Disabili e diritto al lavoro. Le cattive
intenzioni della Sestini.
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Le cattive intenzioni di Maria Grazia Sestini, Sottosegretario al Welfare con
delega per le politiche sulla disabilità e il volontariato, riguardo al diritto
al lavoro dei disabili, si stanno realizzando in un modo inquietante.
Nel febbraio del 2003 in occasione della Conferenza di Bari, la Sestini suggeriva
di "sviluppare e potenziare le convenzioni fra consorzi di imprese private
e le cooperative sociali per l'inserimento dei disabili, perché le aziende hanno
difficoltà a reperire i contributi necessari per adattare il luogo di lavoro
alle esigenze dei dipendenti con problemi di mobilità oppure non riescono a
collocare il disabile nella mansione adeguata"… "mentre le cooperative hanno
reali potenzialità e costituiscono un bacino di occupazione per molti disabili".
Con l'art. 14 del Dlgs di attuazione della "legge Biagi" si stabilisce ora che
i disabili e i lavoratori svantaggiati vengano collocati quasi esclusivamente
nelle cooperative sociali e che le aziende che conferiscono commesse di lavoro
alle cooperative sono esentate dall'obbligo di assunzione.
Questa norma costituisce una negazione complessiva dell'attuale disciplina sul
diritto al lavoro degli handicappati escludendoli dal mercato del lavoro ordinario
e concentrandoli in una rete di "laboratori protetti". Fallisce così ogni prospettiva
di integrazione e di socializzazione anche per quei disabili che non hanno "particolari
difficoltà di inserimento".
Ma la Sestini insiste e al Meeting di Montegrotto (fine giugno 2003) dichiara:
"E' importante dare maggiore impulso alla cooperazione sociale, perché
è meglio per un disabile lavorare in una cooperativa con altri venti disabili,
piuttosto che stare a casa ad attendere un posto in Comune che forse non arriverà
mai."
Ma non basta: "Vogliamo che quest'anno dedicato alle persone con disabilità
non sia solo celebrativo, ma porti anche novità significative e concrete. Il
Governo è disposto a rivedere la legge 68/99 in materia di inserimento lavorativo:
un esempio per tutti, il vincolo di assumere un disabile per le aziende che
hanno da 35 a 50 dipendenti e l'inserimento al 7% per le aziende con più di
50 dipendenti, per molti datori di lavoro è impossibile a causa dei processi
produttivi delicati e pericolosi che sono costretti ad operare". "Per il Governo
è indispensabile rimettersi attorno ad un tavolo di confronto e di progettazione
insieme alle cooperative sociali, alle imprese e agli enti locali per ridefinire
le leggi in materia di integrazione lavorativa".
E' difficile e per certi aspetti umiliante interpretare i significati e soprattutto
la mancanza di cultura e di sensibilità politica che esprimono queste dichiarazioni.
Il progetto è comunque di abolire l'inserimento lavorativo di tutti
i disabili dal mercato del lavoro, di collocarli tutti nelle cooperative
sociali, di attuare questa operazione dopo un confronto fra aziende private,
cooperative ed enti locali (?)… con l'esclusione quindi delle associazioni e
degli organismi di rappresentanza dei disabili stessi (che evidentemente oltre
a non avere capacità lavorativa, non hanno dignità politica e democratica).
La Sestini incassa il consenso e l'apprezzamento della Confindustria, delle
associazioni delle cooperative (A.G.C.I., Confcooperative, Legacoop, che chiedono
addirittura l'abrogazione dell'art. 12 della legge 68/99), della Compagnia delle
Opere…
Ma soprattutto approfitta del profondo silenzio delle associazioni (FAND e FISH)
dei disabili di fronte al rischio che venga compromessa la conquista del diritto
al lavoro, che è costata 30 anni di lotte civili.
Quello che è più offensivo, al di là degli aspetti giuridici e politici, è che
la Sestini sta proponendo un'immagine dei disabili senza qualità, senza capacità
e senza dignità omologandoli alla figura patetica e oleografica dell'"infermo
inabile", di cui si occupavano le Congregazioni di Carità…
Gianni Selleri
Presidente ANIEP
17 luglio 2003
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