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Lì, 30 agosto 2006


- Direttore Zona territoriale 5
- Presidente e componenti Comitato Sindaci Ambito 9
- Alle strutture residenziali
e p.c. - Direttore generale ASUR Marche



Oggetto: Interventi e servizi per anziani non autosufficienti nella Zona 5 di Jesi.



Con la presente intendiamo richiamare alcuni aspetti, già più volte indicati, riguardanti il sistema dei servizi sanitari e sociosanitari rivolti agli anziani non autosufficienti nel nostro territorio.

Unità di valutazione distrettuale. Ribadiamo la richiesta che al più presto si giunga alla definizione del Regolamento secondo le indicazioni della normativa regionale nel quale venga specificata la modalità di funzionamento della UVD e con chiarezza i percorsi per il cittadino. Sullo specifico dell’inserimento residenziale, dovranno essere i risultati della valutazione (punteggio risultante dalle schede utilizzate) ad indicare automaticamente e previamente la struttura adeguata all’accoglienza del malato (RSA, RP, Casa di riposo). Ovviamente tutto ciò deve essere comunicato al cittadino ed è dovere della UVD specificare che sulla base della valutazione i bisogni di cura potranno essere soddisfatti in determinate tipologie di strutture. Questo per sgombrare il campo dalla possibilità che al cittadino venga comunicata una potenziale destinazione che può rivelarsi arbitraria. E’ evidente che nel caso che le strutture deputate non abbiano posto si attiva la lista di attesa.

Residenze protette. Crediamo che occorra distinguere tra le strutture (i nuovi 120 posti) in via di autorizzazione ai sensi della legge 20/2002, che erogano e erogheranno l’assistenza intermedia (50 minuti/die) e gli ex NAR (70 posti) che erogano già (in alcuni casi anche di più a causa della gravità dei malati ricoverati) l’assistenza prevista dal Regolamento 1/2004. Le residenze protette - al di la dei percorsi autorizzativi - sono quelle che erogano 100-120 minuti di assistenza. Deve essere chiaro che nel ns territorio non ci sono 190 posti di residenze protette, ma continuano a rimanerne 70. Non vorremmo che si ingenerasse una subdola confusione facendo credere ai malati che una struttura che eroga 50 minuti di assistenza al giorno si uguale ad una che ne eroga 100 perché entrambe si chiameranno domani residenza protetta.

Nuova convenzione. Come è noto la normativa regionale prevedeva che dal 1° gennaio 2006 le Zone territoriali stipulassero le nuove convenzioni con le strutture beneficiarie dell’assistenza aggiuntiva. A seguito delle modifiche regionali si è deciso di attendere il nuovo schema di convenzione. Il dato è che per oltre 8 mesi con le strutture (delibera Comitato Sindaci del 14 dicembre 2005) assegnatarie dei 120 posti non è stata stipulata convenzione. Non si riesce a capire ora come la DGR 704 possa avere effetto retroattivo; in ogni caso ancora una volta richiamiamo l’obbligo da parte delle strutture di restituzione agli utenti nel caso le stesse, come più volte affermato, erogavano già un’assistenza pari a 50 minuti ma con oneri a carico degli utenti.
Chiediamo inoltre il puntuale rispetto delle norme della nuova convenzione (in particolare agli articoli 6-7-11-12-13-14-19). Si richiama inoltre il fatto che non si sono avute risposte rispetto al nucleo demenze (12 posti) mai attivo presso la Casa di Riposo di Jesi. Ricordiamo che ad oggi nel ns territorio non esiste alcuna struttura (RSA-RP) con nuclei demenze.

Regolamento Cure domiciliari. Ribadiamo al richiesta che venga stabilito in maniera formale le prestazioni ricomprese all’interno del servizio ADI nell’intero territorio della Zona e gli orari di erogazione delle stesse.

Geriatra. La Zona 5 continua a non avvalersi della presenza del geriatra, pur avendolo tra le proprie figure professionali e nonostante che questa figura sia un perno fondamentale nel sistema delle cure rivolte agli anziani. Non si capisce perché lo si abbia in organico e poi lo si destini ad altra funzione. I servizi di questo territorio e gli utenti hanno il diritto di avvalersi di questa figura. I problemi interni alla Zona non possono riguardarli. Sta alla direzione risolverli assicurando la presenza di questa figura all’interno dei servizi per gli anziani.

RSA anziani. Vogliamo ricordare che la nuova delibera regionale nel modificare i tempi di esenzione dalla partecipazione alla spesa stabilendola in 60 giorni (indipendentemente dalla provenienza), ha specificato che dopo i 60 giorni la UVD valuta la permanenza dei requisiti che determinano la gratuità della prestazione (fase intensiva estensiva) e il conseguente periodo di esenzione dalla compartecipazione. Chiediamo pertanto che tali informazioni vengano fornite agli utenti e che tale indicazione venga indicata nel modulo che viene fatto sottoscrivere agli utenti nell’ammissione in RSA.

