Disabili a scuola. Insegnanti
di sostegno, curriculari e certificazioni
da Redattore Sociale 28-9-07 – www.redattoresociale.it
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Parla il sottosegretario De Torre, che a proposito dei 702 nuovi docenti
annunciati ieri da Fioroni, illustra la decisione. Sono nomine dovute
a ''nuove certificazioni e aggravamenti''. Il problema delle false certificazioni
"Non sono insegnanti gettati a casaccio: sono casi che conosciamo
bene e che controlliamo": i 702 docenti di sostegno che si aggiungono
ai circa 90mila già in servizio, e che hanno ricevuto il via libera
dal ministero della Pubblica Istruzione, andranno a supplire a situazioni
ben definite, censite dagli Uffici scolastici regionali e verificate dal
personale ministeriale. A spiegarlo è il sottosegretario all'Istruzione
Letizia De Torre, che a margine della presentazione del Piano per la disabilità
elaborato dal dicastero di viale Trastevere (vedi lanci del 27.09.2007)
specifica che si tratta per lo più di "nuove certificazioni
e di aggravamenti" e dunque esigenze e bisogni "che a settembre
non si conoscono e di fronte ai quali siamo intervenuti dopo gli opportuni
controlli".
Non ci sono ancora, i dati definitivi sul numero degli insegnanti di sostegno:
circa 90mila, per il momento, ma bisognerà attendere fine ottobre
per poter parlare a bocce ferme. Anche perché non è detto
che non vi siano nuovi interventi - e nuove immissioni di docenti - nelle
prossime settimane. Nessun riferimento sulla dislocazione territoriale
delle nuove nomine, ma il problema delle differenze fra regioni e province
- e delle sperequazioni conseguenti - è uno di quelli che affligge
da tempo il settore della scuola e del sostegno. Un dato che - secondo
De Torre e il consulente tecnico Giancarlo Onger - si lega anche, se non
soprattutto, alle certificazioni. "Ci sono differenze marcate fra
regioni e province", spiegano. Una provincia come Pavia ha quasi
il 3% di alunni disabili certificati sul totale della popolazione scolastica,
mentre appena qualche chilometro più in là, a Lodi, questo
dato cala al 2,2%, e in altre regioni d'Italia diminuisce ancora fino
all'1,8%. "Non è un problema di divisione nord-sud: è
un'Italia a
macchia di leopardo, che va studiata attentamente", dice De Torre
che rilancia: "Il problema è che spesso sono certificati come
disabili anche ragazzi che disabili non sono".
Un esempio? "Il bambino immigrato che non parla bene l'italiano.
E' un caso non infrequente: è un bambino che ha una difficoltà,
ma non si è disabili perché si è immigrati! Dovremmo
mettergli accanto qualcuno, ma non un insegnante di sostegno. E così
accade in molti altri casi: bambini o ragazzi che hanno difficoltà,
ma non una disabilità, e ai quali però viene concessa la
certificazione perché ci si rende conto che non potrebbero avere
un aiuto se non in questo modo".
In definitiva, insomma, occorre studiare quali risposte dare alle diverse
problematicità che si trovano nel settore scuola, evitando però
di catalogarle tutte secondo l'etichetta della disabilità. E allora
ecco che il dato sul numero degli insegnanti deve essere collegato - spiegano
i collaboratori del ministro Fioroni - anche alle capacità socio-assistenziali
dei comuni e delle province. E' documentato cioè che laddove non
ci sono servizi sociali ci sono più richieste di sostegno, e dove
invece i servizi sociali funzionano meglio - e dunque le persone
con disabilità hanno maggiori prospettive di integrazione nella
società nel suo complesso - anche il numero degli alunni disabili
e quello degli insegnanti di sostegno è minore. Dunque, regioni,
province e comuni devono fare di più e meglio. Ce ne sono alcuni
- precisano - che hanno compreso che le risorse per i servizi non sono
sprechi ma investimenti, e dunque mettono in piedi corsi di assistenza
per gli operatori scolastici, o hanno a disposizione personale qualificato:
tutto questo aumenta, e di molto, la qualità dell'integrazione
scolastica. "Il solo dato del numero degli insegnanti di sostegno
non ci racconta che una parte della questione" - precisa Onger: "Serve
non il teleobiettivo, ma il grandangolo, per inquadrare la situazione
nel complesso: vi sono realtà con dieci docenti e dieci operatori
nelle quali la qualità
dell'integrazione della persona disabile è maggiore che in altre
con un numero doppio di insegnanti di sostegno e nessun aiuto di altro
genere".
