Volontariato e diritto dei deboli
(torna all'indice informazioni)
Un problema infatti rimane aperto; come rendere esigibili i diritti di ricevere
i servizi previsti dal Piano (sociale della regione Abruzzo,)? Si tratta di
un problema che esiste anche per la legge 328 del 2000. Se i servizi dichiarati
essenziali non vengono attuati, che cosa succede? A chi si rivolge il cittadino
per ottenerli? E' sufficiente il meccanismo popolare, che dà vita alle leggi
e alle istituzioni? (..) Certamente la regione può stimolare i comuni a istituire
i servizi condizionando l'afflusso delle risorse, e se questi non vengono istituiti
può sostituirsi ai comuni per attuarli in un corretto uso del principio di sussidiarietà,
come del resto prevede la stessa legge 328 di riforma dei servizi sociali. Ma
chi fa giungere alle istituzioni la voce dei cittadini che non hanno voce e
che non trovano sul territorio i servizi di cui hanno bisogno e diritto, o alle
volte trovano i servizi fatti male?
Se il volontariato - soprattutto il volontariato della 266, che è lavoro gratuito
e libero da convenzioni e da commesse di lavoro - sa esercitare in modo responsabile
e costruttivo la sua funzione di advocacy, può dare un prezioso insostituibile
contributo alle istituzioni per un triplice motivo: perché essendo a contatto
diretto con i bisogni delle persone più emarginate che non hanno voce, che spesso
non arrivano neppure fino ai servizi, può costantemente far conoscere i loro
bisogni in modo documentato alle istituzioni stesse; perché essendo a contatto
con le istituzioni, ma dalla parte della gente che utilizza i servizi, può cogliere
meglio se e quando i servizi non funzionano bene; perché essendo libero da condizionamenti
politici ed economici - le sue prestazioni sono gratuite - può più liberamente
esercitare una funzione di stimolo e di coscienza critica delle istituzioni
per un loro miglioramento.
Perché però il volontariato possa esercitare efficacemente questo ruolo di advocacy
- di tutela dei diritti dei soggetti deboli - è necessario che abbia uno spessore
etico, culturale e tecnico (che abbia idee, abbia consapevolezza della responsabilità
e sappia fare il suo mestiere); perciò ha bisogno di costante formazione. Giustamente
è stato messo in rilievo il ruolo dei centri di servizio per il volontariato,
che non devono essere semplici erogatori di denaro alle associazioni per finanziare
i loro progetti, ma erogatori di servizi che sono principalmente formazione,
consulenza, ricerca, sostegno alle nuove sperimentazioni. I centri di servizio
oggi dispongono di considerevoli risorse.
Le istituzioni poi, insieme al ruolo di anticipazione di risposte a nuovi bisogni
emergenti, di integrazione dei servizi esistenti, di promozione della solidarietà
informale di base, devono accettare e riconoscere al volontariato anche questo
ruolo di advocacy, di tutela dei soggetti più deboli, che talvolta può essere
scomodo sia per il volontariato sia per le istituzioni. In coerenza con il principio
di sussidiarietà, coniugato con quello di solidarietà, devono riconoscere, incoraggiare
e stimolare le associazioni di volontariato ad essere presenti soprattutto in
tutte le fasi di attuazione del piano di zona: nell'analisi dei bisogni e delle
risorse, nella programmazione, nella gestione, nella valutazione.
E' soprattutto a questo livello che le associazioni di volontariato possono
dare il loro migliore contributo. Ma possono esse stesse ricevere, in un rapporto
libero, responsabile e costruttivo con le istituzioni, stimoli preziosi per
la loro crescita e maturazione democratica, che è necessaria per realizzare
un effettiva democrazia. Un sistema democratico autentico, infatti, non può
basarsi soltanto sul consenso popolare e sul sistema rappresentativo, ma deve
basarsi anche su un'effettiva e responsabile partecipazione popolare. Riconoscere
e garantire i diritti inviolabili dell'uomo e adempiere agli inderogabili doveri
di solidarietà politica, economica e sociale, come vuole l'art.2 della nostra
Costituzione, non è compito soltanto delle istituzioni che hanno ricevuto il
consenso e il mandato rappresentativo, ma di tutte le componenti della società,
perché la Repubblica, cui la Costituzione affida questi compiti, siamo noi,
con ruoli diversi, ma tutti noi.
Giovanni Nervo, in "Studi Zancan", 5/2002
|