E' evidente che oggi, nella strettoia dell'attuale legge elettorale,
il peggio del peggio e' rappresentato dalla coalizione del centrodestra
che ha dimostrato di governare male, che ha coinvolto il paese in un conflitto
bellico, che ha intaccato la Costituzione, che ha in se' elementi mafiosi,
di corruzione, di illegalita', di interessi personali, che ha distrutto
il sistema scolastico, legittimato la "giustizia fai da te",
minato la solidarieta' nazionale, ed ora ha accolto in se' anche formazioni
eversive di ispirazione nazi-fascista. Dunque, l'unica scelta possibile
e' quella contraria, cioe' il voto ad uno dei partiti dell'Unione. Ma
si tratta, appunto, di un voto "contro", non di un voto "per".
Il programma elettorale dell'Unione, che ho letto con attenzione, e' ancora
troppo generico, reticente su molti punti, inadeguato su altri, condivisibile
solo per alcuni aspetti. Non e' un programma che mi ha appassionato, ed
e' evidentemente un documento di mediazione al ribasso.
Tuttavia, paragonato al programma del centrodestra - che e' invece impresentabile,
distruttivo della pace, dell'ambiente, dell'economia e della solidarieta',
scopertamente bugiardo alla luce di quanto non e' stato fatto
nei cinque anni passati -, risulta apprezzabile.
Ma il programma, che e' un elenco di cose da fare, da solo non basta:
ci vogliono anche una proposta politica, una visione di societa' e delle
idee-guida che stimolino la partecipazione dei cittadini. Questo sarebbe
quel "di piu'" che ci vorrebbe per trasformare un voto "contro"
in un voto "per". Ma purtroppo nell'Unione non ho trovato quest'aggiunta
per me necessaria e indispensabile.
Oggi, dunque, il voto "per" non esiste. O meglio, anche se si
vota con convinzione "per" un certo partito di cui si condivide
la politica, che ha messo in lista un candidato che riscuote la fiducia
dell'elettore, questo
voto va poi a sommarsi ai voti complessivi della coalizione e contribuisce
a dare il premio di maggioranza anche ad altri partiti che eleggono parlamentari
che possono non avere affatto la fiducia dell'elettore. Quindi
si vota al buio. E il singolo voto, dato al tal partito, nel tal collegio,
puo' servire poi ad eleggere chissa' quale altro deputato, di chissa'
quale partito, in chissa' quale collegio; l'unica certezza che si ha e'
che il proprio voto resta all'interno della coalizione prescelta e contribuisce
all'elezione del presidente del consiglio. E' ancora troppo poco per chi
ha una concezione quasi sacra del proprio voto, come espressione di volonta',
di scelta, di partecipazione politica, come di un modo per "amare
il prossimo" (don Lorenzo Milani definiva cosi' la politica).
C'e' bisogno quindi di ripensare completamente la politica. E io credo
che cio' potra' essere fatto utilmente solo con le categorie della nonviolenza:
amore, verita', ripudio della violenza, dialogo, empatia, mitezza, coraggio,
abnegazione, pazienza, coscienza.
Purtroppo le forme attuali della politica stanno andando in senso diametralmente
opposto: i partiti, la legge e la campagna elettorale ne sono uno specchio.
Il sistema bipolare obbliga ad alleanze innaturali, elimina le differenze
ed esalta la mediocrita'.
La legge elettorale ha affidato tutto il potere alle oligarchie dei partiti,
che hanno gia' deciso la composizione del nuovo parlamento, esautorando
l'elettore da qualsiasi possibilita' di scelta delle persone. Gli eletti
non
saranno votati dai cittadini, ma sono stati indicati dai partiti, per
di piu' senza esprimere la territorialita'.
La campagna elettorale non e' basata su veri dibattiti e confronti, ma
pressoche' esclusivamente sulla "telecrazia". Pochi leader (si
fa per dire...) accedono ai salotti buoni degli studi televisivi e parlano
per
tutti, piu' attenti a come dicono, piuttosto che a cosa dicono. Spesso
lo spettacolo e' nauseante, comunque sempre ininfluente. Milioni di cittadini
hanno l'illusione di "occuparsi di politica" solo perche' assistono
ad un teatrino i cui attori sono giornalisti e politici, e "tifano"
per uno dei "duellanti".
Quale abisso vertiginoso, tra la piccola saletta dove si riunivano i partecipanti
al Centro di orientamento sociale (C. O. S.) di Aldo Capitini per "ascoltare
e parlare" con "tensione e familiarita'" sui tanti problemi
della comunita' locale ed internazionale, e quella grande piazza virtuale
che e' lo schermo televisivo del "duello" verbale e d'immagine
fra i due candidati alla presidenza del consiglio. Come siamo caduti in
basso. Che pena.
Gli amici della nonviolenza hanno una concezione altissima della politica,
che e' tale solo se c'e' vera partecipazione, vero dialogo, vero confronto.
