NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA
IN CAMMINO, Numero 467 del 26 maggio 2008
STEFANO RODOTA': L'UGUAGLIANZA CALPESTATA
Da, "La Repubblica", 22 maggio 2008
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Il caso ha voluto che l'annuncio del "pacchetto sicurezza"
coincidesse con la discussione al Parlamento europeo sugli immigrati in
Italia, alla quale la maggioranza ha reagito condannandola come una manovra
contro il Governo. Brutto segno, perche' rivela che non v'e' consapevolezza
della gravita' di quel che e' accaduto a Ponticelli, con un assalto razzista
che la dice lunga sulle responsabilita' dei molti "imprenditori della
paura" all'opera in Italia.
Invece di riflettere su un caso che ha turbato l'Europa, ci si rifugia
nella creazione di un nemico "esterno" dopo aver individuato
il nemico "interno" nell'immigrato clandestino, nell'etnia rom.
Ma l'iniziativa europea non e' pretestuosa, perche' i trattati sono stati
modificati per prevedere un obbligo dell'Unione di controllare se gli
Stati membri rispettano i diritti fondamentali.
Una prima valutazione del "pacchetto" mette in evidenza, accanto
all'opportunita' di alcune singole misure (come quelle relative all'accattonaggio
e ai matrimoni di convenienza), una scelta marcata verso la creazione
di un vero e proprio "diritto penal-amministrativo della disuguaglianza".
Vengono affidati a sindaci e prefetti poteri che incidono sulla liberta'
personale e sul diritto di soggiorno delle persone, con una forte caduta
delle garanzie che pone problemi di costituzionalita' e di rispetto delle
direttive comunitarie.
Il diritto della disuguaglianza puo' manifestarsi anche attraverso le
norme che prevedono la confisca degli immobili affittati a stranieri irregolari
e disciplinano il trasferimento di denaro all'estero. Infatti, puo' determinarsi
una spinta verso un ulteriore degrado urbano, visto che gli irregolari
saranno obbligati a cercare insediamenti di fortuna. E la stretta sulle
rimesse degli irregolari potrebbe far nascere forme odiose di sfruttamento
da parte di intermediari.
Lo spirito del pacchetto si coglie con nettezza considerando il reato
di immigrazione clandestina. A nulla sono servite le perplessita' all'interno
della maggioranza, i moniti del mondo cattolico (da ascoltare solo quando
invitano ad opporsi alle unioni di fatto e al testamento biologico?),
le osservazioni degli studiosi. Si fa diventare reato una semplice condizione
personale, l'essere straniero, in contrasto con quanto la Costituzione
stabilisce in materia di eguaglianza. Si prevedono aggravanti per i reati
commessi da stranieri, incrinando la parita' di trattamento con riferimento
alla responsabilita' personale.
E' inquietante la totale disattenzione per quel che ha gia' stabilito
la Corte costituzionale, in particolare con la sentenza n. 22 del 2007
che ha messo in guardia il legislatore dal prendere provvedimenti che
prescindano "da una accertata o presunta pericolosita' dei soggetti
responsabili", introducendo sanzioni penali "tali da rendere
problematica la verifica di compatibilita' con i principi di eguaglianza
e proporzionalita'". Questa logica va oltre il reato di immigrazione
clandestina, impregna l'intero pacchetto, ignorando che "lo strumento
penale, e in particolare la pena detentiva, non sono, in uno Stato democratico,
utilizzabili ad libitum dal legislatore".
Dopo aver annunciato una sorta di secessione dall'Unione Europea, accusata
di faziosita', il Governo prende congedo dalla legalita' costituzionale?
Il Governo dovrebbe sapere che i suoi provvedimenti possono essere cancellati
da una dichiarazione di incostituzionalita'. Rimarrebbe, allora, solo
l'"effetto annuncio" per gli elettori del centrodestra.
Cosi', neppure l'efficienza e' assicurata. Un solo esempio. Tutti sanno
che sono state presentate 728.917 domande di permesso di soggiorno (411.776
vengono da colf e badanti). I posti disponibili sono 170.000. Una volta
esaurite le pratiche burocratiche, dunque, rimarranno fuori 558.917 persone.
Che cosa si vuole farne? Che senso ha, di fronte a questa situazione,
parlare di reato e abbandonarsi a proclamazioni "mai piu' sanatorie"?
Ora i governanti parlano di una attenzione particolare per le badanti,
ma la soluzione non sta nella ridicola procedura della legge Bossi-Fini,
che subordina l'ingresso in Italia alla preventiva chiamata di un datore
di lavoro. Chi farebbe arrivare una badante, alla quale affidare funzioni
di cura, senza averla vista in faccia? Ed e' inaccettabile la furbesca
soluzione di far tornare gli immigrati per una settimana nel loro paese,
farli poi chiamare dal loro attuale datore di lavoro e cosi' farli rientrare
regolarmente. Ma che razza di paese e' quello che da' una lezione di aggiramento
delle leggi proprio agli immigrati dai quali si pretende il rispetto della
legalita'? Si dice: in altri paesi l'immigrazione clandestina e' reato.
