La programmazione perduta. I servizi
sociosanitari nella regione Marche
ritorna
Gruppo Solidarietà, La programmazione perduta. I
servizi sociosanitari nella regione Marche, prefazione di Nerina
Dirindin, Castelplanio 2011, p. 112, euro 11.50.
Il
cuore della pubblicazione, riguarda la programmazione sociosanitaria nella
regione Marche; affrontare il tema della programmazione significa, infatti,
valutare l’organizzazione dei servizi e le politiche che li sottendono.
Significa verificare le modalità con le quali si risponde alle
esigenze delle persone. Le modalità con cui si garantiscono i diritti.
L’interesse per la regolamentazione dei servizi trae origine dalle
richieste e dalle domande che le persone ci pongono. Per rispondere abbiamo
avuto e abbiamo necessità di capire cosa è codificato, cosa
non lo è. E poi di indagare sui perché. Perché ad
esempio non sono fissati gli standard; perché non è regolamentata
la qualifica professionale; perché non è determinata la
tariffa, e molto altro ancora, come si può capire leggendo i contributi
che costituiscono il volume. La prospettiva dalla quale si analizza lo
stato della programmazione regionale, come si può evincere dalla
lettura del testo, è quella di una organizzazione di volontariato
che ha cercato di mettere al centro del proprio operare, le esigenze delle
persone che ha incontrato e a partire da queste leggere e valutare le
politiche. Le domande che ci siamo posti sono le domande che la pubblicazione
pone al principale suo interlocutore: la regione Marche. Domande che continuiamo
a sperare possano trovare risposta in atti amministrativi che siano capaci
di rispondere con compiutezza alle esigenze delle persone. E’ questa
la motivazione che anima questa pubblicazione (Dalla introduzione del
Gruppo Solidarietà).
Introduzione
Il cuore della pubblicazione, evocato nel titolo, riguarda la programmazione
sociosanitaria nella regione Marche; affrontare il tema della programmazione
significa di fatto valutare l’organizzazione dei servizi e le politiche
che li sottendono. Significa verificare le modalità con le quali
si risponde alle esigenze delle persone; le modalità con cui si
garantiscono i diritti.
L’interesse per la regolamentazione dei servizi trae origine dalle
richieste e dalle domande che le persone ci pongono. Per rispondere abbiamo
avuto e abbiamo necessità di capire cosa è codificato, cosa
non lo è; e poi di indagare sui perché. Perché ad
esempio non sono stati fissati gli standard; perché non è
regolamentata la qualifica professionale; perché non è determinata
la tariffa, e molto altro ancora, come si può capire leggendo i
contributi che costituiscono il volume.
Da qui è partita la ricerca - in continuità con la pubblicazione
dello scorso anno, I dimenticati. Politiche e servizi per i soggetti deboli
nelle Marche - su alcune tipologie di servizi, dal domiciliare al residenziale,
rivolti ad alcune categorie di cittadini. Dal particolare siamo risaliti
al generale; dallo specifico servizio alla programmazione complessiva.
E ci siamo resi conto di quanto le lacune della normativa rendano fragile
un sistema che dovrebbe invece dare certezze a chi, nella condizione di
debolezza, cerca risposte e sostegno. Un sistema, che in ragione della
sua deregolamentazione, diventa inevitabilmente iniquo, a tutto svantaggio
dei deboli.
La prospettiva dalla quale si analizza lo stato della programmazione
regionale (come si può evincere dalla lettura del testo) è
quella di una organizzazione di volontariato che ha cercato di mettere
al centro del proprio operare le esigenze delle persone che ha incontrato
e a partire da queste, leggere e valutare le politiche. In questo senso
vanno segnalati i primi tre contributi del volume che inquadrano l’orizzonte
entro cui si muove il Gruppo Solidarietà, delineando la concezione
che abbiamo del volontariato e di come lo stesso debba lavorare al fine
di promuovere autentiche politiche sociali.
Le domande che ci siamo posti sono le domande che la pubblicazione pone
al suo principale interlocutore: la regione Marche. Domande che continuiamo
a sperare possano trovare riscontro in atti amministrativi che siano capaci
di rispondere in modo preciso ed esauriente alle esigenze delle persone.
E’ questa la motivazione che anima questa pubblicazione
Gruppo Solidarietà
febbraio 2011
Prefazione
Stiamo vivendo tempi tristi. Perché contrassegnati da una crisi economica
e da una decadenza culturale senza precedenti.
L’Italia è un Paese in difficoltà: cresce meno degli altri (quando gli
altri crescono) e arretra più degli altri (quando c’è recessione). Investe
poco in istruzione, ricerca e cultura, settori che potrebbero aiutarci
ad uscire dalle difficoltà. Continua a trascurare le politiche per l’infanzia,
la famiglia, la casa, la non autosufficienza, ovvero proprio quelle politiche
che possono produrre sicurezza fra le persone in difficoltà e rafforzare
l’idea di una comunità che affronta i problemi in modo coeso. Al contrario,
nel nostro Paese sta dilagando una cultura basata sul culto della bellezza
fisica, del giovanilismo, del rampantismo; sugli ammiccamenti, le furbizie,
le piccole e grandi astuzie; una cultura che insegna ai giovani a puntare
più sulla fortuna che sull’impegno; che disconosce il valore delle regole
declassandole a fastidiosi orpelli; che ammira comportamenti licenziosi
e mortifica comportamenti rigorosi; che incoraggia il guadagno facile
e colpevolizza gli operai accusati di essere gli unici responsabili della
bassa produttività del Paese.
