La VII Commissione Cultura, esaminato, per le parti di propria competenza,
il Documento di
programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza
pubblica per gli anni 2007-2011 con la dovuta attenzione alle difficoltà
che il quadro generale del provvedimento affronta;
Considerato che:
1) il Dpef quest'anno è quinquennale, un vero e proprio manifesto economico
di legislatura. Insieme al DL n. 223 del 2006 delinea la politica economica
del governo;
2) il Dpef 2007-2011 è un documento chiaro ed argomentato come non accadeva
da anni, realistico nei dati e nelle analisi, un documento che traccia
il quadro di un paese reale che deve affrontare molte difficoltà
ma che con spirito unitario ce la può fare;
3) le politiche delineate sono quelle necessarie per il rilancio del nostro
sistema-paese. Sono fissati gli obiettivi di medio periodo non solo economici,
ma anche di qualità sociale ed ambientale. Il Dpef
individua le strategie per tornare a crescere, per riposizionare il nostro
paese nel mutato quadro europeo e globale;
4) la portata riformatrice del Dpef 2007-2011 è ambiziosa. Il governo
intende operare lungo tre direttrici: crescita, risanamento dei conti,
equità sociale e territoriale, che sono tra di loro sinergiche;
5) la politica dei due tempi (prima i sacrifici e poi le riforme) è superata,
risanamento ed equità devono camminare insieme, non solo per creare il
necessario consenso ma anche per la stessa efficacia del
programma economico del governo;
6) tutte le misure descritte sono di natura strutturale: i problemi non
si possono più rinviare. Esse si ispirano all'impianto dell'Agenda di
Lisbona;
7) l'Italia, come fu per l'adesione alla moneta unica europea, possiede
le energie e le risorse umane per poter affrontare e vincere questa sfida
ripristinando la coesione nazionale sulla base della giustizia sociale
e valorizzando, in particolare, le potenzialità dei giovani e delle donne
a cui sono dedicati molti dei provvedimenti in programma;
8) si ritorna alla concertazione con le parti sociali ed i territori.
I sacrifici dovranno avere precise contropartite nelle riforme settoriali
ed essere preceduti da misure di equità fiscale. Non ci saranno solo
tagli, ma si opererà con la razionalizzazione e la riforma della spesa
e delle strutture delle pubbliche amministrazioni riqualificando la funzione
della sfera pubblica. Il rapporto con le autonomie locali sarà
collaborativo e non più ispirato ad una logica conflittuale;
9) il Documento di programmazione non può partire che dagli elementi di
criticità del nostro sistema-paese:
/a)/ calo della produttività e della competitività;
/b)/ difficoltà dei nostri conti pubblici;
/c)/ aumento delle disparità sociali;
10) l'Italia continua a perdere competitività, la quota delle nostre esportazioni
sul commercio mondiale si è ridotta ed è adesso di circa un punto più
bassa che un decennio fa. Anche la crescita dell'occupazione sembra entrare
in una fase di decelerazione. Il Mezzogiorno è tornato dopo 7 anni a crescere
meno del resto del paese. A determinare tale rallentamento anche la forte
riduzione del tasso di crescita dei consumi
interni dovuta al decremento dei redditi delle classi popolari;
11) l'Italia è il malato d'Europa. Negli ultimi cinque anni la produttività
in Germania è aumentata del 10per cento, in Francia del 12per cento; in
Italia è diminuita di quasi un punto e mezzo. L'euro non è dunque la ragione
del nostro declino. Anzi, l'adozione dell'euro ha eliminato alcuni fattori
distorti di crescita, come le svalutazioni;
12) la condizione dei conti pubblici è considerata, per alcuni aspetti,
peggiore rispetto a quella del 1992, l'anno più drammatico dell'evoluzione
dell'economia italiana e dei conti pubblici. Infatti: nel 1992 l'avanzo
primario era pari all'1,8per cento del Pil, nel 2006 sarà pari allo 0,5per
cento del Pil; il rapporto debito/Pil era più basso (105,2per cento) di
quanto sarà alla fine del 2006 (107,7per cento);
13) è sulla base dei dati relativi al 2005 che sono stati assunti gli
impegni europei nel quadro della procedura di deficit eccessivi che si
è aperta l'estate scorsa. Per effetto di quella procedura l'Italia ha
negoziato con l'Unione europea un piano di rientro i cui elementi essenziali
sono: un indebitamento netto al di sotto del 4per cento nel 2006 e del
3per cento nel 2007; una correzione dei conti strutturale di almeno 1,6
punti percentuali di Pil nel biennio 2006-2007; un rapporto debito/Pil
in diminuzione in modo sufficiente, e in avvicinamento al livello di riferimento
(60per cento del Pil) ad una velocità soddisfacente;
14) non si può non sottolineare il peso delle rendite e l'enorme redistribuzione
alla rovescia del reddito e della ricchezza realizzatasi nell'ultimo ventennio
a detrimento del lavoro dipendente. La nostra è diventata “una Repubblica
basata sul patrimonio”, più che sul lavoro. La quota di reddito nazionale
che va al lavoro si è ridotta negli ultimi 20 anni dal 50 al 40per cento
e quella della rendita è aumentata dal 20 al 30per cento, con i profitti
oscillanti in maniera pressoché costante intorno al 30 per cento;
15) rispetto alla metà degli anni '90 la manovra correttiva è più difficile
in quanto potrà utilizzare in misura minore il volano delle privatizzazioni
e perchè i tassi di interesse - sia pure lentamente - stanno risalendo.