Ma non si puo' usare la comparazione prescindendo dal contesto costituzionale,
dalle modalita' che regolano l'accesso, dal sistema giudiziario. Quali
effetti avrebbe sul nostro sistema giudiziario e sulle carceri l'introduzione
di quel reato? Sarebbe insensato caricare le corti di diecine di migliaia
di nuovi processi, condannando a morte un processo penale gia' in crisi
profonda e rendendo piu' complesse le stesse espulsioni. Le carceri, gia'
strapiene, scoppierebbero, o salterebbero tutte le garanzie facendo diventare
i Cpt veri centri di detenzione. E tutto questo per colpire persone considerate
pericolose "a prescindere", quasi tutte colpevoli solo di fuggire
per il mondo alla ricerca di una sopravvivenza dignitosa. E la promessa
di accoglienza per le badanti "buone" lascia intravedere ritardi
burocratici e possibili arbitri. Si corre il rischio di avere norme, insieme,
pericolose e inefficienti.
Queste contraddizioni nascono dal trascurare le diverse forme di sicurezza
che proprio l'immigrazione ha prodotto. Per le persone e le famiglie,
anzitutto. Come ricorda Luca Einaudi nel libro su Le politiche dell'immigrazione
in Italia dall'Unita' ad oggi, le schiere delle badanti hanno consentito
di passare da un welfare sociale ad un welfare privato, diffondendo l'assistenza
alle persone al di la' delle classi privilegiate.
Vi e' stata sicurezza anche per il sistema delle imprese, provviste di
manodopera altrimenti introvabile. E sicurezza per il paese, visto che
e' stato proprio il contributo al Pil degli immigrati ad evitare rischi
di recessione tra il 2003 e il 2005, a contribuire al pagamento delle
pensioni di tutti.
Detto questo, il tema dell'insicurezza non puo' essere affrontato ricordando
solo che le statistiche sull'andamento dei reati dimostrano, almeno in
alcuni settori, una loro diminuzione. Il senso di insicurezza non nasce
solo dal diffondersi di fenomeni criminali, ma da una richiesta di protezione
contro un mondo percepito come ostile, contro presenze inattese in territori
da sempre frequentati da una comunita' coesa, dunque contro mutamenti
culturali.
Che cosa fare? Quando un sindaco coglie pulsioni profonde tra gli abitanti
del suo comune, non puo' andare in televisione dicendo "non chiedo
la pena di morte, ma capisco chi la invoca". Deve piuttosto evocare
l'ombra di un Gran Lombardo e ricordare che Beccaria contribuì
all'incivilimento del mondo con le sue posizioni contro la pena di morte.
Quando un sindaco vede a disagio i suoi concittadini nella piazza del
paese, non fa togliere le panchine per evitare che gli immigrati vadano
li' a sedersi. Quando le situazioni s'infiammano, non si propone un "commissario
per i Rom", confermando cosi' l'ostilità contro un'etnia intera.
Qui sta la differenza tra svolgere una funzione pubblica e il farsi imprenditori
della paura.
Nel discorso di presentazione del Governo, il Presidente del Consiglio
ha sottolineato che "la sicurezza della vita quotidiana deve essere
pienamente ristabilita con norme di diritto che siano in grado di affermare
la sovranita' della legge in tutto il territorio dello Stato". Ben
detto. Si aspetta, allora, una strategia di riconquista delle regioni
perdute, passate sotto il controllo di camorra, 'ndrangheta, mafia. Non
e' un parlar d'altro. Proprio la terribile vicenda napoletana ha messo
in evidenza il protagonismo della camorra, unico potere presente, imprenditore
della paura che esercita la violenza per accrescere la propria legittimazione
sociale.
La discussione parlamentare deve ripulire il "pacchetto", concentrarsi
sulla migliore utilizzazione delle norme esistenti, sul rafforzamento
delle capacità investigative, sull'adeguamento delle risorse. Mano
durissima contro le vere illegalità, contro chi sfrutta il lavoro
nero e contro il caporalato, contro le centrali del commercio abusivo,
dell'accattonaggio, della prostituzione. Non ruolo da sceriffo, ma capacità
di mediazione da parte dei sindaci, incentivando le "buone pratiche"
già in atto in molti comuni.
Mi sarei aspettato qualche proposta complessiva del "governo ombra",
non l'eterno agire di rimessa, segno di subalternità. E i sondaggi
siano adoperati ricordando la lunga riflessione sui plebisciti come strumenti
di manipolazione dell'opinione pubblica. Esempio classico: la richiesta
ai cittadini di pronunciarsi sulla pena di morte all'indomani di una strage.
La democrazia e' freddezza, riflessione, filtro. Se perde questa capacità,
perde se stessa.
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