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Riportiamo di seguito l'intervento del Gruppo Solidarietà alla riunione del Comitato dei Sindaci. Il Gruppo aveva chiesto di essere ascoltato in merito alla situazione dei servizi sociali e socio sanitari del territorio.



Comitato dei Sindaci Ambito Territoriale IX Jesi. 17 settembre 2003


Il Gruppo Solidarietà ringrazia la Conferenza dei Sindaci per aver accolto la richiesta di incontro.


a) A quale titolo parliamo
Ciò che andremo ad esprimere è il punto di vista di una associazione che opera da oltre 20 anni nel territorio della Vallesina con l'obiettivo di promuovere migliori condizioni di vita delle persone in difficoltà e di tutelare la fascia più deboli della popolazione. Una associazione che non chiede per se ma per le persone con le quali si trova a contatto quotidianamente. Voglio solo ricordare la nascita del servizio associato handicap nel 1987 con l'allora Associazione Intercomunale Aesina, con tutti i passaggi successivi fino alla partecipazione alla gestione associata di Jesi nel 1995 con l'assunzione di ruolo di capofila. Un servizio che dal punto di vista territoriale ha prefigurato l'AT.


b) Le nostre preoccupazioni e il nostro allarme. Un appello riguardo la situazione dei servizi
La richiesta di audizione nasce dalla nostra fortissima preoccupazione circa la situazione dei servizi sociali e socio sanitari nel territorio; intendiamo lanciare un allarme e contemporaneamente un appello perché i Comuni del territorio si dotino di un effettivo governo del sistema dei servizi sociali. Un appello, lo vedremo più avanti, perché paradossalmente e incredibilmente, lo stesso servizio associato per l'handicap dimostra non solo di non progredire verso un sistema di responsabilità più compiuto e diffuso, ma segna continuamente pericolosi indietreggiamenti, senza che si voglia o si riesca ad affrontarli.


c) La situazione dei servizi associati nel territorio. L'urgenza della forma associata. Perché no all'ipotesi CIS e allo smembramento gestionale dell'ambito
La costituzione dell'Ambito territoriale che speravamo potesse se non costringere almeno aiutare nella costruzione di un effettivo associazionismo, non ha prodotto, dal nostro punto di osservazione, alcun miglioramento. E' sembrata invece in aumento una situazione di confusione, un coordinamento tra i soggetti (Comuni e Ambito) che non pare esserci, anzi, un cammino parallelo sembra caratterizzare il loro rapporto.
Noi come abbiamo chiesto più volte chiediamo che si raggiunga un effettivo governo dei servizi sociali del territorio. L'ambito deve diventare il più rapidamente possibile un ambito gestionale attraverso lo strumento che si riterrà più opportuno adottare. A questo punto si superano tutte le ambiguità dell'Ambito di coordinamento e si arriva alla strutturazione di una forma associata effettiva e non fittizia. L'ambito gestionale deve riguardare tutti i Comuni appartenenti all'attuale AT. Obiettivo peraltro che i comuni si sono dati e che hanno sottoscritto con il piano di zona 2003.
Ogni ipotesi di frammentazione la riteniamo del tutto nociva e comunque non rispondente ai bisogni di questo territorio. Il nostro AT con un bacino di 100.000 abitanti - coincidente ora con la zona sanitaria - è del tutto adeguato per la gestione dei servizi sociali. Ogni altra decisione sembrerebbe dettata da regioni del tutto estranee a quelle delle esigenze del territorio. Per parte nostra siamo decisamente contrari, lo ribadiamo, ad ogni ipotesi di gestione attraverso l'attuale CIS perché avrebbe il significato di delegare allo stesso alcune funzioni. I servizi sociali del territorio hanno invece bisogno di uno strumento nel quale conduzione tecnica e politica siano chiaramente identificati. Dunque ribadiamo la richiesta che diventa anche un appello. Trasformazione rapida dell'AT in A. gestionale con personale sociale specificatamente dedicato (vi preghiamo di guardare alle figure sociali all'interno dei comuni di Pesaro e di Ancona e di quelli all'interno dei comuni del nostro territorio). Dal nostro punto di vista è del tutto inaccettabile pensare di poter continuare in questo modo ad affrontare i problemi e le sfide alle quali il settore sociale è chiamato a rispondere. Il Gruppo Solidarietà ritiene questo un obiettivo prioritario da perseguire e su questo chiede di impegnarsi ai Comuni del territorio. L'idea di una frammentazione la riteniamo, ripetiamo, del tutto sciagurata.