Indispensabile, dunque, intervenire strutturalmente, ma con equità, sulla
spesa; valutato che il documento di programmazione economico-finanziaria
prende le mosse da questa consapevolezza;
16) il quadro programmatico mantiene invariato il calendario degli impegni
presi con l'Unione Europea. Prevede perciò un rientro del rapporto indebitamento
netto su PIL al di sotto del 3 per cento nel 2007
e ulteriori correzioni strutturali di mezzo punto percentuale di PIL per
ciascuno degli anni successivi;
17) il governo si riserva però di valutare con più precisione il percorso
di rientro in relazione al profilo temporale degli effetti strutturali
delle misure che verranno effettivamente adottate;
18) la legge finanziaria per il 2007 disporrà interventi il cui importo
complessivo viene quantificato in circa 20 miliardi di euro (1,3 per cento
del PIL), al netto di nuove spese volte a obiettivi di sviluppo e
di equità, che si stimano in circa 15 miliardi di euro (1,0 per cento
del PIL).
19) l'ammontare “lordo” di risorse da reperire è dunque dell'ordine di
35 miliardi di euro e del 2,3 per cento del PIL (alle quali si aggiungono
le risorse della manovra correttiva 2006);
20) il livello del saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni
contabili e debitorie, non sarà superiore a 29,5 miliardi di euro per
il 2007, 19,5 per il 2008 e 10,5 per il 2009;
21) per la parte di contenimento del disavanzo tendenziale essa interesserà
necessariamente anche il lato della spesa e consisterà di provvedimenti
di carattere strutturale, inquadrati in articolati disegni di riforma,
che interverranno sui quattro grandi comparti della spesa pubblica (pubblico
impiego, previdenza, sanità, finanza territoriale);
22) nello stesso tempo, la manovra comprenderà misure per accrescere la
competitività attraverso il rafforzamento dei mercati, la riduzione del
cuneo fiscale, l'aumento dell'efficienza della spesa pubblica. Infine,
e contemporaneamente, destinerà risorse a creare condizioni di maggiore
equità, anche attraverso una redistribuzione del carico fiscale;
23) per quanto concerne la crescita, il rilancio dell'economia italiana
passa attraverso l'aumento dell'occupazione e della produttività, cause
della bassa crescita;
24) per l'occupazione, si progetta un piano straordinario per i diritti
e l'occupazione delle donne, dei giovani ed in genere della famiglia;
25) per la produttività e la competitività, l'azione del sarà articolata
lungo tre linee di intervento:
/a)/ di contesto - attraverso infrastrutture materiali e immateriali (chiarezza
del diritto societario e di quello fallimentare) ed eliminazione dei vincoli
alla concorrenza;
/b)/ di innovazione e ricerca - attraverso una maggiore complementarietà
tra pubbliche amministrazioni ma anche partnership pubblico-privato, sostegno
alle attività di ricerca e sviluppo, alla collaborazione tra
imprese e università e centri di ricerca;
/c)/ sulla fiscalità - tramite automatismi per la riduzione dei costi
di produzione, in particolare del lavoro (cuneo fiscale);
26) sulla politica fiscale il Dpef indica tre obiettivi principali: equità,
sviluppo e semplificazione. La loro realizzazione deve avvenire in un
contesto di riduzione della pressione fiscale e di aggiustamento dei conti
pubblici anche se sussistono difficoltà di raggiungimento degli obiettivi
determinate dalla caduta di gettito tributario riconducibile all'ampliamento
dell'area evasione/elusione fiscale registrata nel periodo 2001-2005 (in
particolare dell'IVA) più che alla realizzazione di politiche di riduzione
di imposte;
27) in tale materia gli interventi programmati sono finalizzati: a contrastare
l'evasione/elusione di base imponibile; ad adottare misure di minimizzazione
degli adempimenti di famiglie e imprese; a recuperare
progressività; a ridurre il costo del lavoro; a riformare la tassazione
del reddito d'impresa; a riformare il catasto e ridurre le aliquote ICI;
28) per le politiche di equità sociale il DPEF afferma che coniugare la
crescita economica con il risanamento delle finanze pubbliche e la giustizia
sociale è la base per assicurare uno sviluppo sostenibile e duraturo.
