|
Gruppo
Solidarietà Via D'Acquisto, 7 - 60030 Moie di Maiolati Sp. AN- ITALY tel/fax 0731703327 grusol@grusol.it |
|||
Il
materiale presente nel sito può essere ripreso citando la fonte |
||||
Luigi Ciotti, presidente del Gruppo
Abele e di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" (torna all'indice informazioni) Cara signora, Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti. Nel nostro paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. E' un'esigenza
sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti,
è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità,
a ogni popolo. E' il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati.
Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione
nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità,
anche la vostra, ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito
dei patti di convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che
non era lecito, perché danneggiava questo bene comune nel quale
ognuno poteva riconoscersi. Chi trasgrediva la regola veniva punito, a
volte con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione,
la peggiore per un uomo - essendo la libertà il bene più
prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene - doveva servire per reintegrare
nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà
è anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore non
per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena, a un cambiamento,
a una crescita, a Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando
di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall'insicurezza economica
- che riguarda un numero sempre maggiore di persone - e dalla presenza
nelle nostre città di volti e storie che Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un'immagine. E' come
se ci sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che
il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare ci
fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe
Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità, alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell'idea: ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l'hanno provato sulla loro pelle. Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di
avere il coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunità,
è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è
integrato. E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d'illegalità
che non suscitano uguale allarme sociale perché "depenalizzate"
nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un individualismo insofferente
ormai a regole e limiti di sorta. Infine di fare attenzione a tutti gli
Vorrei però anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno, nel "sociale", nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che un'altra sicurezza è possibile. Che dove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità, vogliono partecipare da cittadini alla vita comune. La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale. Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini, è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un "reato d'immigrazione clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia: invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure. Un'ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto
La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le
Sue bambine. E mi permetto di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti
che credono e s'impegnano per un mondo più giusto e più
umano.
|