d) L'attuale situazione dei servizi associati per l'handicap. Problemi vecchi e nuovi (Il coordinamento tecnico politico, il rapporto con la ASL, le tariffe, ecc.....). Nello specifico: la residenzialità e Il lavoro
Lo stato del servizio associato per l'handicap è segno evidente di un sistema che ha assoluta necessità di essere rapidamente modificato. I problemi sono vecchi e nuovi. Ma ciò che ci preme evidenziare è il sentire la continua, permanente scarsa consapevolezza da parte dei Comuni di trovarsi di fronte ad un servizio che hanno scelto di gestire in modo associato attraverso un capofila. In questo senso l'elaborazione del Piano di zona è stata una occasione perduta. Segnaliamo alcuni aspetti. Il coordinamento tecnico e politico. I Comuni - nonostante le palesi permanenti difficoltà - non si sono dati alcun strumento tecnico politico per affrontarle. Forse si è ritenuto che con l'affidamento di 18 ore settimanali per attività di coordinamento, si potesse ovviare a questo problema. Ma senza responsabilità condivise e diffuse tra tutti i soggetti (tecnico e politico) è risultato del tutto evidente la difficoltà del governo del servizio. Ancora oggi non è chiaro con quale modalità avvenga la programmazione del servizio associato e dunque con quali modalità e percorsi si arrivi alla definizione delle scelte.
- Dopo anni apprendiamo con favore la volontà di costituire un Servizio specificatamente rivolto alla integrazione lavorativa. E' però strano che la figura di riferimento comunale appartenga al solo Comune di Jesi e ciò prefigura un intervento riguardante solo questa città e non tutti i comuni associati.
- La definizione del rapporto con la ASL 5 e con le UM rimane ferma ad un accordo scaduto da anni e peraltro durante il periodo di vigenza sostanzialmente non rispettato. Quotidianamente tutti gli attori del servizio si trovano a fare i conti con le difficoltà prodotte da questa in definizione, ciononostante sembra impossibile cominciare ad affrontare - non diciamo risolvere - i problemi strutturali dei nostri interventi.
- Da due anni siamo in presenza di una difforme regolamentazione della partecipazione al costo dei servizi con utenti che frequentano le medesime strutture, appartenenti ad uno stesso intervento assoggettati a regole diverse (ai Comuni che continuano a non voler dare applicazione al D. lgs 130/2000 ricordiamo che il loro regolamento è fuorilegge in quanto la normativa sull'ISEE li obbliga all'applicazione di questo strumento. La regolamentazione che applicano è, infatti, precedente alla normativa sull'ISEE e ricordiamolo prevede partecipazioni anche per redditi annui familiari lordi di 20 milioni di lire).
- La stessa programmazione della risposta residenziale - urgentissima - sembra essere un problema esclusivamente del capofila e non dell'intero territorio. Sulla scelta della R. Protetta per disabili che prevede la costituzione di due moduli da 8, conoscete la nostra contrarietà. Da sempre abbiamo chiesto la realizzazione di comunità alloggio autonome (oggi CoSER, nei regolamenti regionali). Facciamo notare che grazie alle pressioni che sono state fatte sulla regione, si hanno due moduli autonomi da 8. Ci saremmo trovati altrimenti con un unico modulo da 20 anche in questo territorio, in nome delle piccole dimensioni e del modello familiare. Ma forse ci verrà detto che se l'alternativa era tra un modulo da 8 e uno da 20 si sarebbe scelto il primo perché il secondo sarebbe stato troppo grande.


e) Il rapporto con la ASL 5
Più volte siamo intervenuti per richiamare il ruolo importante dei Comuni riguardo la programmazione sanitaria. Più volte vi abbiamo chiesto - a tutela della popolazione che risiede in questo territorio e che rappresentate - di intervenire su questioni di estrema rilevanza soprattutto per i cittadini più in difficoltà.
Spiace osservare che non abbiamo visto particolari attenzioni al riguardo. Ricordiamo, per il prossimo futuro, che anche riguardo alla nomina del direttore di zona la legge assegna alle Conferenze dei sindaci un ruolo importante che andrebbe assunto pienamente. Problemi riguardano il sistema delle cure domiciliari, la sua erogazione all'interno dei 3 distretti, la mancata erogazione all'interno di alcune prestazioni; l'utilizzo delle 3 RSA in funzione della lungodegenza, il funzionamento delle UVD, l'utilizzo delle case di riposo come Rsa o RP; la mancanza di posti letto di riabilitazione e lungodegenza, la funzione dei posti di RSA che verranno realizzati a Jesi, la perdurante ambiguità autorizzativi, che ricade direttamente sugli utenti, della struttura per malati psichici di Via Tabano, la mancata assunzione di oneri per i servizi diurni e residenziali per l'handicap del territorio. Si tratta solo di accenni. Ma solo questi richiederebbero ben altro ruolo dei Comuni rispetto a quello fin qui assunto. La verifica dei risultati di salute in un territorio è un compito che la legge assegna ai Comuni ed è importante che venga assunto pienamente. Il perseguimento della importante e necessaria integrazione socio sanitaria non deve e non può significare la perdita dei diritti presenti in ambito sanitario.

Con dispiacere abbiamo peraltro notato l'assenza di una rappresentanza del ns AT in occasione della audizione disposta dalla Commissione sanità e servizi sociali regionale riguardo i regolamenti dei servizi diurni e residenziali sociali e socio sanitari. Strano che non si abbia nulla da dire riguardo quanto previsto in merito ai servizi diurni e residenziali per l'handicap, per gli anziani non autosufficienti, ecc…. con questi regolamenti i Comuni dovranno misurarsi nei prossimi anni; da questi servizi scaturiranno le rette e per alcuni le quote tra sanità e assistenza. Aspetti finanziari che ricadranno anche sui bilanci degli enti locali. Mi chiedo se si fosse parlato di commercio, lavori pubblici, se si sarebbe sperimentata la stessa assenza.

Concludiamo con un pressante invito rivolto a questo Comitato. Punto di partenza, lo ripetiamo, è dal nostro punto di vista la rapida realizzazione di un ambito gestionale. A partite da questo aspetto strutturale, lo speriamo vivamente, potrà avviarsi un virtuoso percorso che porti ad un effettivo governo dei nostri servizi.

Per quanto ci riguarda continueremo a seguire con tutta l'attenzione possibile ciò che avviene nel territorio utilizzando tutti gli strumenti ritenuti utili allo sviluppo delle politiche sociali e alla tutela delle persone più in difficoltà.