(indice Voce sul sociale)
Jesi, 15 febbraio 2003* incontro di approfondimento
Un territorio, un governo? Ambito territoriale,
Coordinatore d'ambito, gestione dei servizi sociali nella Regione Marche. Quali
prospettive?
Introduzione del Gruppo Solidarietà
Ci interroghiamo sul ruolo dell'Ambito territoriale. Lo facciamo perché
dobbiamo/vogliamo assicurare un governo ai servizi sociali, dobbiamo
dare forza ad un settore che sconta una situazione di debolezza/arretratezza.
E' così anche perché l'assistenza sociale è stata ed è concepita nella logica
della beneficenza; dove non esiste il diritto ma solo la possibilità di avvalersi
di interventi e servizi.
La rete dei servizi ha bisogno di un territorio (e noi lo abbiamo costituito
con la realizzazione dei 24 AT). Quanto sia importante un bacino di popolazione
ce lo dimostra la realtà della delega dei servizi sociali alle "vecchie USL"
(Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia, ecc..), prima del 502 e 517. Le USL delegate
gestivano per conto dei comuni alcuni interventi e servizi ed avevano dunque
come riferimento un territorio al quale si aggiungevano - altro aspetto più
che rilevante - operatori in proprio (in carico ai gestori) ed un coordinatore
del settore sociale (Coordinatore sociale come in E.R., direttore sociale come
in Veneto ecc…) con responsabilità gestionali. Altra esperienza simile è quella
di alcuni Comuni marchigiani (penso e Pesaro ed Ancona) aventi all'interno della
municipalità un bacino sufficiente per realizzare una rete di servizi dotandosi
contemporaneamente di figure professionali e organigrammi tali da garantire
la funzione di programmazione dei servizi. Naturalmente qui non discutiamo se
bene o male; parliamo di condizioni necessarie per il governo di un settore.
Diversa è la storia ad esempio di questo territorio (ma non difforme mi sembra
la situazione di altre realtà come Senigallia, Fabriano, ecc….).
L'Ambito territoriale disegnato dalla programmazione regionale non è un ambito
di gestione (anche se può esserlo), e viene definito come il "livello di governo
locale delle politiche sociali"; il Coordinatore d'Ambito assume una funzione
di coordinamento e di messa in rete degli interventi; non ha però responsabilità
gestionali.
Oggi noi ci chiediamo se il modello così disegnato è il migliore per lo sviluppo
e il potenziamento dei servizi sociali nelle Marche. Il Gruppo Solidarietà ritiene
necessario tenere alta la riflessione, l'approfondimento, la discussione su
questi temi. Gli organizzatori hanno naturalmente le loro opinioni (rimandiamo
al documento che cìè in cartellina) e le esprimeranno durante la mattinata.
Intervento
Perché l'ambito di gestione. Se è chiaro che l'AT è lo strumento necessario
per avere un territorio sul quale andare a costruire la rete dei servizi, noi
pensiamo che proprio per arrivare a realizzare questa rete sia necessario che
questo territorio abbia un effettivo governo dello stesso. Se siamo convinti
che il settore sociale deve essere forte intanto facciamo in modo che sia tale
(il settore), con una capacità di direzione (oltre che politica), anche tecnica,
con capacità di coordinamento, con le figure professionali necessarie, ecc…;
è chiaro che in questa prospettiva le funzioni del CA, non possono non mutare.
Non si tratterà quindi di avere un CA, ma un direttore dei servizi sociali dell'ambito
con le stesse responsabilità di un dirigente dei servizi sociali di un Comune.
Perché il settore sociale ha poca forza? Perché mancano le figure
dirigenziali di supporto.
Ad esempio. La non esaltante esperienza delle Conferenze dei sindaci nella programmazione
socio sanitaria del territorio e nella rappresentanza del settore sociale. Il
ruolo dei Comuni ai tavoli di concertazione; i contenuti delle loro proposte.
Dunque la debolezza di un settore. Come mantenere una capacità programmatoria.
D'altra parte la debolezza dei comuni a rappresentare il sociale (vedi
nelle quote di finanziamento nei servizi) è evidente a tutti i livelli. L'ANCI
a livello regionale è totalmente assente. E' sempre la sanità che detta le regole
(si potrebbero fare molto esempi in proposito). Si veda cos'è successo in merito
ai LEA e alla sua applicazione. (La regione manda una nota alle sole Asl nella
quale dice che non debbono applicarsi le indicazioni del DPCM se non dopo un
provvedimento regionale di recepimento).
Non manca poi una buona dose e capacità di autolesionismo. Quando si pensa -
mi sembra a volte che in regione accada - che un settore per essere forte o
per apparire tale debba assumere competenze ed oneri che non le sono propri,
con risorse peraltro assenti. Un bel regalo che spesso si fa agli utenti dei
servizi (vedi le quote alberghiere).
L'ulteriore debolezza. Un coordinamento "esortativo". Su questa linea
si muove ad esempio le LG sui PdZ. Oggi nonostante l'Ambito abbiamo:
- Servizi all'interno dei Comuni dell'ambito che possono rimanere destinati
solo alla popolazione del Comune gestore;
- Regolamenti di servizi all'interno dell'ambito che possono rimanere difformi;
- Obbligatorietà di nessun intervento. La terribile paura della imposizione
(peraltro schizofrenica, perché in alcuni provvedimenti si decide pesantemente).
- Il rischio di ambiti virtuali
Da ultimo sull'applicazione della riforma
- La rete dei servizi all'interno dell'ambito. Nessuna indicazioni sulle priorità
(art. 2, comma 3, legge 328); da un lato diciamo che "tutti i territori devono
dotarsi di una rete di servizi essenziali"; dall'altra non proviamo neanche
ad indicare almeno un livello "minimo" di interventi da realizzare. E' chiaro
che così all'interno dei PdZ può esserci di tutto, senz ala salvaguardia di
alcune priorità.
- Rischi di utilizzo del fondo sociale per interventi (penso ai 700 milioni
per la "valorizzazione della risorsa anziani") che poco hanno a che fare con
le priorità rivolte alle situazioni di maggior difficoltà e debolezza.
- Il rischio di un carico sui servizi sociali di competenze sanitarie (legge
autorizzazioni, regolamenti, Psr, applicazione dei LEA).
*Hanno partecipato all'incontro: Franco Pesaresi, Dirigente servizi sociali,
Comune di Ancona, Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà, Giovanni Santarelli,
Assessorato servizi sociali Regione Marche, Marcello Secchiaroli, Assessore
servizi sociali Regione Marche, Giuliano Tacchi, Coordinatore Ambito
territoriale 1, Pesaro.
|