Tanto tuonò che piovve! Salvatore Nocera (torna all'indice informazioni) Ormai da circa due anni, con ritmo incalzante, i genitori di alunni con disabilità si vedono costretti a fare causa contro il Ministero dell'Istruzione e le scuole autonome per ottenere un numero di ore di sostegno didattico adeguato a colmare i bisogni educativi speciali di questi alunni, individuati nelle Diagnosi Funzionali della ASL. Tali cause hanno tutte avuto esito favorevole alle famiglie ed ormai hanno raggiunto e forse superato il numero di duecento in tutta Italia. Le sentenze più recenti, pronunciate in Sardegna, hanno stimolato una serie di interventi su diversi siti e riviste plaudendo a quanti hanno stimolato e sostenuto l'opera dei genitori che non accettano più passivamente un numero di ore di sostegno, arbitrariamente determinato solo da logiche di tagli alla spesa pubblica che datano ormai dagli anni '90. Tra le persone che meritano questo plauso sono anche l'Avv. Amoroso e la moglie Anna Cardona, i quali, si badi bene, non stanno svolgendo solo interventi professionalmente qualificatissimi, ma stanno spendendosi in qualità di genitori anch'essi di un'alunna con disabilità. Tra i commentatori pongo anche me stesso poichè sono intervenuto più volte per sottolineare la correttezza delle pronunce giurisprudenziali, in mancanza di altri interventi previsti per legge, non solo dello stesso Ministero, ma anche degli Enti locali e delle Regioni. Infatti la legge 104/92 non ha previsto solo l'insegnante per il sostegno come unico strumento di realizzazione del diritto allo studio, costituzionalmente garantito, ma ha stabilito l'obbligo della presa in carico del progetto di integrazione scolastica da parte di tutti gli insegnanti della classe e degli operatori socio-sanitari del territorio, nonché dei collaboratori scolastici nei casi in cui è necessario il loro intervento per l'assistenza di base ed igiene personale di questi alunni. Certo in mancanza di questi altri servizi pubblici (che dovrebbero essere coordinati tramite gli accordi di programma previsti dai Piani di Zona, di cui agli artt. 14 e 19 della legge 328/2000), i tribunali individuano nell'insegnante di sostegno il mezzo più rapido e diretto per garantire immediatamente il diritto allo studio evitando così l'interruzione di un pubblico servizio, dovuto all'omissione degli atti di ufficio. Il Ministero dell'Istruzione dovrebbe porre in essere la formazione e il coinvolgimento obbligatorio di tutti gli insegnanti e dagli Enti locali e dalle regioni con l'assegnazione di assistenti per l'autonomia e la comunicazione e con corsi integrati di formazione professionali, e di tirocini di lavoro e stage pre-lavorativi. La magistratura quindi sta svolgendo un'opera di supplenza per colmare i vuoti amministrativi causati dall'inerzia degli altri servizi dovuti per legge. Ho già più volte sottolineato il fatto che questa opera di supplenza necessaria, sta però alterando la cultura dell'integrazione scolastica avviata a partire dagli anni '60 incentrata sulla presa in carico corale dei progetti di integrazione scolastica personalizzati. Non si deve quindi denunciare l'intervento della magistratura come indebita intromissione nella vita scolastica, ma bisognerebbe piuttosto lamentare l'inerzia colpevole del Ministero dell'Istruzione, degli Enti locali , delle Regioni e del governo che taglia ciecamente la spesa pubblica impedendo così la realizzazione piena del diritto allo studio e determinando così la delega all'integrazione ai soli insegnanti di sostegno. La FISH ha insistentemente sottolineato questa situazione paradossale della necessaria via giudiziale all' integrazione che sta trasformando i tribunali in uffici di collocamento per insegnanti di sostegno, assegnati tramite le sentenze con rapporto uno ad ogni alunno con disabilità, proprio a causa della mancanza dell'intervento degli insegnanti di classe e degli altri servizi del territorio. Colgo l'occasione per rivolgere un pressante appello anche ai sindacati della scuola e specie a quelli confederali che negli anni '60 e '70, cioè nella fase pionieristica dell'integrazione, hanno saputo motivare e sostenere culturalmente tutti gli insegnanti (e non solo quelli per il sostegno allora assai rari) a sostenere il processo di integrazione. Ora i sindacati della scuola probabilmente pressati da problemi più attuali, hanno perduto a mio avviso, la carica ideale che allora permise in Italia un processo che ormai è divenuto inarrestabile ed ha prodotto numerosi leggi, atti amministrativi e sentenze della suprema magistratura ed oggi anche un certo numero di magistrati di merito. Non è vero che l'attuale governo sta tagliando i posti di sostegno rispetto a quelli assegnati in organico di fatto negli anni '90 dagli altri governi, come può essere facilmente constatabile leggendo la serie storica del rapporto tra alunni con disabilità e il numero di insegnanti nominati, che è costantemente pari ad 1 a 2 a livello nazionale. Quella che invece è cambiata, è la proporzione di tale rapporto, tra le diverse regioni (per es. il Lazio che ha attualmente il rapporto 1 a 3); ed è stato inoltre effettuato un drastico taglio alla spesa pubblica per la formazione dei docenti e per i servizi forniti dagli Enti locali. A questo punto il governo ed il Ministero dell'Istruzione, se vogliono evitare che nell'arco di qualche anno si vedano sommersi da decine di migliaia di sentenze della magistratura, devono finalmente impostare una politica seria sull'integrazione scolastica, che colmi i ritardi accumulati e torni a dare impulso a scelte politiche coraggiose e coordinate, di cui negli ultimi anni si sente il crescente bisogno. Un segnale in tal senso può essere considerato l'interpellanza meritevolmente depositata alla Camera il 2 marzo scorso dalla Margherita, che però punta esclusivamente all'aumento degli insegnanti di sostegno e che invece avrebbe dovuto richiamare l'attenzione anche sulle altre carenze sopra denunciate. Un'interpellanza in tal senso potrebbe essere presentata anche da partiti della maggioranza. se credono anch'essi nel valore dell'integrazione. Si deve anche alle associazioni di persone con disabilità e loro familiari il merito di tenere alta la guardia sulle problematiche dell'integrazione scolastica. I partiti dell'opposizione l'hanno compreso. Lo capiranno anche quelli
della maggioranza?
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