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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA, N. 165 del 25 maggio 2008

GIUSEPPE DI LELLO: LO SCEMPIO DEL DIRITTO
"Il manifesto", 22 maggio 2008

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Il pacchetto sicurezza del governo meriterebbe un esame complessivo piu' dettagliato e, tuttavia, si puo' gia' rilevare l'estrema disinvoltura con la quale tenta di travolgere alcuni principi della Costituzione. Con particolare allarme vanno considerati l'introduzione del reato d'immigrazione clandestina e l'estensione della detenzione amministrativa nei Cpt dagli attuali 60 giorni a 18 mesi.
Nulla toglie alla gravita' di questo nuovo reato la scelta normativa del disegno di legge che, con la violenza dei numeri in Parlamento, verra' a breve inserito nel nostro ordinamento. La norma dovrebbe avere una forte carica deterrente perche' servirebbe a legittimare la reclusione dei migranti nonche' un abnorme trattenimento in strutture detentive. Sortira' l'effetto voluto o sara' la solita norma simbolica tendente a soddisfare le pulsioni xenofobe del popolo delle "liberta'" e non solo di quello? Consideriamo innanzitutto l'enorme numero di clandestini che dovrebbero essere trattenuti e giudicati: se applicata, affonderebbe definitivamente sia le strutture carcerarie che il sistema giudiziario gia' intasato di centinaia di migliaia di processi in attesa di definizione. La stragrande maggioranza di clandestini, poi, provenendo da aree di fame, guerre e persecuzioni, non ha gia' nulla da perdere e non sarebbe certo fermata dalla prospettiva della detenzione e del processo.
Un simile reato, inoltre, violerebbe i principi costituzionali di eguaglianza, ragionevolezza e di proporzionalita' tra pene e reati e su cio' la Corte Costituzionale si e' gia' chiaramente espressa (sentenza 22/2007). Trattando del sistema sanzionatorio del ben piu' grave reato di ingiustificato trattenimento nel territorio dello stato in violazione di un legittimo ordine di allontanamento, la Corte lo ha ritenuto "sproporzionato, squilibrato, disarmonico, violativo" dei principi di cui sopra nonche' del fine rieducativo di cui all'art. 27 Cost. e ha sollecitato il legislatore a valutare l'opportunita' di un sollecito intervento volto a eliminare gli squilibri, le sproporzioni e le disarmonie rilevate nella disciplina dell'immigrazione: invito prontamente disatteso da Maroni & Co.
C'e' inoltre un palese contrasto con lo jus migrandi sancito dall'art. 35 della Costituzione che, riconoscendo la liberta' di emigrazione, seppure nel rispetto delle leggi, non sembra consentire la trasformazione dell'esercizio di una tale liberta' in reato: non a caso fino ad ora si e' optato solo per una qualifica di illecito amministrativo.
Dubbia poi e' la costituzionalita' di una detenzione amministrativa protratta per ben 18 mesi di chi non ha documenti di identificazione e cio' perche', tra l'altro, assolutamente sproporzionata al fine della identificazione stessa. I lavori della commissione De Mistura hanno dimostrato che i tempi tecnici per l'identificazione non superano mai i 60 giorni: se non si raggiunge lo scopo in 60 giorni e' praticamente impossibile farlo in seguito.
Anche dopo 18 mesi resterebbe comunque sempre problematica l'espulsione dello straniero, dato che l'Italia ha firmato solo pochissimi accordi di riammissione. Un migrante che non ha un paese che se lo riprenda o che non e' identificato rimarra' in Italia e dopo aver scontato 18 mesi di "gratuita" detenzione ritornera' clandestino, preda molto piu' ambita di sfruttamento, lavoro nero e propensione al crimine.
Certo, per qualche tempo si attenderanno i frutti "benefici" delle misure forti e, nell'attesa, e' possibile che si plachino gli istinti belluini di quanti credono di risolvere, indistintamente, con i roghi i problemi della spazzatura e degli immigrati. La realta' drammatica dell'immigrazione, e della sua inarrestabilita' con misure di polizia, tornera' a imporsi e rimarra' solo un ulteriore scempio dello stato di diritto, con norme liberticide pronte a essere utilizzate anche per altri contesti di disgregazione sociale.