. La legge 180 e i compiti dell'ora
Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 dicembre 2005.
E' dall'inizio della legislatura che il centrodestra, per dirla con
le parole di oggi del ministro Storace, "vuole mettere mano alla legge
180" ma finora l'operazione non e' andata in porto. Ci aveva provato per
prima
l'onorevole Maria Burani Procaccini di Forza Italia, sostenuta da un tecnico,
lo psichiatra Cantelmi, a cui Storace aveva affidato la responsabilita'
della salute mentale nella Regione Lazio; ci ha riprovato la
stessa parlamentare con l'ausilio del deputato Ce' della Lega Nord, firmatari
di un nuovo testo, anch'esso bloccato in commissione affari sociali della
Camera da pesanti contraddizioni interne al centrodestra,
oltre che dal lavoro dei parlamentari dell'opposizione e dalle critiche
puntuali della maggioranza dei familiari e degli operatori.
La marea di critiche dagli opposti versanti aveva cosi' obbligato la commissione
della Camera ad avviare un'indagine conoscitiva "sull'attuazione del progetto
obiettivo salute mentale", indagine tutt'ora in corso, anche se l'ultima
seduta e' del 12 febbraio 2002.
Qual e' allora la trovata del ministro, visto che quando il centrodestra
dichiara cosa vuol fare della salute mentale neppure al suo interno riesce
a trovare un consenso minimo? Non dire piu' in quale direzione ci si vuol
muovere, con la scusa di avviare "una grande campagna di ascolto", che
dovrebbe verosimilmente ascoltare quegli stessi che i deputati hanno gia'
ascoltato e che hanno detto cio' che il ministro Storace puo' leggere,
come ogni cittadino, nel sito web della Camera. Ma il Parlamento e' una
sede scomoda, ci sono le opposizioni, bisogna ascoltare tutte le campane,
occorre tener conto di dati e fatti e portare almeno qualche argomento,
mentre a colpi di spot elettorali e di comunicati si puo' dire qualunque
cosa per cavalcare un disagio che questo governo ha fatto crescere e che
mai e' stato legato ai diritti affermati dalla "180", ma sempre alle politiche
delle Regioni e delle Aziende sanitarie, che sono oggi la sede vera dei
poteri e
sono i luoghi in cui i diritti possono o no diventare servizi per le persone,
culture dell'accoglienza e della convivenza.
E' su questo terreno concreto che il centrosinistra deve spostare il confronto,
facendo il contrario del ministro Storace, indicando cioe' nettamente
in quale direzione intende indirizzare le risorse umane e finanziarie
del servizio pubblico. Da molto tempo non e' piu' vero lo slogan dei primi
anni della riforma psichiatrica - la legge 180 e' buona ma non e' applicata
perche' mancano i servizi. Oggi i servizi ci sono, ancora
insufficienti soprattutto al Sud, ma neppure qui e' piu' questione di
risorse ma di qualita', di modelli organizzativi, di culture degli operatori.
Non basta dire no al manicomio: questo e' ormai senso comune al
punto che persino Storace ribadisce che "non si mette in discussione l'impalcatura
delle legge". Occorre affermare con chiarezza che al posto del manicomio
ci vuol ben altro che una rete di ambulatori con medici che prescrivono
soprattutto o solo psicofarmaci, che lavorano su appuntamento e non vanno
a casa dei pazienti; occorre riconoscere che e' stato uno degli errori
dell'ideologia aziendalistica separare gli interventi di tipo sociale
da quelli sanitari e rincorrere la specializzazione dei servizi e la
frammentazione delle prestazioni.
E' necessario dunque che anche le Regioni storiche del centrosinistra,
e quelle che il centrosinistra ha appena conquistato, intraprendano seriamente
la strada della trasformazione dei servizi di salute mentale e dell'intero
welfare, cercando di fare tesoro delle esperienze di trasformazione di
cui l'Italia e' ricca. Altrimenti il manicomio rinasce, e lo vediamo,
e sara' piu' facile legittimarlo di nuovo nella legge.