Politiche che devono essere avviate al più presto: dopo un periodo di
sostanziale stabilità, infatti, l'incidenza della povertà relativa sul
totale delle famiglie italiane è aumentata sensibilmente
nel 2004, in particolare nelle aree del Mezzogiorno;
29) le azioni scelte dal governo per favorire la crescita, l'impegno che
assume per il miglioramento dell'istruzione, il rilievo dato alle azioni
per l'inclusione sociale nell'intervento aggiuntivo per il Mezzogiorno,
denotano la scelta di favorire forme di crescita e di sviluppo che, valorizzando
le competenze di tutti i cittadini, assicurino in sé requisiti di equità;
30) il governo prevede di migliorare ed integrare la legge quadro di riforma
dell'assistenza (legge 328/2000), agendo anche sui punti critici che la
sua applicazione ha evidenziato;
31) nel quadro delle responsabilità istituzionali stabilito dal nuovo
Titolo V della Costituzione, secondo il Dpef, spetta al governo nazionale:
a) definire i livelli essenziali di assistenza;
b) realizzare un sistema coerente di sostegno dei redditi e delle responsabilità
familiari;
c) predisporre forme di finanziamento che premino l'iniziativa delle autonomie
locali, riorganizzando e potenziando il Fondo nazionale per le politiche
sociali e prevedendo un Fondo per le politiche familiari, finalizzati
alla promozione di una rete integrata di servizi;
sottolineato che:
32) a partire dal 2004, la crescita del Mezzogiorno si è arrestata: se
si esclude il 2000, erano sette anni che la dinamica di crescita del Mezzogiorno
non era inferiore a quella del resto del Paese;
33) a frenare lo sviluppo e la produttività del Mezzogiorno sono fattori
quali lo scarso livello delle competenze acquisite nella scuola, il livello
insufficiente della ricerca e dell'innovazione, l'inefficienza e
la scarsa concorrenza nel mercato dei servizi anche pubblici, l'esclusione
sociale; fenomeni pure presenti nel resto del Paese, ma in misura significativa
concentrati nelle aree meridionali, che soffrono anche di una situazione
precaria anche dal punto di vista della legalità e della sicurezza;
34) con l'adozione delle misure annunciate nel DPEF, il governo prevede
che già nel 2007 e poi negli anni successivi, il Pil del Mezzogiorno potrebbe
tornare ad accelerare e superare a fine periodo quello medio
europeo;
35) il Dpef stabilisce che i flussi di spesa in conto capitale per il
Sud dovranno essere certi e dovranno essere concentrati in impieghi ad
alto rendimento economico e sociale, con meno trasferimenti a imprese
e più investimenti pubblici di qualità; da un punto di vista quantitativo,
il Governo intende favorire una riallocazione territoriale della spesa
tesa ad aumentarne la quota del Mezzogiorno sul totale;
36) entro l'estate 2006 sarà completata la definizione del Quadro Strategico
Nazionale 2007-2013. Il Governo intende perseguire una “strategia dell'offerta”,
che attraverso la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali
e il miglioramento dei servizi collettivi conferisca redditività agli
investimenti privati nel nostro Mezzogiorno - quanto alle materie di propria
competenza,
valutato che:
37) il DPEF sottolinea la necessità - condivisibile - di procedere alla
razionalizzazione della spesa pubblica al fine di destinare un maggior
volume di risorse anche ai settori della ricerca e dello sviluppo della
cultura;
38) il documento sottolinea che gli interventi strutturali sulle principali
voci di spesa del sistema pubblico non impoveriranno la fornitura di beni
primari e dunque, neanche il sistema di istruzione;
39) a fronte di un volume medio annuo di investimenti in istruzione e
ricerca pari al 4,8 per cento del PIL, anche in considerazione del fatto
che il settore rappresenta un investimento e non solo una spesa, le
/performance/ espresse dal nostro Paese siano inferiori a quelle degli
altri paesi europei;
in particolare, in materia di:
I) /Università e Ricerca/
in armonia con la Strategia di Lisbona, tra i punti qualificanti il documento
individua
il sostegno all'investimento in capitale umano attraverso:
/a)/ il miglioramento dei livelli di formazione e organizzazione universitaria
e professionale;
/b)/ l'incremento della spesa destinata a ricerca e sviluppo;
/c)/ l'impiego diffuso di tecnologie.