Nocera: ''Disabili a scuola, formazione obbligatoria degli insegnanti
curriculari''
Il vicepresidente della Fish: ''No ad una classe apposita di concorso
per gli insegnanti di sostegno: meglio innalzare da 5 a 10 anni il periodo
di insegnamento obbligatorio e prevedere vantaggi per chi sceglie di rimanere''
No alla "separazione delle carriere" fra insegnanti di sostegno
e docenti curriculari, e innalzamento da 5 a 10 anni del periodo di insegnamento
obbligatorio per i docenti di sostegno, con la previsione di incentivi
per chi sceglie di rimanere ancora. E, più in generale, la
formazione dell'intero corpo docente del nostro paese, perché "tutti
gli insegnanti devono sapersi prendere cura dei ragazzi con disabilità".
All'indomani della presentazione del "Piano per la disabilità"
predisposto dal ministro Fioroni e dopo le considerazioni espresse dal
sottosegretario Letizia De Torre, sono questi i punti salienti che Salvatore
Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap),
tiene a sottolineare. "Siamo dell'idea che più che ad una
classe di concorso apposita per il sostegno si debba invece
mettere in piedi un sistema di prolungamento delle norme attuali",
spiega. "Attualmente gli insegnanti di sostegno hanno l'obbligo di
mantenere la loro funzione per 5 anni, dopo di che possono passare alle
cattedre comuni: per evitare ogni genere di separazione, ci sembra
opportuno innalzare questo periodo minimo a 10 anni, rinnovabili ulteriormente
poi di cinque in cinque, prevedendo per chi sceglie di rimanere dei vantaggi
sui punteggi nelle graduatorie, sull'abbreviazione della carriera o sul
pensionamento anticipato". Una sorta di bonus per
chi opta per la strada del sostegno e continua a percorrerla, e che fa
il paio con la perplessità di fronte all'ipotesi dell'anno sabbatico
di "riposo" per i docenti di sostegno: "In una situazione
di presa in carico collettiva del ragazzo con disabilità non sarebbe
una scelta azzeccata".
Al di là degli incentivi agli insegnanti di sostegno, però,
il punto focale per la Fish è quello della formazione obbligatoria
degli insegnanti curriculari: "Oggi ci troviamo di fronte ad una
situazione folle, per cui se non c'è l'insegnante di sostegno l'alunno
è di fatto costretto a uscire dalla classe, visto che non c'è
nessuno che sia in grado di lavorare con lui: servono allora - illustra
Nocera - corsi di formazione a tutto campo e una seria preparazione di
tutti gli 800mila
docenti della scuola italiana, perché è la scuola nel suo
complesso che deve interessarsi al ragazzo, non solo il singolo insegnante
di sostegno". Se l'integrazione del ragazzo non dipendesse cioè
in maniera quasi esclusiva dalla presenza del docente di sostegno, ma
coinvolgesse invece l'intero mondo della scuola, i genitori non avrebbero
interesse a richiedere l'aumento delle ore di sostegno. "Ma oggi
lo fanno" - dice Nocera - "perché in sua assenza vedono
il proprio bambino completamente isolato".
