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(indice Voce sul sociale)

Lì, 26 gennaio 2002

    -Direttore Generale ASL 5
    -Comuni Ambito territoriale ASL 5
    -CGIL - CISL - UIL Jesi
    e. p.c. - Assessore regionale alla sanità

Oggetto: Osservazioni al documento della ASL 5, "Riorganizzazione dei posti letto ospedalieri della ASL 5 con adeguamento allo standard dei 4 p.l. per 1.000 abitanti". Gennaio 2002.



Nella Regione Marche. Sembra opportuno ricordare che la massiccia riduzione di p.l. a livello regionale è data solo per lo 0,5 per mille dalla applicazione della L. 405/2001 (721 p.l.) che prevede un passaggio dei p.l. per acuti dal 4,5 (6493), al 4 (5772) per 1000, lasciando inalterata la previsione di 1 p.l. (1443) per 1000 abitanti per la funzione riabilitazione-lungodegenza. La riduzione prevista di quasi il doppio dei p.l. per acuti è dovuta al fatto che la regione Marche è stata da sempre al di sopra del 4,5/1000 abitanti nei p.l. per acuti e non ha mai rispettato l'indicazione nazionale dell'1x1000 per la funzione riabilitazione lungodegenza, ma neanche si è attivata per arrivare nel triennio 1998-2001 ad attivare i 937 p.l. che aveva previsto per questa funzione nel Piano sanitario regionale.

Nella ASL 5. L'ASL 5 che secondo la previsione di legge doveva attivare 100 p.l. di riab/lungodeg.; non ha mai rispettato neanche le indicazioni riduttive del PSR (di certo non ha avuto alcuna pressione dalla Regione Marche ora così spinta verso la riconversione dei p.l.) che indicava di raggiungere nel triennio 1998-2001 lo 0,65 (62 posti, divisi al 50% tra riabilitazione e lungodegenza). Per accontentare le insistenze di alcuni (non molti per la verità) ha attivato 4 p.l. all'interno del reparto di neurologia (con personale, ad eccezione dei fisioterapisti afferente alla neurologia e non alla riabilitazione). Ma nei fatti non le serviva molto l'attivazione dei 62 posti, in quanto per le stesse funzioni ha sempre utilizzato le 3 strutture disattivate dalla funzione ospedaliera nel 1992 e classificate come Residenze sanitarie assistenziali. Non ha così scontentato nessun "reparto" riducendo i posti letto; ha speso 1/3 rispetto al costo di una degenza ospedaliera, e non ha attivato nei fatti alcuna RSA, riducendo al minimo ogni costo di residenzialità permanente per malati non autosufficienti non curabili a domicilio. Non pare inopportuno chiedersi se ci sia stata tutela e promozione della salute.

La riorganizzazione dei posti letto. Il programma di riorganizzazione prevede una riduzione dei p.l. e la contestuale conversione di 38 p.l. in lungodegenza attraverso la trasformazione di 18 p.l. della medicina di Jesi e 20 della medicina di Villa Serena. Rimangono a 4 (quattro) i p.l. di riabilitazione. Sappiamo che c'è bisogno sia degli uni che degli altri. Una prima osservazione: se la riconversione dei 18 p.l. può essere fatta in tempi così rapidi ci si chiede perché non è stata fatta prima, considerato che almeno 32 dovevano essere i p.l. attivati; ci si chiede anche perché si continua a rimandare l'attivazione dei p.l. di riabilitazione che sono assolutamente necessari (spostamento dei pazienti verso Ancona, impropria collocazione nelle 3 RSA, rientro al domicilio senza effettuazione degli interventi); infine ci si chiede con quale modello organizzativo funzioneranno i due moduli di lungodegenza. La preoccupazione circa una riconversione che nei fatti "lascia tutto come prima", ci pare del tutto legittima.

La programmazione dei posti di RSA.. Nel "Quadro sintetico" di riorganizzazione dei p.l., a quelli ospedalieri si aggiungono quelli delle RSA. Trattandosi di p.l. ospedalieri non si capisce del perché dell'aggiunta. In realtà, è talmente radicata la concezione di una assimilazione di funzioni ospedaliere che anche in un progetto di riorganizzazione riguardante la funzione ospedaliera che L'Azienda non riesce ad evitare di inserire strutture extraospedaliere (che ospitano malati che dovrebbero afferire al sistema ospedaliero di riabilitazione/lungodegenza). Soprattutto continua a dimostrare di non avere alcuna intenzione di voler uscire dalle gravi ambiguità che contraddistinguono gli attuali 60 posti di RSA. Al di la di ciò che è stato sempre fatto (subdolo cambio di funzione); bisogna che venga chiarita la classificazione dei futuri 160 posti letto. Non si può continuare ad accettare che si utilizzi la residenzialità extraospedaliera (RSA? RSR est.? RSR int? RST?) come maggiormente conviene o come un contenitore indifferenziato. Si vuole continuare ad affidare la gestione di reparti che accolgono pazienti in post-acuzie con, ad esempio, guardie mediche?
Bisogna che si chiarisca che cosa sono i 160 p.l.; se il documento parla di RSA, a quelle dobbiamo riferirci (anche se la del. 2090/2000 sul fabbisogno di strutture indica in 118 i p.l. previsti in RSA anziani). Se si tratta di altra cosa bisogna dirlo e non continuare come avviene da dieci anni (con l'avallo della regione Marche), ad utilizzare in modo totalmente improprio queste strutture.

Confidiamo che i Comuni e le organizzazioni sindacali sappiano spingere verso un necessario chiarimento a tutto vantaggio di malati, molto spesso, assai gravi.
Distinti saluti

Gruppo Solidarietà