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Sostegno, una causa al contrario Durante i primi anni di scuola è stato seguito dagli insegnanti di sostegno. Ora che è alle superiori non ne ha più bisogno, ma per i genitori di un ragazzo di Venezia, il giovane ha subito gravi danni dalla decisione dell'amministrazione scolastica e dalla Usl, che lo hanno 'bollato come disabile'. La vicenda è finita in tribunale e spetterà al giudice stabilire chi ha ragione. di Chiara Ciranda (torna all'indice informazioni) Una sentenza 'al contrario'. Con il giudice che dice no, questo ragazzo non aveva e non ha bisogno di sostegno. E' quella che i genitori di A.P. sperano di ottenere dinanzi al tribunale di Venezia. Loro figlio oggi ha 15 anni, ma se quattro non li avesse trascorsi con un insegnante di sostegno al suo fianco - accusano in sostanza il padre e la madre - il ragazzo non avrebbe subito i danni morali, materiali, esistenziali e biologici per i quali chiedono adesso un risarcimento. "A partire dalla prima media - si legge nell'atto di citazione depositato
dall'avvocato della famiglia, Enrico Cornelio - A. ha potuto riprendersi,
ma è rimasto gravemente leso dal danno recatogli durante le elementari.
A prescindere dall'inutile spesa che lo Stato ha dovuto supportare per
mantenere insegnanti di sostegno assolutamente inutili - si legge ancora
nel documento - ad A. è stato recato danno in termini di riduzione
del profitto verosimile che avrebbe potuto avere in una scuola normale
e di danno biologico per l'induzione di una situazione di disarmonia evolutiva
che [.] non è sorta in maniera autonoma, ma come conseguenza di
scelte cervellotiche da parte delle due istituzioni": l'amministrazione
statale della Pubblica "Probabilmente - spiega Cornelio a Superabile - quando fece il suo ingresso alla scuola elementare 'Gardan' di Caselle di Santa Maria di Sala (Ve), il piccolo era soltanto un po' viziato, indisciplinato e soggetto a qualche crisi di pianto. Doveva essere trattato con strumenti didattici. Viceversa - è la tesi dell'avvocato - venne inventata per lui una malattia: il 'disturbo del comportamento scolastico', che è totalmente ignorata dalla nosologia (descrizione e classificazione delle malattie, ndr) psichiatrica. In sintesi - si legge a pagina 7 dell'atto di citazione - durante la scuola elementare il bambino è stato vittima di alcuni 'apprendisti stregoni': da una parte il personale scolastico che non sapeva svolgere il suo compito e dall'altra gli psicologi e psichiatri del servizio di neuropsichiatria infantile di Mirano, che hanno inventato, a giustificazione della scuola [.] malattie inesistenti per definire la situazione di A. come handicap". "Un vizio di forma, ma solo per ciò che riguarda la dicitura
riportata nella diagnosi (che avrebbe dovuto, più correttamente,
far riferimento a un 'disturbo della condotta', ndr) probabilmente c'è
stato - spiega Dario Anche secondo Paola Martinelli, consigliere e delegata al settore scuola
presso l'Ordine degli psicologi del Lazio, la presenza dell'insegnante
di sostegno non può aver danneggiato il bambino: "Ipotizzare
che il docente o i docenti che si sono occupati di A. siano la causa di
un danno mi sembra decisamente inverosimile. Allo stesso modo, è
sbagliato pensare al sostegno come ad una specie di panacea. Quando un
bambino esprime un disagio - aggiunge Marinelli - l'unica cosa certa è
che c'è un problema. Più o meno Interpellata da Superabile, la responsabile dell'unità di neuropsichiatria
infantile della Ulss n. 13 di Mirano, dott.ssa Gradisca, ha ritenuto opportuno
non rilasciare, per il momento, alcuna dichiarazione. Ma, da ciò
Fin qui i fatti. Adesso toccherà al giudice stabilire chi ha torto
e chi ha ragione, anche se ci sarà da aspettare dato che - e su
questo sono tutti d'ccordo - cause di questo tipo non si risolvono in
genere prima di un paio d'anni. Un'ultima considerazione arriva da Rolando
Borzetti, esperto di Superabile sui temi della scuola: "Non capisco
come mai la famiglia non si sia opposta subito all'assegnazione dell'insegnante
di sostegno. Un risarcimento dei danni, a mio parere, non può sussistere.
Questo ragazzo e la sua famiglia - aggiunge Borzetti - hanno beneficiato
di una risorsa dello Stato, di un servizio dedicato che, probabilmente,
è stato percepito con sospetto, vissuto come una minaccia, respinto
e condannato come si farebbe con la peggiore delle ingiustizie. Ma è
un punto di vista che non paga". (18 aprile 2005)
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