Salute mentale in Toscana. Lettera aperta all'assessore regionale del diritto
alla salute
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La regione Toscana ha rappresentato un riferimento nazionale per la sanità in
generale e quindi anche per la salute mentale. Oggi noi riteniamo che questo
ruolo e questa responsabilità della Toscana nel campo della salute mentale sia
molto appannato. Di fronte al grandissimo contributo sociale ed umano che la
Toscana ha dato all'attuazione della legge 180 del 13 maggio 1978, alla cura
e alla tutela dei sofferenti psichici, e nonostante che questo processo avesse
determinato un primo ed importante cambiamento nelle prassi degli operatori,
si sono tuttavia verificati, nella nostra regione, dapprima un rallentamento
e poi un completo arresto del processo riformatore. E Le citiamo qualche esempio:
- nella quasi la totalità dei servizi psichiatrici ospedalieri si legano i pazienti
come ai tempi dei peggiori manicomi;
- la porta aperta è abolita in tutti i reparti dell'intera regione Toscana;
- la sofferenza viene addormentata con dosi massicce di psicofarmaci invece
di essere accolta, capita, portata al suo superamento;
- strutture residenziali, soprattutto quelle con pazienti più sofferenti, sono
diventati luoghi di custodia senza speranza.
E del pari non c'è da essere soddisfatti per quello che accade sul territorio:
- centri di salute mentale che sono troppo spesso virtuali e senza alcun ruolo
attivo;
- gli interventi sulle situazioni di crisi non sono tempestivi ed è facile ricorrere
a trattamenti sanitari obbligatori anche perché la disponibilità dei servizi
territoriali in tante zone della Toscana non copre nemmeno le 12 ore e mai i
giorni festivi;
- l'attività si risolve spessissimo in una ambulatorialità di tipo eredomutualisco
e la presa in carico forte è una lontana utopia.
Si trae da tutto ciò una considerazione di facile e di ineludibile evidenza:
negli ultimi anni la riforma psichiatrica, con i suoi correlati civili ed etici,
si è andata progressivamente arrestando ed ora è completamente ferma. Le riforme
per essere tali non si debbono fermare mai; ma qui paradossalmente, vi è addirittura
una regressione a livelli che pensavamo di aver superato per sempre. Il Dipartimento
regionale dovrebbe essere più presente attraverso direttive di massima tese
a conseguire un minimo di uniformità ai servizi con standards, parametri e priorità
a cui dare risposte e successivamente controllare che tutto ciò venga rispettato.
Negli ultimi anni se guardiamo solamente al piano sanitario regionale vigente
si nota subito che in due paginette è raccolto tutto l'impegno in questo campo.
Non si può più lasciare "mano libera" alle aziende ed ai direttori generali
che negli ultimi anni hanno lasciato che la situazione regredisse in maniera
così vistosa. Noi siamo sicuri che Ella, verificati personalmente gli asserimenti
di questa lettera, provvederà senza indugio a riattivare i processi e a rilanciare
l'azione. Ciò ci pare tanto più necessario quando si consideri che da parte
del governo nazionale di centro destra si vanno proponendo leggi di ritrattazione
della riforma che traggono alimentazione e consenso proprio dalle carenze di
applicazione di cui sopra. In pieno accordo con i principi di fondo del Suo
assessorato ed offrendo la più ampia disponibilità a collaborare, a nome della
Consulta Toscana per la Salute Mentale e delle Associazioni ivi rappresentate,
Le chiediamo di intervenire subito.
Vito D'Anza, Consulta Toscana per la Salute Mentale, Firenze 27 gennaio
2003
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