Cordiali saluti

Gruppo Solidarietà


Di seguito riportiamo alcune considerazioni, già sottoposte all’attenzione, sull’attuale sistema dei servizi nel nostro territorio, che ci sembra utile ripresentare


Considerata la pressoché totale assenza di p.l. di riabilitazione ospedaliera (meno di un decimo di quelli previsti), si ha come conseguenza:
a) lo spostamento di utenti verso altre strutture fuori dal nostro territorio,
b) l’utilizzo di altre strutture residenziali per interventi di riabilitazione intensiva (vedi RSA e lungodegenza)
c) rientro anticipato al domicilio e conseguente inappropriatezza degli interventi.
L’utilizzo delle RSA anziani per funzioni assimilabili alla lungodegenza ha tolto a queste strutture la funzione principale assegnata ovvero la gestione di pazienti non autosufficienti stabilizzati - non curabili in altra forma - che richiedono un alto impegno sanitario. - I 70 posti di NAR/RP, hanno vicariato nei fatti la funzione delle RSA, tanto che i loro standard assistenziali attuali sono molto più alti di quelli previsti dal Regolamento regionale 1/2004.
Non esiste ad oggi nelle strutture (RSA e RP) alcun modulo (ovvero nessun posto), organizzato per accogliere soggetti con forme di demenza. Così come non esiste alcuna risposta diurna, per queste stesse persone, per ritardare il ricorso alla residenzialità e sollevare le famiglie dall’impegno dell’assistenza.
I 120 posti letto rivolti ad anziani non autosufficienti con la cosiddetta assistenza intermedia avranno una assistenza sociosanitaria pari a 50 minuti di assistenza; in molti casi si è vicini all’attuale offerta assistenziale; in ogni caso questa assistenza aggiuntiva è da un lato ancora ben lontana da una dignitosa (mancano 50 minuti per raggiungere gli standard delle RP) risposta assistenziale. Questa consapevolezza deve essere ben presente in tutti i soggetti coinvolti (UVD, strutture, Comuni) ed una corretta informazione deve essere conseguentemente data alle famiglie e agli utenti. Non possiamo inoltre dimenticare che 262 posti continueranno ad avere 12 minuti di assistenza giornaliera (l’assistenza necessaria per un frugale pasto giornaliero di una persona che deve essere imboccata).
Riteniamo inoltre non rinviabile, come più volte abbiamo chiesto, che si riveda il modello organizzativo delle RSA anziani (ai quali si aggiungeranno nei prossimi anni altri 100 posti). Queste da 13 anni funzionano vicariando la funzione di lungodegenza; la presenza di 40 posti di lungodegenza e tra non molto dei 20 di Cingoli, impone una revisione profonda della funzione di queste strutture. E’ ovviamente impensabile che possano continuare ad esercitare l’impropria funzione finora assolta. I 60 posti di lungodegenza coprono infatti totalmente questa funzione (riteniamo anzi che sarebbe opportuno ragionare - stante l’attuale mancanza di posti di riabilitazione e l’offerta di lungodegenza superiore del 20% di quella prevista - sulla possibilità che alcuni posti abbiamo una più forte caratterizzazione riabilitativa).
Convinti che ogni ragionamento debba partire dalle esigenze delle persone e ovviamente dal rispetto della normativa vigente, posta le necessità di superare l’attuale funzione, le esigenze delle persone ci dicono che con 100-120 muniti di assistenza (quelli delle RP che ricordiamo prevede 20 minuti di assistenza infermieristica al giorno, presenza medica non definita, ecc…) non è possibile rispondere ad alcuni bisogni sociosanitari se non comprimendo le esigenze. Dunque le RSA dovrebbero caratterizzarsi (questo d’altra parte stabilisce la normativa regionale) per la gestione di pazienti (per alcuni ovviamente la degenza può anche essere a termine) che necessitano di una più alta assistenza sociosanitaria. Le 1.500 persone ospiti di Case di Riposo delle marche che in base alla valutazione RUG avrebbero bisogno di una assistenza in RSA, indicano che le loro necessità possono essere soddisfatte in strutture che offrono una assistenza sociosanitaria più alta di una RP.
Come ripetiamo, questo chiede un forte cambiamento del modello organizzativo delle strutture. Non si può pensare, sarebbe a nostro parere del tutto sbagliato, di ragionare sulla funzione delle RSA avendo come riferimento l’attuale modalità di funzionamento. Se si ragiona, non sul nome delle strutture ma sulle esigenze delle persone, forse è più facile ipotizzare le risposte e le possibili soluzioni. Per parte nostra la questione fondamentale non è il luogo di cura ma l’offerta (e la sua modalità) di assistenza sociosanitaria. Riteniamo, dunque, sbagliato fermarsi ad un ragionamento che non riesce ad andare oltre alle sigle delle strutture. Peggio ancora se non è finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita delle persone ricoverate.
Peraltro ci sono nel nostro territorio bisogni non soddisfatti; abbiamo fatto riferimento prima ai problemi posti dalle esigenze delle persone con forme di demenza che non trovano oggi alcuna risposta; ma anche situazioni assimilabili ai comi persistenti oggi inviati in strutture fuori del territorio o costretti in strutture territoriali del tutto inadeguate; la strutturazione di un’offerta di questo tipo - che determinerebbe lo sviluppo di adeguate professionalità - arricchirebbe fortemente il territorio e avrebbe positive ripercussioni anche sui malati assistiti a domicilio.
Ci auguriamo pertanto che si possa sviluppare una adeguata riflessione che determini una programmazione della risposta residenziale inserita all’interno di una progettazione che a partire dal sistema riabilitazione lungodegenza ospedaliera arrivi a quello delle cure a domicilio.