Da nonviolenza. femminile plurale-
Supplemento settimanale del giovedi'
de "La nonviolenza e' in cammino" - Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it Numero 85 del 12 ottobre
2006
Giorgio Fornoni intervista Anna
Politkovskaya (2003)
(torna all'indice informazioni)
Dal "Il manifesto" del 10 ottobre 2006 rirendiamo il seguente
estratto dell'intervista a Anna Politkovskaya realizzata da Giorgio Forconi
per Report (Raitre), nell'agosto del 2003. Giorgio Fornoni e' giornalista
televisivo e viaggiatore, collaboratore di '"Report", ha realizzato rilevanti
reportage di inchiesta e denuncia su tragiche realta' e vicende.
Anna Politkovskaja, giornalista russa, nata a New York nel 1958,
impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti umani con particolar
riferimento alla guerra cecena, e' stata assassinata nell'ottobre 2006.
Opere di Anna Politkovskaja disponibili in italiano: Cecenia. Il disonore
russo, Fandango, 2003; La Russia di Putin, Adelphi, 2005]
- Giorgio Fornoni: Ci parli delle tecniche di terrore di massa usate dai
russi sui civili in Cecenia.
- Anna Politkovskaya: Non sono d'accordo con il vostro modo di
esprimervi. Prima di tutto, non si parla di russi, ma di militari di diverse
nazionalita'. Ci sono forze federali contro la popolazione civile nella
Repubblica cecena. Tanto la popolazione russa quanto quella ucraina hanno
condiviso la stessa sorte di quella cecena in quei territori. Conosco
russi che sono stati torturati e altri russi le cui case sono state fatte
saltare in aria intenzionalmente, poiche' pensavano che nascondessero
guerriglieri ceceni. I metodi utilizzati sono vari, e spesso ci si comporta
da bestie piu' che da uomini. Un uomo puo' essere eliminato solo perche'
si trovava nelle vicinanze di militari. Un ragazzo di 26 anni, nel 2001,
era in giro per le strade di Grozny quando e' stato preso. E' stato pestato
mentre veniva portato alla stazione di polizia, e una volta la' gli e'
stato detto che per salvarsi doveva diventare un loro agente e indicare
dove si trovavano i guierriglieri. Il ragazzo proveniva da una famiglia
cecena perbene, era laureato, e si e' rifiutato di collaborare. La cosa
particolare
e' che ci sono stati dei testimoni di questo arresto. In generale si hanno
a disposizione soltanto i risultati di queste violenze, cioe' i corpi
torturati. Questo ragazzo ormai agonizzante e' stato gettato in una cella.
La cella non era altro che una buca, e quando si venne a sapere che la
mattina sarebbe giunto sul posto un procuratore, i militari hanno semplicemente
gettato in un pozzo il corpo del giovane che si era rifiutato
di diventare un loro agente. Dopo i bombardamenti a Grozny ci sono molti
posti cosi', sono come dei pozzi che scendono verso il basso, la' dove
c'erano le fognature. Subito dopo hanno lanciato una granata e del corpo
non e' rimasta traccia. Lui ha semplicemente cessato di esistere. Questa
e' solo una piccola pagina di quello che accade in Cecenia. Ci sono varie
tecniche di pulizia etnica, che in sostanza sono operazioni punitive contro
villaggi interi. Viene circondato un villaggio, vengono portati via tutti
gli uomini, e non tutti vi fanno ritorno. Dicono che viene controllato
che fra loro non ci sia nessuno che abbia preso parte ai combattimenti,
invece vengono pestati da qualche parte, vengono portati via e dichiarati
scomparsi. La
violenza di massa sulla popolazione maschile e' un fatto perche' rientra
nella mentalita' dei nostri soldati. Vengono portati via dai villaggi
tutti gli uomini alti, forti, e vengono lasciati i vecchi e i drogati.
In genere
dipende tutto dal comandante della divisione. Questa non e' una guerra
di generali, ma di colonnelli: la sorte della persone dipende dall'ufficiale
che comanda la divisione, che di fatto ha potere di vita e di morte.
- Giorgio Fornoni: Giovani ceceni pieni di odio, donne kamikaze. Cosa
spinge a cio'?