Una cultura in cui prevalgono gli slogan e gli annunci, ai quali non fa
seguito alcun intervento strutturato. Né è riprova il processo di attuazione
del cosiddetto federalismo fiscale, un cambiamento potenzialmente positivo
per un Paese che ha bisogno di rompere con l’immobilismo e l’irresponsabilità
di alcuni centri decisionali, ma che è utilizzato quasi esclusivamente
come mera promessa di interventi salvifici, mai effettivamente avviati
perché troppo complessi da definire e troppo spinosi da realizzare, soprattutto
in una situazione di grave crisi economica. A prescindere dalle scelte
possibili, il processo verso il federalismo fiscale dovrebbe poggiare
su una robusta analisi tecnica, su simulazioni degli effetti, su approfondimenti
scientifici che superino la logica degli slogan, su un dibattito politico
che non si limiti al confronto fra schieramenti precostituiti, ma che
entri con grande umiltà nel merito delle questioni che riguardano il futuro
del nostro Paese.
Siamo un Paese che non riesce a trasferire le buone pratiche (diffuse
nel territorio più di quanto non si riconosca ordinariamente), ma al contrario
riesce a diffondere le cattive pratiche: la criminalità organizzata è
arrivata nelle ricche regioni del nord, il degrado urbano è spesso più
ampio che in passato, l’arte di arrangiarsi si sta diffondendo anche in
ambienti un tempo immuni da tali comportamenti.
In questo contesto, il welfare è stigmatizzato come puro assistenzialismo
e si inneggia al ruolo della beneficienza in sostituzione del rispetto
dei diritti civili e sociali.
Ma c’è una parte del bicchiere che è mezzo pieno. C’è una riscoperta dei
contenuti e dei valori della Carta Costituzionale che va oltre la necessità
di contrastare il degrado di cui sopra. C’è un lenta ripresa di interesse
per il futuro delle giovani generazioni. C’è una crescente consapevolezza
che gli slogan non risolvono i problemi. Ci sono esperienze di buon governo
che, pur non riuscendo a superare i veti posti dalla cattiva politica,
si susseguono e si confrontano. Ci sono piccoli e grandi scatti di orgoglio
e di fiducia che quotidianamente restituiscono speranza alle persone che
non si rassegnano.
C’è chi scrive e opera in difesa del nostro welfare, contrapponendo evidenze
empiriche e azioni concreti a luoghi comuni e falsità.
Il volume del Gruppo Solidarietà sui servizi sociosanitari nella regione
Marche è un esempio di come sia possibile affrontare temi complessi con
coerenza e competenza. Non tutto è affrontato, non tutto è risolto; ma
“un lavoro che trae linfa e si alimenta attraverso l’incontro con le
persone” e tenta di “tenere insieme solidarietà e diritti”
è una grande goccia di cui le persone perbene di questo Paese hanno
sempre più bisogno per sentirsi parte di una comunità che vuole rinascere.
Nerina Dirindin
Dipartimento scienze economiche e finanziarie, Università di Torino
Indice
- Volontariato e politiche sociali nell’esperienza del Gruppo
Solidarietà
- In difesa del welfare. Un appello contro l’indifferenza e l’insofferenza
nei confronti dei deboli
- Volontariato. La retorica sull’advocacy
- I Piani di zona. Virtuale e reale nei servizi sociali e sociosanitari
- A chi serve il nuovo Piano socio sanitario della regione Marche?
- Osservazioni e riflessioni sulla proposta di riorganizzazione del
servizio sanitario regionale
- Le norme e le prassi. Sulle comunità alloggio per persone con
disturbi mentali
- La programmazione perduta. Le comunità protette per persone
con disturbi mentali
- La regolamentazione smarrita. I servizi domiciliari educativi e di
aiuto alla persona
- I centri diurni per persone con disabilità nelle Marche
- Riabilitazione estensiva residenziale nelle Marche. L’indispensabile
chiarezza
- La regolamentazione dei centri diurni per malati d’Alzheimer,
soggetti con forme di demenza e anziani non autosufficienti nelle Marche
- Percorsi assistenziali e non autosufficienza nelle Marche.
- Il colpevole disinteresse della Regione
- Anziani non autosufficienti. La nuova Convenzione tra Azienda sanitaria
unica regionale e Residenze protette
- Le crisi del Comune di Jesi , gli interventi sociali e la gestione
associata dei servizi
- Politiche sociali. Le proposte del Comitato associazioni tutela per
la nuova legislatura
|