Vale ancora l’articolo 3 della Costituzione per gli studenti
disabili?
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‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni….’ : è l’articolo 3 della nostra Costituzione. In questi tempi
torbidi e inquieti, è qualcosa di cui andare orgogliosi. Fossimo negli
USA non ci sarebbe da stupirsi: l’orgoglio per la costituzione, come la
devozione alla bandiera, il tacchino il 4 luglio, lì sono cose che non
si discutono. Ma qui da noi, non siamo proprio avvezzi a certi sentimenti!
Eppure l’articolo3 ci fa andare a testa alta nel mondo. Vi è contenuta
la nostra idea di cittadinanza: ‘E’ compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano di fatto
la libertà e … impediscono il pieno sviluppo della persona umana ….’.
Altro che astratta uguaglianza! Altro che il dilagante rampantismo intriso
di individualismo sprezzante verso chi non ce la fa! Il nostro senso di
cittadinanza impone alla collettività di farsi carico degli ostacoli,
rimuoverli. ‘I care’ ripeteva don Milani. Ed è proprio per questo
che nostro è il paese che ha la migliore legislazione sul diritto all’istruzione
dei disabili. Qui da noi, inoltre, vi è una tradizione giuridica che stabilisce
che l’handicappato, prima di essere riconosciuto tale, è persona con il
'pieno'diritto a fruire dei Servizi che lo Stato garantisce ai cittadini.
Tra questi diritti, c’è quello fondamentale all’educazione e all’istruzione.
Bisogna però, come recita il comma due dell’articolo 3, che tale diritto
sia reso ‘effettivo’. Vuol dire garantire almeno alcune condizioni: prima
tra tutte quella minima di avere gli insegnanti di sostegno. Poi, che
questi abbiano un orario che renda realmente possibile il lavoro. C’è
in questi giorni, nelle Marche come altrove, un diffuso, giustificato
allarme proprio su questo punto. Vuol dire che la condizione minima dell’inclusione
dei disabili a scuola, in questo momento non è garantita. Dunque questa
nostra non è, al momento, la società che la costituzione disegna. Se lo
fosse, non si sognerebbe nemmeno di fare economia proprio su questo. Viene
ancora da dire: una società opulenta che si permette tante cose, deve
potersi permettere gli insegnanti di sostegno e, per favore: senza stare
lì a lesinare ad ogni nuovo anno scolastico! Ma vorrei osare un po’ di
più, sempre sull’onda dell’art. 3, e dire che garantire il sostegno –
e bisogna garantirlo!- non è ancora abbastanza. Non si sente, infatti,
parlare abbastanza di qualità dell’inclusione scolastica. E qui vorrei
ricordare che troppo spesso di recente famiglie di disabili sono dovute
ricorrere alla magistratura solo per ricordare agli uffici amministrativi
dello stato l’esistenza di alcune norme che tutelano il diritto all’istruzione
del disabile. Che è una cosa ben diversa rispetto all’andare semplicemente
a scuola. Si coglie la differenza? Vorremmo poter pensare, insomma, da
cittadini dell’art. 3 che l’inclusione sia il valore aggiunto di una scuola
democratica, dove i docenti, tutti, insieme alle famiglie e agli altri
attori sociali siano impegnati in progetti d’inclusione e i cittadini,
genitori, o alunni, non debbano mendicare il rispetto delle leggi.
ROSANNA VITTORI (Associaz. Famiglie Autistici)
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