E la nonviolenza vorrebbe andare persino oltre, passando dalla democrazia
all'omnicrazia, il potere di tutti. Anziche' avanti, pero', negli ultimi
decenni siamo andati indietro, precipitando dalla democrazia alla telecrazia.
Non abbiamo saputo impedirlo, abbiamo tollerato l'abbrutimento del sistema
maggioritario, abbiamo accettato la deriva del "meno peggio",
abbiamo subito la spettacolarizzazione della politica. Anziche' disertare,
come si sarebbe dovuto fare fin da quando anche partiti di centrosinistra
hanno sostenuto il
sistema maggioritario, ci si e' piegati pur di stare in gioco. Ma cosi'
si diventa uguali all'avversario, come sempre avviene quando la violenza
degli oppressi rende questi ultimi uguali all'oppressore. E' dunque una
questione di metodo, oltre che di fine.
In questo senso capisco chi non andra' a votare, o per rifiuto di questo
sistema politico degradato, o perche' pensa che la logica del meno peggio
fa cadere sempre piu' in basso e poi non ci si risolleva piu'. Lo capisco
ma non lo condivido. A me pare che oggi l'urgenza sia quella di togliere
di mezzo l'ostacolo maggiore per la ripresa in mano della politica da
parte dei cittadini, e cioe' il governo attuale della coalizione di centrodestra.
Dunque e' necessario dare un voto all'Unione (sapendo che e' ancora solo
un voto "contro") con tre obiettivi chiari e prioritari: ritirare
le truppe italiane dall'Iraq, respingere con il referendum le modifiche
della
Costituzione, lavorare da subito per cambiare la legge elettorale in senso
proporzionale.
Ma se l'Unione vincera' e andra' al governo (come speriamo) sappiamo anche
che quello non sara' il nostro governo, e che bisognera' lavorare molto
dal basso per altri cambiamenti nella giusta direzione. Infatti i segnali
venuti durante la campagna elettorale non lasciano aperte molte speranze
ad un rapporto costruttivo con l'Unione. A febbraio, a firma Movimento
Internazionale della Riconciliazione e Movimento Nonviolento, abbiamo
elaborato una proposta di pace per il programma dell'Unione. L'abbiamo
inviata a tutti i partiti del centro-sinistra e ai loro segretari. Risultato?
Nemmeno una risposta, nemmeno un cenno di riscontro. Neanche per gentilezza,
cortesia o educazione.
I partiti dovrebbero essere uno strumento di collegamento fra la societa'
e le istituzioni, per trasformare in proposta politica gli interessi generali,
e quindi l'atteggiamento dei partiti dovrebbe essere quello di grande
ascolto e di attenzione per cio' che si muove dal basso. Invece, niente:
ciechi e sordi. Siamo ben coscienti di essere un piccolo movimento, un
gruppo minoritario, ma abbiamo anche la consapevolezza di essere portatori
(per fortuna non da soli, non unici) di una proposta di fondamentale importanza
per il futuro di tutti: la nonviolenza. I temi della pace e della nonviolenza
(cioe' l'unica speranza di futuro per il pianeta stesso) sono stati completamente
oscurati durante la campagna elettorale, e poco spazio hanno avuto anche
nel programma.
Per questo c'e' da insistere, e per questo riporto come promemoria per
tutti noi quei cinque punti di governo che ritengo essere il minimo essenziale.
- Ridurre le spese militari, finora sempre crescenti, almeno del 5% annuo
progressivo, per finanziare forme di difesa nonviolenta quali ad esempio
i Corpi civili di pace, unico mezzo degno per dare aiuto e solidarieta'
democratica ai popoli vittime della guerra.
- Spostare su un apposito capitolo di spesa il denaro sottratto al bilancio
del Ministero della Difesa, per istituire il Ministero per la Pace, dotato
di portafoglio, per adottare una rigorosa politica costituzionale di pace
che obblighi a ripudiare la guerra come metodo di risoluzione delle controversie.
- Cominciare subito il ritiro continuo e completo della presenza militare
italiana di appoggio alla guerra e occupazione dell'Iraq.
- Decidere l'espulsione dall'Italia delle molte decine di bombe nucleari
presenti nelle basi Usa, in violazione clamorosa e inammissibile della
Costituzione e dei patti internazionali.
- Ripristinare e rafforzare la legge 185, limitativa del commercio delle
armi, che e' causa primaria dei conflitti omicidi nel mondo, e disumano
criminale esercizio del profitto economico.
Si dice che ogni popolo ha il governo che si merita. Io penso anche che
"la gente" non sia poi tanto migliore di chi la governa (se
non altro perche' ha permesso che cio' avvenisse). Dunque, in fondo, il
nuovo governo
rappresentera' proprio cio' che l'Italia e' oggi. Nel bene e nel male.
Gli amici e le amiche della nonviolenza, per la loro piccola parte, fanno
parte di questo popolo, e non intendono rinunciare alle proprie responsabilita'.
Per questo, e solo per questo, andro' a votare. E votero' quel partito
dell'Unione che, a mio giudizio, piu' ha fatto e fara' per ripensare la
politica. A partire da se stesso.