- Anna Politkovskaya: La domanda e' molto generica. Per prima cosa
ci sono due tipi di donne kamikaze. Ci sono quelle della djamahat, le
comunita' religiose che ritengono tutto cio' un loro dovere verso Allah.
La maggior parte sono persone portate alla disperazione da tutto cio'
che ho raccontato prima. Madri, sorelle di scomparsi che hanno bussato
alle porte di tutte le sezioni di polizia ricevendo sempre la stessa risposta:
"Non ci sono piu', sono scomparsi, rassegnatevi". Dal 2001 queste donne
hanno iniziato a dire apertamente che a loro non rimane che farsi giustizia
da se'. Se i militari si fanno giustizia da se', in risposta riceveranno
lo stesso. Nel 2001 ci sono stati i primi sporadici casi di donne kamikaze.
Una donna si avvicina a un generale che ritiene responsabile della morte
del marito e si fa esplodere. Muore lei, ma muore anche lui. Sono donne
che non hanno un comandante, ma sono unite da una comune disgrazia. Per
dirla in modo non militare, e' quasi un "club": non vedono altro senso
nella loro vita se non la vendetta.
- Giorgio Fornoni: C'e' qualche legame tra i ceceni e al Qaeda?
- Anna Politkovskaya: Come giornalista prima dovrei sapere cos'e'
al Qaeda. Dopo l'11 settembre ci e' stato detto "e' responsabile al Qaeda".
Ma che sistema e' questo? Senza dubbio l'ex vicepresidente ceceno Zemilhad
Dardyev, scappato molto tempo fa dalla Cecenia senza combattere tutta
la seconda guerra - e questo per un ceceno e' un disonore - riceveva aiuti
da Bin Laden e dalla sua struttura. Ho visto con i miei occhi le tombe
degli arabi che hanno combattuto qui nella seconda guerra cecena, ma non
so se fossero
membri di al Qaeda. Credo che al Qaeda sia un paravento dei nostri potenti
per nascondere i propri errori quando non riescono a fronteggiare gli
attacchi terroristici. E' come una nuova alleanza dopo la guerra fredda.
Per questo alla vostra domanda non posso rispondere ne' si' ne' no.
- Giorgio Fornoni: Lei condivide le scelte del presidente Putin?
- Anna Politkovskaya: Ritengo che se siedi al Cremlino la tua responsabilita'
principale e' la pace. Personalmente non e' che non mi piaccia Putin,
e' che non mi piace cio' che sta facendo. Lui deve mantenere
la pace, e' un suo dovere costituzionale. Invece continua la guerra nel
Caucaso, con migliaia di morti non solo ceceni, ma anche russi. Gli attentati
non possono cessare. Putin deve smetterla con questa guerra
suicida e mettersi a trattare anche con quelle persone che non gli piacciono.
- Giorgio Fornoni: La popolazione locale non crede ai dirigenti ceceni.
Lei cosa pensa?
- Anna Politkovskaya: Anch'io non credo a loro. Per me, come giornalsita,
prima di tutto vengono le esigenze della popolazione civile. Loro dicono
che non c'e' differenza che arrivi un bandito di Maskhadov o di Putin.
Loro vogliono vivere.
- Giorgio Fornoni: Perche' Mosca non vuole osservatori internazionali
in Cecenia?
- Anna Politkovskaya: E' chiaro che non li vogliono perche' sono
stati commessi molto delitti. Gli osservatori vedrebbero i cadaveri, le
donne violentate e capirebbero chi e' stato. Per questo l'accesso e' limitato
al massimo. Non vogliono testimoni.
- Giorgio Fornoni: Occidente e Usa hanno chiuso un occhio...
- Anna Politkovskaya: Il gioco delle sfere alte e' tutto un gioco
di compromessi. Il Kosovo, Baghdad, l'Afghanistan. Noi siamo stati co-sponsor
degli Stati Uniti. Abbiamo dato il nulla osta per le basi in Uzbekistan
e Tagikistan. Ma io rifiuto categoricamente questo tipo di compromessi
fatti sul sangue. Putin e Bush sono contenti. Invece io, quando guardo
negli occhi queste persone a cui il giorno prima hanno ucciso il figlio,
capisco che il prezzo di questo compromesso e' nel dolore di quelle persone
e nessuno puo'
aiutarle. Il mio lavoro e' sul campo, vedo i risultati di questo sanguinoso
compromesso e non posso essere d'accordo, non voglio essere un cinico
commentatore politico.