Convidide, il vicepresidente della Fish, anche l'esistenza del problema
delle false certificazioni: ragazzi con problemi di apprendimento o di
relazione che pur non essendo disabili vengono certificati come tali per
consentire loro di avere una qualche forma di supporto che altrimenti
non avrebbero: "Sono d'accordo sulla gravità della questione,
e sul fatto che la scuola debba individuare le soluzioni migliori alle
esigenze di questi ragazzi", che sono differenti da quelle dei ragazzi
con disabilità e in modo diverso devono essere affrontate. Finora
i ragazzi certificati, secondo i dati provvisori del Ministero aggiornati
al 26 settembre, sono 174.586. "In base alle nostre informazioni
i disabili certificati si aggirano nell'ordine delle 180mila unità:sarà
quella la cifra definitiva, con un numero di insegnanti di sostegno pari
a circa 90mila". Così come riferito dagli uffici del dicastero
di viale Trastevere. L'incrocio delle due cifre mette in evidenza dunque
proprio quel rapporto di un insegnante di sostegno ogni due ragazzi disabili
che è individuato come ottimale sia dal Ministero che dalle associazioni:
"Il rapporto medio nazionale è ottimo" - conclude Nocera:
"Ma sono gli squilibri fra regione e regione a rendere difficile
la situazione in alcune zone del nostro paese".
Sostegno, il ''grimaldello'' per diventare insegnanti di ruolo
Le cifre del paradosso secondo il sottosegretario De Torre: 60 mila docenti
specializzati fanno altro; dei 90 mila oggi destinati ai disabili la metà
non è formata allo scopo. Altissimo il turn-over. Verso la separazione
delle carriere
Una questione è stata più volte sollevata in questi mesi,
a proposito del sostegno scolastico degli alunni disabili: quella della
specializzazione dei docenti. Nel nostro paese l'insegnamento di sostegno
è usato come "grimaldello" per entrare in ruolo, o come
anticipazione di un trasferimento: come gli altri lavoratori, cioè,
anche il personale didattico docente utilizza tutte le possibilità
che la legge concede loro. Il problema è che questo rende altissimo
il turn-over e che una marea di docenti specializzati nella disabilità
si allontana e diventa insegnante curriculare. "Ci sono circa 60mila
docenti specializzati nel nostro paese che non fanno sostegno e paradossalmente
dei 90mila che lo fanno solamente la metà è specializzata.
E' un problema serio di risorse umane, perché noi investiamo nella
formazione e poi chi abbiamo formato opta per percorsi diversi dalla docenza
di sostegno", afferma il sottosegretario all'Istruzione, Letizia
De Torre.
I corsi di specializzazione per docenti di sostegno iniziarono nel 1975:
"E' impressionante il numero di persone che li hanno seguiti, che
hanno raggiunto un grado di specializzazione alto e che poi non possono
essere affiancati ai ragazzi disabili". Ecco allora la necessità
- e il
ministro Fioroni lo ha posto come uno degli obiettivi del Piano per la
disabilità - di separare le carriere, e di fare in modo che quella
del sostegno sia come una "scelta di vita": chi sceglierà
di esserlo lo sarà (tendenzialmente) per sempre. E fondamentale
a quel punto, ancor più di
oggi, sarà la condivisione della presa in carico del ragazzo da
parte di tutta la scuola e non solo di quella, perché lasciar solo
l'insegnante di sostegno, fargli passare anni a far fronte a situazioni
difficili come quelle del sostegno significa metterlo in grave difficoltà
personali. "E pensiamo anche alla possibilità di istituire
l'anno sabbatico, come già alcune regioni stanno facendo",
dice De Torre che ricorda anche un altro fattore: l'importanza di accostare
ad un ragazzo disabile un insegnante specializzato nel trattamento della
sua patologia. L'obiettivo è cioè realizzare un puzzle per
cui in presenza - ad esempio - di un alunno con autismo dovrebbe essere
impiegato un docente che ha acquisito conoscenza specifiche su quel disturbo.
E se
territorialmente si trovano in zone diverse, "non sarà l'alunno
a spostarsi, ma deve essere l'insegnante". Nessun trasferimento coatto,
naturalmente, ma una tendenza di massima a favorire questa tipologia di
azioni. E le possibili reazioni dei sindacati della scuola? Nessuna
paura a viale Trastevere: "Il nostro centro focale è l'alunno,
e intorno a lui deve ruotare la nostra attenzione: ma qui parliamo di
docenti di sostegno specializzati che nelle nostre intenzioni entreranno
a far parte dell'organico di diritto. Esattamente quello che aspettano
da sempre".
