(indice Voce sul sociale)
Assessore Servizi sociali Comune di Jesi
18 marzo 2001
Oggetto: Risposta residenziale. Riunione del 31.3.2001.
In riferimento alla lettera d'invito per sabato 31 marzo 2001 avente per oggetto
la costituzione di una struttura residenziale la nostra posizione è ben conosciuta
(cfr. nostra ultima del 9.3.2000): i punti caratterizzanti sono: - comunità
con un massimo di 10 posti letto, inserimento nei normali contesti abitativi
(ciò significa contrarietà assoluta a qualsiasi proposta di accorpamento con
altre strutture residenziali: vedi ventilata ipotesi all'interno della Casa
di Riposo), titolarità socio assistenziale (vedi anche indicazione Piano d'azione
del Governo: "realizzare progetti di residenzialità programmata a carattere
socio - assistenziale ed educativo, istituendo almeno una comunità alloggio
ogni 50 mila abitanti per le persone handicappate con limitata o nulla autonomia,
da realizzarsi in contesti abitativi di civile abitazione e con la previsione
di max 8 posti letto (e due posti di pronto intervento). La struttura deve essere
collocata in un contesto sociale reale, facilitando in tal modo i processi di
integrazione sociale e la promozione di relazioni interpersonali, deve far sentire
a proprio agio ogni persona, ognuna con un proprio spazio personale").
Ma non è su questo che vogliamo porre l'attenzione, quanto sulle vicende complessive
della situazione dei servizi per l'handicap nel nostro territorio, all'interno
dei quali la costruzione della risposta residenziale è elemento essenziale.
Non ci è chiaro e ce ne scusiamo, l'obiettivo dell'incontro del 31 marzo. Quel
giorno si ascoltano le varie proposte? Quel giorno i Comuni associati presentano
un loro progetto? Da quel giorno si parte per mettere mano ad una risposta?
Leggere poi che "i tempi sono ampiamente maturi per giungere alla definizione
di una proposta operativa" stupisce ed amareggia; i tempi sono maturi, se leggiamo
i bisogni delle persone, da almeno un ventennio; ciò che invece continua a non
essere matura pare essere la volontà di dare risposta a questi bisogni.
Il continuo palleggiamento di responsabilità, competenze, oneri (come dal materiale
allegato alla convocazione) infastidisce molto. Manca sempre qualcosa, quando
quella cosa non si vuole fare. Perché per una volta non si prova a leggere la
situazione dalla parte del destinatario. D'altra parte l'assenza di tutte quelle
cose che sentiamo dire da anni non ha impedito in altri territori di rispondere
ad una esigenza e a un bisogno; ma anche nel nostro territorio non ha impedito
di realizzare centri socio educativi per l'handicap o risposte residenziali
per persone con malattia mentale o persone anziane. Non mancavano anche li criteri
classificatori, ecc…?
Di fronte ad una esigenza accertata (in questo caso di residenzialità); posto
l'obbligo dei servizi di dare una risposta (sociali, socio sanitari, sanitari,
non ha importanza); chi si trova nel bisogno non è molto interessato al quadro
legislativo vigente, agli assetti istituzionali, se c'è o non c'è un Piano socio
assistenziale, se la regione ha deliberato qualcosa; se, se, se… importa soltanto
(come ad ogni altro consumatore) che a quel bisogno urgente venga data una risposta
che sia il più possibile vicino a quella dimensione familiare nel quale è vissuto
per gran parte della propria vita.
Cordiali saluti
Gruppo Solidarietà
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