- Giorgio Fornoni: Racconti il fatto piu' feroce perpetrato dai militari
russi sui civili ceceni.
- Anna Politkovskaya: No, non diro' nulla. Non ho una buona opinione
della societa' occidentale. Non siamo nel 2000, quando c'erano grandi
speranze che raccontando cio' che stava accadendo l'Occidente avrebbe
fatto qualcosa per aiutarci. So da tempo che l'Occidente non si interessa
di questi problemi,
ha tradito queste persone che pure vivono in Europa. La Cecenia tra l'altro
fa parte dell'Europa, geograficamente. Per questo non mi mettero' a solleticare
i nervi con racconti di come hanno ucciso, tolto scalpi e tagliato nasi
e orecchie. Capitemi bene, non e' quello lo scopo del mio lavoro, ma prevenire
atrocita' di questo genere in futuro.
- Giorgio Fornoni: Quanti morti ci sono stati, sia ceceni sia russi?
- Anna Politkovskaya: Sapete, la vera tragedia e' che non c'e'
una statistica precisa. Ci sono statistiche nei singoli villaggi e nelle
unita' militari. Ma chi e' al potere fa di tutto perche' non ci siano
dati ufficiali. Per questo, qualsiasi cifra io vi dica, sara' solo la
mia cifra, non corretta, e un altro vi dara' la sua. So che sono migliaia
a oggi, migliaia, e questa storia non e' ancora finita, sta continuando.
- Giorgio Fornoni: Un rappresentate ceceno a Tblisi parla di 400.000 morti...
- Anna Politkovskaya: La cifra esatta non la conosce nessuno e
di queste parole sono pronta a rispondere. Si', il signor Aldanov, credo
vi riferiate a lui, ha parlato di 400.000 vittime, ma un altro rappresentante
di
Mashkadov ha parlato di 250.000. Io so che i federali diminuiscono il
numero di perdite, mentre i ceceni lo aumentano. Penso comunque che questo
sia un problema del futuro.
- Giorgio Fornoni: Ha paura del Cremlino?
- Anna Politkovskaya: Tutti hanno paura ora, e anch'io sono una
parte del tutto. Anch'io ho paura, ma questa e' la mia professione e avere
paura e' una cosa tua, personale. La professione esige che si lavori e
si parli di quello che e' il fatto principale nel Paese e la guerra che
continua e' il fatto principale. Perche' la' muore la nostra gente. E
avere paura o non averne e' il rischio di questa professione.
- Giorgio Fornoni: Non sono d'accordo sul fatto che l'occidente si disinteressi...
- Anna Politkovskaya: Non sto parlando di voi. In tutto questo
tempo molti giornalisti occidentali hanno tentato di far conoscere quanto
sta accadendo. Ma la realta' e' che i leader occidentali si sono messi
d'accordo con Putin, e il prezzo di questo compromesso e' la Cecenia.
La societa' occidentale non e' riuscita ad essere compatta e ottenere
che i propri leader contrastassero Putin.
- Giorgio Fornoni: Perche' la comunita' internazionale non conosce i fatti
veri?
- Anna Politkovskaya: Il mondo sa. Basta entrare in Internet e
vedere cosa scrivono Human rights watch, Amnesty International, che monitorano
costantemente la situazione cecena. Ogni volta che Putin fa visita a un
leader occidentale, si rivolgono al leader di quel Paese. E come puo'
non sapere? Il mondo sa, ma non vuole prendere posizione... Viviamo in
un tempo veramente strano, o almeno io non avrei mai pensato che sarebbe
arrivato il momento del concetto di terrorismo di stato e terrorismo non
dello stato in lotta l'uno contro l'altro. Su che base gli Usa sono entrati
in Iraq? Capisco perfettamente chi e' stato Hussein, che il suo regime
era terribile, ma su che basi sono entrati la' i soldati americani? Non
capisco. Capisco che Basaev in Cecenia e' il tipico terrorista, ma non
capisco perche' per quattro anni si risponde con azioni terroristiche
che coinvolgono tutta la popolazione.
|