In questo nuovo contesto una cosa dovrà però rimanere ferma,
tiene a puntualizzare il sottosegretario: "L'insegnante è
dato alla scuola, non all'alunno" e le scuole possono gestirli come
meglio credono". A livello nazionale è deciso solo il rapporto
insegnanti-alunni, che ("E le
associazioni come la Fish in questo sono concordi") deve essere di
uno a due. Si tratta di una media, perché poi una scuola può
anche scegliere di usare due insegnanti con lo stesso ragazzo, ma è
necessario superare la convinzione che "quell'insegnante è
per lui". No, dicono al Ministero - quel ragazzo ha con sé
tutti gli insegnanti della scuola, e tutti gli operatori e il personale
non docente che lo prende in carico: "In caso contrario si calpesta
lo spirito della legge, quella 517/77 che ha sancito un passo fondamentale
nella storia civile di questo paese".
Le cifre del ministero: 90 mila insegnanti di sostegno e 175 mila alunni
disabili
Le cifre, ancora provvisorie, della Pubblica istruzione. Che annuncia
''702 docenti in più su tutto il territorio nazionale''
Settecentodue insegnanti di sostegno in più su tutto il territorio
nazionale. E' questa la decisione che il Ministero della Pubblica Istruzione
ha assunto dopo aver ricevuto dalle Direzioni regionali scolastiche i
primi dati della verifica avviata sulla situazione degli
alunni con disabilità; una verifica richiesta dal ministro Fioroni
a seguito delle polemiche sul numero degli insegnanti e sul possibile
"taglio" delle ore di sostegno. E' stato lo stesso titolare
del dicastero della Pubblica Istruzione a darne notizia questa mattina
nel corso della presentazione del "Piano per la disabilità"
elaborato dagli uffici del ministero.
"Ho scelto di non rispondere alle polemiche delle settimane passate
- ha affermato Fioroni - perché ritengo prioritario rimettere mano
all'intero complesso delle politiche italiane sul tema di quella integrazione
scolastica dei diversamente abili che costituisce una cifra di civiltà
del nostro paese ma che deve essere considerata non solo sul versante
della quantità ma anche su quello della qualità". Il
provvedimento adottato va a coprire squilibri individuati a livello provinciale
e dei singoli istituti scolastici e - come ha riferito il sottosegretario
Letizia De Torre - "è stato attentamente valutato dai nostri
tecnici", che hanno riscontrato la necessità di provvedere
alle nomine di nuovo personale docente. Il via libera potrebbe non essere
l'ultimo, perché "la verifica globale è ancora in corso
e qualora si riscontrassero nuove esigenze verrà deciso un ulteriore
adeguamento del personale docente.
Ad oggi, secondo i dati del Ministero, i ragazzi disabili iscritti all'anno
scolastico 2007/08 sono 174.586, con un personale docente impegnato nel
sostegno che si aggira nell'orbita delle 90mila unità: un numero
che diventerà definitivo solamente alla fine del mese di ottobre,
quando tutte le Direzioni generali avranno comunicato a viale Trastevere
i dati relativi all'anno scolastico in corso. "Lo sforzo che stiamo
compiendo" - ha precisato Fioroni - "è quello di garantire
il diritto all'integrazione scolastica in forma più omogenea su
tutto il territorio nazionale: vi sono infatti grandi differenze su base
regionale e provinciale nel rapporto fra insegnanti di sostegno e alunni
disabili e non dobbiamo permettere che il lusso non necessario di alcune
realtà pregiudichi i diritti di altre". L'obiettivo di fondo,
ha spiegato il ministro, è che la presa in carico degli alunni
con disabilità non ricada esclusivamente sulla scuola o sull'insegnante
di sostegno, ma "sia portata avanti da tutte le istituzioni, coinvolgendo
le famiglie e tutte le realtà sociali del territorio".
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