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In questo saggio James Rachels esamina le idee e le assunzioni che stanno
alla base di una delle più importanti regole morali, quella che
vieta di uccidere. L'uccisione di un essere umano solitamente è
condannata, ma in alcuni casi l'etica medica permette alcune significative
eccezioni. Uccidere è male. Ma perché è male e quali eccezioni possono darsi a tale divieto morale? In questo saggio James Rachels esamina le idee e le assunzioni che stanno alla base di una delle più importanti regole morali, quella che vieta di uccidere. L’uccisione di un essere umano solitamente è condannata, ma in alcuni casi l’etica medica permette alcune significative eccezioni. Esiste il mero vivere in senso biologico e l’avere una vita dotata di significato. E la deontologia medica considera una eutanasia attiva e una passiva. La distinzione tra esse, delineata nell’opera, è considerata cruciale e accettata da molti medici: l’idea secondo cui sia lecito, almeno in alcuni casi, sospendere la terapia, ma che non sia mai permesso intraprendere qualsiasi azione diretta per porre fine alle sofferenze del paziente, altro non è che l’eco di una tradizione culturale ormai discutibile. Questo saggio affronta con una logica chiara e rigorosa questa tradizione, proponendo un’interessante alternativa filosofica. Aiutare a morire un paziente privo di speranze con un’iniezione letale o lasciarlo morire è moralmente indifferente, esattamente come, rovesciando i termini della questione, affogare con le nostre mani un bambino in una vasca da bagno o stare a guardarlo senza agire mentre annaspa e annega da sé. Si tratta sempre di uccisioni, e, in quanto tali, «sono moralmente equivalenti: o sono entrambe accettabili o non lo sono; stanno o cadono insieme». James Rachels è nato a Columbus, in Georgia, nel 1941. Si è laureato alla North Carolina State University nel 1967, dando inizio alla sua carriera universitaria. È diventato docente di filosofia alla University of Alabama, dove ha dedicato ventisei anni della sua vita all’insegnamento. É morto di cancro nel 2003. È stato uno dei primi filosofi a occuparsi di etica applicata. «Una combinazione molto rara: un buon filosofo e, allo stesso tempo, una persona in grado di pensare in modo concreto»: così lo descrive un suo allievo, Gregory Pence. Ha proposto una delle più importanti argomentazioni filosofiche in favore dell’eutanasia, dedicando molti saggi critici a questo argomento. Il primo, Active and Passive Euthanasia, apparso nel 1975 sul «New England Journal of Medicine», e Uccidere, lasciar morire e il valore della vita, del 1979. È intervenuto anche nel dibattito animalista, difendendo la causa dei diritti animali nel suo Created from Animals (1990). Ha pubblicato testi di carattere didattico tra cui The Elements of Moral Philosophy and Problems from Philosophy, terminato poco prima di morire. Introduzione LA TRADIZIONE OCCIDENTALE 2. LA SACRALITÀ DELLA VITA 3. MORTE E MALE 4. «UMANI INNOCENTI» 5. SUICIDIO ED EUTANASIA 6. CRITICA DELLE DISTINZIONI IRRILEVANTI 7. EUTANASIA ATTIVA E PASSIVA 8. ULTERIORI RIFLESSIONI SU UCCIDERE E LASCIAR MORIRE 9. LA MORALITÀ DELL'EUTANASIA 10. LEGALIZZARE L'EUTANASIA Appendice. EUTANASIA ATTIVA E PASSIVA Ringraziamenti Fonti e note bibliografiche Indice analitico L'autore
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