LETTERA APERTA DI UN COMITATO DI GENITORI
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Questa lettera aperta di alcuni genitori di figli disabili nasce dal profondo
senso di rabbia derivato dall'allarmante situazione relativa all'integrazione
scolastica dei nostri figli.
Ognuno di noi ha, alle proprie spalle, un vissuto di sofferenze e di autentici
problemi, ogni famiglia ha combattuto le proprie battaglie, ciascuno di noi
ha visto attese tradite.
La nostra vita si è costantemente basata sul bisogno, primo tra tutti il bisogno
di un riconoscimento di appartenenza: da sempre gridiamo che i nostri figli
devono avere la possibilità di essere come tutti gli altri a partire dalla loro
differenza, dal loro modo speciale di essere diversi.
Ogni genitore di figli disabili vive il tempo della quotidianità e il tempo
della prospettiva.
Per noi avere una prospettiva diventa qualcosa di vitale e per proiettarsi un
po' avanti, per pensare i nostri figli adulti, occorre creare dei legami sociali,
occorre aprirsi alla realtà circostante perché se ci chiudessimo in noi stessi
negheremmo loro il senso di una appartenenza ad ampio raggio.
Il primo importante legame sociale che noi famiglie creiamo è con la scuola.
Noi chiediamo a questa istituzione di accogliere nostro figlio perché possa
vivere esperienze con i coetanei e chiediamo alla scuola una progettualità.
Perché anche i nostri figli possano intravedere un futuro occorre concertare
con la scuola un progetto che poi è un progetto di vita. La scuola però riserva
gioie e dolori!!!
L'integrazione scolastica è, a nostro avviso, ad una battuta di arresto.
Come si può pensare a progettare un possibile futuro per i nostri figli se la
scuola, importante agenzia educativa, viene resa essa stessa "disabile"?
Chiariamo il concetto:
per realizzare l'integrazione occorrono risorse umane, la progettualità ha bisogno
di personale chiamato a farlo. Negli ultimi anni i tagli al personale specializzato
sono stati sempre maggiori, tagli motivati da una poco convincente razionalizzazione
delle risorse.
Per progettare c'è bisogno di persone che abbiano esperienza nel campo della
progettazione, che lo sappiano fare, che abbiano competenze specifiche e approfondite.
La realtà sconfessa tutto questo! Sempre più spesso vicino ai nostri figli siedono
insegnanti formati in maniera approssimativa, con corsi di formazione lampo,
con scarsa motivazione, peggio ancora insegnanti "costretti" a lavorare nel
sostegno perché davanti al rischio della mobilità e del licenziamento si decide
di tapparsi occhi, naso ed orecchie e sopravvivere.
Per realizzare un progetto occorrono risorse economiche. Anche in questo caso
i fondi scolastici destinati all'handicap sono sempre più esigui e, all'interno
delle istituzioni scolastiche, ci si arrangia come meglio si può, spesso sopprimendo
attività importanti perché, giustamente, la scuola è cosa diversa dal volontariato!
L'handicap è una spesa per la società e quando le cose dello Stato vanno male
si taglia la spesa sociale: l'handicap non è un'entrata, non genera un guadagno
immediato!!!! (anche se poi l'handicap diventa utile nel momento di formare
le classi!!)
Per realizzare un progetto c'è bisogno di sensibilità, di coinvolgimento, di
fede.
Bisogna credere in quel progetto per poterci poi investire tempo e viverlo con
passione.
Anche qui non ci siamo !!! A parte la buona volontà di qualche singolo insegnante
di sostegno, a parte qualche nobile ideale che ancora resiste all'interno della
scuola, a parte quelle persone che stanno ancora in trincea insieme ai nostri
ragazzi, per il resto si deve ancora e sempre chiedere. Si deve richiedere attenzione,
si deve sempre sottolineare che dietro ad ogni nostro ragazzo c'è una famiglia
che esige di essere ascoltata, si deve ancora sollevare il problema handicap
e questo crea difficoltà all'interno di una scuola che è già, di per sé, malridotta.
L'handicap quindi come un problema in più e non come una risorsa!!!
Si chiede quindi alla scuola di progettare insieme a noi un percorso di vita
ma si stanno togliendo alla scuola i mezzi per farlo!!
"Le formiche se si mettono insieme spostano un elefante" dice un antico
proverbio del Burkina Faso. Allora ci metteremo insieme, creeremo una rete
di famiglie che sia in grado di opporsi a decisioni governative discutibili
perché finalizzate alla quadratura del bilancio e disastrose (si pensi all'assegnazione
di 8 ore di sostegno per handicap gravi!)
Chiediamo al Governo elefante di fermarsi,perché se continua a muoversi così
come sta facendo con le sue zampe possenti stritola chi non riesce a muoversi
con velocità, che ha maggiori difficoltà.
Servono tante formiche unite e motivate perché l'elefante è grande, incerto
nel muoversi e nel pensare ma siccome noi ci muoviamo per i nostri figli, nulla
in teoria è impossibile!!!
Per Il Comitato "LE FORMICHE … E L'ELEFANTE"
Signora Anna Bacchiocchi e-mail anna.bacchiocchi@libero.it
Signor Fabio Piergiacomo
Signora Gina Calcabrini
Signora Emanuela Stoppini
Signor Marino Fabio Max
Signora Lory Pizzichini
Signora Rosa Serio
Signora Sandra Piermarine
Signora Lidia Rosa Schteingara
Signor Giuseppe Schiavo
Signora Domenica Pezzapane
Signora Rosa Gerardi
Signora Mirieta Mulay
Signora Vittoria Cifani
Signor Daniel Aruta
Signora Maria Mulay
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