Tra gli interventi previsti il documento indica la riforma del sistema
di incentivi a livello universitario e, compatibilmente con il quadro
di finanza pubblica, il sostegno alle attività di ricerca e sviluppo,
alla
collaborazione tra impresa, università e centri di ricerca, alla promozione
di processi innovativi;
il documento individua come contesto di riferimento lo “Spazio comune
europeo della ricerca e della formazione superiore” all'interno del quale
si deve realizzare un armonico processo di riforma degli
ordinamenti universitari finalizzata al miglioramento delle competenze
e all'adeguamento ai rapidi mutamenti economico sociali; si deve anche
sottolineare positivamente la questione relativa alla
necessaria competizione tra gli Atenei - finalizzata alla maggiore produttività
della spesa - e l'introduzione di sistemi di gestione che premino maggiormente
il merito dei docenti e la ricerca di qualità; appare molto apprezzabile,
nel contesto delle politiche per il Mezzogiorno, la previsione di individuazione
di risorse addizionali destinate al miglioramento della qualità dello
studio e dell'insegnamento anche facendo leva sulla costruzione di meccanismi
di mediazione con le imprese locali e sulla promozione delle capacità
e dei
talenti personali, a partire da quelli delle donne;
II) /Istruzione/ la deludente produttività degli investimenti in istruzione e ricerca
è dimostrata, tra l'altro, dagli indicatori PISA (/Program for International
Student Assestment/) che collocano l'Italia al di sotto della media europea
in relazione alla conoscenza e alla professionalità acquisite dagli studenti
al termine dei corsi di studio obbligatori; si sottolinea la necessita
di elevare il flusso degli investimenti nel settore scolastico, ricalibrandoli
e orientandoli in direzione di formule organizzative e modelli integrati
di istruzione e formazione funzionali agli obiettivi posti dalla Strategia
di Lisbona richiamati dal Governo;
si riconosce l'importanza del potenziamento dei servizi per l'infanzia
e l'integrazione del sistema degli asili con quello dell'istruzione con
il doppio fine di rinforzare la partecipazione femminile al mondo del
lavoro e sostenere lo sviluppo del cpitale umano fin dai primissimi livelli
del processo educativo;
si deve apprezzare, inoltre, l'indirizzo del Governo volto al potenziamento
del diritto allo studio attraverso:
/a)/ l'estensione progressiva dell'obbligo scolastico;
/b)/ il miglioramento delle funzionalità e delle autonomie scolastiche;
/c)/ la messa a norma del patrimonio edilizio e l'incentivazione dell'utilizzo
pomeridiano degli edifici scolastici;
in questo stesso contesto il Governo intende affrontare l'annosa questione
del precariato della scuola, impegnandosi in un programma di piani di
assunzione in ruolo che prevede una prima immissione di 20.000
docenti e di ulteriori 3.500 unità di personale tecnico amministrativo
e un'integrazione successiva di immissioni in ruolo che tengano conto
del /turn-over/;
III) /Beni, attività culturali e turismo/
il Governo considera prioritario l'investimento in cultura ed esprime
la necessità di un intervento organico volto, da un lato al ripristino
delle risorse pubbliche ampiamente decurtate negli anni precedenti e,
dall'altro all'incentivazione alla partecipazione attiva dei soggetti
privati all'investimento e alla sponsorizzazione dei beni e delle attività
culturali;
il DPEF segnala la volontà da parte del Governo, in raccordo con le Regioni,
di promuovere il “Marchio Italia” per contribuire allo sviluppo del settore
del turismo come componente significativa della crescita
economica del Paese; anche in quest'ottica si può leggere la previsione
di interventi mirati alla crescita delle imprese di settore per promuovere
una maggiore competitività internazionale e la promozione della qualità
dell'offerta turistico-culturale, con particolare attenzione ai piccoli
comuni e agli itinerari storico religiosi;
rilevante è la previsione del rifinanziamento del Fondo Unico per lo Spettacolo,
per altro già parzialmente realizzato attraverso il decreto legge n. 223
del 2006; Il documento dà anche conto dell'istituzione di
una commissione tecnica tra MiBAC e MEF per lo studio e la predisposizione
di strumenti volti al reperimento di ulteriori risorse per il settore;
IV) /Editoria/
si ritiene altresì importante un incremento dell'investimento in questo
settore accompagnato da una immediata approvazione della riforma; preso
atto, infine, che: la chiave del documento è quella dell'investimento
nel capitale umano che il DPEF indica, al di là del suo valore economico,
come risorsa
cruciale del tessuto sociale europeo; che l'investimento in università,
ricerca, impresa, cultura e turismo
può consentire il decollo dell'intero Paese verso obiettivi più elevati
di crescita, sviluppo e coesione sociale;